16 DICEMBRE 2005

dal Giornale di Vicenza

Mazzette e passaporti. Agente in cella
Antenne, scoppia il caso del ripetitore targato Rai
THIENE.Alloggi pubblici, ossigeno con i 36 nuovi “acquisti”
MONTECCHIO MAGG.In attesa di un regolamento “dimezzate” le antenne dei cellulari Tim e Omnitel

In manette poliziotto della questura, titolare di un’agenzia di pratiche e procuratore sportivo
Nel mirino della Squadra mobile alcune società del calcio a cinque perché molti sudamericani volevano diventare oriundi italiani
Mazzette e passaporti. Agente in cella

di Diego Neri

Mazzette da 500 euro in cambio di passaporti in tempi rapidi. È una delle accuse che ha portato in carcere un poliziotto. Con lui sono stati arrestati anche un procuratore di calciatori sudamericani e il titolare di un’agenzia di pratiche. E ora il mondo del calcio a 5, dove i naturalizzati sono numerosi, trema. L’indagine, seguita dal questore Dario Rotondi, ha messo in luce da un lato l’eccessiva facilità con cui venivano consegnati i passaporti a sudamericani, e dall’altra i comportamenti illeciti di un funzionario infedele. Un’inchiesta dolorosa per la polizia quella condotta dal pm Giorgio Falcone, ma che i detective hanno portato avanti con tenacia. Il poliziotto. Il sovrintendente Soccorso Cresta, 47 anni, residente in città in via Valles, originario di Avellino e in servizio in questura a Vicenza dove lavora all’ufficio passaporti da vent’anni, è stato catturato nella tarda serata di mercoledì. Gli investigatori della Squadra mobile, con il commissario Michele Marchese, gli hanno consegnato solo in ufficio l’ordinanza firmata dal gip Eloisa Pesenti. Il giudice gli contesta due episodi di corruzione, un tentativo di concussione e lo sfruttamento della prostituzione. Tutti reati che avrebbe commesso per le sue difficoltà economiche, alimentate dalla maniacale passione per il gioco. In questura conoscevano i problemi di soldi, e l’avevano aiutato anche con delle collette. Ma Cresta era vittima di se stesso. Gli altri arrestati. In carcere sono finiti anche il manager argentino Javier Domingo Rebosio, 42 anni, bloccato in un albergo di Roma, e l’italo-brasiliano Gelson Aparecido De Souza Carloto conosciuto come Gelsomino, 42 anni, residente a Montecchio Maggiore in via Liguria, titolare dell’agenzia di pratiche “Euroveneta” di via D’Azeglio. A entrambi è contestata la corruzione del poliziotto. L’indagine. L’inchiesta era partita da un esposto anonimo in questura. In verità, Cresta era da tempo sotto l’osservazione dei suoi superiori; nel febbraio 2004 era finito nei guai poiché, secondo l’accusa, era stata trovata una prostituta romena in un appartamento affittato a nome suo. Ma il procedimento venne archiviato. In luglio, però, il suo nome rispuntò sempre per un legame con la stessa lucciola, che avrebbe stabilmente accompagnato in un bar per prostituirsi chiedendole danaro. I detective della seconda sezione della Squadra mobile lo hanno intercettato, scoprendo anche che aveva rapporti con Gelsomino e con Rebosio. Attraverso di loro avrebbe consegnato dei passaporti a calciatori sudamericani che ancora non avevano la cittadinanza. Il Calcio a 5 e i Comuni. L’inchiesta si è rapidamente estesa anche agli ambienti sportivi. È emerso come in Italia siano arrivati una serie di piccoli campioni del calcetto che trovavano, grazie all’interessamento di Gelsomino, degli avi italiani che consentivano loro di avere la cittadinanza italiana in poco tempo, e quindi il passaporto. Un modo per farsi tesserare, visto che le società non possono avere in rosa più di un extracomunitario. Erano reali quegli alberi genealogici? Ieri mattina la polizia ha compiuto perquisizioni nelle anagrafi di Montecchio Maggiore, Lonigo e Mira (Venezia), alla ricerca della documentazione relativa agli oriundi. Gli agenti hanno bussato anche alla porta dell’Arzignano Grifo, della Lazio, dell’Ariccia e del Palestrina (queste ultime sono squadre romane di serie A2), allo scopo di recuperare gli incartamenti di alcuni giocatori. Nei guai sono finiti, per falso, anche Cocito, centrocampista di 20 anni che milita nel Tenerife (serie B di calcio a 11 spagnola) e del laterale Pinto, 22 anni, che gioca a calcetto nell’Albacete, sempre in Spagna. Sono indagati per falso, per aver girato per due mesi con un passaporto, rilasciato da Cresta, irregolare. Ma l’inchiesta è ancora in corso: la polizia sta verificando eventuali complicità nei Comuni e nelle società sportive.

Dario Rotondi
Il questore «Una svolta dai controlli interni»

L’indagine che ha portato ad arrestare il sovrintendente Cresta e a scoprire il giro di passaporti facili è nata da una segnalazione ma un peso decisivo l’hanno avuto le verifiche interne. Lo ha spiegato ieri mattina il questore Dario Rotondi, da un lato amareggiato dall’esito dell’inchiesta e dall’altro sollevato poiché gli inquirenti sono certi di aver curato una carie in una dentatura sana. «Seguiamo sempre il personale, anche negli aspetti deontologici - ha detto il numero uno di viale Mazzini -. In questa occasione sono emerse irregolarità tali da dare avvio anche ad un’inchiesta penale. Il mondo si divide per noi in chi rispetta le leggi e in chi le viola. Se chi le viola è un poliziotto per noi non fa differenza, dobbiamo procedere». Rotondi ricorda la presunzione d’innocenza per chi è solo indagato, ma sottolinea come «se il giudice ha deciso di emettere l’ordinanza di custodia motivi per dubitare della condotta del sovrintendente ce n’erano». Il questore - che ha elogiato l’attività della Squadra mobile, ma anche l’operato della divisione amministrativa di cui l’ufficio passaporti fa parte e che ha collaborato all’inchiesta con il vicequestore Zonta e l’ispettore Nitti - inoltre fa riferimento ai vecchi problemi che Cresta aveva già avuto in questura. «Era stato tutto archiviato, ma è chiaro che abbiamo tenuto alta l’attenzione sul suo comportamento. I risultati sono arrivati in pochi mesi di indagine».


L’emittente non avrebbe ancora comunicato l’avvenuto risanamento
Antenne, scoppia il caso del ripetitore targato Rai
Nel 2004 valori oltre i limiti di legge nella zona di Monte Berico.

di G. Marco Mancassola

Scoppia il caso del ripetitore Rai di Monte Berico. A scoperchiare il pentolone è un’interrogazione della Margherita, firmata dai consiglieri comunali Sandro Guaiti, Pierangelo Cangini e Claudio Veltroni. Nel mirino c’è l’antenna di proprietà della Rai che svetta sul poggio fra Monte Berico e la zona di Gogna. La vicenda inizia a dipanarsi un anno fa, alla fine del 2004, quando l’Arpav ha compiuto una serie di rilevazioni in via Cialdini e in via Casarsa. L’intervento di Guaiti e soci si inserisce nella scia delle tante preoccupazioni manifestate in questi anni dai cittadini per installazioni di antenne per la telefonia mobile che spesso incutono timori per la vicinanza o le dimensioni. Raramente dalle rilevazioni dell’Arpav sono emersi valori fuori norma. Questo sarebbe un caso diverso, secondo i consiglieri, che scrivono: «Alcuni residenti di via Cialdini segnalano l’installazione di un’antenna di radiofrequenza di proprietà della società Rai che sembrerebbe superare i limiti di emissione dei campi magnetici ed elettromagnetici. Sembrerebbe che l’Arpav abbia da tempo trasmesso agli uffici comunali i dati della rilevazione e avvisato la ditta proprietaria dell’impianto perché metta in atto un piano di risanamento per il rientro dei valori di cautela». In Comune chiariscono i ruoli: l’Arpav fa le rilevazioni, ma l’ente competente è la Regione. Provvedimenti di diffida o sanzioni, non spettano quindi al Comune. Guaiti, tuttavia, ricorda che il sindaco è l’autorità sanitaria e il Comune ha il compito di informare e avvisare i cittadini. «Ma questo - sottolinea il consigliere - non è avvenuto. Il principio di precauzione al fine di minimizzare l’esposizione della popolazione per tutelare la salute pubblica e l’ambiente è un problema che coinvolge tutti. Anche perché i cittadini, sempre più, esprimono forti timori per gli effetti nocivi per la salute derivanti dall’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche». In base ai sopralluoghi che l’Arpav ha compiuto nella seconda parte del 2004, le misure avrebbero stabilito che «in più posizioni erano stati superati all’interno e all’esterno di alcune abitazioni i valori di attenzione». Dopo ripetuti sopralluoghi, è stata effettuata addirittura una visita in contraddittorio, con la collaborazione tecnica del ministero delle Comunicazioni per individuare i contributi di ogni singola emittente in una zona in cui si trova più di un impianto. I parametri tenuti in considerazione sono quelli contenuti nel Decreto della presidenza del consiglio dei ministri dell’8 luglio 2003, che «stabilisce per la popolazione i limiti di esposizione massimi non superabili di campo elettrico, campo magnetico e di densità di potenza». Ebbene, come si legge nella nota firmata dalla dott. Laura Maria Belleri, dirigente vicentina dell’agenzia regionale per l’ambiente, «dal confronto delle intensità di campo elettrico misurate in località Monte Berico» con i limiti imposti dalla normativa «si deduce che sono superati i valori di attenzione». In particolare, viene segnalata «l’emittente Radio Rai onde medie». Quindi, l’emittente è stata «invitata a comunicare tempestivamente l’avvenuto risanamento». Il tempo assegnato per rientrare nei valori di cautela è di 180 giorni, a partire da gennaio 2005. Una volta ricevuta risposta, infatti, l’Arpav dovrebbe tornare sul campo per effettuare le contromisurazioni e stabilire l’effettivo rientro nei limiti. E tuttavia, dopo che sono trascorsi ben più di sei mesi, nella sede dell’Arpav dalla Rai non è ancora pervenuta la comunicazione di avvenuto risanamento: che potrebbe essere stato compiuto, ma a quanto risulta negli uffici di via Spalato non è ancora stato reso noto.


È in costante crescita la domanda per gli appartamenti dell’edilizia convenzionata
Alloggi pubblici, ossigeno con i 36 nuovi “acquisti”

di Marita Dalla Via

Trentasei nuove abitazioni a Thiene per dare risposte alle famiglie in cerca di alloggi a prezzi "popolari". Non si tratta infatti di appartamenti che finiranno sul mercato immobiliare e non saranno a disposizione di tutti. Rientrano invece nel piano di investimenti destinati all’edilizia popolare. I lavori che porteranno alla realizzazione del nuovo complesso edilizio sono al nastro di partenza. Una risposta molto attesa poichè le liste di persone che chiedono un’abitazione sono sempre più lunghe e in aumento rispetto al passato. Nell’area comunale dell’ex macello in via S. Ilario sorgeranno trentasei nuovi alloggi destinati a coloro che hanno particolare bisogno e necessitano di un contributo da parte del comune per avere una abitazione. L’Ater, azienda territoriale di edilizia residenziale di Vicenza, già qualche anno fa aveva acquistato dal comune di Thiene l’area dove una volta c’era il macello, con l’esplicito impegno di realizzare degli alloggi di edilizia popolare e nei giorni scorsi è stato aggiudicato l’appalto dei lavori. La ditta che ha vinto la gara, l’impresa "Andreola costruzioni generali" di Loria in provincia di Treviso, inizierà i lavori entro il mese di febbraio. L’importo a base d’asta era di due milioni e 190 mila euro; la società di Treviso ha vinto effettuando un ribasso del 10% rispetto al preventivo iniziale. Appena saranno terminati i mesi più rigidi dell’inverno, dunque, il cantiere si insedierà nella zona a ridosso di via S. Giovanni Bosco e si darà avvio ai lavori che dureranno per 600 giorni. Verranno realizzati tre fabbricati che conterranno i 36 alloggi, comprensivi di impianti termo-idraulici e sanitari, l’allacciamento del metano e l’installazione degli ascensori. Saranno costruiti appartamenti di diverse metrature, che potranno essere destinati sia alle persone che vivono da sole, o alle coppie, sia alle famiglie più numerose. Nel progetto sono previsti infatti alloggi con una camera, con due e con tre, in modo tale da rispondere alle diverse esigenze di coloro che ne faranno richiesta. «E’ infatti un intervento molto importante per la città di Thiene -vuole ribadire anche l’assessore ai servizi sociali Massimo Zerbo-, anche se non potrà risolvere tutte le richieste che arrivano agli uffici comunali. Comunque questa è una buona risposta ad un problema che è sempre più sentito». Sono infatti ogni anno ben 200 le domande che arrivano agli assistenti sociali del comune di Thiene che chiedono un alloggio comunale, e nel 2005 le domande sono aumentate del 30% rispetto all’anno scorso. Si tratta soprattutto di persone che perdono il lavoro e non ce la fanno da sole a pagare l’affitto e tutte le spese per mantenere una casa. Per il 60% sono italiani, e c’è anche qualche anziano, magari vedovo, che non riesce a mantenersi con la sola pensione. Per queste nuove opportunità abitative, che saranno pronte entro la fine del 2007, sarà predisposto dai servizi sociali del comune un apposito bando, che come di consuetudine uscirà verso il mese di settembre, per stilare delle nuove graduatorie proprio per capire meglio le diverse esigenze e priorità di chi ha diritto a questa agevolazione.


Montecchio/1. E l’Arpav monitorerà
In attesa di un regolamento “dimezzate” le antenne dei cellulari Tim e Omnitel

(e. mar.) Per ora le dieci antenne che Tim e Vodafone volevano installare a Montecchio si sono ridotte a cinque, ma su quest'ultime, amministrazione e compagnie telefoniche si siederanno ad un tavolo per definire la dislocazione, mediando con il comune le prossime soluzione dopo che il sindaco Maurizio Scalabrin ha disposto un blocco moratorio (ai privati) su nuove installazioni di antenne e ripetitori nella zona di Montecchio. Sotto il profilo normativo, l'assessore all'ambiente Massimo Meggiolaro e il sindaco fanno sapere «che si sta redigendo un regolamento comunale per definire dove possono essere inserite le antenne, cercando una soluzione per salvaguardare i centri urbani». «Vanno valutati tutti gli obblighi di legge da rispettare - commenta Meggiolaro - in quanto il decreto legge del 2003 non tratta la materia in modo completo. Per questo l'idea finale è quella di stilare un regolamento che permetta di installare le antenne solo nelle proprietà pubbliche e secondariamente in proprietà private di tipo non residenziale, escludendo in qualsiasi caso luoghi troppo vicini alla presenza di bambini ed anziani, come asili, scuole, parchi». Nel frattempo stanno proseguendo i lavori per la dislocazione di due ripetitori in zona Melaro e all'interno della ditta Fiamm. «Su queste due installazioni - spiega l'assessore Meggiolaro - frutto di un accordo tra privati, abbiamo ottenuto dall'Arpav l'assicurazione che ci saranno costanti monitoraggi dei campi elettromagnetici e di volta in volta, renderemo pubblici i dati». Stasera intanto si svolgerà alla sala parrocchiale San Paolo di Alte Ceccato, alle 20,30, organizzata dall’assessorato all’ambiente del comune di Montecchio, un’assemblea pubblica sulla qualità dell’aria, alla luce delle recenti soluzioni trovate per gli ordori delle discariche di Zermeghedo e Tezze di Arzignano. Sarà l’occasione per fare il punto sui progressi ottenuti in questi ultimi anni nel campo della salubrità ambientale.