E Abalti “ordina” a Amcps
le finestre col vetro camera
Il difensore civico interviene sul capannone di Ponte
Alto
«Moschea, il Comune indichi un sito adatto»
Controlli dell’Edilizia privata nel centro di via dei
Mille
di Gian Marco Mancassola
«La moschea? Il Comune, non aspetti, giochi d’anticipo
e indichi il luogo di preghiera più adatto per la
popolazione musulmana». Interviene anche il difensore
civico Massimo Pecori sul dibattito nato in settimana
intorno al progetto di dare vita a una nuova moschea -
o centro culturale islamico - in via Vecchia Ferriera,
nella zona di Ponte Alto. Nei giorni scorsi era
trapelata la notizia che l’ufficio tecnico comunale
aveva dato il via libera a un intervento di
manutenzione in un capannone della zona. Nelle
intenzioni dei richiedenti, però, non c’è l’obiettivo
di servirsi del capannone come magazzino, ma di
trasferirvi le attività del centro avviato in via dei
Mille, nella zona di S. Felice. In municipio,
tuttavia, l’assessore all’Edilizia privata Michele
Dalla Negra ha sollevato una serie di dubbi sulla
destinazione urbanistica dello stabile: sul Piano
regolatore è un magazzino, quindi niente moschea. Il
difensore civico analizza la questione: da un lato il
Comune fa bene a rilevare gli elementi di contrasto
con il Prg, dall’altro non può rimanere con le mani in
mano.
Piuttosto, dovrebbe aprire un dibattito per arrivare a
individuare in città l’area più idonea per ospitare la
moschea. Il modello cui si ispira Pecori - che per
inciso, alle ultime elezioni è stato candidato con
l’Udc, vale a dire l’Unione dei democratici cristiani
- è Roma: nella città eterna hanno anticipato
l’insorgere di problemi di convivenza, hanno lavorato
sulla programmazione e hanno individuato l’area
migliore per costruire la “grande moschea”.
Secondo i portavoce dell’associazione “Ettawba”, la
necessità di trasferirsi a Ponte Alto nasce dal fatto
che «in via dei Mille siamo stretti. E poi è meglio
anche per il quartiere. Centinaia di persone che si
raggruppano in un’area così stretta come in via dei
Mille è un problema. Con il centro islamico in via
Vecchia Ferriera ci guadagnerà la città».
«Dal punto di vista urbanistico - argomenta Pecori -
non c’è dubbio: la moschea in quella zona non è
compatibile. Ma è altrettanto evidente che in via dei
Mille emerge una domanda di nuovi spazi. Prima o poi
accadrà che verrà individuata un’area urbanisticamente
compatibile, ma potrebbe essere in una zona che
provoca rischi di convivenza. Si giochi d’anticipo,
allora, e si dia avvio a un dibattito, tenendo ben
presente il diritto sacrosanto, garantito dalla
Costituzione, di poter praticare il proprio culto.
L’azione più intelligente è studiare il luogo
migliore».
Pecori respinge la logica che induce a fare di tutte
le erbe un fascio e l’equivalenza
“musulmani=fondamentalisti”: «Fino a prova contraria,
chiedono di pregare. Non ci si può tirare indietro
all’infinito». Di qui l’idea: se deve essere
programmazione, si prenda il toro per le corna,
individuando l’area nel cosiddetto Pat, il piano di
assetto territoriale che rappresenta lo strumento
urbanistico della nuova legge regionale. In altri
termini: meglio prevenire, che curare.
In realtà, di fronte alla proposta di Pecori molti in
città stanno già agitando lo spettro dei problemi
sorti per la ricerca di un terreno da riservare al
campo nomadi unico: tutti lo chiedono, nessuno lo
vuole vicino a casa sua.
Nel frattempo, a proposito di incompatibilità
urbanistiche, l’assessore Dalla Negra ieri confermava
che un team di tecnici comunali ha eseguito un
sopralluogo nell’attuale centro di via dei Mille, per
capire «che tipo di attività vi vengono svolte e se
sono compatibili con la destinazione degli edifici».
Domani l’assessore esaminerà la relazione tecnica.
Sulla vicenda della moschea di via Vecchia Ferriera,
poi, Dalla Negra si limita a dire: «Stiamo a vedere
cosa succede. Io al momento non ho nulla in mano, se
non una richiesta di adeguamento di un capannone. Non
posso certo fare il processo alle intenzioni. Apprendo
che dicono di essere più furbi di noi, vedremo cosa
faranno. Una cosa è chiara: quello che è dovuto, è
dovuto. Ma quello che non è dovuto, non è dovuto».
Ci sono, anche se pochissime, le aree ancora libere
che il Piano regolatore di Vicenza destina come «zone
per attrezzature religiose» e che vengono citate nella
«variante al Piano regolatore generale per la
modificazione degli articoli 24 e 25», ovvero quelli
che riguardano le aree per attrezzature pubbliche,
varata cinque anni fa.
Ferrovieri-S. Agostino. C’è un’area da 9500 metri
quadri che si trova nella zona del nuovo quartiere di
S. Agostino. Dall’altra parte della strada, per
intendersi, rispetto al supermercato, appena
all’interno della rotatoria che si affaccia su viale
S. Agostino. In realtà il Comune ha spesso discusso di
nuove destinazioni, sempre pubbliche, da dare a questa
area, partendo dal presupposto che all’inizio era
stata pensata per dare un’altra parrocchia alla città
ma che oggi questo problema non si pone più. Di certo
nessuno ha mai parlato di destinazione da sfruttare
per far sorgere strutture destinate ad altre
religioni.
Via Palli (zona piscine). C’è un’area da oltre 13 mila
metri quadri che è stata in parte già utilizzata per
la costruzione della sala dei testimoni di Geova.
Negli anni scorsi fu presentata anche richiesta per
riclassificare la zona in residenziale, per la parte
appunto ancora non realizzata.
Riviera Berica. C’è ancora un’area che risulta
ufficialmente destinata ad attrezzature religiose: si
tratta di 2 mila metri quadri di area di proprietà
comunale presenti a Campedello, lungo la statale della
Riviera Berica.
La protesta. Provocazione di Luigi Bastianello, ex
consigliere comunale leghista: «Stanchi di lavorare
senza difese»
«Taxi, no agli extracomunitari»
In appena venti giorni, tre tassisti aggrediti da
clienti stranieri
di Silvia Maria Dubois
«Rifiutiamoci di offrire il servizio agli
extracomunitari». È la provocatoria protesta lanciata
dal tassista Luigi Bastianello, ex consigliere
comunale leghista, dopo due giorni trascorsi fra gli
uffici della polizia e il pronto soccorso e una
prognosi di sette giorni per contusioni. Bastianello è
l'ultimo dei tre tassisti vicentini aggrediti da
clienti extracomunitari in soli venti giorni. Due
hanno già sporto denuncia, uno no, un po' per la paura
di ritorsioni, un po' per una forma di pudore. Nel
frattempo, uno dei tre, l'agguerrito Bastianello, ha
deciso di rompere il silenzio e dar vita alla sua
protesta. Dopo aver raccontato i fatti, naturalmente.
«Giovedì sera, verso le 21, sono stato chiamato in via
Marco Polo da un cliente dalla chiara provenienza
dell'Europa dell’Est - racconta il tassista -; durante
il tragitto questi ha dato evidenti segni di
alterazione immotivata: voleva insegnarmi quale
percorso prendere, criticava tutto senza motivo.
All'improvviso ha voluto scendere in piazza Biade e lì
ha cominciato ad offendermi pesantemente. Non ho fatto
in tempo ad uscire dall'auto per chiedergli
spiegazioni che mi ha preso per la camicia, sputandomi
in faccia. Lì ho cercato di difendermi e reagire, ma
mi ha buttato a terra, riempiendomi di calci in testa.
Da un bar sono accorse delle persone in mio aiuto, ma
lui si era dileguato».
Bastianello racconta anche i due episodi precedenti
che hanno colpito i colleghi che ora chiedono di non
comparire sulla stampa in attesa del da farsi.
«A fine luglio un altro tassista è stato picchiato da
due donne extracomunitarie che lo avevano chiamato a
vuoto - prosegue l'ex consigliere leghista -; un altro
collega, dopo pochi giorni, ha subito un'aggressione
per mano di un energumeno straniero davanti alla
stazione. Sempre senza motivo. Sembrava ci fosse una
sfumatura di esecuzione punitiva in quel gesto, è per
questo che ora hanno tutti paura di reagire».
Per Bastianello, invece, è arrivata l'ora della
protesta. «Siamo stanchi di fare questo lavoro
completamente senza difese - spiega il tassista che,
nel frattempo, ha già parlato con l'on. Stefani il
quale ha subito avvisato il prefetto Tranfaglia -:
chiedo che la nostra cooperativa sia coinvolta a pieno
nel dibattito e chiedo che le autorità si interessino
al problema, prendendo provvedimenti anche a livello
parlamentare». Nel frattempo si propone una forte
forma di contestazione per attirare l'attenzione su
ciò che è accaduto.
«Propongo ai colleghi di rifiutare il servizio agli
extracomunitari, o perlomeno a tutti quegli stranieri
che, già in un primo momento, sembrano essere poco
affidabili o dar segni di violenza - lancia il
tassista -: questa non vuole essere una forma di
discriminazione, bensì un segnale forte del nostro
pericolo. Le aggressioni che abbiamo subito sono un
fatto gravissimo e per di più avvenuto in pieno
centro, nel salotto buono della città, ad un orario
dove tutti i cittadini avrebbero il diritto di poter
girare tranquilli».
Nei prossimi giorni Luigino Bastianello contatterà
anche il sindaco Enrico Hüllweck e la presidente della
Provincia Manuela Dal Lago.
«Arrivato a 65 anni e con 35 di esperienza sulle
spalle - conclude amareggiato - non mi era mai
capitato che un giovane mi sputasse sulla faccia e
avesse la freddezza di prendermi a calci in testa.
Questa offesa dolorosa che sento dentro da giovedì
sera non me la potrà mai togliere nessuno, purtroppo.
E credo che per i colleghi colpiti sia lo stesso».
Consigli sugli acquisti dell’assessore al direttore
Ledda per due scuole
E Abalti “ordina” a Amcps
le finestre col vetro camera
Infissi da 4 centimetri antisfondamento del costo di
180 mila euro
di Mauro Carrer
Forse non tutti sanno che l’assessore all’Istruzione
Arrigo Abalti è un esperto in finestre. Intendiamoci,
non di normali infissi, ma di serramenti con vetro
camera speciali, vetri antisfondamento, tipo quelli
delle banche. Roba di prima “classe” che costa anche
parecchio.
Quella di Abalti non è una passione amatoriale,
tutt’altro. L’assessore parla con la competenza di un
tecnico, cita a memoria benefici e prezzi dei vetri
camera, discute di spessori, sigillature, fornitura e
posa in opera.
I suoi studi sui serramenti non si fermano a livello
teorico: l’assessore ha deciso di mettere in pratica e
verificare sul campo i vetri di sicurezza - così li
chiama lui - installandoli in alcune scuole. In
particolare, a beneficiare per primi della qualità dei
nuovi infissi, nell’ambito degli interventi di
manutenzione straordinaria, sono indicate le
elementari "Rodari" e la materna di via Turra dove gli
attuali serramenti - questo è il parere di Abalti -
sono del tipo a ghigliottina (si rischia il taglio
della testa?), poco sicuri, non dotati di taglio
termico, senza vetri camera e senza vetri di
sicurezza.
In poche parole i vecchi vetri andavano sostituiti. Un
intervento che lo stesso assessore Abalti definisce
“sperimentale”, salvo augurarsi che «una volta
sperimentati i benefici derivanti dalla nuova
applicazione si potrà ipotizzarne il montaggio anche
in altri edifici scolastici».
Detto e fatto. In una lettera datata 12 luglio 2005 e
indirizzata a Gianfranco Ledda, direttore dell’Amcps,
Abalti mette nero su bianco i suoi solleciti e in ben
24 righe di “consigli per gli acquisti” loda - con la
convinzione di un piazzista di lungo corso - i
vantaggi del VELTHEC RP, finestre particolari ad
orientamento e sollevamento, ovvero «un vetro - sono
parole dell’assessore all’Istruzione - che soddisfa le
esigenze di sicurezza e di miglioramento della
vivibilità dei locali che questo assessorato si è
posto come obiettivo da raggiungere» .
«Il VELTHEC - continua l’assessore Abalti nella sua
lettera-depliant indirizzata al capo dell’Amcps Ledda
- è un pannello isolante unito al perimetro dalla
doppia sigillatura con interposta tenda alla
veneziana, realizzato con le migliori tecnologie
disponibili che rappresenta il risultato di una
esperienza ventennale di produzione. Il vetro camera
di spessore importante (cm.3,5 - 4) dovrà essere
montato ovviamente su nuovi serramenti in alluminio
anodizzato, realizzati con profili a taglio termico
adatti a sostenerne il peso».
L’assessore Abalti è un calvinista pratico: non c’è
tempo da perdere. Lo scrive a Ledda e si raccomanda:
«La fornitura e la posa dei serramenti dovrà essere
realizzata con urgenza per rendere la scuola agibile e
le opere completate entro l’inizio del prossimo anno
scolastico».
Ma il costo dell’intervento a quanto ammonta?
«La spesa - è la perentoria indicazione di Abalti -
dovrà essere contenuta entro la cifra di 180 mila
euro».
Non è dato sapere quante siano le finestre da
sostituire con i nuovi vetri camera e
“antiproiettile”, ma la cifra è comunque importante:
più o meno 360 milioni delle vecchie lire, per dirla
alla Bonolis. La lettera di Abalti a Ledda non è
passata inosservata anche per la frase finale nella
quale l’assessore all’Istruzione invita il direttore
della municipalizzata a «affrontare la questione con
la massima sollecitudine e dimostrare, anche in questa
occasione le capacità operative che l’Amcps ha sempre
dimostrato per il raggiungimento degli obiettivi posti
da questa amministrazione».
(m. c.) La questione finestre che l’assessore Abalti
“ordina” a Amcps, sempre per restare in tema di
serramenti, spalanca una ... porta a diversi
interrogativi.
Al di là dell’indubbia competenza dell’assessore
Abalti in tema di infissi, quali sono i margini di
discrezionalità (e di opportunità) per cui un
amministratore può orientare la spesa - in un settore
delicato come quello della manutenzione straordinaria
delle scuole - su un prodotto piuttosto che su un
altro?
E ancora, che senso ha il pressing nei confronti
dell’Amcps con dettagliati “consigli” di acquisto e
posa?
È normale questo tipo di corrispondenza, sia per chi
la scrive che per chi la riceve?
Solo un frutto dell’hobbystico interesse
dell’assessore Abalti sui serramenti? Comunque vada,
se la sperimentazione prenderà piede, le scuole di
Vicenza con quei vetri camera spessi 4 centimentri,
saranno più isolate e protette di una filiale di
banca.
Tanto paga il cittadino.