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15 DICEMBRE 2006
Inutile il sit-in antisfratto
LA PROTESTA Questa volta i volontari dello Sportello Casa non sono riusciti a fermare lo sfratto esecutivo ai danni di una famiglia marocchina e nemmeno a guadagnare qualche mese di tempo. Ieri mattina è intervenuta la polizia in una casa lungo la Postumia, poco prima del bivio per Bolzano Vicentino. La famiglia di Miah Asrir, marocchino quarantenne, si è ritrovata sulla strada per non aver pagato l’affitto per un certo periodo, nei mesi cioè in cui il capofamiglia aveva perso il lavoro. La cosa grave, denuncia Germano Raniero di Rdb Cub, è che lo sfratto è stato eseguito senza la presenza dell’assistente sociale del Comune che, dice, non era stato avvisato che quattro minori si sarebbero ritrovati senza un tetto in pieno inverno. Una storia come tante ormai raccolte dallo Sportello Casa coordinato in collaborazione con Rdb Cub da Teo Molin Fop. Storie di immigrati che, alle prese con la crisi economica, non riescono più a far fronte agli impegni. Ecco perché ieri mattina il presidio (una trentina di persone che ha cercato di resistere all’azione della polizia) si è trasferito poi negli uffici dei servizi sociali in contrà S. Rocco: «Da qui non ci muoveremo finché non si troverà una soluzione per questa famiglia» tuonava al telefono Teo Molin Fop. Il capofamiglia ha già trovato un altro lavoro, da 800 euro al mese, ma nel frattempo la procedura di sfratto per morosità era stata avviata e comunque i soldi non bastano per pagare l’affitto di un appartamento che deve per forza essere di una certa dimensione, perché lo stabilisce la legge.
I cattolici “progressisti” ora lanciano la proposta di affidare il no alla spiritualità Dal Molin, dopo le pentole e i cortei la nuova protesta sarà la preghiera «La caserma Usa serve per azioni di attacco. Per i cristiani è una questione vitale» Dopo le manifestazioni, i sit in e le pignatte in piazza, adesso contro la nuova base militare al Dal Molin potrebbe nascere una nuova forma di protesta, la più silenziosa, ma per chi ci crede la più potente in assoluto: la preghiera. Si tratta di una possibilità non troppo remota da quando, a schierarsi sulla questione che ha scaraventato Vicenza sui media nazionali proprio vicino alle pagine colme di sanguinose cronache dall’Iraq, sono arrivati adesso i cattolici vicentini. È stata forse la consapevolezza di questo drammatico nesso fra una tranquilla cittadina del Nord Est (sede di una strategica base militare) e i tragici eventi di una guerra senza fine in Medioriente, ad avere spinto quasi cinquecento credenti da molte parrocchie a radunarsi mercoledì sera nel cinema Patronato Leone XVI per discutere “cristianamente” sul Dal Molin. Forse che i fatti di guerra irachena sono meno lontani di quanto sembrano, e proprio la pacifica Vicenza più coinvolta di quanto appare? «Non lo si può negare: dalla nostra Vicenza sono partiti soldati per l’Iraq - ha affermato Giovanni Marangoni del gruppo Famiglia e pace, organizzatore della serata -. La nostra è una base di attacco. E allora non si tratta di essere antiamericani o no, ma semplicemente cristiani che si interrogano cristianamente su una questione vitale». Niente comitati per il no, allora, e nemmeno partiti politici, l’altra sera. Semplicemente credenti a discutere con la Bibbia in mano se sia giusto o meno che nella loro città sorga una nuova base militare «di attacco» per portare «morte e distruzione». Sul palco del Patronato le bandiere della pace non erano insomma in bella mostra come manifesti di una certa parte politica, perché la “pace” di cui si è discusso non può essere separata dalla «testimonianza del Vangelo e dalla fatica di interpretare i fatti in un’ottica pasquale», come ha spiegato don Dario Vivian. In sintesi, la questione che ha appassionato un vero esercito di cristiani vicentini, fra cui molte parrocchie (almeno 15 i sacerdoti presenti), Azione Cattolica, Caritas, Pastorale giovanile, Acli, Agesci, Beati costruttori di pace, Giustizia e pace, Pax Christi, Equistiamo, Altra Vicenza e anche la Cisl, è molto semplice: «Per un cristiano non si tratta di valutare i costi economici, l’impatto ambientale o stradale – ha sintetizzato don Dario Vivian –, ma semplicemente di avere il coraggio di affermare: siamo di fronte ad una base militare. Cosa dico come credente di fronte a ciò? Qui ne va dell’Evangelo stesso». Insomma, se la faccenda Dal Molin era già molto seria, da adesso, per chi ancora oggi si dichiara seguace di Cristo, lo è ancora di più.
Domani in Corso La questione Dal Molin investe anche il Natale vicentino e le sue tradizioni. Dopo aver attuato presidi in consiglio comunale per tutta la settimana, reduci dal successo del corteo organizzato per le vie di Vicenza il 2 dicembre, il movimento dei cittadini che si battono contro il progetto americano di costruire una nuova caserma all’aeroporto Dal Molin ne ha pensata un’altra. L’ultima iniziativa verrà messa in rampa di lancio domani pomeriggio. L’assemblea permanente, infatti, ha organizzato una “stella” natalizia che avrà partenza alle 17 da piazza Matteotti e arriverà in piazza Castello dove dalle 16 verrà allestito un presidio informativo sul caso Dal Molin. Le coordinate della manifestazione sono riportate nel sito internet www.altravicenza.it, già protagonista nell’organizzazione del 2 dicembre. In consiglio comunale, intanto, si è rifatta viva la protesta contro l’amministrazione comunale per l’atteggiamento tenuto alla vigilia della manifestazione dei comitati dei cittadini.
Fusione Ftv-Aim. Ma c’è anche Belluno Voto tribolato in Comune, e la Provincia annuncia pure un consorzio con la Dolomitibus Si fa la nuova società che dovrà fondere Ftv e Aim trasporti, e così dovrebbe ottenere due anni di proroga del servizio attuale. La Provincia ha già approvato la costituzione della “newco”, e ieri sera dopo una seduta turbolenta anche il Consiglio comunale ha detto sì con 25 voti favorevoli di centrodesta (FI, Lega e Udc) e centrosinistra (Ds e Margherita) da una parte, e dall’altra 11 astenuti di centrodestra (An), centrosinistra (Vicenza capoluogo, Verdi, Rifondazione) e gruppo misto. Non c’è stato neanche un “no”, ma quello di ieri sera è un voto che lascia aria di bufera politica, visto che il gruppo di An si è trovato per ben due volte separato dal resto della maggioranza, con dichiarazioni al vetriolo alla fine del capogruppo Luca Milani. Proprio Milani (capogruppo An) è il protagonista della serata. Perché a inizio dibattito fa partire il colpo: consegna una lettera del competente dirigente della Regione che, rispondendo a interrogativi posti da An, segnala la “newco” che si vuole fondare non corrisponde alla lettera ai requisiti posti dalla Regione per concedere i due anni di proroga del servizio. In particolare, sottolinea Milani, tra i soci fondatori della “newco” non ci devono essere i due enti pubblici. Si blocca il Consiglio comunale, i capigruppo si ritrovano in una sala e la tensione sale così tanto che il sindaco Enrico Hüllweck lascia tutti e se ne va. C’è aria di rottura e la presidente Manuela Dal Lago (Lega) rompe gli indugi e comunica al presidente dell’Aim Giuseppe Rossi - che ha già parlato con il segretario cittadino di An Valerio Sorrentino con il volto scuro, per niente contento della piega che sta prendendo la serata (da notare che in corridoio ci sono anche i consiglieri forzisti dell’Aim Bruno Carta e Alessandro Moscatelli) - per spiegargli che comunque il “paracadute” per le Ftv lei lo ha trovato: un accordo con la Dolomitibus, la società di trasporti pubblici del Bellunese (Provincia e Comune di Belluno più altri soci), per costruire un consorzio: si firma il 28 dicembre. Una mossa che potrebbe comunque essere decisiva: Venezia non potrà comunque indire una gara per il Vicentino. Anche perché la Provincia stessa - altra mossa della giunta Dal Lago - come autorità di bacino ha già stabilito di riunire tutto il Vicentino in un unico bacino di trasporti. Se ci sarà gara, insomma, sarà una sola per tutto il territorio, e non prima di due anni perché la proroga a questo punto è sicura. Infine c’è da notare che a Belluno i vicentini trovano una vecchia conoscenza: il direttore della Dolomitibus è l’ing. Paolo Rodighiero, già dirigente proprio dell’Aim trasporti. Subito dopo la Dal Lago conferma la notizia anche alla stampa. Il doppio colpo di scena (Hüllweck che se ne va dalla sala e la Provincia che fa patti con Belluno) scatena evidentemente qualche risultato perché Pellizzari all’uscita dala riunione dei capigruppo annuncia che Forza Italia voterà a favore «perché è chiaro che la delibera non risponde pienamente ai requisiti della Regione, ma a questo punto piuttosto di far saltare tutto meglio sperare che Venezia accetti comunque questa soluzione e conceda la proroga». Si torna in aula. Poletto (capogruppo Ds) annuncia il sostegno alla scelta, anche per la presenza degli enti pubblici che sono di garanzia, ma poi ci vorrà un piano industriale. Giuliari (capogruppo Vicenza capoluogo), critica il fatto che una stessa maggioranza si sia affidata a due consulenti diversi. Quaresimin (capogruppo Margherita) fa capire che non ci sarà un ‘no’. Anche Elisabetta Rossi Negri (FI) spiega che l’urgenza è comunque dire sì alla fusione, anche se la delibera non piace. Insomma, i numeri ci sono, con o senza An. E infatti viene decisamente bocciato l’emendamento di An che cercava di migliorare lo statuto della newco di Milani (molti si dicono favorevoli ai contenuti, ma osservano che non si possono fare modifiche rispetto al testo votato in Provincia perché se no si bloccherebbe tutto): solo sei favorevoli, con l’astensione anche del presidente del Consiglio comunale Sante Sarracco. Passa però un sub-emendamento di Forza Italia che stabilisce “lo statuto sarà modificato poi”. E in ogni caso anche la fusione, dice un emendamento votato da An e approvato da tutti, sarà votata anche dal Consiglio comunale. Alla fine il sì a maggioranza larga, e l’aastensione di An. E Milani lancia l’attacco: «Il Consiglio comunale è ostaggio della Provincia. Primo: non esiste più una maggioranza, o meglio esiste una maggioranza a geometria variabile perché se votano a favore di questa delibera forze del centrosinistra significa che da domani An non si sente più strutturalmente vincolata a ragionamenti di maggioranza ma svincolata, libera di decidere cosa fare a 360°. Secondo, un messaggio alla minoranza: vergogna, non vengano a farci mai più lezioni di buona amministrazione perché non votano contro un provvedimento che non starà in piedi e di legittimità dubbia. Terzo, siamo arrivati così tardi perché prima la Provincia ha sempre ritenuto di fare da sola, facendo a meno di Aim, poi si è arrivati a un dialogo che è stato a senso unico perché i due consulenti dicevano cose diverse. Quarto: se è vero che la Provincia ha un accordo con Belluno, non è corretto fare una trattativa tra enti pubblici senza dire nulla se non a giochi conclusi». Lo strappo politico c’è tutto: ora in Comune si dovrà ricucire.
Slitta a febbraio per lo sciopero dei penalisti l’udienza preliminare contro sei persone, tra cui un ex sovrintendente della polizia «Mazzette per i permessi di soggiorno» Sei anni dopo gli arresti per le mazzette all’ufficio stranieri avrebbe dovuto essere il giorno dell’inizio del processo. Invece, a causa dello sciopero degli avvocati, l’udienza è slittata a febbraio. L’organizzazione criminale, afferma la questura, dal ’98 ai primi mesi del 2000 avrebbe orchestrato un valzer di permessi di soggiorno falsi per stranieri al prezzo di quasi 9-10 milioni di lire ciascuno. Era la primavera del 2000 quando scattava l’operazione della squadra mobile che portava all’arresto anche di un noto poliziotto, già segretario provinciale del sindacato Siulp, come Angelo Di Domenico di 50 anni (avv. Paolo Mele senior). L’altro personaggio chiave dell’inchiesta sarebbe stato Maurizio Ribble, 51 anni (avv. Stefano L’Erario e Paolo Bevilacqua), ritenuto l’anello di collegamento ai tanti stranieri. La presunta associazione aveva tra gli scopi quello di favorire e agevolare l’immigrazione clandestina attraverso la corruzione del sovrintendente Di Domenico che all’ufficio stranieri si occupava anche di stampare i permessi e di pilotare i contatti con la ditta Nuova Europea di Ribble. Con i due principali protagonisti, sono coinvolti Giuseppe Alleruzzo, 44 anni, (avv. Cesare Dal Maso e Chiara Bellini); Jovica Beljic, 31 anni, di Villaverla (avv. Luisa Fiorentino); Nenad Kitic, 40 anni (avv. Stefania Carollo) e Nebojsa Stojanovic, 33 anni, di Bassano (avv. Fernando Cogolato). Di Domenico vista la sua posizione aveva il compito di rilasciare i permessi di soggiorno attraverso false dichiarazioni rese dagli stranieri. Essi avrebbero avuto la certezza di ottenere il rilascio dei permessi pur non avendo i requisiti. Gran parte degli irregolari era occupato nell’impresa edile di Morris, il cui ruolo sarebbe stato quello di farsi consegnare il denaro dagli stranieri che poi spartiva con gli altri componenti. Il prezzo della corruzione per ogni pratica curata da Di Domenico era di 2 mila euro. Sono nove i permessi di soggiorno fasulli contestati nel complicato capo d’imputazione. Giuseppe Alleruzzo, conosciuto come Davide, sarebbe stato l’amministratore di fatto della ditta intestata a Ribble, cooperando con quest’ultimo nella raccolta dai cittadini extracomunitari del denaro necessario per il rilascio dei permessi fasulli. A loro volta i tre slavi Beljic, Kitic e Stojanovic, sarebbero stati i collettori del personale, nel senso che avrebbero ingaggiato i connazionali da regolarizzare. Gli indagati oltre che di associazione per delinquere, sono accusati a vario titolo di favoreggiamento e agevolazione dell’immigrazione clandestina, corruzione propria, falso materiali in certificati e falsità ideologica commessa dal privato nei permessi di soggiorno.
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