Vicenza ovest ko per la manifestazione anti-caserma
(g. z.) Alle ore 18 in uno dei punti più nevralgici del traffico serale, tra l'imbocco del casello autostradale di Vicenza ovest e l'ingresso alla zona fiera (già di per sè intasata per Orogemma), decine di tir ed auto suonano un improvvisato concerto di clacson senza fine: i manifestanti contro la caserma americana al Dal Molin non avrebbero potuto scegliere momento e luogo migliore per occupare la rotatoria sotto il cavalcavia, bloccando così la strada. Dopo venti lunghissimi minuti durante i quali si è formata in più direzioni una fila d’auto di oltre un chilometro, la situazione si è finalmente sbloccata e il fiume dei 150 manifestanti ha mirato al padiglione centrale della fiera. Sotto gli sguardi allibiti dei commercianti russi o americani appena usciti in tenuta chic da una giornata di Orogemma, i manifestanti del Comitato sulle servitù militari di Martina Vultaggio e del Coordinamento dei comitati cittadini di Giancarlo Albera hanno sfruttato la particolare occasione per ribadire il loro no all’arrivo di 1600 militari «in qualunque luogo della città accada: no alla città militare, sì alla città d’arte».
«Parisi ha dato una settimana di tempo per decidere - spiega la Vultaggio - e noi saremo disposti anche ad occupare il consiglio fino a quel giorno».
«Dobbiamo fare un atto di amore verso la città», si inserisce Albera, accerchiato da cartelloni come “Parisi chiede e Vicenza risponde: no alla nuova base militare” oppure “Hüllweck fai il bene della città e non avrai problemi a decidere”. «Appuntamento giovedì alle 18.30 al comune e sabato con lo sciopero studentesco».
Passa l’idea di scrivere un’unica mozione che dica “no con proposte”
di Giovanni Zanolo
Nel ping-pong fra istituzioni sul caso Dal Molin si è inserita anche la Circoscrizione 5, la diretta interessata alla possibile costruzione della nuova caserma americana. Dopo la riunione di luglio, sullo stesso tema, saltata per mancanza di numero legale, anche lo scorso lunedì, di fronte ai quasi duecento cittadini che (ormai come da prassi alla 5) avevano preso d'assalto la piccola sala di via Lago di Fogliano, il consiglio della 5 ha infatti rinunciato ad esprimersi ufficialmente sulla scottante questione. Il presidente Marco Bonafede, in accordo con i capi gruppo di entrambe le parti, ha infatti deciso a seduta appena iniziata di rinviare al prossimo consiglio la discussione "per proporre una comune mozione scritta a più mani da maggioranza e minoranza". Ma facciamo un passo indietro.
Il via ai lavori era previsto per le 21, e già alle 20.30 la sala era già stracolma. La tensione è palpabile, mancano pochi minuti, e il pubblico mormora. Sembra l'inizio di un incontro di box. "Ai due angoli" del ring le due mozioni: una per un "no" secco, proposta dalla minoranza, e un'altra a firma della maggioranza nella quale si fanno solo alcune richieste al Governo nel caso in cui arrivasse un "sì" da Roma: analizzare "gli impatti ambientali, viabilistici e di sicurezza", mantenere la "piena funzionalità della pista da volo anche per voli civili, mantenere la presenza militare nazionale" e garantire che "nessun eventuale costo di infrastrutturazione sia a carico delle amministrazioni locali". Ma nessuna delle due mozioni è stata nemmeno messa ai voti.
A seduta appena iniziata, infatti, Bonafede interrompe e convoca a parte i capigruppo. Seguono dieci eterni minuti che fanno salire la tensione alle stelle. A un certo punto, per creare più spazio nella saletta, vengono improvvisamente spostate tutte le sedie verso il tavolo a ferro di cavallo dei rappresentanti politici: nessuna immagine avrebbe potuto sintetizzare meglio l'ansia di partecipazione che spesso caratterizza i consigli della 5, simili ad assemblee popolari. "Siamo stanchi dell'infinito tergiversare delle istituzioni", affermano in molti, e per un attimo dev'esser balenata loro l'idea di occupare finalmente il tavolo dei loro rappresentanti... Ma il sogno svanisce al ritorno del padrone di casa Bonafede, che assieme ai capigruppo viene coperto dai fischi. La "presa della Bastiglia" è rinviata.
Come rinviata è la discussione tanto attesa: "Non avrebbe senso votare due mozioni antitetiche - spiega Bonafede al pubblico -. Meglio lavorare assieme e unire ciò che ci accomuna". Tutti a casa, quindi, con una marea di urla e fischi: peggio che annunciare il rinvio della finale Italia-Francia ad un minuto dall'inizio. Gli unici soddisfatti sono i politici, di entrambe le parti: "Non ha senso dire "no" e basta - spiega Bonafede -. È molto più responsabile proporre al Governo una serie di problemi che ci sarebbero nel caso in cui venisse deciso di costruire la caserma". Soddisfatto anche Agostino Masolo dei Verdi: "Abbiamo accettato la proposta di Bonafede solo con la promessa che la futura mozione comune parta da un "no", per poi aggiungere anche le loro proposte".