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15 OTTOBRE 2005 dal Giornale di Vicenza
Tensioni per l’estrema destra
Il congresso della Fiamma e l’inaugurazione della sede di Alternativa sociale suscitano dure reazioni Giornata densa di impegni per l’estrema destra vicentina. E giornata densa di impegni anche per tutte le varie forze politiche, sindacali e di movimenti che si oppongono a queste iniziative. Alle 16.30 prende il via, all’hotel Victoria (strada Padana 52 verso Padova) il congresso provinciale del Movimento sociale-Fiamma tricolore. Presiederà Bruno Cesaro, componente della direzione nazionale, e interverranno l’on. Antonio Serena, parlamentare del Ms-Ft, e Piero Puschiavo, della segreteria nazionale e coordinatore regionale del Veneto. Alessandra Mussolini (nella foto) sarà invece l’ospite d’onore di Alternativa sociale Vicenza, che alle 18 inaugurerà la nuova sede in contrà della Fascina 4/b. Il locale ospita la federazione provinciale di Azione sociale con Alessandra Mussolini e di Forza nuova. Oltre alla Mussolini, saranno presenti il segretario nazionale di Fn, Roberto Fiore, il coordinatore provinciale Daniele Beschin, e il coordinatore regionale di Azione sociale, Alex Cioni. Prima, dalle 16.30, in piazza delle Poste, ci sarà un presidio dei militanti di estrema destra, con comizio finale dei dirigenti nazionali presenti. «Non li vogliamo: a Vicenza non ci deve essere, e non ci sarà nessuna agibilità per questi rifiuti del passato - tuonano gli/le Antifascisti/e in movimento -. Vogliamo continuare a fare quello che abbiamo fatto negli ultimi anni, e cioè fare del nostro meglio per rendere Vicenza una città più aperta, più civile, più libera, e non abbiamo neanche un minuto da perdere per le bieche provocazioni di questi individui». «La libertà e la democrazia si tutelano prima di tutto emarginando chi rivendica il valore della dittatura - scrive la Federazione provinciale dei comunisti italiani -. Per queste ragioni invitiamo le forze politiche democratiche, le associazioni, le istituzioni, i singoli cittadini a scendere in piazza in difesa della Costituzione repubblicana; riprendiamoci la città e creiamo il vuoto intorno ai neofascisti che, oggi come ieri, professano odio, razzismo, violenza. L’appuntamento è alle 17 in Piazza Matteotti». «Sarà una brutta giornata per la città di Vicenza - incalza Nicola Atalmi, consigliere regionale comunisti italiani -. I cittadini, infatti, saranno costretti ad assistere all’arrivo di una banda di razzisti e xenofobi: i militanti di Forza Nuova». «L’appello dei militanti di Azione Sociale e Forza Nuova alla "libertà di espressione" non confonde i sinceri democratici - sostiene la Cgil di Vicenza -. Non si possono infatti accogliere nel consesso democratico, dialettiche e pratiche politiche che affondano le loro radici, rivendicate, nel fascismo e nella sua ideologia razzista e fanatica. Questo movimento non solo offende Vicenza e la sua storia democratica; non solo offende la memoria di quanti hanno sofferto a causa del fascismo e i partiti e i sindacati distrutti allora da quel regime; non solo tradisce la Costituzione repubblicana: esso rappresenta un viatico per nuovi razzismi, una nuova xenofobia, un nuovo maschilismo espliciti negli scritti e nelle lugubri manifestazioni del gruppo». «Siamo convinti che un partito di estrema destra non rispetti i principi e i valori su cui si basa la nostra Costituzione». L’Uds, l’Unione degli studenti, parte all’attacco e punta l’indice contro l'inaugurazione della nuova sede di Forza Nuova a Vicenza. «Non possiamo fare a meno di aderire alla mobilitazione antifascista contro l'apertura della sede di Forza Nuova, perché non possiamo dimenticarci che la democrazia del nostro paese si basa su principi resi possibili solo grazie al sacrificio di migliaia di giovani che lottarono per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza». Giornata complicata, quella di oggi, che richiamerà in piazza anche diversi carabinieri e poliziotti incaricati di controllare che le manifestazioni non degenerino.
Il caso. Interrogazione di An dopo la condanna di un albanese «Si tolga l’alloggio comunale allo spacciatore di cocaina» L’assessore Piazza: «Controlli precisi, ma rispettosi della legge» (g. m. m.) «Il Comune adotti ogni provvedimento utile e necessario affinché sia immediatamente revocata l’assegnazione dell’alloggio allo spacciatore albanese, in quanto è scandaloso e inconcepibile che un criminale - riconosciuto tale dalla Giustizia - occupi un alloggio pubblico a danno di tutti gli onesti cittadini che verranno in oggettive condizioni di difficoltà economica». Il capogruppo di Alleanza nazionale, Luca Milani, non va tanto per il sottile nel bollare la notizia secondo cui «il tribunale ha condannato a quasi quattro anni di reclusione per spaccio di droga un albanese che risulta beneficiario di un alloggio comunale. Sulla carta l’albanese risultava disoccupato, ma in realtà l’attività di spaccio di cocaina gli produceva un reddito ben al di sopra di quello abitualmente previsto dai bandi di assegnazione di alloggi pubblici». Milani chiede, quindi, che tipo di controlli siano stati eseguiti e quali strumenti abbia a disposizione il Comune per fare verifiche sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria di chi fa richiesta di un alloggio popolare. «Credo di poter dire che si tratta di un caso isolato - replica l’assessore agli interventi sociali e ai servizi abitativi Davide Piazza -. In città ci sono 1.250 alloggi comunali, dove vivono famiglie che lavorano onestamente. I controlli del Comune sono rigorosi». Ieri in assessorato sono stati fatti degli accertamenti sulla posizione dell’albanese: «In realtà - precisa l’assessore - ci risulta che l’appartamento è stato assegnato alla moglie, M. Borja Lemane, che aveva partecipato a un bando speciale pubblico-privato. I requisiti erano perfetti. In ogni caso siamo a disposizione dell’autorità giudiziaria. Se si dovesse appurare che nell’appartamento si svolgevano attività illecite, come lo spaccio, verrebbero a mancare i requisiti e questi signori perderanno il diritto all’alloggio». Le verifiche sono rigorose, ma bisogna rispettare le leggi, come quella sulla privacy, che ci impone una serie di limiti. Non è una nostra noncuranza: non diamo le case pubbliche a caso».
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