Caso nomadi, è bufera politica
Il sindaco: «Sempre in contatto con le forze dell’ordine»
di Mauro Sartori
Il “caso nomadi” alimenta la bufera politica a Schio. A partire lancia in resta contro l’attuale giunta è Marco Tolettini, consigliere comunale di Forza Italia ma anche presidente provinciale dell’Ater, posizione questa che gli consente un osservatorio particolare del fenomeno. «Nel Veneto ci sono circa 20 famiglie nomadi ospiti di nostri alloggi e sono quelle che comportano maggiori problemi, portando all’esasperazione gli altri inquilini perché ci sono carovane che sostano nei pressi, creando di fatto piccoli campi nomadi».
Tornando a bomba, è il caso di dirlo, sulla faccenda del fossato di via Lago di Misurina, Tolettini non usa mezzi termini nei confronti del sindaco Luigi Dalla Via: «Il vero motivo del provvedimento va ricondotto alla situazione drammatica che sta vivendo la nostra zona industriale. Le aziende sono da tempo prese d’assalto dai nomadi ed oggetto di ricatti, estorsioni e vandalismi collegati che considero inaccettabili. Chi ha responsabilità politiche ed è a conoscenza di quanto sta accadendo non può far finta di nulla. A maggior ragione il massimo rappresentante comunale. Mi auguro abbia provveduto a denunciare il tutto alle autorità competenti altrimenti si tratterebbe di una grave omissione».
Il sindaco Luigi Dalla Via però respinge al mittente le accuse: «Negli ultimi mesi i contatti con gli imprenditori sono stati costanti e le loro segnalazioni sono state prontamente recepite - spiega Dalla Via -. Come è stato continuativo il contatto con le forze dell’ordine. Di quanto stava accadendo in zona industriale è stato dato ampio risalto dai media, in particolare dal Giornale di Vicenza e che la situazione fosse a quei livelli era risaputo. Adesso torna alla ribalta perché è il tema politico da cavalcare al momento».
Alle accuse di essersi sottratto alle sue responsabilità di primo cittadino e di tutore dell’ordine nel territorio comunale, Dalla Via risponde: «Qualcuno sta esagerando con le interpretazioni. La verità è che il fossato è stato scavato proprio per questioni di ordine pubblico, cosa che ho sempre sostenuto. Non mi sono mai nascosto, anche se a qualcuno piace pensare il contrario. Credo che ognuno abbia fatto la sua parte, sottoscritto compreso. Semmai mi rammarica che il tema, delicato e di scottante attualità, non venga affrontato con la dovuta serenità».
Se nel mirino di Tolettini c’è il sindaco, in quello dei suoi colleghi di partito appare invece l’assessore Emilia Laugelli. La richiesta di dimissioni, sostenuta anche dai consiglieri di An e Lega, fra l’altro ribadita nella manifestazione di Forza Nuova e di Alternativa sociale, sono state formalizzate.
«Nulla da dire sul solco scavato per evitare che un terreno di proprietà diventasse luogo di campeggio abusivo - esordisce il vicecapogruppo di Forza Italia, Enrico Bandolin -. Il sindaco è stato costretto suo malgrado a compiere un atto di forza pressato dai carabinieri, dai privati cittadini che non ne potevano più di subire le angherie di persone che saranno anche nomadi, ma che comunque per vivere delinquono per scelta. Come sempre si scaricano le responsabilità su Piovene, Malo, San Vito, Thiene. In realtà siamo costretti a coprire con un atto di forza il fallimento della politica d’integrazione voluta dall’assessorato ai servizi sociali».
Il centro-destra chiede al sindaco di valutare attentamente l’opportunità di togliere la fiducia ad Emilia Laugelli, «la cui politica lassista e fallimentare, tenacemente perseguita in questi anni, ha portato grossi problemi di ordine pubblico».
La mozione di sfiducia chiede anche una verifica sull’appoggio dei Verdi alla maggioranza, dopo le prime dichiarazioni del gruppo ambientalista, decisamente schierato contro il fossato. Protesta rientrata dopo le assicurazioni ricevute dal sindaco in merito al proseguo dei progetti d’integrazione sociale in atto.
Intanto, l’estrema destra di Azione Sociale ha raccolto, nel fine settimana, 480 firme in calce ad una petizione che chiede all’amministrazione comunale di bloccare il progetto d’integrazione della famiglia Helt: «La nostra è una provocazione - ammette il portavoce Alex Cioni - ma siamo decisi a portare il malloppo di adesioni sulla scrivania del sindaco, affinché comprenda come sia sentita, in città, la problematica».
A Montecchio da tempo ci sono i cartelli, ma non le telecamere
di Antonella Fadda
Attenzione, zona sottoposta a videosorveglianza. Ma le telecamere dove sono? A Montecchio la videosorveglianza è fantasma, nonostante all'entrata del paese, subito dopo il casello autostradale, un segnale avvisa gli automobilisti che il territorio è sottoposto a controlli. Sulla segnalazione, tradotta anche in inglese, è specificato che la zona è monitorata grazie all'installazione e all'utilizzo di impianti di videosorveglianza del territorio e di telecontrollo ambientale. Ma delle telecamere non c’è traccia; anche se pare arriveranno a breve.
«Questo cartello - spiega l'assessore ai lavori pubblici, Stefano Guderzo - era stato sicuramente installato dalla precedente Amministrazione, probabilmente come deterrente. Mentre le indicazioni riguardanti i cassonetti della spazzatura si riferiscono ad alcune telecamere mobili collocate a suo tempo dall'Mbs, per controllare eventuali infrazioni commesse nel gettare i rifiuti».
Altre segnalazioni, soltanto di nome ma senza installazioni, indicanti "obiettivi sensibili", infatti, sono presenti in alcune aree ecologiche del paese. Ma neppure la polizia locale sembra essersene accorta.
«Non ero a conoscenza della presenza dei cartelli, dal momento che in paese non esiste nessun piano di sicurezza con telecamere - afferma la dott. Paola Orefice, comandante della polizia locale castellana -. Provvederemo a far controllare».
Ad ogni buon conto, anche a Montecchio le telecamere dovrebbero arrivare. L'amministrazione comunale, infatti, ha dato incarico per uno studio riguardante un progetto tecnico per l'installazione di videocamere utilizzando una rete Wi-Fi; cioè senza l'ausilio di fili ma sfruttando l'etere e le onde radio. «Tra breve tempo ci verrà consegnato il piano - continua l’assessore Guderzo -. Da lì si darà il via ad un progetto "sicurezza" serio con installazioni nelle zone ritenute più a rischio».
E zone "a rischio" nella mappa della sicurezza del capoluogo castellano ce ne sono diverse. «Più che altro - commenta il comandante Orefice - le telecamere serviranno a prevenire più che a "curare". Molti cittadini ci segnalano degli atti vandalici a danno di alcuni monumenti, o anche la cattiva abitudine di gettare la spazzatura utilizzando sacchetti non a norma.
La videosorveglianza, quindi, più che servire per atti punibili secondo il codice penale, sarebbe notevolmente più utile per monitorare episodi di inciviltà».
Il controllo con una rete video non è cosa semplice da farsi. «Certo, molti cittadini hanno richiesto la presenza di un costante monitoraggio, ma prima di una eventuale attivazione c'è da considerare la legge sulla privacy - conclude l’assessore Guderzo -. Sarà lo stesso garante a dover dare il via al servizio. Occorrerà poi una delibera della nostra amministrazione. Solo allora anche Montecchio avrà le sue telecamere».
A dicembre saranno installati gli ultimi due apparecchi
Arzignano, la più spiata In azione 8 telecamere
di Nicola Rezzara
Entro la fine dell’anno saranno otto gli occhi elettronici che sorveglieranno la città del Grifo. Alle cinque telecamere già attive, nei prossimi giorni si aggiungerà la sesta a guardia del parco Fib e le ultime due per controllare il nuovo parcheggio “destra Chiampo” saranno installate a dicembre. Arzignano è quindi la città più sorvegliata dell’Ovest Vicentino.
Il servizio comunale è nato un paio di anni fa, con un investimento di circa 150 mila euro sostenuto da fondi regionali. Piazza Marconi, la stazione dei pullman, la passerella che attraversa la strada provinciale, il parco dello sport e la piscina sono costantemente monitorati da apparecchi in grado di ruotare sul proprio asse di 360 gradi. E sono in arrivo altre tre telecamere per una spesa ulteriore di circa 60 mila euro.
«Abbiamo messo sotto controllo le zone più frequentate e quelle più isolate. Le telecamere servono sia come deterrente per evitare che si verifichino reati, sia per individuare i colpevoli di azioni illegali», spiega l’assessore alla sicurezza Gianfranco Signorin.
Le immagini vengono inviate al comando della polizia e visionate in differita da due agenti. Questo vuol dire che il controllo non avviene in presa diretta, nel momento in cui c'è la ripresa, ma i filmati vengono scandagliati ad hoc nel caso ci siano segnalazioni di reati o di persone sospette. «Per controllare 24 ore su 24 le immagini ci vorrebbero agenti dedicati solo a quel servizio», spiegano al comando di polizia. Nel caso vengano trovate immagini che documentano reati, scatta la denuncia alla procura. Se le registrazioni non servono, il sistema le cancella nel giro di 24 o 48 ore».
Le telecamere operano automaticamente: sono in grado di mettere a fuoco ed hanno un sensore per individuare i movimenti. Nel caso non ci sia nessuno per strada la telecamera si spegne da sola, continuando però a ruotare sul proprio asse e riprendendo a filmare appena viene colto il primo movimento nel suo campo visuale. Un altro interessante congegno elettronico permette la tutela della privacy: un programma impedisce infatti all'occhio elettronico di filmare in dettaglio quanto avviene dietro alla finestra di una casa o all'interno di un auto. Quando la videocamera riprende movimenti dietro ad un vetro, l'immagine automaticamente si offusca, impedendo di scorgere chiaramente le figure.
In molti, in città, si chiedono se sia possibile aumentare il numero delle telecamere per sorvegliare ulteriori zone; una su tutte il quartiere Matovano. Ma su questo Signorin è chiaro: «Non si può tenere sotto controllo elettronico tutto il territorio - conclude l'assessore -. Siamo sensibili agli stati d'animo ed alle preoccupazioni dei cittadini: nel caso ci siano segnalazioni inviamo le pattuglie della polizia municipale nei luoghi . È un controllo più elastico della telecamera».