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15 SETTEMBRE 2006
E il Sunia canta vittoria «Via il bando razzista»
Dopo il sì dei giudici al ricorso del sindacato inquilini (m. e. b.) «La sentenza del Tar è un grande risultato e un riconoscimento dell’infondatezza della delibera del Comune, in palese violazione della legge regionale e delle norme europee e che è stato commesso un abuso macroscopico, ancora più grave perché perpetrato da un ente locale. Un’assurdità sottolineata anche dal fatto che il Comune è stato condannato a pagare le spese legali, cosa che raramente accade». Cantano vittoria Sunia (il sidacato di inquilini e assegnatari), Rdb-Cub e ufficio immigrati per la recente sentenza del tribunale amministrativo regionale che ha ritenuto illegittima la delibera relativa all’introduzione del “principio della territorialità”, che attribuiva quattro punti alle persone residenti in provincia da almeno 25 anni, nella graduatoria per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, accogliendo il ricorso presentato proprio dal Sunia. A commentare ieri la vittoria contro «un bando razzista che discriminava non solo gli stranieri, ma anche i giovani e i lavoratori provenienti da altre regioni» sono stati ieri Fulvio Rebesani, segretario provinciale del Sunia, Germano Raniero, segretario provinciale di Rdb-Cub e Morteza Nirou, dello sportello stranieri. Che sono poi subito passati all’attacco. «È inutile - spiega infatti Raniero - che l’assessore al sociale Davide Piazza dica che il bando favoriva gli anziani, che sono già in una graduatoria a parte. Deve piuttosto costruire alloggi. Dove sono finiti i 500 che aveva promesso? E bisogna finirla con la storia degli immigrati che portano via le case agli italiani, perché nell’ultimo bando su 120 alloggi (già il numero è una vergogna) quelli assegnati agli immigrati sono stati pochissimi». «Per gli stranieri, anzi, - sottolinea Nirou - la consulta regionale immigrazione, destina ogni anno fondi ai Comuni. Dove vanno a finire»? Anche il Sunia chiede poi che «siano costruiti 400 nuovi alloggi Erp nelle aree dismesse». «Attualmente, invece - continua Raniero - con 20 punti non arrivi ad avere una casa anche se vivi in condizioni peggiori di quelle di Beirut. Piazza vada a verificare invece di lanciare diktat».
Case popolari, si fa l’assegnazione anche senza i punti “pro vicentini” Bandiera bianca alzata in sala Bernarda: colpito e affondato dal “no” del Tribunale amministrativo regionale alla delibera sulle graduatoria per le case popolari - per la parte che doveva assegnare 4 punti di vantaggio ai vicentini con residenza venticinquennale - l’assessore Davide Piazza si è arreso. Ieri sera ha confermato al consiglio comunale, sotto l’incalzare delle critiche dal centrosinistra, che le graduatorie andranno avanti senza più l’elemento “berico-etnico” caratterizzante dal punto di vista politico, «una risposta alle mutate esigenze sociali a dieci anni dalla legge regionale sull’edilizia residenziale pubblica» secondo l’assessore leghista che ancora la ritiene valida, «un pegno pagato dal centrodestra alla Lega Nord e che ora si ritorce contro l’intera Casa delle libertà» secondo il diessino Luigi Poletto che si riferiva alla tentata esclusione dal bando-casa di immigrati stranieri e extra-vicentini. «Demagogica, ideologica, discriminatoria e soprattutto illegittima»: così la classificazione di Poletto contro la norma che doveva tagliar fuori dalle zone buone della graduatoria-casa i non residenti da almeno un quarto di secolo. Aggettivi politici a parte, è l’elemento “illegittimità” che è stato decisivo: «L’aveva detto l’avvocatura della Regione, l’aveva detto il Difensore civico, c’era una sentenza del Tar lombardo, l’avevamo detto chiaro noi: l’assessore e la sua parte politica avevano voluto insistere e questo è il risultato» ha commentato ancora Poletto, dopo lo stop dettato dal Tar veneto che ha dato ragione al ricorso del Sindacato inquilini-Sunia di Vicenza. «Il Tar non tiene conto di situazioni sociali mutate» è stato il controcommento di Piazza, fatto scavalcando i confini del testo di legge in vigore. «L’assegnazione delle case popolari avviene per rispondere a situazioni di debolezza sociale, personale, familiare. Non può dipendere da un dato etnico stabilito da un Comune per questioni politiche» ha insistito Poletto. Non ci sarà un contro-ricorso dell’Amministrazione Hüllweck davanti al Consiglio di Stato: ci sarebbero rischi di contestazioni o di ritardo per tutta la graduatoria. Si andrà avanti con il bando così come resta scritto dopo l’amputazione della parte controversa e bocciata, ha spiegato Piazza. «Se avesse un po’ di dignità politica, dovrebbe dimettersi...» l’ha attaccato il capogruppo Ds. Ma l’assessore neanche ci pensa e si prepara a riscrivere il testo per il 2007 introducendovi l’ultima novità prevista dalla Regione: 8 punti per le graduatorie decisi in proprio dal Comune. La venticinquennale vicentinità anti-foresti non ci sarà, tra gli elementi basilari da valorizzare e premiare, ma Piazza promette di adattare la formula del bando «alle specifiche situazioni della città».
Sono nomadi, ma pagheranno l’affitto Fissato il canone: 250 euro l’anno per la piazzola, più 500 euro di cauzione di G. M. Mancassola Sono nomadi, ma pagheranno l’affitto. Sembra un paradosso e invece è una svolta epocale, spiegata ieri ai clan che occupano i campi comunali di viale Diaz e viale Cricoli dall’assessore agli Interventi sociali Davide Piazza. È stata un’assemblea inedita quanto variopinta, quella andata in scena ieri a S. Rocco, dove ha sede l’assessorato di Piazza e dove sono stati convocati i capifamiglia dei due campi per annunciare le novità in arrivo e per discutere assieme di problemi e prospettive. Affitti e cauzioni. La quota a carico delle famiglie per l’occupazione delle piazzole messe a disposizione dal Comune era stata introdotta con l’approvazione del nuovo regolamento sui campi nomadi, varato nei mesi scorsi dal consiglio comunale. Due passaggi chiave riguardavano l’introduzione di un canone di affitto e di una cauzione per premunirsi da eventuali danneggiamenti a strutture e strumenti messi a disposizione. Il Consiglio, dopo alcune infuocate sedute dedicate a un tema che continua a infiammare gli animi da destra a sinistra, aveva dato mandato alla Giunta di stabilire l’ammontare delle quote, che ora l’assessore Piazza ha stabilito e sottoporrà all’esame dell’esecutivo. Prima, però, ha preferito incontrare i diretti interessati, per illustrare loro le ragioni della decisione. Oggi, infatti, le famiglie non pagano un centesimo. Dal 2007, invece, l’occupazione di ogni piazzola costerà 250 euro all’anno, da corrispondere in una o due rate, la prima entro il mese di giugno. Si paga, quindi, proprio come in campeggio, come fosse l’occupazione di suolo pubblico. A questo, va aggiunto anche il deposito cauzionale di 500 euro che dovrà essere versato al momento dell’ingresso nel campo per i nuovi arrivati o al momento dell’entrata in vigore del tariffario per i vecchi occupanti. «L’incontro è stato molto positivo - commenta l’assessore - i nomadi hanno compreso le novità. L’obiettivo è presentare in Giunta le proposte al più presto e di far pagare le cauzioni entro la fine dell’anno. I nomadi si sono dichiarati a disposizione». Complessivamente, le piazzole sono un’ottantina, di cui circa una ventina in viale Diaz e il resto in viale Cricoli. Strettamente connesso ad altre forme di pagamento, come le bollette per i consumi energetici, altro tema sul tavolo era l’allacciamento all’acquedotto. I lavori sono in fase di completamento - spiega Piazza - e ora dovranno essere predisposti i contratti con Aim. Anche in questo caso, l’obiettivo è chiudere la partita entro la fine dell’anno. Scuola & lavoro. La contropartita richiesta dai nomadi è un aiuto per l’inserimento lavorativo di alcuni giovani che vivono nei due campi. La provenienza geografica e l’appartenenza culturale non rendono facile la ricerca di un’occupazione. Per questo è stato sollecitato un sostegno da parte dell’amministrazione comunale. «Abbiamo colto i problemi che ci sono stati manifestati - analizza Piazza - e abbiamo garantito che ci attiveremo al più presto. Alcune cooperative sociali si sono rese disponibili per mettere alla prova alcuni di questi ragazzi. Questa potrebbe essere una strada». I rappresentanti dell’assessorato hanno però ribadito la necessità di fare attenzione alla scolarizzazione dei minori: «Abbiamo fortemente rimarcato - conclude Piazza - la necessità di mandare i ragazzi a scuola. Crediamo che anche questo messaggio sia stato compreso».
Consiglio comunale. Approvata all’unanimità la mozione di iniziativa popolare del Coordinamento di comitati Antenne, ora Vicenza dà le direttive Lontane dai siti sensibili e in terreni del Comune di Antonio Trentin Quando la gente ci si mette, in consiglio comunale arriva. Non solo a fare da spettatrice o dimostrante, ma anche portando testi precisi da far votare in sala Bernarda. Ieri sera è successo a proposito del sempre controverso caso-antenne, ossia della sempre più capillare diffusione di impianti più o meno “mini” installati su tetti e tralicci per far rimbalzare i segnali della telefonia mobile. Una “mozione di iniziativa popolare” - questo il nome tecnico dell’iniziativa approdata in Comune per la prima volta - è stata illustrata dal portavoce del Coordinamento dei comitati di Vicenza per la tutela dai campi elettromagnetici, l’avvocato Francesco Vettori, al microfono per conto della decina di proponenti che avevano raccolto appoggi e abbondanti firme un anno fa. L’hanno discussa e approfondita i gruppi politici, dopo un’introduzione del presidente della commissione Territorio, Giuseppe Tapparello di Alleanza nazionale, basata tutta sul riconoscimento dell’importanza della partecipazione popolare e sull’opportunità di procedere nel senso chiesto dal Comitato: pianificare con chiarezza, attraverso una variante urbanistica e una modifica alla normativa comunale, le possibili ubicazioni delle antenne per i cellulari, ben sapendo che “c’è poco margine di manovra” stante la legislazione nazionale che poco limita il proliferare delle stazioni radio-base e stante l’utile economico su cui convengono i gestori-installatori e chi li accoglie («l’affitto di un tetto di condominio vale anche 25 mila euro all’anno» ha ricordato la consigliera Franca Equizi). C’è grande consenso, naturalmente, su un futuro intervento dell’Amministrazione a protezione dei siti sensibili (scuole, comunità, luoghi di ricovero e cura) e più in generale delle aree residenziali. E la discussione consiliare lo ha confermato in pieno. Deve valere - ha indicato il capogruppo della Margherita, Marino Quaresimin, primo intervenuto dai banchi dei partiti - il «principio di precauzione a tutela soprattutto dei più giovani», in presenza di una tecnologia sulla quale mancano la prospettiva scientifica e il riscontro tecnico-sanitario di lungo periodo. «Facciamo parte di una sperimentazione di massa mai condotta sull’organismo umano: quella delle onde elettromagnetiche e dei loro possibili effetti. Spero che fra trent’anni ci dicano che non ci sono e non ci sono stati rischi per la salute - ha commentato il verde Ciro Asproso, confessando un dubbio - ma intanto la prudenza deve ispirare anche le scelte amministrative: bisogna regolamentare la crescita della rete per la telefonia cellulare». Variante al Piano regolatore con la localizzazione dei siti-antenna, regolamento comunale specifico per il settore, individuazione preferibilmente di aree comunali per la localizzazione dei nuovi impianti, tutela anche dal punto di vista architettonico-ambientale con specifici divieti, trasferimento entro il 2010 degli impianti oggi situati in punti critici: sono questi i contenuti della mozione illustrata dall’avvocato Vettori, alla fine votata all’unanimità e ora affidata per l’applicazione - e per i delicati rapporti con Tim, Vodafone, Wind, “3” e chi ancora arriverà nell’etere - all’assessore Michele Dalla Negra. A vigilare, in futuro, dovrà essere un Forum per il Piano delle antenne formato da tecnici comunali, rappresentanti dei comitati, delegati delle aziende di telefonia: uno strumento che piace soprattutto alla lista Vicenza Capoluogo («serve un percorso condiviso» ha osservato il capogruppo Giovanni Giuliari). «Sono contenta che finalmente si arrivi a decisioni del genere, su cui concordano il centrosinistra e la maggioranza: applicando il principio di minimizzazione del danno possibile, dimostriamo di avere a cuore la salute soprattutto delle fasce deboli della popolazione» ha commentato la diessina Valentina Dovigo, dirigente di Legambiente. «Sono cose talmente ovvie che sembra assurdo doverle discutere e votare in consiglio» ha aggiunto Andrea Pellizzari capogruppo di Forza Italia: «Si tratta di una materia nuova - ha aggiunto - nella quale i Comuni si sono impegnati anche facendo fronte a poteri e interessi molto forti». E adesso sperando, a Vicenza, di riuscire a contare davvero qualcosa.
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