Hüllweck parla con gli americani: «Sono pronti a modificare il progetto»
di G. M. Mancassola
Sale la tensione in vista dell’adunata anti-Dal Molin programmata per il prossimo 2 dicembre a Vicenza. Mentre fioccano le adesioni dai partiti della sinistra radicale, e mentre l’ala moderata dell’Unione discute sul da farsi, la Giunta ha iniziato a mettere le mani avanti. Nella riunione di mercoledì pomeriggio è stato posto il problema della sicurezza per la città. Come spiega il vicesindaco e assessore alla Pubblica sicurezza Valerio Sorrentino, il Comune chiederà a questura e prefettura particolari protezioni per difendere la zona monumentale del centro storico. La paura è che la manifestazione possa degenerare in disordini e vandalismi.
I timori. «Abbiamo richiesto la massima attenzione per i punti sensibili cittadini - spiega Sorrentino - desta preoccupazione soprattutto il fatto che hanno preso le distanze e non parteciperanno al corteo forze moderate come i Democratici di sinistra».
La richiesta è di creare una zona rossa, interdetta ai manifestanti, corrispondente al centro storico, per evitare danni ai gioielli protetti dall’Unesco. Proprio come a Genova in occasione del G8 del 2001. Ed è allo spauracchio di Genova che si riferisce anche Francesco Rucco, consigliere comunale di Alleanza nazionale, primo firmatario di un’interrogazione discussa ieri in consiglio comunale: «Bisogna evitare rischi da G8», afferma.
«Viste le crescenti tensioni legate al nuovo insediamento americano e tenuto conto dei precedenti che hanno visto manifestazioni simili sfociare in atti di vandalismo e violenza - spiega Rucco, che ha firmato il documento con i colleghi Luca Milani e Livia Coppola - ci chiediamo se non sia il caso di chiedere formalmente a prefetto e questore di vietare la manifestazioni per ragioni di ordine pubblico, oppure di chiedere di non autorizzare il corteo a passare per le vie del centro storico».
La difesa. Di tutt’altra idea è Ezio Lovato, segretario vicentino di Rifondazione comunista, che nel dare la propria adesione alla manifestazione, afferma: «Crediamo che coloro che stanno tentando di creare in questi giorni un clima di tensione o peggio di terrore attorno a questa manifestazione stiano agendo in totale malafede. Siamo sicuri che vi sarà una grande e pacifica manifestazione come lo è stata quella organizzata in contemporanea al consiglio comunale di Vicenza svoltasi poche settimane fa».
«Di fronte al fatto che Vicenza possa diventare base e complice di guerre, ci fanno semplicemente sorridere le dichiarazioni sui possibili pericoli, paventati da più parti, che la città correrebbe il prossimo 2 dicembre. No, non ci stiamo ad equiparare la possibilità che venga fatta qualche scritta su un muro ai possibili danni che un'altra base Usa potrebbe produrre per la nostra comunità».
La visita. Nel frattempo, c’è fermento alla caserma Ederle, dove lunedì è atteso l’arrivo del segretario all’Esercito Usa Francis J. Harvey. Una visita altolocata, che potrebbe dare nuove indicazioni sulla vicenda.
Il progetto. Proprio gli americani, in questi giorni, hanno lanciato al sindaco Enrico Hüllweck segnali chiari: il progetto non è blindato, ma può essere modificato. Nei prossimi giorni dovrebbe quindi tenersi un tavolo tecnico di confronto fra progettisti dei vertici Setaf e amministrazione comunale.
«Forse non è gran cosa - spiega Hüllweck - ma nel corso di un colloquio informale, gli americani mi hanno dato la loro disponibilità a rivedere il progetto per cercare di attutire l’impatto sulla viabilità. In attesa che vengano realizzate nuove strade e opere infrastrutturali, il sistema di ingressi e uscite, almeno temporaneamente, potrebbe essere spostato più a sudest. È solo un’ipotesi, ma dimostra la disponibilità degli americani».
Il sindaco concede infine una battuta sul voto del consiglio comunale di Caldogno: «Un voto contrario, si sapeva già alla vigilia. L’unica novità, forse, è il linguaggio molto morbido usato per esprimere questo No».