«Viale Milano, i dati lo confermano Non è un caso da ordine pubblico»
Il questore: i residenti hanno ragione a chiedere aiuto. Ma servono idee
Le statistiche illustrate lo confermano. Il mese e mezzo di controlli quotidiani, dalle 7 all’una di notte con personale stabilmente in zona, ha permesso di comprenderlo a fondo. Il degrado di cui soffre il quartiere di viale Milano, e di cui i residenti si lamentano da anni, non è un problema di ordine pubblico, e non si può risolvere impiegando ingenti forze in pianta stabile.
I dati li hanno forniti ieri mattina le stesse forze dell’ordine che, da metà ottobre alla fine di novembre, avevano dato vita ai controlli sperimentali: il questore Dario Rotondi per la polizia, il capitano Roberto Lerario dei carabinieri, il capitano Roberto Atzori della finanza e il comandante della polizia locale Cristiano Rosini.
Nel mese e mezzo di controlli, le forze dell’ordine hanno identificato 645 persone. Si tratta di soggetti sospetti, non certo di nonni col bastone o mamme in carrozzina. Dei fermati, il 90 per cento erano stranieri; 87 su cento erano in regola e 30 avevano precedenti di polizia. «Si tratta di un dato fin troppo positivo, visto le persone che cercavamo e il fatto che molti erano noti solo per violazioni alla legge sull’immigrazione», ha chiosato il questore. Fra l’altro, solo 5 sono stati arrestati, perché la metà dei clandestini non era espellibile per vari motivi.
Fra gli immigrati, il 93 per cento non vivono nel quartiere; fra gli stranieri residenti (un terzo dei 1400 che vivono fra viale Milano, via Torino, via Firenze, Genova e Napoli) la percentuale di pregiudicati (9) è identica a quella degli italiani.
Altri dati: sono state denunciate 18 persone, sono stati controllati un’ottantina fra negozi, bar e call center con 6 multe elevate. Altre sanzioni, per il codice della strada, sono state quasi 300. Di reati, durante il periodo dei controlli, ne sono stati commessi pochissimi.
Da questi numeri le forze dell’ordine hanno ricavato una serie di elementi. In primo luogo che in zona convergono stranieri da città e provincia per l’alta concentrazione di call center e negozi etnici; in secondo luogo che il problema riguarda non i residenti stranieri, ma chi arriva da fuori. «I controlli sono stati massicci, i numeri danno verosimilmente un quadro attendibile - ha detto Rotondi -. Viale Milano è diventato un luogo di aggregazione, è evidente. Per questo, gli italiani che abitano lì il problema lo avvertono ed è giusto che chiedano aiuto. Ubriachezza molesta, prostituzione o spaccio lì ci sono».
Un problema più che altro di convivenza, di stili di vita, di educazione (o meglio maleducazione). Ma vale la pena utilizzare dieci uomini in divisa al giorno per una questione del genere? E non è una questione che vivono altri quartieri, altri Comuni della provincia?
Per questo le stesse forze dell’ordine sottolineano che, se viale Milano non è certo via Anelli, bisogna comunque evitare che diventi un ghetto. E poiché non è possibile far trasferire d’ufficio negozi o bar, è necessario creare nuovi poli di aggregazione altrove. «Con il servizio permanente abbiamo certo allontanato dal quartiere i malviventi ed abbiamo favorito, in qualche modo, l’integrazione. Ma non basta. Sicuramente - commenta Rotondi - è difficile pensare che polizia, carabinieri, vigili e finanza siano sempre presenti in massa. Ma servizi ne faremo ancora, dobbiamo studiare come. La sperimentazione è servita per farci capire che gli stranieri che abitano lì sono tanti, ma non sono delinquenti. I fastidi li danno gli altri. Non si può fare solo prevenzione, perché l’eccesso di prevenzione limita le libertà e noi dobbiamo dedicare forze anche alla repressione dei reati».
Un concetto fatto proprio anche dai carabinieri: i servizi non hanno infatti evidenziato emergenze criminali particolari nel quartiere.
E ora verifiche fiscali
Affitti nel mirino. I vigili annunciano altre pattuglie
Non solo pattugliamento continuo ed identificazione di chi passa per strada o si ferma nei bar. La guardia di finanza ha annunciato ieri di aver avviato un’attività di verifica su vasta scala nel quartiere di viale Milano che riguarda controlli fiscali. In particolare, nel mirino vi saranno i contratti di affitto per capire se siano in regola o se vi siano dei casi di subaffitto o di mancato pagamento delle tasse. L’obiettivo, fra l’altro, è il recupero delle imposte di registro non versate.
I vigili urbani invece torneranno in massa nel quartiere a partire dai primi mesi del 2007. Il comando è in attesa del finanziamento regionale stanziato in base al progetto di sicurezza per viale Milano predisposto dai funzionari. Di fatto, la Regione dovrebbe stanziare l’importo per pagare 2 mila ore di straordinario agli agenti per compiere servizi di pattugliamento nel quartiere; calcolando un paio di persone e sei ore per turno, dovrebbe coprire quasi sei mesi di controlli aggiuntivi.
In base a quanto spiegato ieri, i fondi dovrebbero arrivare nei primi mesi dell’anno prossimo e il servizio partire subito dopo.
Il questore e i carabinieri ieri non hanno escluso nuovi controlli, anzi; l’idea è però quella di compierli in maniera diversa e comunque non sistematica rispetto a quanto avvenuto durante la sperimentazione.