A Vicenza i carabinieri europei
La "Chinotto" ospiterà da gennaio il quartier generale della gendarmeria
di Diego Neri
A Vicenza una nuova forza di polizia dell’Ue. La firma fra i ministri di cinque stati è in programma oggi in Olanda, durante il vertice fra i ministri della difesa di Italia, Francia, Portogallo, Olanda e Spagna. Nascerà in gennaio la “Gendarmeria europea”, un corpo destinato ad agire nelle missioni di pace per conto dei 25 Paesi dell’Unione e avrà sede nell’attuale caserma “Chinotto”, dove fino al 31 dicembre continueranno i corsi della Scuola allievi brigadieri dei carabinieri. Nelle scorse settimane era arrivato in visita segreta in città il comandante generale dell’Arma Luciano Gottardo a visitare la struttura di via Medici, ed in questi giorni è stata la volta del generale di divisione Pietro Pistolese, che a scanso di cambi di programma guiderà il Centro di eccellenza della nuova sede a partire da gennaio: entrambi hanno dato il loro ok per la “Chinotto”, già indicata in maggio dal ministro Franco Frattini a Washington come possibile centro di formazione per i militari da addestrare prima delle missioni
L’idea di Vicenza pertanto era stata analizzata a lungo negli ultimi mesi. Per questo si è già organizzato lo spostamento della Scuola (che oggi ospita centinaia di allievi da tutta Italia, e prepara i partenti per l’Iraq con un mese di amalgama) suddividendola in altri centri italiani, in particolare Reggio Calabria. Inizialmente era stata ventilata l’idea di far diventare la “Chinotto” un centro di addestramento Onu, ma da giugno è prevalsa l’idea di una scuola europea.
Con una firma che verrà apposta a margine di una riunione informale dei ministri della difesa dell’Ue a Noordwijk, in Olanda, nascerà perciò oggi un nuovo corpo: la «Gendarmeria europea», una forza di polizia militare creata prendendo a modello i Carabinieri e i “gendarmes” francesi.
Scopo della nuova forza - il cui Stato maggiore, avrà appunto sede in città - è quello di intervenire nell’ambito di future missioni di pace dell’Ue per svolgere compiti di polizia che i semplici militari, senza specifica preparazione, non sono in grado di assolvere. Si pensa ai Balcani, ma la presidenza di turno, affidata all’Olanda, parla apertamente di situazioni di crisi «comparabili» a quella irachena (per ora comunque si esclude un impiego della Gendarmeria in Iraq). Gli uomini saranno forniti dagli unici cinque Paesi dell’Ue che hanno una qualche forma di polizia militarizzata: oltre a Italia e Francia, anche Spagna, Olanda e Portogallo. E proprio i ministri della difesa di questi Paesi, per l’Italia il ministro Antonio Martino, firmeranno la «dichiarazione di intenti» che darà vita alla Gendarmeria europea, forte di 800-900 uomini pronti con un preavviso di un mese con una riserva di altri 2.300 militari. Il Corpo, ha affermato il ministro della Difesa olandese, Henk Kamp, sarà pronto per l’anno prossimo ma già entro dicembre dovrebbe essere creato lo stato maggiore nel capoluogo veneto: non si tratterà di una caserma ma di un quartier generale da cui sarà guidata la mobilitazione delle forze di stanza nei rispettivi Paesi.
Se la sede vicentina sarà guidata dal generale di divisione Pistolese, già impegnato a Genova per il G8 e attuale comandante regionale dei carabinieri della Liguria, stanno per arrivare in città i suoi collaboratori. L’ultimo, in ordine di annuncio, è il tenente colonnello Giovanni Pietro Barbano, già comandante provinciale dell’Arma di Bergamo, che lavorerà nel Coespu, “Centro di eccellenza per Stability police Units”, la struttura operativa della Gendarmeria.
Da oggi a fine dicembre la "Chinotto" continuerà ad ospitare i corsi, ma nel contempo saranno compiuti tutti i lavori per dare il via a gennaio al centro di addestramento. Da quanto si è appreso in Olanda, l’intenzione è quella di formare periodicamente alcune centinaia di militari a Vicenza. La città, quindi, oltre alla caserma Ederle ospiterà anche i militari portoghesi, francesi, olandesi e spagnoli con i loro colleghi provenienti da tutta Italia. Lo scopo è quello di creare forze fresche per far fronte ai conflitti internazionali, al termine dei quali è necessario disporre di polizia preparata a lavorare in contesti quanto mai complessi e pericolosi.
Precari, è rabbia per i sorpassi
Cento firme per una lettera a Venezia «Premiato chi non ha mai insegnato»
di Anna Madron
Hanno firmato senza battere ciglio e nel giro di qualche ora i nomi in calce al documento erano già più di cento. Questo il risultato ottenuto dagli insegnanti precari che l’altro giorno, davanti alla media Barolini, dove erano in corso le nomine dei supplenti nelle scuole elementari, hanno sottoposto ai colleghi un documento che esprime il disagio e i tanti interrogativi di una categoria in cerca di risposte.
Il documento, firmato anche da precari con oltre dieci anni di anzianità, è stato poi inviato in Regione, ai sindacati e al Miur, con l’intento di tenere alta l'attenzione su quello che è diventato un caso senza precedenti. «Apparteniamo ad una categoria - si legge nel documento - che si porta appresso alcuni luoghi comuni riferiti alla scuola di trent'anni fa, tra cui tre mesi estivi di ferie e una giornata lavorativa di quattro ore» . In realtà, «dopo le ore in aula con i bambini - prosegue la presa di posizione - ci sono i corsi di aggiornamento, le riunioni settimanali, nonché, a casa, la preparazione delle lezioni, la correzione di compiti e verifiche, la compilazione dei documenti, oneri che occupano le nostre sere e spesso le nostre domeniche».
«A tutti gli effetti siamo insegnanti, ma la nostra è la categoria dei precari, persone che insegnano anche da dieci o vent’anni, con un’età che va dai trenta ai cinquanta e che ogni anno vengono licenziate fino a successiva ed eventuale assunzione, sempre a tempo determinato. In quale altro impiego lo stesso datore di lavoro licenzia e riassume la stessa persona ogni anno, lasciandola con un inquadramento economico a livello zero?».
A fronte poi dell’annunciata entrata in ruolo, quest’anno, di 15 mila lavoratori della scuola, tra cui 12500 docenti e 2500 Ata, i precari precisano che «per quanto riguarda Vicenza i posti disponibili nella scuola elementare sono 124 di cui 62 attinti dalla graduatoria regionale e assegnati ad insegnanti del Veneto e di altre regioni e altri 62 attinti dalla graduatoria provinciale, suddivisa in II e III fascia. Ma a chi sono stati assegnati i 62 posti della graduatoria provinciale, sempre per rimanere nell'ambito dei supplenti che prestano servizio a Vicenza?».
La risposta, spiegano, è nei dati delle convocazioni emanati dal Csa: «12 aspiranti inseriti in seconda fascia, di cui 8 da giugno 2004 e i rimanenti dal 2002/3; 28 aspiranti inseriti in una graduatoria a parte, in base alla legge 69/99 (invalido civile, invalido per servizio, orfano o vedova di guerra, per servizio e per lavoro). Nel rispetto di tali situazioni, tutelate dalla legge, va però detto che alcuni riservisti si sono inseriti nella graduatoria a giugno e alla voce “servizio precedente” hanno punteggio pari a zero o equivalente a due anni».
Di qui il malumore di quanti lavorano da anni nella scuola e si chiedono «quale esperienza e professionalità abbiano maturato queste persone che hanno ottenuto il posto di ruolo, a fronte di insegnanti che se lo sono visto sottrarre pur avendo 180 punti di servizio. Ci chiediamo anche perché non abbiano mai lavorato come supplenti e arriviamo alla conclusione che questi non sono da considerare colleghi precari». Infine gli aspiranti provenienti dalla terza fascia: 25 tra precari storici e pluriabilitati con più di 200 punti dati dal servizio prestato. A questo punto i supplenti della terza fascia si chiedono se per loro il posto a tempo indeterminato sia solo una questione di tempo. E la risposta è tutt’altro che incoraggiante. «Non è detto infatti che ci saranno nuove immissioni in ruolo. Oltretutto con la riforma si prevede una riduzione d’organico di 200 mila posti e i precari sono 210.000. Se, inoltre, a maggio 2005 riapriranno le graduatorie, avremo nuovi aspiranti in seconda fascia provenienti solo da altre province. Infine ci saranno altri riservisti che, per legge, avranno precedenza su di noi».