12 OTTOBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Immigrati, letti nelle parrocchie
RECOARO.Umts, il prefetto sospende l'installazione dell'antenna.

Il 2 novembre riaprirà la struttura di contrà Torretti che lo scorso inverno ha ospitato 395 persone mentre 286 sono state rimandate indietro. Al centro sono arrivati oltre mille volontari. Il direttore Sandonà lancia un appello: «Abbiamo bisogno di cibo e vestiario per carcerati e donne con bambini»
Immigrati, letti nelle parrocchie
Quattro hanno detto sì: affiancheranno il ricovero notturno Caritas

di Chiara Roverotto

L’arcivescovo Nosiglia non è andato per il sottile lo scorso 7 settembre a Monte Berico quando presentò il suo programma pastorale: allora, chiese alle parrocchie della città di aprire spazi di accoglienza. E così è stato. Le parrocchie spalancheranno le porte agli immigrati o a chi busserà alla Caritas per dormire o per mangiare. Oltre al ricovero notturno d’emergenza che aprirà i battenti il 2 novembre in contrà Torretti, quest’anno si aggiunge questa nuova disponibilità. « Di fatto già quattro parrocchie hanno messo a disposizione due letti ciascuna. Una di è queste è Rettorgole, ma contiamo di aggiungerne altre. Verrà data precedenza alle donne oppure a situazioni già stabilizzate, cioè a persone che lavorano e magari sono solo senza casa - dice don Agostino Zenere della Caritas cittadina -. Tutto comunque verrà controllato dal nostro sportello e dalla rete che abbiamo messo assieme in questi anni ». Una rete che ha permesso di dare ospitalità, solo lo scorso anno, a 395 persone con oltre 10 mila e 300 pernottamenti. 65 i posti disponibili, con due di emergenza che praticamente sono sempre stati utilizzati. A bussare alle porte di contrà Torretti, in particolare, immigrati: 205 presenze per gli uomini e 128 per le donne; 56 gli italiani maschi e 6 le donne. L’età media si aggira sui 35 anni per gli uomini e 44 per le donne. Sedici le persone che lavoravano quando sono state accolte e 379 quelle che, formalmente, non avevano occupazione. Molti: 230, quelli che non avevano il permesso di soggiorno, la maggior parte degli ospiti proveniva dalla Romania, mentre le donne arrivavano dalla Moldavia. Se queste sono le cifre, le previsioni per quest’anno sono in aumento, del resto il trend di questi ultimi sei anni parla chiaramente: nel 1998-99 vennero ospitate 103 persone, l’anno successivo 150, poi 269, 365, 376 nell’inverno 2002-03 per arrivare alle 395 dello scorso anno. Tanti, tantissimi al punto che il prefetto dovette coinvolgere l’Amministrazione comunale affinché trovasse altri spazi. Il Comune rispose con il centro diurno di via Calvi che funzionò per qualche settimana e poi risse e tentativi di incendio dovettero far tornare sui propri passi l’assessorato agli interventi sociali. «Qu est’anno non abbiamo alcuna intenzione di rifare quell’esperienza - sostiene l’assessore Davide Piazza; - aumenteremo i letti all’interno dell’albergo cittadino e poi valuteremo le altre necessità, del resto il Comune può contare anche sugli appartamenti di via dei Mille e su quelli di Settecà. Avevamo avuto un incontro in curia per capire quale disponibilità c’era da parte delle parrocchie e questo per attrezzare al meglio l’assistenza necessaria, aspetteremo i dati dalla Caritas che, evidentemente, preferisce andare avanti da sola... ». Polemiche a parte, oltre agli ospiti, attorno al rifugio notturno si muove un esercito di volontari: solo lo scorso anno hanno superato il migliaio, fra loro alcuni seminaristi, residenti in città e in provincia. 840 sono stati i volontari che hanno donato, preparato e servito un pasto caldo e 44 quelli che si sono resi disponibili per le festività. Sono state donate oltre sette tonnellate di generi alimentari che hanno permesso di organizzare i pasti serali. In tutto la Caritas ha speso oltre 24 mila euro, anche se 20 mila sono rientrati grazie alle fondazione Monte di Pietà, alle offerte di cittadini e quelle dell’associazione Diakonia. Un’altra iniziativa messa in piedi dalla Caritas sono i rimpatri mutuati. I destinatari sono stranieri con il permesso di soggiorno scaduto che presentano problemi di alcoldipendenza o patologie correlate e che desiderano tornare a casa. «M a si tratta di percorsi lunghi che richiedono la collaborazione della questura, del Sert, dell’ospedale - spiega don Giovanni Sandonà - finora sono stati tre gli immigrati a tornare, ma non rappresentano che l’inizio di un cammino che può partire da un licenziamento, e quindi dalla perdita della stabilità socio-economica, o ancora da incidenti, malattie, la difficoltà a conciliare i ritmi di lavoro con l’assenza di legami parentali, problemi di convivenza con i connazionali. Però il desidero di tornare non è mai una richiesta esplicita, spesso si nasconde dentro ad una solitudine che logora. Ed è dentro questa complessa situazione che si colloca l’ascolto dei nostri operatori ».

Serve un piano regolatore sociale I numeri parlano già di emergenza»

(c. r.) - Don Giovanni Sandonà, un altro inverno al fianco degli "ultimi della fila", lo scorso anno hanno risposto quasi 1.100 volontari, di che cosa si occupavano? «Garantivano l’accoglienza, la preparazione, la distribuzione di pasti caldi e l’apertura la domenica pomeriggio, regole, responsabilità , contatti istituzionali, la predisposizione dei locali e l’approvvigionamento di generi alimentari».
- Un lavoro complesso che necessità di un minimo di preparazione...
« Infatti, la delicatezza del servizio e la complessità delle vicende umane che passano attraverso il ricovero, hanno indotto la Caritas ad organizzare un momento formativo per nuovi volontari (martedì prossimo alle 20.30 alla Casa Immacolata. ndr) . Questo è un servizio basato sulla relazione con gli ospiti prima che sulla prestazione. Per questo le persone che vogliono mettersi a disposizione devono prima incontrare uno dei volontari della prima ora. Ai gruppi e anche ai singoli verrà consegnato un vademecum che li aiuterà a vivere al meglio questo servizio».
- A guardare le cifre pare che in città la situazione stia peggiorando e che servano strutture non solo per gli immigrati
«Siamo partiti nell’inverno del ’98-’99 con 103 persone accolte, lo scorso anno sono state 395. Si tratta di cifre che si commentano da sole, senza contare che abbiamo dovuto dire di no ad altre 286 persone perché non avevano spazio».
- Evidentemente, serve qualcosa di più di un ricovero notturno?
«Questo la Caritas lo dice da tempo, sottolineando che oltre al piano regolatore per l’urbanistica ne serve uno per il sociale, ed è per questo che qualcosa si sta muovendo con alcuni comuni e la Provincia: Valdagno, Schio, Bassano, Arzignano e Lonigo. È ancora prematuro parlarne perché si tratta di progetti, ma stiamo lavorando per mettere in rete più servizi possibili».
- Anche quest’anno farete un appello ai vicentini?
«Certo, per garantire questo servizio la Caritas torna a rivolgere un appello non solo a quelli intenzionati a mettere a disposizione il proprio tempo, ma anche a quanti possono donare viveri e indumenti».
- Che cosa cercate in particolare?
«Coperte, generi alimentari di prima necessità o non immediatamente deperibili. Vestiario sia maschile che femminile e biancheria intima , ma vorrei raccomandarmi che, proprio per la dignità di chi li riceve, si tratti di materiale in ottimo stato. Stiamo cercando anche capi di vestiario per donne sole con bambini che stiamo seguendo, per le quali avremmo bisogno anche di pannolini e latte. Infine per i detenuti indigenti del carcere di S. Pio X, ai quali mancano anche prodotti per l’igiene personale».


Recoaro/1. Vittoria, parziale, del comitato di cittadini
Umts, il prefetto sospende l’installazione dell’antenna
Lavori sospesi sino al 28 ottobre, per poter incontrare la ditta

( m. sc. ) Installazione sospesa fino al 28 ottobre prossimo. È quanto sortito ieri mattina dalla prefettura di Vicenza, dove il "caso antenna" che sta mobilitando tutta Recoaro è stato affrontato dalle massime autorità provinciali. Il prefetto Angelo Tranfaglia, il procuratore Paolo Pecori, le forze dell’ordine e delegati dell’Arpav, hanno dapprima incontrato il sindaco di Recoaro Franco Viero e poi tre delegati del costituendo "Comitato Griffani", contrario alla posa dell’antenna vicino alle scuole. Al termine della riunione, su interessamento del prefetto, l’H3g ha dichiarato la disponibilità a sospendere i lavori fino al 28 ottobre prossimo, non essendo sufficiente la sentenza del Tar per avere il via libera. Entro quella data, sindaco e rappresentanti del comitato incontreranno in prefettura la ditta, per individuare la possibilità di spostare il ripetitore in altro sito. Questo doppio risultato premia la tenacia dei cittadini. Un risultato "lampo", visto che dalla protesta di piazza alla sospensione dei lavori sono passate meno di 24 ore: è stata la reiterata occupazione della sala consiliare, avvenuta l’altra sera al termine di una giornata infuocata, a spingere il sindaco Viero a rivolgersi al prefetto. Un ping-pong di telefonate sulla linea Recoaro-Vicenza ha consentito poi di organizzare l’incontro: «È già un ottimo traguardo aver ottenuto lo stop dei lavori e l’incontro con l’azienda - afferma Massimo Poncina, portavoce del comitato che ieri, insieme a Patrizia Bruni e a Franca Celli, ha rappresentato i cittadini in prefettura -. Ora verificheremo la volontà di collaborare». Anche Viero si dice "soddisfatto". «Ogni soluzione - precisa - dovrà comunque tenere contro di alcuni vincoli richiamati dal Prefetto: la "copertura" del territorio è un obbligo e le antenne Umts, a bassa frequenza, devono essere piazzate vicino all’abitato. I parametri cui fa riferimento l’Arpav sono in ogni caso assolutamente cautelativi».