15 MARZO 2005

dal Giornale di Vicenza

Alcol e droga, curarsi in carcere.
16 Rucco risponde a Jackson "An sui tossicodipendenti non è solamente punitiva".
Domenica ancora tutti a piedi.

Presentato il progetto regionale . «Da Vicenza linee guida per tutte le case circondariali del Veneto»
Alcol e droga, curarsi in carcere
A S. Pio X 110 detenuti su 300 hanno problemi di dipendenze

di Franco Pepe

Parte il progetto regionale “carcere e dipendenze”. È rivolto ai detenuti con problemi di dipendenza dalla droga e dall’alcol. In tutto il Veneto attualmente sono 839 sulle 2 mila 681 persone dietro le sbarre, a Vicenza 110 su 300. Una novità in Italia e una rivoluzione nel settore. La matrice è tutta vicentina. Il progetto, che vede come responsabile Vincenzo Balestra, ormai capo storico del Sert vicentino, è stato curato con bravura da due operatori del Servizio di contrà Mure San Domenico, lo psicologo Giuseppe Chemello e l’educatore professionale Luca Zoncheddu. Ieri mattina la presentazione nella casa circondariale di via della Scola, alla presenza dei protagonisti di tutta l’operazione, di un progetto-pilota finanziato con 100 mila euro dalla giunta veneta per indagare la dimensione e la percezione del problema “dipendenze in carcere”. Non solo, ma sempre ieri l’assessore regionale alle politiche sociali Sante Bressan ha inaugurato, all’interno della casa circondariale vicentina, quegli spazi dedicati per i gruppi di lavoro del Sert, per i quali si era impegnato quando era direttore dell’Ulss. Una conquista anche questa. Difficile ricavare degli ambienti in un carcere sovraffollato, eppure ora ci sono tre sale a disposizione. Ed è la dimostrazione che è partito un nuovo ciclo, in completa controtendenza rispetto al passato, quando fra carcere e territorio c’era chiusura totale. Ora la volontà è di far uscire il carcere dall’isola e di creare un circuito operativo in cui il lavoro di équipe del Sert diventa un’autentica sfida specie per un’impresa che resta complessa come il reinserimento del detenuto nel dopo-pena. A testimoniarlo c’erano, con Bressan e il suo successore alla direzione del sociale dell’Ulss 6 Paolo Fortuna, l’assessore comunale Davide Piazza (che ha parlato della Bertoliana on line a vantaggio degli ospiti della casa circondariale, ma anche del kit di servizi per i detenuti che lasciano la casa), la direttrice dell’istituto di S. Pio X Irene Iannucci, il comandante Calogero Campanella e il direttore sanitario Salvatore Di Prima (i quali hanno tutti e tre evidenziato l’importanza del nuovo clima di collaborazione), nonché i responsabili dei Sert di quasi tutte le Ulss del Veneto e esponenti del volontariato sociale. La premessa è che dal primo gennaio del 2000 sono passate al servizio sanitario nazionale funzioni che in precedenza venivano svolte dall’amministrazione penitenziaria, e che questo cambiamento ha indotto i Sert a ripensare la loro attività. Mancano però informazioni sulle iniziative avviate nei singoli istituti penitenziari, né esiste una omogeneità di programmi. E da qui parte la Regione per mettere a fuoco lo stato dell’arte e attivare percorsi modulati di cura, con un progetto che si svilupperà attorno a una serie di direttrici. « La prima cosa alla quale puntiamo - ha spiegato Bressan - è il monitoraggio di tutto ciò che attualmente si sta facendo nelle carceri del Veneto sul fronte dell’assistenza. Questo perché, una volta tracciato un quadro di riferimento preciso, potremo elaborare linee-guida valide per tutti. Un secondo obiettivo - ha aggiunto - è lo scambio delle buone pratiche, perché, determinate azioni che hanno dato risultati positivi in un luogo, possano essere ripetute altrove. Un terzo obiettivo riguarda il reinserimento socio-lavorativo dei carcerati e lo sforzo che come Regione vogliamo operare in questa direzione attraverso la cooperazione per dare attuazione alla legge Biagi. E ci sono, infine, tutti gli interventi di animazione culturale e sportiva da portare avanti all’interno del carcere. Abbiamo predisposto dei bandi appositi e potranno partecipare Comuni e associazioni ». Insomma, come ha ribadito Balestra, i filoni principali del progetto sono due: tracciare una mappatura dell’attività socio-sanitaria a favore dei detenuti e individuare eventuali buone pratiche. Grande rilievo si darà allo scambio di esperienze specialistiche, alla sperimentazione di programmi ad hoc di prevenzione, cura e riabilitazione per i detenuti soggetti alle dipendenze, e alla divulgazione dei risultati. Il tutto da fare nel giro di neppure un anno e mezzo.

Da oggi in carcere ricomincia l’esperimento
Al S. Pio X i detenuti si trasformano ancora in agricoltori biologici

di Antonio Gregolin

Da oggi il biologico torna in carcere: dodici detenuti diventeranno coltivatori per un esperimento che rimane unico in Italia. Arriva la primavera e in carcere i detenuti si preparano a diventare ortolani oggi, per essere imprenditori agricoli domani. L’iniziativa è promossa nella Casa Circondariale S. Pio X di Vicenza in collaborazione con il Cipat regionale, finanziata dall’Ue: tre anni fu fatto proprio in questa sede il primo esperimento del genere in Italia: l’agricoltura biologica veniva insegnata e praticata dentro le mura di un carcere. Oggi il primato non è stato ancora spodestato, tanto che l’esperienza vicentina è esportata ma difficilmente emulata in Italia, come in altri stati d’Europa. Dodici detenuti ad “alta sicurezza”, scelti per capacità e volontà da un’apposita commissione, diventeranno agricoltori, sulle orme di altrettanti detenuti “diplomatisi” negli anni scorsi grazie a questo corso. A partire da stamattina, per 450 ore complessive fino alla prima settimana di luglio, i dodici neo-agricoltori saranno chiamati a svolgere un programma gestito da sette docenti specializzati tra cui una psicologa, affrontando tematiche diverse: dai principi di economia ed ecologia agraria all’ agricoltura ecocompatibile e organica; dall’orticultura alla frutticoltura biologica. I risultati più che soddisfacenti già ottenuti dalle esperienze passate, stando all’entusiasmo degli stessi docenti, portano ancora i “frutti” dell’impegno profuso dai detenuti che in meno di tre anni, hanno attrezzato l’area di quattro mila metri quadrati circondata dal muro carcerario, in un grande laboratorio con tanto di serre, frutteto e semenzaio. «Tornerà ad essere questa “l’aula verde” attrezzata per le nostre lezione - risponde Natalino Stellin, docente del Cipat - dove i detenuti saranno chiamati ad operare praticamente e teoricamente per imparare come si coltiva biologicamente. Di più, l’esperienza che ormai si è consolidata, ha nel carcere di Vicenza un vanto di collaborazione tra enti esterni e organizzazione carceraria, che offre ai detenuti un’opportunità di riscatto e recupero che parte dalla terra per poi diventare impegno sociale vero e proprio una volta che si riapriranno le porte del carcere». A riconoscere particolare valenza del corso, è anche la direttrice del carcere di via della Scola: «Tutto ciò che può creare legami tra la struttura carceraria e il territorio, è utile per la riabilitazione dei detenuti - spiega la dottoressa Jannucci, insediatasi a Vicenza solo tre mesi fa - ma sapere che in questa struttura si sperimenta un rapporto così diretto con la terra e con il mondo del lavoro, esalta me come i protagonisti del corso di agricoltura biologica che sta per partire». L’apprendimento delle materie agricole, come delle diverse pratiche di coltivazioni che si alterneranno nei vari mesi, producendo zucchine, cetrioli, insalata, pomodori, come mele, pere kiwi ed altro, alimenteranno poi gli stessi detenuti del carcere vicentino. «Fin dall’inizio - spiega il docente Stellin-, ciò che si produceva è servito per rifornire le cucine del carcere. Prodotti dunque, coltivati e consumati in loco. Questo crea così una “coscienza naturale” verso un sano modo di alimentarsi anche tra i detenuti. Molti dei quali, pur avendo pene trentennali, giurano che una volta scontata la loro pena, torneranno negli appezzamenti di famiglia per avviare o continuare la professione agricola con indirizzo biologico». L’entusiasmo di certo non manca, e le temperature miti di questi giorni rinverdiscono le speranze anche oltre le grate del carcere: «Anche questa volta - conclude Natalino Stellin-, il fattore vincente sarà quello di creare un legame diretto tra la terra e coloro che la coltivano. Difficile una volta scoperto questo rapporto, che conta molto di più di una terapia, restarne indifferenti. Se poi la terra è viva, credo che il suo messaggio di speranza sia ancor più compreso e condiviso stando dietro le sbarre di un carcere».


Rucco risponde a Jackson «An sui tossicodipendenti non è solamente punitiva»

di Silvia Maria Dubois

« An non deve e non vuole passare per il partito che punisce e basta ». A ritornare sul tema della lotta alla droga, in risposta alle dichiarazioni del verde Olol Jackson e all'indomani della discussione parlamentare della legge Fini, ora è il consigliere comunale Francesco Rucco. « Alleanza Nazionale crede nei metodi duri nei confronti del fenomeno delle tossicodipendenze non nei confronti delle persone e dello stesso tossicodipendente - spiega Rucco - a conferma di questo la legge che si discuterà dedica ampi capitoli al recupero e prevede che il soggetto venga inserito nei centri specializzati e con terapie adeguate ». Il consigliere commenta duramente le dichiarazioni del referente regionale dei Verdi che, a sua volta, dopo aver precisato che "quelli che dalle droghe leggere sono passati alle pesanti sono il 2 per cento, quindi non esiste nessun rapporto automatico", aveva invitato la destra ad occuparsi anche di fenomeni considerati ben più preoccupanti della droga, come ad esempio l'abuso di alcol. « Ritengo le dichiarazioni di Jackson irresponsabili anche perché sostanzialmente invita An a non contrastare il fenomeno della droga - prosegue Rucco - non considera gli echi pericolosi di tale atteggiamento, soprattutto se giunti alle orecchie di molti ragazzini fra cui, oggi, già è debole la demarcazione fra legalità ed illegalità, fra bene e male. Jackson chiede una campagna contro l'abuso di alcol? Allora è pure poco informato, visto tutte quelle che An ha organizzato anche a livello locale, grazie soprattutto all'impegno dell'ex assessore agli interventi sociali Sante Sarracco! ». Il dibattito, che evidenzia i forti divari che ancora persistono sull'argomento da parte di leader ed esponenti amministrativi di diversa appartenenza politica, è riemerso con prepotenza a livello locale con la chiusura dello Smart Shop, negozio di contrà S. Croce in cui si vendevano prodotti e derivati della canapa ed ora sotto sequestro. « Questi centri sono comunque dannosi perché spesso, anche involontariamente, fanno da traid d'union con il passaggio all'uso di sostanze stupefacenti - precisa Rucco - sono negozi che costituiscono una vera e propria zona d'ombra perché la linea che divide il lecito dall'illecito , lì, è sottilissima ». E proprio Alleanza Nazionale, sul fenomeno droga nel territorio vicentino, ha visto approvare in commissione affari sociali una mozione che ora aspetta di essere discussa in consiglio comunale. « Reprimere non vuol dire credere nella linea dura fine a se stessa - conclude Rucco - si gnifica essere duri nell'arginare la problematica, certo. Ma questo non esclude l'attenzione al recupero, al disagio e, soprattutto, al dialogo con i cittadini. Anzi ».


Domenica ancora tutti a piedi
Una festa delle Palme all’insegna dell’ecologia
Dalle 9 alle 18 blocco totale del traffico. E c’è la “StrAVicenza”

di G. Marco Mancassola

Riecco il blocco del traffico. Dopo la sbornia di inizio febbraio, quando Vicenza si fermò per quattro giorni consecutivi, stabilendo record a livello internazionale e attirando l’attenzione della stampa europea e addirittura messicana, la città si fermerà un’altra volta domenica 20 marzo, festa delle Palme. Dovrebbe essere l’ultima per quest’anno. La settimana prossima, con giovedì 24 e venerdì 25 marzo, finirà anche la lunga tornata delle limitazioni ai vecchi diesel e non catalizzati. Le modalità sono quelle già mandate a memoria dai vicentini in altre occasioni: tutti fermi, catalizzati e non, dalle 9 alle 18, all’interno del consueto perimetro, che corrisponde a poco più di un quarto del territorio comunale e che è disegnato dalla circonvallazione e dalla ferrovia Milano-Venezia. Oltre a Vicenza, domenica andranno a piedi anche Schio, Thiene e Arzignano, ognuno con le proprie modalità e fasce orarie. Con questo ultimo blocco totale il capoluogo berico rispetterà anche gli impegni assunti con le altre città venete e contenuti nella cosiddetta “Carta di Padova”. L’accordo prevedeva di organizzare almeno due domeniche ecologiche: la prima è stata quella compresa nei giorni del grande blocco. La seconda, invece, fissata da tempo, è stata pensata per farla coincidere con la corsa podistica “StrAVicenza”. Per permettere ai partecipanti di raggiungere il centro è stato predisposto un piano di trasporto pubblico potenziato, con il centrobus completamente gratuito grazie a un accordo con Aim. Non illudiamoci che lo stop domenicale possa servire a ridurre sensibilmente le polveri - ha detto il vicensindaco e assessore all’ecologia Valerio Sorrentino presentando l’iniziativa: «Il valore di questa domenica ecologica è soprattutto pedagogico, per educare i cittadini a un uso più intelligente dell’auto e a sfruttare il più possibile il mezzo pubblico». Sarà anche pedagogico, ma le multe ci saranno e salate: si parte da 71 euro, senza contare che il verbale per la violazione del blocco sarà anche l’occasione per altre verifiche, dal bollino blu alla revisione. Eccezioni. Le deroghe previste sono quelle individuate nei quattro giorni di blocco totale di febbraio. Possono infatti circolare: i veicoli a Gpl o a gas metano; i veicoli a emissione zero o funzionanti a motore elettrico; gli autoveicoli dei corpi e servizi di polizia stradale e altri autoveicoli con targa non civile; i veicoli con compiti di pronto soccorso, quelli di medici in servizio di visita domiciliare e di reperibilità, di paramedici o tecnici ospedalieri o di case di cura in servizio di reperibilità, di associazioni che svolgono assistenza sanitaria o sociale (con autocertificazione se privi di distintivi); gli autobus del servizio pubblico o al servizio di enti, aziende, comunità, scuole e bus turistici; taxi e autovetture a noleggio con conducente; i veicoli degli enti locali, Aim, Amcps, Ulss, Arpav, Poste, Enel, istituti di vigilanza e mezzi adibiti al pronto intervento su impianti, al trasporto di derrate deperibili, farmaci, per il funzionamento dei servizi pubblici essenziali purché individuabili da scritte e simboli (con autocertificazione se privi di distintivi); i veicoli per il trasporto dei disabili, degli ammalati, di chi deve essere sottoposto a terapie, cure, analisi (con autocertificazione se privi di distintivi); i veicoli per il trasporto dei pasti per le mense (con autocertificazione se privi di distintivi); i veicoli al seguito di cerimonie nuziali o funebri (con autocertificazione); i veicoli di turisti con prenotazione in un albergo o in una casa d'accoglienza della zona interdetta, per il solo percorso di andata e ritorno (con obbligo di esposizione di copia della prenotazione); i veicoli con targa estera e targhe E.E.; i veicoli di lavoratori turnisti con turni con inizio o fine in orari e zone non sufficientemente coperti dal servizio pubblico di linea (con autocertificazione o dichiarazione della ditta); i veicoli d'epoca e di interesse storico e collezionistico. Informazioni. Il fac-simile dell'autocertificazione è in distribuzione all'Ufficio relazioni con il pubblico, al comando di polizia municipale e alle portinerie dei palazzi comunali; è inoltre scaricabile da internet, collegandosi al sito www.comune.vicenza.it. I numeri di telefono ai quali chiedere ulteriori informazioni sono 0444 221598: Settore Ambiente; 0444 221360: Urp; 0444 545311: polizia municipale. Una segreteria telefonica con informazioni aggiornate è attiva 24 ore su 24 al numero 0444 222324.

Dopo la neve, è esplosa la primavera: 16 gradi in città
Nel 2005 sono già 67 i giorni con polveri sottili fuori legge

Domenica scorsa Vicenza ha inanellato il sessantasettesimo giorno dall’inizio del 2005 caratterizzato da valori di pm10 fuori norma. Da quando è incominciato marzo, in 12 giorni su 13 la centralina Arpav di viale Milano ha registrato livelli di polveri sottili superiori ai 50 microgrammi per metro cubo d’aria. Domenica e ieri, intanto, Vicenza è stata la città più calda del Veneto, con 16 gradi di massima: appena una settimana fa si arrancava a passi incerti su marciapiedi innevati e ghiacciati. Anche per i prossimi giorni il tempo sulla nostra regione si manterrà sostanzialmente buono, con temperature in progressivo aumento. Come riportato nel bollettino del centro meteo di Teolo, infatti, è presente un campo anticiclonico che costringe le perturbazioni atlantiche a scorrere direttamente verso l'Europa orientale. Non sono invece buone le previsioni sui livelli di concentrazione delle polveri sottili. «L’avvezione di aria calda in quota sfavorisce il rimescolamento - si legge nel bollettino specifico stilato quotidianamente dall’Arpav -. La qualità dell'aria peggiora, divenendo generalmente scadente, localmente pessima sulle zone occidentali del Veneto». Questa la tendenza per i prossimi giorni: «Persistono condizioni che favoriscono l'accumulo delle polveri fini e quindi si prevede un peggioramento della qualità dell'aria».