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18 AGOSTO 2005 dal Giornale di Vicenza
Antenne in via Fusinieri Adesso spunta l’ipotesi di servirsi delle rotatorie
Vertice nell’assessorato all’urbanistica Le antenne non piacciono? E le mettiamo dentro le rotatorie. L’idea è emersa, fra un ragionamento e l’altro, ieri mattina nell’ufficio dell’assessore all’urbanistica Marco Zocca, alle prese con una riunione non calendarizzata per discutere sul futuro di alcuni ripetitori per telefonia mobile che stanno agitando la zona di S. Andrea. Intorno all’area di viale Quadri, infatti, hanno messo gli occhi due gestori, che hanno però zone diverse da coprire. Il primo impianto, installato provvisoriamente nelle vicinanze di Aim trasporti, in attesa di un’eventuale intesa con l’azienda (intesa che ancora non c’è) per essere trasferito dentro l’area pubblica di via Fusinieri, è già stato oggetto di un intervento del difensore civico Massimo Pecori, cui è stata inviata nei giorni scorsi una petizione. Ma c’è anche un altro gestore che punta a installare un’altra antenna, la quale dovrebbe servire la zona sull’altro lato di viale Quadri, come spiega l’assessore Zocca, che ieri ha incontrato il consulente del Comune Giuseppe Petrella e il presidente della circoscrizione 4 Mauro Marchetti. La seconda antenna, in altre parole, si avvicinerebbe troppo a una zona densamente urbanizzata dove si trovano anche alcune scuole. È per questo che si stanno approfondendo due possibili soluzioni: la prima è di valutare un’area verde di proprietà privata, di dimensioni tali da non dar pensiero a chi vive nelle vicinanze; la seconda è di valutare la possibilità di sfruttare una delle rotatorie della zona, installandovi al centro l’antenna. «È da circa un anno che il gestore attende una decisione - conclude l’assessore -. Al mio arrivo ho trovato numerose lettere di sollecito. Forse ora la situazione potrebbe sbloccarsi».
Schio/1. Le due stazioni radiobase sorgeranno una a Santa Croce l’altra al Caile Antenne, vince Vodafone Il Tar ha respinto il ricorso contro due impianti di Mauro Sartori Il Tar del Veneto dà ragione alla Vodafone Omnitel nell’interpretazione delle normative vigenti in materia di installazioni e così il Comune decide di battere in ritirata, almeno per il momento. La controversa vicenda legale che vede di fronte l’Amministrazione comunale scledense da una parte e il gestore di telefonia mobile dall’altra, riguarda l’installazione di due stazioni radiobase in via Ca’ Bottara, quartiere di S. Croce e in via Dei Grigi, quartiere del Caile. Le domande erano state bloccate a palazzo Garbin perché le antenne sarebbero sorte nelle vicinanze di edifici e luoghi pubblici considerati “sensibili”. Il regolamento edilizio comunale, modificato nel 2001 anche a fronte degli stimoli provenienti da numerosi comitati cittadini sorti per osteggiare le antenne, prevede che le stazioni si trovino ad almeno 150 metri in linea d’aria da scuole, centri sociali o assistenziali, chiese, musei, palestre o altri luoghi pubblici di ritrovo. A Santa Croce si sarebbe trovata sulla rotta della scuola materna dei Nani mentre al Caile sarebbe stata troppo vicina ad un parco, da realizzare nel contesto di una lottizzazione. La Vodafone si è opposta all’interpretazione regolamentare ricorrendo al Tar. E il Tribunale Amministrativo Regionale ha ritenuto fondati i ricorsi del gestore in quanto l’articolo che regolamenta gli impianti sarebbe «illegittimo nella misura in cui risulta finalizzato a disciplinare l’uso del territorio sotto un profilo non strettamente urbanistico, bensì sanitario». A questo punto l’ufficio legale comunale ha deciso di deporre momentaneamente le armi rinunciando a proporre l’appello al Consiglio di Stato. Secondo gli avvocati scledensi «non sussistono i presupposti per impugnare le due sentenze, in quanto sul punto dei siti sensibili la giurisprudenza del Tar e del Consiglio di Stato è unanime nell’attribuire la competenza normativa allo Stato». Nella sostanza, il regolamento comunale non può, in questi casi, scavalcare quanto stabilito dalla normativa, rappresentata dal "decreto Gasparri". Pertanto gli amministratori locali si troverebbero con le mani legate, nonostante i loro articoli regolamentari propongano tutele maggiori nei confronti dei cittadini. La Vodafone vince una battaglia ma non la guerra. Si tratta infatti di una presa d’atto che se da una parte concede il via libera all’installazione dei due ripetitori, i quali vanno ad aggiungersi ai quattordici attivati prima dell’approvazione delle modifiche al regolamento edilizio, dall’altra non vanifica i contenuti dello stesso in materia di limitazioni a salvaguardia della salute pubblica, indipendentemente dall’esito del dibattito sull’effettiva dannosità delle onde elettromagnetiche, in atto da anni senza conclusioni esaustive. E lascia spazio a nuove bocciature in caso di richieste non conformi.
Malga Zonta, luogo simbolo di guerra e oggi montagna di pace e di memoria A Passo Coe il ricordo dell’eccidio nazista del ’44 con riflessioni sull’attualità «Non è il caso di fare ogni anno l’autopsia al fatto d’arme di Malga Zonta...»: la frase è del sindaco di Folgaria, Alessandro Olivi, detta la mattina di Ferragosto sul luogo dell’eccidio che nel 1944 stroncò quattordici partigiani e tre malgari, sorpresi con loro dai tedeschi in rastrellamento. Ed è una frase buona anche per le commemorazioni a venire: perché gli accertamenti sul dettaglio e i protagonisti di quelle tragiche ore del 12 agosto di sessantuno anni fa sono stati fatti e consegnati agli archivi; perché se dispute ci sono e ci saranno, non appartengono più alla storia, ma alle beghe del presente; e perché dalle riflessioni sulla drammatica fucilazione tra i prati delle Coe - a scavalco tra le province vicentina e trentina - va distillato quanto può davvero servire oggi. Cioè il monito contro i rischi patiti dalla democrazia, l’opzione per la pace contro le guerre, il rifiuto del revisionismo storico che prova a mistificare la realtà e a frullare tutto in un indistinto omogeneizzato di situazioni e ruoli. È di tutto questo che hanno parlato gli oratori succedutisi lunedì a Malga Zonta: prima del sindaco folgaretano, il suo predecessore in Comune e presidente del Comitato per le onoranze Alberto Rella; e subito dopo Giuseppe Berlato Sella, consigliere regionale ed ex-sindaco del Comune di Schio che con Folgaria - e con le associazioni partigiane Anpi e Avl e gli alpini dell’Ana - organizza l’annuale appuntamento commemorativo. E poi anche l’ospite illustre della mattinata, Savino Pezzotta segretario generale della Cisl. Secondo Rella oggi «è in corso una involuzione civile e culturale molto pericolosa anche nel nostro paese», dove sono visibili «sintomi di un pericoloso declino civile». Iniziative come quelle di Malga Zonta servono ad «esprimere il nostro riconoscente ricordo unitamente all’impegno di proseguire nella difesa di quei valori». E secondo Berlato Sella il ritrovarsi in un luogo di dolore e di memorie, ma anche di radici della democrazia succeduta al fascismo, vale «come testimonianza di valori che devono ispirare l’azione pubblica». Malga Zonta è un «luogo simbolo non solo per la Resistenza - ha detto ancora Rella - ma per un’intera millenaria storia di confine e di scontro: qui, sul confine storico, nel maggio 1915 venne sparato il primo colpo di cannone della prima guerra mondiale; qui, nella seconda guerra mondiale, correva il confine dell’Alpenvorland, territorio annesso al Reich e lungo queste valli i nazisti tentavano di crearsi la via di fuga per organizzare il contrattacco nazista. Qui, nei primi anni ’60, venne realizzata la base missilistica Nato le cui ogive erano puntate in direzione di Praga. Tre guerre quindi: la prima, la seconda e quella fredda. Ma oggi questa è montagna di pace». «Antifascismo non può essere oggi una brutta parola: dobbiamo continuare a dirla, perché resta uno dei fondamenti della nostra democrazia»: così Pezzotta in apertura del suo intervento, molto dedicato al ricordo dei morti del ’44, ma molto di più concentrato sulla necessità che la conoscenza di quei fatti - e di tutto il significato dell’opposizione ai nazisti e ai fascisti - passi nelle nuove generazioni. Anche per fermare l’insistente ritorno delle polemiche post-fasciste sui fatti storici del 1943-1945 e dei tentativi di revisione culturale della realtà di allora: «Ricordiamo i giovani morti per ideali che nella loro breve vita non avevano neanche conosciuto. Ricordiamoli in un tempo che cerca di rimuovere il passato e vorrebbe condannare i giovani al presente. La pacificazione che qualcuno continua a chiedere? Non c’è bisogno di chiedere oggi la pacificazione: l’ha già fatta la nostra Costituzione» dando la democrazia e i diritti politici anche a chi li negava agli avversari. E conoscere i valori della Resistenza, ha concluso il leader della Cisl, aiuta oggi a resistere contro i mali dell’ingiustizia e della prevaricazione: «La democrazia ha bisogno di cittadini che partecipano, non di persone che assistono e magari fanno, al massimo, un po’ di tifo». Contestazione. Piccola e da sinistra, ma contestazione. A Malga Zonta, lunedì, è toccato agli "antagonisti" del Campeggio antimperialista farla, mentre tacevano le dispute dal versante opposto, quelle che negli anni scorsi - e ciclicamente a più riprese nel dopoguerra - hanno alimentato le polemiche sulle presenze resistenziali e le presenze casuali tra i morti dell’eccidio, sui risvolti demagogici dell’epica partigiana, sulla reale identità dei fotografati nelle immagini drammatiche riprodotte sulla lapide con i nomi dei caduti. Mentre il sole ferragostano - più caldo e convinto in montagna che in pianura - asciugava le tende del Campeggio infradiciate dalla pioggia della domenica, un gruppetto di "antimperialisti" si è schierato all’attacco di Savino Pezzotta a colpi di accuse di connivenza col nemico (la Confindustria) per via della politica sindacale concertativa e del Patto per l’Italia firmato a suo tempo col governo. Avevano un contro-programma tutto loro, quelli del Campeggio, e l’hanno mandato avanti nel pomeriggio di lunedì, tra letture, discussione di libri, rappresentazioni. Resistenza e contestazione no-global, antagonismo sociale e terzomondismo sono stati i temi-clou sviluppati in un appuntamento arrivato alla quarta edizione, non molto frequentato, ma emblematicamente riallestito a pochi passi dall’ex-base americana dove erano conservate - lo si è sentito raccontare per un paio di decenni - le bombe nucleari tattiche delle truppe speciali Usa. Ma nel mirino c’era Pezzotta: «Cosa c’entri il segretario Cisl con la storia della Resistenza ci è oscuro» diceva una riga contro il leader sindacale. Ai ragazzi fermatisi ad ascoltare, dopo il volantinaggio, una spiegazione l’ha data dal palco Alberto Rella, presidente del comitato per Malga Zonta: l’antifascismo e i valori costituzionali usciti dalla Resistenza fanno parte del patrimonio del sindacato; e Pezzotta ha un doloroso legame famigliare con quegli anni, essendogli morto in campo di concentramento a 28 anni il padre, militare internato in Germania che non aveva voluto tornare in Italia per arruolarsi nell’esercito di Mussolini. |