|
13 FEBBRAIO 2005 dal Giornale di Vicenza
Disobbedienti, corteo in centro contro la Ederle che si allarga Disobbedienti, corteo in centro contro la Ederle che si allarga di Maria Elena Bonacini «No alle basi della guerra». Questo lo slogan portato ieri per le vie del centro storico dai circa 200 "disobbedienti" del capannone sociale ma anche provenienti da Thiene, Schio e Montecchio Maggiore, che hanno manifestato pacificamente contro la costruzione di un nuovo villaggio americano e l’arrivo alla Ederle di altri 2mila soldati. Il corteo, scortato da un imponente cordone di polizia e carabinieri, è partito verso le 17 da piazza Matteotti. Una folla di ragazzi e adulti "armati" di striscioni e bandiere della pace, con i giubbotti militari "d’ordinanza" si è snodata a ritmo di musica ska punk e hard core lungo corso Palldio al grido di «stop global war». All’ "approfondimento" pensa l’altoparlante montato su un vecchissimo "Transit" bianco sul quale campeggiano cartelloni con la scritta «Vicenza città di pace... o servitù militare»? «No a Vicenza periferia dell’Impero - urlano - perché danno le case ai soldati e non agli immigrati e ai poveri? Non vogliamo vivere in una città trasformata in caserma dalla quale partono soldati per l’Afghanistan, per l’Iraq». Attraverso piazza Biade il corteo arriva davanti alla Prefettura «simbolo - declama al megafono Francesco Pavin, uno degli organizzatori - di chi è complice e vorrebbe rendere la città militare. La democrazia non si esporta bombardando, la guerra globale è guerra ai diritti». E in poco tempo alle finestre viene appeso uno striscione: «via le basi». «E ora - incita il megafono - andiamo dagli altri responsabili che vogliono spartirsi la torta di centinaia di migliaia di euro: il sindaco e gli assessori». Il percorso stavolta è però più "pesante", almeno quanto il "Transit", che deve risalire la china a braccia. A dimostrare il suo dissenso questa volta è infatti la frizione del datato e fumoso mezzo (alla "nuvoletta" contribuisce anche il generatore di corrente) che si è fusa proprio nel momento clou. Grazie al "motore esterno" comunque anche il Comune è raggiunto e la loggia del Capitaniato viene trasformata in una "zona militare" con tanto di cartello giallo «divieto d’accesso» e filo spinato. «Oggi - continua l’altoparlante - abbiamo sorpassato il limite invalicabile. C’è una città che dice no alla guerra e al razzismo». D al gruppo partono anche fumogeni e petardi che vengono lanciati dentro la loggia, senza provocare reazioni da parte delle forze dell’ordine. Il ritorno è tutta un’altra musica, anche nel senso acustico del termine: l’altoparlante diffonde infatti "That’s amore" e la canzone popolare sarda "Vitti ’na crozza". E giovedì appuntamento a villa Tacchi dove il consiglio di Circoscrizione 3 voterà su una variante urbanistica per realizzare un parcheggio d’interscambio a Vicenza est destinato agli Usa, con bus-navetta fino alla caserma Ederle. Dal Gazzettino
LA PROTESTA (l.p.) "No alle basi della guerra": è al grido di questo slogan che ieri pomeriggio 200 manifestanti hanno pacificamente invaso il centro della città, per protestare contro la trasformazione di Vicenza in una città-caserma. Da Piazza Matteotti, il corteo si è snodato fino a Piazza dei Signori. A preparare l'iniziativa, il coordinamento "Buttiamo le Basi-Disertori alla Guerra Globale". Secondo gli organizzatori, Vicenza è uno dei punti cruciali delle strategie della guerra globale: «Da qui partono parà diretti in Iraq e in Afghanistan, qui risiedono i centri logistici del sud-est Europa. Ora, con l'arrivo di altri 2500 militari americani e la trasformazione dell'aeroporto Dal Molin in aeroporto militare, Vicenza si candida a diventare una delle più grandi basi militari d'Europa». Due le azioni che hanno caratterizzato la giornata: una davanti alla Prefettura, con l'affissione di uno striscione e un'altra davanti alla sede del Comune che è stata provocatoriamente circondata da filo spinato. «Non pensiamo che si possa sviluppare una cultura della tolleranza con basi e mezzi militari che girano per la città e missili nascosti per anni sulle nostre colline».
Lunardi avvia l’A31 Sud dopo trent’anni di attesa Iniziato il cantiere della Valdastico di Antonio Trentin Ore 12 in punto di un sabato eccezionalmente lavorativo nel cantiere che ancora non c’è. Issato nella cabina della benna che sta per diventare storica e con in testa il caschetto bianco da presidente-operaio, Giancarlo Galan gioca di leve per il primo movimento-terra sulla trincea dell’AutoValdastico ferma da tre decenni sull’orlo della "Serenissima". Tira un pomello e sposta l’altro, il "governatore" del Veneto affonda il cucchiaione d’acciaio e lo svuota. Ecco: l’inaugurazione dei lavori adesso è davvero fatta. Buona autostrada a tutti: ci si rivede nel 2010, ritardi e intoppi permettendo, per il taglio del nastro e dopo un miliardo di euro spesi. La più grande opera pubblica del Vicentino e del Veneto centrale è dunque approdata alle prime concretezze che danno il "la" a una musica nuova, dopo le molte e diverse ascoltate dagli anni Settanta in qua: quella delle ruspe e dei camion, aspettando quella delle gru e delle asfaltatrici. Le polemiche sono alle spalle, salvo imprevisti guai. Sotto il tendone bianco alzato dalla SpA dell’A4 - padrona di casa e concessionaria che finanzia - ha potuto rivendicare il risultato finalmente ottenuto Aleardo Merlin attuale presidente e prosecutore delle fatiche dei predecessori, ha potuto commuoversi (e dirlo) la presidente della Provincia vicentina Manuela Dal Lago, e ha potuto corroborare i suoi ragionamenti sui successi operativi del governo Berlusconi il ministro Pietro Lunardi. Il presidente del consiglio era bloccato dall’influenza che gli ha fatto saltare l’agenda di tutta la settimana. Lo aspettavano, ma sarà per un altra volta, magari per la prima corsa da casello a casello. Il suo ministro per le Infrastrutture lo ha rappresentato davanti allo schieramento degli onorevoli e dei presidenti che guardavano il palco col motto "Autostrada Valdastico Sud - Oggi una realtà". Una realtà, ha commentato Lunardi, che - importante da quando era stata concepita ( «quarant’anni fa!» aveva citato poco prima Galan) e più interessante adesso di qualche tempo addietro - farà il suo lavoro come «cerniera tra quattro corridoi della grande viabilità europea nazionale: l’"1" da Berlino a Palermo, il "5" da Lisbona a Kiev, l’"Adriatico" e il "Mestre-Civitavecchia"» . «Nel Veneto come in tutte le altre Regioni - ha osservato il ministro - da cinquant’ anni non si era fatto nulla. Non c’era una politica dei trasporti ed eravamo assenti in Europa. Una mancanza di integrazione che ci aveva tagliato le gambe. Si facevano solo interventi a pioggia, inutili, senza una programmazione integrata di sistema. Oggi il sistema lo abbiamo creato. Mi auguro che anche i governi futuri, che siano di uno schieramento o di un altro, continuino su questa strada» . Tre anni e mezzo fa, in avvio di esperienza governativa, per quanto riguarda l’asse trasversale padano e il corridoio plurimodale da crearvi Lunardi aveva sul suo tavolo solo il progetto dell’alta velocità Torino-Novara finanziata per 600 milioni di euro e un bando per la ferrovia Padova-Mestre. Passati quaranta mesi «la Torino-Novara che vale 4,9 miliardi è realizzata al 70%, l’alta velocità Novara-Milano da 2,6 miliardi ha aperto i cantieri, la Padova-Mestre da 439 miliardi di euro è realizzata all’80 per cento, la Milano-Verona che vale 4,7 miliardi ha il progetto il fase di decollo, il tratto Verona-Padova andrà al Cipe entro il mese di giugno e il passante di Mestre è in corso per un importo di 750 milioni di euro» . «La gente oggi vuol e opere - ha concluso Lunardi - e vuole verificare direttamente la certezza attuativa degli interventi, la certezza dei risultati, la capacità che le opere diventino davvero offerte infrastrutturali reali in tempi misurabili. Non vuole più opere solamente annunciate e rimaste per oltre mezzo secolo banali disegni cartacei o strutture incomplete». Ma martedì torna in pista la protesta degli avversari Italia nostra, il Wwf e il Comitato contro l’A31 Sud ieri si sono fatti sentire solo per scritto - con una nota critica sull’avvio dei lavori «in un clima da sottobosco elettoralistico» - ma martedì sera la protesta si rimette in moto, nonostante tutto e muovendo all’attacco delle «ridicole quanto premature inaugurazioni» . Nella sala parrocchiale di Dossi di Saletto il tema-clou sarà l’udienza pubblica sui ricorsi che il Tribunale amministrativo ha fissato per il 12 maggio. Materia del contendere: gli indennizzi in caso di esproprio. Comitato e associazioni pretezionistiche hanno rinnovato le accuse ormai ben radicate: l’AutoValdastico lungo la Riviera e nel Padovano deprezza le proprietà che attraversa, rovina il paesaggio rurale, porta inquinamento atmosferico e acustico. L’invito ai proprietari coinvolti è di «non accettare proposte compromissorie e promuovere tutte le forme legali di opposizione previste dalle normative: la numerose cause in corso - secondo la speranza degli anti-autostrada - potrebbero avere esiti esiziali per il progetto» . |