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14 FEBBRAIO 2005 dal Giornale di Vicenza
QUINTO.Il villaggio Usa ora scatena il fronte del "no".
Quinto. Critici Udc e Fi di Tommasino Giaretta Quinto. Cresce a Quinto il fronte del no sulla possibilità di costruire un villaggio di 203 alloggi a beneficio dei militari americani della caserma Ederle come formalizzato da una specifica “proposta di collaborazione” avanzata dallo studio Bruno Beghetto di Padova protocollata in municipio il 15 novembre scorso. Sul piano prettamente politico è già arrivata una prima contraria presa di posizione da parte del segretario dell’Udc, Ramiro Dalla Pozza ex assessore nella passata amministrazione, Forza Italia per mano del proprio segretario Fausto Rossi ha presentato una interrogazione, già discussa in Consiglio comunale, in questi giorni è stato recapitato alla Giunta e ai cittadini di Valproto un documento a firma del comitato “Diamante Verde” costituito un anno fa in simbiosi fra i comuni di Quinto e Gazzo a difesa dell’ambiente, della salute, della cultura e dell’arte sorretto da oltre 2.250 firme contro la costruzione di una nuova arteria interprovinciale. “Non riusciamo a capire - si legge nel documento - come un villaggio di 203 alloggi, qualunque sia la tipologia di intervento, possa essere compatibile con un territorio ancora integro. Il miglioramento della viabilità, la disponibilità di nuove aree ed impianti, il potenziamento delle strutture a favore del paese, la riqualificazione ambientale dell’area come sostiene il sindaco Secondo Pillan in un suo intervento non sono sufficienti a giustificare un insediamento che se attuato risulterà comunque un corpo estraneo, avulso dal tessuto socio-economico della realtà di Quinto e ancor più della frazione di Valproto dove è stato individuato il sito”. Il “Diamante Verde” chiede alla Giunta comunale di fare una scelta di campo ancor prima di dettare le condizioni chiedendo a priori un “no” secco al villaggio Usa. “Il territorio di Quinto - continua il documento - non ha bisogno di essere svenduto e sacrificato, al contrario ha bisogno di essere valorizzato attraverso una promozione dei prodotti tipici locali con la richiesta di una denominazione di origine protetta, l’individuazione di itinerari ciclo-turistici per far scoprire la bellezza dei prati stabili definiti la “Piccola Olanda”, la valorizzazione dei bacini artificiali e delle risorgive ancora da scoprire”. Il sindaco Pillan, da noi interpellato, ha assicurato che non ci sono novità rispetto alla data della proposta dello studio Beghetto di Padova limitandosi a commentare: “Del villaggio Usa se ne parla solo a Quinto, invero saranno altri a farlo”.
Hanno dai 30 ai 40 anni, sono senza lavoro, alcolizzati: l’Unità di strada di Comune e Croce rossa cerca di recuperarli alla normalità Gli emarginati nascosti dalla notte Moro: «Sono soli, dormono all’aperto e diffidano di chi vuole aiutarli» di Chiara Roverotto Hanno dai trenta ai quarant’anni, sono senza lavoro e si attaccano alla bottiglia per dimenticare un’esistenza che cade a pezzi, dove l’alcolismo diventa l’ultimo scoglio al quale aggrapparsi per dimenticare una realtà difficile da accettare, fatta di incomprensioni, di diffidenza e, soprattutto, di disperazione. « Del resto quando si rompe la catena lavoro, famiglia e affetti, questi sono i risultati ». A parlare o meglio a raccontare è la dott. Piera Moro, responsabile del dipartimento dei servizi sociali del Comune che, l’altra notte, è uscita con l’Unità di strada, l’ultimo progetto nato dalla collaborazione tra Comune e Croce rossa quando le temperature erano più rigide e il rischio che qualche barbone potesse morire lungo le strade era concreto ed elevato. Un furgone della Croce rossa con coperte, giacche a vento e bevande calde continua a controllare e monitorare la città. Ma il progetto andava oltre, come aveva più volte sottolineato l’assessore al sociale Piazza. « Dobbiamo agganciare queste persone e indirizzarle ai vari centri di accoglienza per ricuperarle ad una vita quantomeno più normale ». Una dichiarazioni d’intenti difficile da realizzare: un po’ per la tipologia delle persone, un po’ perché i problemi che presentano sfociano anche in ambito strettamente psichiatrico, come peraltro anche gli operatori della Caritas avevano notato con immigrati che bussavano alle porte del ricovero notturno di contrà Torretti. « Sta di fatto - continua la dott. Moro - che il venerdì notte dall’1 alle 2.30 la città è viva: ci sono giovani fuori dai bar, dai locali, nelle piazze. Ci sono due realtà nettamente contrapposte: da una parte si vede la vita che scorre senza grossi patemi d’animo e dall’altra a pochi metri, magari dietro un muretto nascosto da occhi indiscreti, la disperazione di chi dorme all’aperto, di chi non ha lavoro e, quindi, rimane ai margini, fuori da qualunque sogno o aspettativa... ». Gli operatori durante i loro giri notturni ne hanno incontrati parecchi: immigrati, ma anche italiani.Tutte storie che partono da lontano, ma che hanno un unico comune denominatore « la mancanza di sicurezza che può essere economica oppure affettiva, la sostanza non cambia molto - prosegue la dott. Moro - la loro vita è sempre la stessa. Rimagono ai margini, soli e diffidenti nei confronti di qualunque mano si possa tendere verso di loro. Anche se qualcuno accetta di andare a dormire all'albergo cittadino ». Ma quali sono le vie, le strade, le piazze i palazzi più o meno disabitati che fungono da rifugio per queste persone? « Credo non sia corretto indicare posti o località precis e - aggiunge la dott. Moro - , del resto quello che è accaduto in altre città insegna: ci sono stati barboni picchiati, presi a calci oppure malmenati e non vogliamo che accada anche in una città come la nostra, dove la povertà si sta espandendo sempre di più con connotazioni più disparate. Immigrati, ma non solo. Persone senza lavoro, ma anche giovani lasciati dalla famiglia che vivono di poche cose: lavori occasionali e che non riescono più a riscattarsi, a rientrare nel giro dell’esistenza quotidiana ». Al popolo della notte, quello meno conosciuto, nascosto tra le pieghe di una città ci sono anche i "punk a bestia" che vivono a gruppi nelle piazze, spesso grazie a piccoli aiuti e in compagnia di cani. « Ne abbiamo incontrati alcuni e sono ragazzi molto determinati - spiega la dott. Moro - v ivono in una sorta di simbiosi con i loro cani. Hanno sposato una sorta di ideologia nata negli Anni Ottanta ». Spesso vivono nelle aree abbandonate come vecchi capannoni o fabbriche, si pongono ai bordi della vita quotidiana . « Il loro recupero è molto difficile - spiega la responsabile del dipartimento dei Servizi sociali - abbiamo cercato di portarli all’albergo cittadino, ma non si separano dai cani e nella struttura di viale S. Lazzaro gli animali non possono certo entrare. Si tratta di ragazzi determinati che passano in città parecchi mesi e poi decidono di spostarsi. Ma qualunque forma di recupero o anche solo di aggancio nei loro confronti è difficilissima ». Il progetto continuerà fino a marzo e ci saranno anche altre uscite degli operatori dell’assessorato. Per il progetto la giunta ha stanziato circa 5 mila euro e sono aumentati i posti all’albergo cittadino, che da 25 sono passati a 46, che si vanno ad aggiungere a quelli della Caritas di contrà Torretti e delle quattro parrocchie che hanno raccolto l’invito del vescovo Nosiglia.
Recoaro. Passa in Regione un emendamento che prevede un doppio parere Antenna Umts, serve il sì del sindaco (m. sc.) Vuoi issare un'antenna di telefonia mobile? Passa dal sindaco e fatti rilasciare un parere sanitario e la concessione edilizia. È questa, in sintesi, la piccola, grande novità che può dare la svolta alla questione dell'antenna Umts di Recoaro. Arriva da palazzo Ferro-Fini, Venezia, sede del Consiglio regionale. L'assemblea, riunitasi nei giorni scorsi per votare il "collegato" all'urbanistica, ha approvato all'unanimità anche un emendamento, presentato da Achille Variati della Margherita, che potrebbe risultare decisivo nella vicenda del ripetitore dei Griffani. "Per ogni installazione, modifica o adeguamento degli impianti di telefonia mobile -afferma Variati- è d'ora in poi necessario un duplice atto amministrativo da parte del sindaco: il rilascio di un parere di autorizzazione sulla compatibilità igienico-sanitaria del ripetitore e della concessione edilizia". Si rendono quindi obbligatori per legge due atti che secondo una certa interpretazione del decreto Gasparri, in materia di telecomunicazioni, non lo erano: "C'era molta confusione -prosegue Variati-, il decreto assimilava le antenne agli impianti di pubblica utilità, sottraendoli al rispetto dei vincoli urbanistici tradizionali. Con questa norma, ispirata dall'azione del comitato Griffani stesso, aiuteremo tanti sindaci". Un assist ai primi cittadini, dunque. A Recoaro, potrebbe cambiare le carte in tavola nella partita con la ditta H3g. A tutt'oggi, l'antenna non è ancora installata ed il cantiere è sotto sequestro giudiziario per problemi legati alla sicurezza dei lavori. Qualora la vicenda dovesse disincagliarsi dalle acque della Procura, l'H3g necessiterebbe del permesso di costruire per procedere all'installazione. A quel punto il comune potrebbe opporre un diniego al rilascio dello stesso e bloccare tutto. Un tale scenario prefigura possibili ricorsi giudiziari, ma stavolta, sottolinea Variati, "le "armi giuridiche" in mano al sindaco avrebbero ben altra forza".
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