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17 FEBBRAIO 2006 dal Giornale di Vicenza
Altri “occhi” aperti sulla città
Criminalità & sicurezza. Attivate 4 nuove telecamere per controllare viale Milano, corso S. Felice e le vie Torino e Firenze di Sandro Sandoli Sono state attivate altre quattro nuove telecamere, che portano così a undici gli “occhi” che scrutano ventiquattro ore su ventiquattro la città. Ma anche stavolta non c’è nessuna intenzione di trasformare Vicenza nel set di un reality show, tantomeno a qualcuno è passato per la mente di produrre “Il grande Palladio” o “ Il centro storico dei famosi”. Le telecamere hanno finalità ben più serie. Spiega l’assessore Valerio Sorrentino: «Servono alla sicurezza che è una delle priorità di questa amministrazione, mi auguro di poter installare il più presto possibile altre telecamere in altre zone dove ci sono problemi di microcriminalità: credo che le prime le metteremo a S. Pio X e a San Lazzaro». E sulla loro utilità il vicecomandante dei vigili urbani Claudo Sartori precisa: «Servono sicuramente, infatti la scorsa settimana, quando abbiamo dovuto togliere per qualche giorno quella di piazza San Lorenzo, sono subito ricomparse le scritte spray». Le ultime “finestre” sono state aperte proprio su zone che negli ultimi tempi hanno creato grattacapi alle forze dell’ordine. La telecamera posizionata in corso S. Felice nei pressi di “Blockbuster” controlla anche tutta via Torino, che di sera diventa un tassello della mappa della prostituzione vicentina, quella attivata tra viale Milano e via Firenze permette di sapere continuamente cosa succede lungo due strade calde della Vicenza by-night, spesso teatro di risse e di traffici illeciti, mentre la terza è stata installata in via Napoli che per tanto tempo ha tolto il sonno alle forze dell’ordine e che è rientrata un po’ nei ranghi solo da quando le è stata assegnata una pattuglia fissa della polizia locale, quindi la quarta è stata piazzata all’incrocio tra corso Palladio e Fogazzaro. In sostanza le ultime videocamere si integrano con il sistema di controllo della microcriminalità e di monitoraggio delle manifestazioni che si svolgono in città, progettato tre anni fa e via via arricchitosi dei punti di osservazione che vanno dalla stazione ferroviaria a viale Roma all’altezza dell’esedra-eliporto, dalle piazze Castello, Signori, Matteotti e San Lorenzo ai giardini Salvi. Le nuove telecamere, che ora permettono di avere continuamente sott’occhio il quadrilatero più “caldo” di Vicenza, ricevono il plauso di Florio Capone, presidente del comitato di viale Milano-via Torino, portavoce del malessere dei residenti per il degrado subito dal loro quartiere: «Bene i controlli e i blitz delle forze dell’ordine grazie ai quali la morsa delle microcriminalità s’è allentata, ma la presenza di telecamere fisse sarà un’ulteriore deterrente». In sostanza ciò che si prefigge palazzo Trissino con il suo programma per la sicurezza. Infatti tutte le telecamere sono collegate con la sala operativa della questura e con quella del comando della polizia locale di contrà Soccorso Soccorsetto, dove davanti ai monitori c’è sempre qualcuno che osserva quel che succede in strada. Ma se è importante accertare che non si stanno commettendo reati (in questo caso le pattuglie in servizio scatterebbero subito), ciò che più conta è che chi è in strada sappia di essere osservato (sono stati installati, sempre in ossequio alla legge sulla privacy, 28 cartelli che avvisano che la zona è videosorvegliata) ed ha anche il suo peso che quel che si sta facendo venga ripreso e resti registrato per due giorni (come ha stabilito il garante per la privacy). Precisa infatti il vicecomandante della polizia locale Sartori, che segue tutti le problematiche legate alla videosorveglianza: «Serve da deterrente e fa prevenzione». L’unico problema riguarda... i soldi: ogni telecamera, compreso l’allacciamneto in fibbre ottiche, costa 11-12 mila euro e per le prime la Regione ha dato un contributo di 150 mila euro, mentre per le ultime il Comune da solo ha speso 50 mila euro . Dice il comandante della polizia locale Roberto Dall’Aglio: «Sarebbe auspicabile potersi dotare anche di una postazione mobile da piazzare nei punti momentaneamente caldi della città, ma costa». Precisa l’assessore alla sicurezza Sorrentino: «La nostra intenzione è installare un po’di telecamere in più ogni anno». Il collega al bilancio Marco Zocca fa una mezza promessa: «Vedremo cosa si può fare nella prossima fase di assestamento». Però è sempre aperta la strada maestra delle sponsorizzazioni: quella di piazza Castello l’hanno pagata gli industriali, una mezza disponibilità l’hanno data i commercianti, ma ci sono anche altre categorie economiche che hanno interessi in città.
Ecco il tracciato dell’Alta Velocità. In Comune riunione del comitato Transpadana. Tutto dipende dalle decisioni del Cipe Tunnel? Sì: ma prima le auto, poi i treni La Tav fermerà anche in stazione a Vicenza La tratta Vr-Pd costerà 3.150 milioni di euro di G. M. Mancassola Il tunnel? Si farà, anzi, se ne faranno due: ma prima verrà finanziato quello per le auto, poi eventualmente quello per i treni. È la novità che sta prendendo forma, un po’ a sorpresa, in questi giorni, fra le pieghe degli incartamenti che rimbalzano da Roma a Vicenza. Ieri a palazzo Trissino si è riunito il comitato Transpadana, vale a dire l’associazione che riunisce enti pubblici e associazioni di categoria interessati alla direttrice ferroviaria europea ad alta capacità da Lione a Lubiana. Intorno al tavolo della Giunta si sono seduti l'assessore comunale alla Mobilità e ai trasporti Claudio Cicero, il segretario generale del comitato Bruno Bottiglieri, l’on. Luigi Ramponi portavoce a Roma delle istanze del comitato, rappresentanti di enti e amministrazioni padovane e veneziane, e due esponenti di Assindustria vicentina: Rodolfo Mariotto, delegato alle infrastrutture, e Livio Ruaro, responsabile del settore economico. La riunione è servita a fare il punto della situazione sul progetto della tratta Verona-Padova, che secondo l’ultima versione resa nota da Cicero a fine gennaio dovrebbe seguire il tracciato della linea storica, evitando così di ricercare altre ipotesi come l’affiancamento all’autostrada o il passaggio a sud dei Berici. In particolare, questa versione dovrebbe garantire la fermata in stazione a Vicenza: l’obiettivo che si erano prefissate in particolare le categorie economiche beriche, per non restare escluse da una delle più grandi direttrice europee del trasporto merci su rotaia. Speranze e certezze a questo punto sono affidate al Cipe, il comitato interministeriale. L’obiettivo del comitato è che l’appuntamento con il Cipe venga programmato entro marzo, prima delle elezioni. In quell’occasione si dovrà mettere una volta per tutte la firma sul progetto definitivo, mettendo fine a voci e polemiche. E soprattutto verranno scritte nero su bianco le cifre necessarie per la realizzazione di una delle tratte più complesse della linea Torino-Trieste. Ed è proprio nel complicato gioco delle cifre che emergono due novità nell’aria da qualche tempo, ma confermate ieri dall’on. Ramponi, che ha riferito dei colloqui avuti a Roma con i vertici di Rfi, la società che gestisce le infrastrutture ferroviarie. Il primo passaggio è la cosiddetta “fasizzazione” del cantiere, come la chiama l’assessore Cicero: nella prima tranche verrà realizzata una galleria fra il casello di Montecchio Maggiore e Ponte Alto, per attraversare Altavilla. Alle spalle della Fiera i treni riemergeranno, proseguendo lungo la linea storica fino alla stazione e da qui a Grisignano, dove riprenderà il raddoppio dei binari. Il tunnel per i treni sotto Vicenza verrà costruito solo in una seconda fase, di cui oggi non sono prevedibili i tempi e le modalità. Il costo stimato per la realizzazione della tratta Verona-Padova è di 3.150 milioni di euro. All’interno di questo budget, spiegano Cicero e l’on. Ramponi, ci sono anche 115 milioni per contribuire alla viabilità di scambio da e per la stazione. Tradotto: sono il parcheggio e il tunnel per le auto da S. Lazzaro allo stadio, via stazione. Un’opera che Cicero punta a costruire con la formula del project financing: degli oltre 180 milioni necessari, una parte sarà a carico di un investitore privato che si rivarrà con il pedaggio e una parte sarà pubblica. Il problema era trovare la fetta pubblica: se il Cipe darà il suo benestare, l’Alta Velocità è la soluzione. Cicero si mostra galvanizzato: «Dopo l’accordo con Rfi bisognerà fare una gara europea, ma potremmo essere in grado di partire nel giro di sei mesi con il tunnel per le auto». Il suo sogno sarebbe di veder partire le ruspe fra 2006 e 2007, l’anno che nella migliore delle ipotesi dovrebbe lanciare anche il cantiere per la prima fase dell’Alta velocità. «Ci vorranno 55 mesi di lavori - annota l’assessore -. Poco, se pensiamo che ne sono stati spesi 84 in discussioni, dal 1999 ad oggi». «La vera svolta nel progetto è stata l’adesione a 360 gradi delle categorie economiche - commenta Mariotto -. Tutte hanno espresso la loro approvazione per un progetto che eviterà di consumare territorio».
Consiglio comunale. Lunghe ore di dibattito sugli spazi di sosta dei nomadi, poi salta il numero legale Zingari, no campo unico E scoppia il caso Cricoli La maggioranza ha votato per sgomberare e chiudere l’area di Antonio Trentin Come andrà a finire già si sa, ma a notte fonda è mancato il numero legale per arrivare al voto finale. Il Comune mette anche per il futuro a disposizione degli “zingari stanziali” vicentini (33 famiglie e circa 140 persone) i due campi-nomadi ormai storici, quelli in viale Diaz e in viale Cricoli, che rimangono manifestamente e dichiaratamente irregolari per questioni di urbanistica e di logistica. Ma non prevede di procedere a una soluzione del problema legale entro breve termine. Le aree quelle sono e quelle resteranno per un bel po’, senza nessuna previsione neanche teorica di un nuovo campo unico. E intanto si procederà, finalmente, alla loro regolamentazione aggiornata, con un giro di vite nel rapporto amministrativo (presenze, utenze, cauzioni, risarcimenti, multe e obblighi vari) con le famiglie sinti e rom che ci vivono. A meno che nel frattempo non diventi realtà quello che - ieri sera in sala Bernarda - è apparso un caso di corto circuito politico-amministrativo. Il centrodestra, Udc esclusa, ha appoggiato in pieno una richiesta della Lega Nord, partito che punta alla cancellazione delle leggi riguardanti i nomadi, e pur accingendosi ad approvare il regolamento ha anche votato una “soluzione finale” proprio per il campo più malmesso. Per quello di Cricoli, infatti, sono stati indicati “sgombero e chiusura definitiva”, senza indicare un sito dove far eventualmente trasferire le carovane. Con il che lasciando ipotizzare un ritorno della “trea a mulinello” da una periferia a un’altra, da Vicenza ai Comuni vicini, per una quindicina di carovane. È questo il riassunto di una serata consiliare diventata nottata tra un centinaio di interventi e una raffica di votazioni su un regolamento che un anno e mezzo fa aveva avuto il “timbro” della maggioranza, ma che poi non è più risultato gradito. Il testo - portato in discussione già la settimana scorsa dal leghista Davide Piazza - era nel mirino per una serie di aggiustamenti tecnici e per un ritocco sostanziale: quello sul "no" al nuovo impianto unico che piacerebbe all'assessore, che in passato è stato ipotizzato a ovest e poi a est in strada Carpaneda e in via Zamenhof, che il centrodestra ha stabilito di rimandare ad altre stagioni amministrative. E l'impallinamento è riuscito, come annunciato e previsto: ogni idea di provvisorietà in viale Diaz e viale Cricoli è stata cancellata (salvo lo "sgombero" auspicato nell'ordine del giorno prima raccontato...) e ogni idea di nuovi impianti è stata esclusa da un emendamento presentato dal forzista Gianfranco Dori per conto di FI-An-Ln-Udc. La battaglia ideologica era già stata fatta, precedentemente, su un pacchetto di documenti per i quali è stata a lungo mattatrice Franca Equizi. La leghista espulsa dal suo partito e dal gruppo comunale ha mandato avanti una sequenza di polemiche impostate proprio sul suo pessimo rapporto con la dirigenza nordista, e con Piazza in particolare, rivendicando una propria purezza di linea (dura naturalmente) a colpi di proposte collaterali al regolamento. Un gran punto l'ha messo a segno proprio all'inizio della lunga disputa: il centrodestra quasi compatto le ha approvato un ordine del giorno che impegna il sindaco a premere per l'abrogazione della legge che finanzia le iniziative per l'integrazione degli zingari. Un'iniziativa che a Venezia è stata avviata dal gruppo Lega Nord in consiglio regionale. Le hanno detto "sì" in quindici, ma qualcuno si è accorto di non essere propriamente d'accordo e ha dichiarato di essersi "un po' confuso". Ma poi all'Equizi è stata data meno soddisfazione: approvata la richiesta che il Comune non paghi bollette delle famiglie dei campi, ma bocciate asprezze come la proposta di espulsione dai campi di tutti i congiunti di chi finisce coinvolto in casi giudiziari o il divieto di spendere per l'inserimento scolastico dei bambini zingari e per l'inserimento lavorativo degli adulti. In parallelo il centrodestra ha bocciato anche le proposte dell'opposizione più caratterizzate da finalità di integrazione sociale o di approfondimento culturale. Poi, come detto, è mancato il numero legale: tutto ora slitta a martedì.
Il provvedimento era pronto e approvato da assessori e commissioni
fino dall’estate 2004, ma a causa di contrasti non era mai arrivato alla prova in aula di Antonio Trentin
Stasera - anzi stanotte, forse, perché ci vorranno ancora ore di dibattito e votazioni, dopo le ore dedicate al tema otto giorni fa - il consiglio comunale sfornerà (salvo sorprese dell’ultima ora), il nuovo e contrastato regolamento per la gestione dei campi-nomadi della città. Un provvedimento atteso da tempo, che era già pronto e approvato da assessori e commissioni nell’estate del 2004, che ci ha messo un anno e mezzo ad approdare alla discussione e al voto consiliare, e che è finalmente arrivato in sala Bernarda nel momento meno facile. A neanche due mesi dalle elezioni politiche, cioè nel momento migliore per finire impallinato su un punto delicato e sostanziale.
Infatti si parla e si scrive di “campi nomadi”, al plurale, perché la realtà odierna è questa e perché il centrodestra provvederà a cancellare dalla formulazione firmata dall’assessore leghista ogni riferimento alla provvisorietà dei recinti di viale Diaz e viale Cricoli. Era questa la premessa logica e amministrativa per ogni iniziativa comunale su un futuro campo unico, finanziato dalla Regione, meglio attrezzato e più dignitoso. Per l’oggi e per un indeterminato futuro, invece, le aree di sosta degli zingari stanziali di Vicenza restano quelle che sono. E che tutti riconoscono fuori norma, malposizionate e malmesse.
Una sconfitta politica, questa del “no” a un nuovo grande campo in periferia, che l’assessore Davide Piazza subisce ad opera della sua maggioranza. E che accetta pur di portare a casa il risultato complessivo del regolamento: «Ma quei campi restano quello che sono e che non potevo evitare di indicare: irregolari dal punto di vista urbanistico oltre che non in linea con le prescrizioni di legge. Sono in zone sottoposte a vincolo fluviale e viario. Sono sovraffollati. Sono in condizioni deplorevoli, e ci vivono 54 minori che vanno aiutati e tutelati. Speriamo che il nuovo regolamento obblighi chi li frequenta a comportarsi più civilmente: è soprattutto questo che il Comune vuole».
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