14 AGOSTO 2005

dal Giornale di Vicenza

«Che figuraccia su Nassiriya!»
«Sulle case Ater sarebbe gradito lo sconto-Ici»
«Ambiente, non è un disastro Serve più logica urbanistica»

«Che figuraccia su Nassiriya!»
Conte chiede al sindaco di rimediare: «Intitoli una piazza ai caduti»

di Marino Smiderle

Vento e nubi per tre giorni di fila, roba che in Sardegna non si vedeva da un decennio. L’on. Giorgio Conte, in vacanza dalle parti di San Teodoro, non gradisce ma si adegua. Al cellulare il vento soffia ancora più forte, ma l’arrabbiatura del parlamentare di An aiuta a mantenere i decibel di comunicazione a livelli sufficientemente elevati. Quanto basta per sconfiggere l’ululato del Maestrale. - Con chi ce l’ha, on. Conte?
«Ce l’ho con Casini».
- Perché vuole sostituirsi a Berlusconi alla guida del governo?
«No, no, anche se quando dice che serve un po’ di discontinuità nella leadership del governo dimentica di aggiungere un dettaglio mica di poco conto».
- Che dettaglio?
«Che almeno dica un nome. Dire che va cambiato Berlusconi è una cosa; candidare un sostituto è un’altra. A mio avviso sono due concetti collegati. Anzi, indissolubili. Ma non è per questo che sono arrabbiato con Casini. Anzi, cosa mi fa dire, non sono arrabbiato per niente con Casini. È che mi ha fatto venire in mente una nefandezza vicentina».
- Addirittura...
«Beh, ha visto che il presidente della Camera è andato a Specchia, provincia di Lecce, a inaugurare un monumento ai caduti di Nassiriya?».
- Sì, ma...
«Credo che Vicenza sia stata la prima città a proporre di intitolare una piazza ai nostri caduti. Fu nel marzo scorso, in occasione di una proposta del presidente aennista della circoscrizione 5, Marco Bonafede».
- Ah, ecco. Vuol dire che Casini avrebbe potuto essere a Vicenza invece che a Specchia. È così?
«Più o meno. Il problema è che quella mozione, sia pure partita da una circoscrizione, e quindi da un’istituzione, se così si può dire, di rango non primario, è stata bocciata dai consiglieri».
- E si sorprende? La sinistra non ha mai visto di buon occhio l’intervento dei militari italiani in Iraq...
«Sì, ricordo che per il centrosinistra quella missione era considerata di guerra e quindi ritenuta inaccettabile. Però la cosa che mi lasciò di stucco fu l’atteggiamento dei partiti cosiddetti alleati. Anzi, di un partito alleato».
- Forza Italia votò contro?
«Proprio così. Almeno una parte di quel partito. All’epoca ci rimasi molto male. Ricordo che, come scusa per motivare il rifiuto, tirarono in ballo il fatto che non sarebbe stato lungimirante intitolare quella nuova piazza, sistemata davanti a una scuola, a un gruppo di militari caduti. La guerra, questo era il loro assurdo ragionamento, avrebbe potuto turbarli. E, vergogna massima, questo gesto sarebbe stato diseducativo».
- In quel periodo c’era un po' di maretta in Comune, a Vicenza. Non è che sia stato solo un dispettuccio di bassa politichetta?
«Non credo. E comunque quando ho visto Casini in tv mentre presenziava alla cerimonia di Specchia, mi è tornato alla mente quell’inspiegabile voto contrario. Vicenza avrebbe potuto essere la prima città a prendere un’iniziativa del genere. Invece...».
- Nassiriya l’ha segnata particolarmente, par di capire. C’è un motivo preciso, oltre all’ovvia tristezza che hanno provato tutti gli italiani?
«Quella tragedia ha segnato tutta la nazione. Anche il vostro giornale uscì listato a lutto, e fu una scelta che apprezzai molto. In più, a livello personale, fui toccato dalla morte del carabiniere Massimiliano Bruno».
- Lo conosceva?
«L’avevo conosciuto tramite Filippo Ascierto, responsabile nazionale per la sicurezza di An. Me l’aveva presentato e, seppi più tardi, che Bruno aveva chiesto proprio ad Ascierto se poteva aiutarlo ad andare a Nassiriya. Da cui non è più ritornato».
- Lei faceva parte della Commissione Difesa. È mai andato a Nassiriya?
«La Commissione andò, ma io quel giorno ero malato. Mi è dispiaciuto molto. Però penso sia doveroso, da parte di tutti, fare il possibile per migliorare le condizioni dei militari italiani all’estero».
- Pensa che Vicenza possa ritornare sui propri passi e intitolare una piazza o una via ai caduti di Nassiriya?
«Io mi rivolgo direttamente al sindaco: faccia in modo di cancellare quel vergognoso voto verificatosi alla circoscrizione 5 e prenda l’iniziativa a livello comunale. Siamo ancora in tempo».
- Il Maestrale le copre la voce, on. Conte. Urli un po’ di più. Cosa deve fare Hüllweck?
«Andare in Consiglio e fare approvare piazza Caduti di Nassiriya a Vicenza. Ci vuole poco e sarebbe un segnale di inestimabile valore per i diecimila soldati italiani che sono impiegati nelle aree "calde" del mondo. È tutto chiaro?».


Tolettini scrive ai Comuni
«Sulle case Ater sarebbe gradito lo sconto-Ici»

Nei prossimi giorni, con la piena ripresa dell'attività lavorativa, le Amministrazioni comunali si troveranno alle prese con la predisposizione del bilancio preventivo 2006 che andrà sottoposto al consueto iter di approvazione. «L'Ater di Vicenza - spiega il presidente Marco Tolettini - da anni sta mettendo in atto un'azione di coinvolgimento degli stessi Comuni al fine di ottenere degli sconti nell'applicazione dell'Ici. Questa azione ha già comportato una riduzione sensibile dell'importo complessivo che grava sul bilancio aziendale anche se, per l'anno passato, l'importo versato comunque ammonta ancora ad oltre 700.000 euro». «Tenuto conto di ciò - continua il presidente - anche quest'anno sto provvedendo ad inviare una lettera di sensibilizzazione ai Comuni che ancora non hanno dato risposta positiva alla richiesta di riduzione dell'imposta. Nella stessa ho ribadito che tutti i risparmi realizzati nel singolo Comune di competenza verranno reinvestiti nello stesso in lavori di manutenzione sul patrimonio esistente od in interventi di nuova realizzazione o ristrutturazione». «Non nascondo che auspico, in primis da parte dell'Amministrazione comunale del Capoluogo, un riscontro finalmente positivo a tale proposta, anche per il valore simbolico e di emulazione che ciò comporterebbe. Mi auguro che l'assessore Zocca riesca a trovare nelle pieghe del bilancio uno spazio per esaudire questa richiesta anche se sono consapevole che non sarà facile». «Ricordo che, in seguito all'incontro avuto in questi giorni con l'Assessore Piazza nel quale si è convenuto sulla necessità di un ulteriore sforzo di collaborazione con l'Ater per contrastare la sempre più pressante richiesta di alloggi sociali da assegnarsi tramite graduatoria, siamo già in grado di dare una risposta concreta e soprattutto rapida». «Mi riferisco alla disponibilità dell'Azienda di trasformare la destinazione dei 24 alloggi originariamente previsti in vendita nel Piruea Pomari in alloggi sociali. In questo modo, tenuto conto degli altri 48 alloggi già previsti nell'intervento, si arriverebbe ad un totale di 72 che saranno disponibili nell'area Pomari». «Ho inoltre fatto presente all'Assessore Piazza che, oltre ai 40 alloggi già consegnati quest'anno, entro la fine ne andranno in consegna altrettanti, tra nuovi e risistemati. Il nostro contributo - conclude il presidente - lo stiamo dando e mi auguro che l'Amministrazione di Vicenza ce ne dia concretamente atto adottando un provvedimento di riduzione, eventualmente anche graduale, dell'Ici».


«La maggioranza dei nostri imprenditori si comporta con legalità Le violazioni sono spesso frutto di incomprensioni»
«Ambiente, non è un disastro Serve più logica urbanistica»

di Diego Neri

Da due settimane la “sua” Provincia è al centro del dibattito e delle polemiche per gli esiti clamorosi dell’inchiesta sui rifiuti. Dopo gli arresti eccellenti, fra cui quello di Sergio Fanton, capo della squadra antinquinamento, la procura sta cercando di comprendere come funzionava la gestione dei rifiuti da parte del dipartimento Ambiente e della polizia provinciale. Uno, due, tre blitz di polstrada e Arpav fra palazzo Folco e palazzo Arnaldi, fino a quando gli inquirenti non hanno piantato le tende per spulciare fra tutte le scartoffie dell’ufficio contenziosi. Una decisione senza precedenti nel Vicentino. Da due settimane la presidente Manuela Dal Lago sta cercando di capire cosa succedeva, nei mesi scorsi, attorno a lei. Da anni lotta affinché la sua Provincia diventi un modello di trasparenza e di efficienza, sbattendo spesso contro il muro di quella che definisce “burocrazia romana” che non permette all’ente pubblico di dare risposte rapide alle necessità dei cittadini. E ora, all’improvviso, la batosta di veder arrestato un proprio dipendente e di trovare, ogni altro giorno, la polizia che indaga fra gli uffici per scoprire perché il meccanismo delle autorizzazioni e dei controlli non funzionava. Dalle accuse più o meno velate che arrivano dagli avversari ribatte con forza: «Non ho mai dato direttive per limitare i controlli o per regalare le autorizzazioni a chi non ne aveva diritto».
- Presidente Dal Lago, come sta vivendo personalmente queste settimane difficili?
«Quando arriva la magistratura in casa propria dispiace sempre. Al di là della posizione personale di Fanton, però, ho visto grande tranquillità negli altri dipendenti e anch’io sono serena. Sono convinta che vi siano degli aspetti da migliorare in ogni struttura. In questi anni le Province hanno ricevuto da Roma e dalle regioni molte incombenze in più, sia di natura tecnica che programmatica, senza ricevere di converso le risorse necessarie per farvi fronte. In questa situazione molti aspetti sono perfettibili, e ben venga l’inchiesta. Il lavoro degli inquirenti, dal punto di vista amministrativo, ci può essere davvero utile».
- Conosceva Sergio Fanton?
«In Provincia lavorano 500 dipendenti, è impossibile conoscerli tutti di persona. Fanton l’ho visto una volta, l’avevo convocato per chiarire perché avesse mandato delle guardie a fare un controllo senza avvisare nessuno dei superiori. Chi era a contatto con lui mi ha riferito di essere molto meravigliato del suo arresto, non lo avrebbe mai sospettato. Era una persona preparata, sembrava che lavorasse bene».
- Nel mirino dei detective del pubblico ministero Angela Barbaglio ci sono le modalità con cui venivano compiuti i controlli sui rifiuti e rilasciate le autorizzazioni dalla Provincia. Lei ritiene che vi siano responsabilità precise?
«Non mi risulta che non si facessero controlli. Fra il materiale sequestrato c’è il lungo elenco delle verifiche della polizia provinciale, anno per anno. Secondo una legge regionale, i controlli più approfonditi spettano all’Arpav, con cui siamo convenzionati e che paghiamo regolarmente. Io ho sempre ribadito che la nostra polizia non può essere onnisciente; per questo deve agire non da sola, ma di supporto ad altri più esperti. È questo il suo compito».
- E sul fronte autorizzazioni?
«Non sono un tecnico, ma nei mesi scorsi mi ero fatta preparare una relazione che è stata presentata in giunta. I nostri funzionari ci hanno scritto che era tutto in ordine. La procedura semplificata, che gli uffici autorizzavano e su cui sono in corso gli accertamenti, è prevista dalla legge per dare risposte in tempi brevi alle aziende. Ho piacere che gli inquirenti ci aiutino, se è il caso, a metterci in ordine».
- Come sono i rapporti con Arpav?
«Buoni, improntati alla collaborazione. Quando c’è bisogno l’uno dell’altro ci si contatta. Sono rapporti regolati da convenzioni chiare. D’altronde, credo di poter dire che la nostra amministrazione ha sempre funzionato, ed è stata gestita con onestà. In un frutteto può purtroppo esserci sempre la mela marcia».
- Come ha intenzione di muoversi, non appena gli esiti degli accertamenti saranno resi noti?
«Come dovrebbe fare un buon amministratore. Se ci dicono che c’è qualcosa che non va ringraziamo e cerchiamo di mettere tutto a posto. Mi auguro che sia una ricerca vera, utile per aiutarci a comprendere le cose e a funzionare meglio. Il nostro obiettivo dev’essere rispondere in tempi rapidi al cittadino in base alle sue esigenze e nel rispetto delle norme».
- Fanton, durante gli interrogatori, avrebbe fatto riferimento anche alle direttive che arrivavano agli uffici. Ebbene, gli inquirenti stanno cercando di capire se dall’alto arrivavano ordini di non fare controlli o, peggio, di chiudere un occhio sulle autorizzazioni. «Non ho mai sottoscritto direttive in questo senso, né ho riferito cose del genere a voce. Sono convinta che nemmeno altri in Provincia si siano permessi di comportarsi in questo modo. Anzi, dalla giunta sono arrivati negli anni solleciti a fare meglio e di più, ma nel rispetto delle norme».
- In che senso?
«In passato avevamo ricevuto delle lamentele sulle modalità dei controlli. Non parlo di rifiuti, ma di altre verifiche, come quelle sulle attività minerarie o sugli agriturismi. Avevamo disposto, questo sì, che i controlli la polizia provinciale li compiesse in genere in supporto ad un tecnico, che può essere un funzionario interno o l’Arpav per le questioni strettamente ambientali. È un’attività che deve essere pianificata e effettuata con scrupolo: quindi niente iniziative personalistiche (c’è il rischio di controllare chi non sta simpatico ad una guardia, o di favorire qualcuno) o senza gli strumenti necessari (si rischiano brutte figure). I controlli devono essere i più numerosi possibile, e devono essere fatti con oggettività e trasparenza. Questo come amministratori abbiamo chiesto ai dipendenti, e questo è scritto sulla bozza di lavoro per le guardie che il comandante Bonavigo sta preparando».
- Ma perché Fanton sarebbe riuscito a crearsi un traffico illecito, in questo quadro?
«Vorrei tanto saperlo. Ma anche noi stiamo compiendo verifiche al nostro interno. Se ci sono altri responsabili, anche solo di negligenze, di coperture o di omissioni, lo scopriremo e agiremo di conseguenza».
- Il 2005 è stato segnato dalle inchieste giudiziarie sulla gestione dei rifiuti. Oltre a questa della polizia stradale di Verona sud, sono in corso indagini anche da parte di carabinieri e Corpo forestale. Senza contare le discariche sequestrate in giro per la provincia, da Albettone a Gallio, nelle ultime settimane. Come vede la situazione ambientale nel Vicentino? C’è sufficiente rispetto per le risorse della natura?
«La gestione è sempre migliorabile, credo che qui ci sia per fortuna molta più attenzione che altrove. Però va detto, ad esempio, che le discariche servono: l’economia per lavorare produce rifiuti che devono essere smaltiti in qualche modo. Sarebbe preferibile, secondo me, realizzare nuovi inceneritori, anche in provincia; ma le discariche continueranno ad essere necessarie, dire che si può fare senza è una bugia. Certo, devono essere fatte tutelando l’ambiente, con verifiche precise prima o dopo la loro realizzazione, poiché il rischio di inquinare altrimenti è elevato. I sequestri degli ultimi giorni? Credo dipendano anche dal fatto che si tratta di strutture vecchie, realizzate in anni in cui le leggi di riferimento erano diverse, e non sono mai state adeguate. Ora si tratta di metterle a norma».
- Ma non nota forme di scarso rispetto per l’ambiente vicentino?
«Ci sono purtroppo dei criminali, questo sì, ma sono una piccolissima minoranza fra gli imprenditori. Il rispetto per l’ambiente da parte di politici e della maggioranza degli imprenditori è in realtà molto meno scarso di quello che si vuol far credere. Quando vengono riscontrate violazioni dipendono spesso dalle norme che cambiano, e dalla difficoltà a comprenderle a fondo e adeguarsi di conseguenza. Il problema vero, però, è un altro».
- E cioè?
«Se parliamo di ambiente la questione più grave sta nel fatto che il Vicentino è malamente urbanizzato, è strutturalmente disordinato. Serve una grande riorganizzazione urbanistica, con rispetto delle aree più a rischio e più difficili da tutelare, inserendole però in una visione globale, non particolaristica. Noi lo stiamo facendo con il Piano territoriale provinciale, ma è una filosofia che deve essere sempre più condivisa. È oggi necessaria una programmazione accurata, che tenga conto dell’ambiente e delle sue peculiarità. Non ha senso, però, cercare di bloccare tutto. Oggi nel Vicentino servono nuove strade, e discariche e cave per far funzionare il sistema economico in cui siamo inseriti e che ci crea benessere e, in fondo, per vivere meglio. Vanno ridotti sempre di più i rischi, ma non possiamo fermarci. Ben vengano pertanto le inchieste della magistratura, che bloccano chi viola la legge e aiutano tutti a riflettere e a confrontarsi con gli altri».