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19 APRILE 2006 dal Giornale di Vicenza
Casa, emergenza sempre più grave Mille famiglie in fila per un alloggio
Edilizia popolare. Sbarca in Consiglio il maxi-bando comunale. In arrivo emendamenti di G. M. Mancassola Mille famiglie in fila per strappare un alloggio comunale. È la fotografia, in numeri, dell’emergenza abitativa che sta investendo Vicenza, spia di nuove povertà in aumento. Di questi numeri da capogiro si dovrebbe iniziare a dibattere domani sera in consiglio comunale , dove è stato messo in programma il nuovo bando per l’assegnazione di appartamenti Erp, sigla che sta per edilizia residenziale pubblica. Il condizionale è però d’obbligo dal momento che in scaletta il bando è preceduto da altri argomenti che potrebbero esaurire le energie dei consiglieri. Sia come sia, l’assessore agli Interventi sociali Davide Piazza ha già fatto quanto poteva per mettere fretta: «Siamo in ritardo, dobbiamo dare risposte urgenti alla pressione che arriva dalle tante famiglie che aspettano un alloggio a costi accessibili. Oggi siamo in grado di consegnare 100-120 alloggi all’anno». Il voto del Consiglio, infatti, dovrebbe essere l’ultimo sigillo per la pubblicazione del bando e la creazione di una nuova graduatoria dalla quale attingere i nominativi per assegnare le abitazioni. L’ultima graduatoria risale al 2003: vi parteciparono 985 richiedenti, il 14 per cento anziani soli, un terzo del totale stranieri. Ed è proprio intorno agli stranieri che si giocherà la partita di sala Bernarda. La novità del bando licenziato dalla Giunta su proposta di Piazza, infatti, riguarda l’introduzione di una corsia preferenziale per i vicentini. Nell’attribuzione dei punteggi a ogni singolo candidato, in altri termini, avrà un peso maggiore la cosiddetta “residenzialità”: essere residenti a Vicenza da almeno 25 anni consentirà di ottenere un maggior numero di punti. Dopo un lungo dibattito, esondato anche sui giornali, il bando presta ora il fianco a una possibile pioggia di emendamenti che ne potrebbero modificare l’assetto. Domani mattina dovrebbe andare in scena un mini-vertice preparatorio interno alla maggioranza. Sempre domani, però, dovrebbe essere ufficialmente presentato un emendamento targato Alleanza nazionale, i cui assessori non avevano preso parte al voto in Giunta. L’emendamento, che vede primo firmatario Francesco Rucco, mira al cuore del bando, chiedendo di modificare proprio la “vicentinità”, per trasformarla in “italianità”. I 25 anni di residenza, infatti, si chiede vengano sostituiti con un altro criterio: residenti in provincia da almeno dieci anni e con la cittadinanza italiana. Non è un dettaglio di lana caprina, ma una questione di fede ideologica: c’è chi, come la Lega Nord, guarda con più attenzione ai localismi; e c’è chi, come Alleanza nazionale, porta nel nome un sentimento tricolore da difendere e promuovere. Domani i consiglieri aennisti e il segretario cittadino, Valerio Sorrentino, che è anche vicesindaco, motiveranno la loro proposta nel corso di una conferenza stampa, spiegando anche quanto sia determinante il voto sull’emendamento per ottenere il loro appoggio al bando. «Vogliamo coniugare l’italianità con la residenzialità - argomenta Sorrentino . Non è giusto che un siciliano che vive qui da 12 anni non abbia la possibilità di avere una casa popolare». «Non è un atto discriminatorio verso gli stranieri», aggiunge Rucco. Piazza, tuttavia, non sembra voler sentir ragioni: «Il bando non è emendabile. L’italianità non mi sembra opportuna, mentre la residenzialità lo è, come hanno già dimostrato altre città, come Treviso». Il dato di riferimento per misurare il livello di emergenza è la partecipazione all’ultimo bando, che risale al 2003: le domande furono 985, un numero in crescita rispetto al 2002 quando furono 878 e al 2001 quando furono 780. Resta, invece, costante, la percentuale degli stranieri richiedenti, sempre vicina al 32 per cento, un terzo del totale. Come è stato notato nelle passate edizioni dei bandi, finché si tratta di piccoli alloggi per una o due persone, nei primi posti della graduatoria si collocano candidati di nazionalità italiana. Non appena si passa ad appartamenti di dimensioni più grandi, adatti a famiglie con due o tre figli, i primi posti vengono occupati dagli extracomunitari. Di qui la necessità, avvertita dall’assessore Piazza e dalla Giunta, di introdurre criteri per tutelare i vicentini, soprattutto anziani, che da una vita vivono qui e versano i tributi. Contro il bando si sono levate dure polemiche e un parere, quello del difensore civico Massimo Pecori, che ha sollevato il dubbio di legittimità sul provvedimento. «È un atto di civile giustizia - replica Piazza che non vuole escludere nessuno, ma semplicemente privilegiare chi per tanti anni ha dato a questa comunità». Sunia: «Nuovi alloggi Erp» di Maria Elena Bonacini Casa, il Sunia lancia l’allarme: «Sempre più poveri, servono altri quattrocento alloggi di edilizia residenziale pubblica». Questo l’appello lanciato dal sindacato inquilini in un documento presentato ieri dal segretario provinciale, nel quale, tra le altre cose, si contesta l’attribuzione di punti supplettivi per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica a chi risiede in città da almeno 25 anni, che sarà votata in consiglio comunale. Un criterio che secondo il sindacato «affronta con l’esclusione il problema dell’impoverimento degli immigrati, che rispetto al 2004 nel 2005 sono aumentati (da 78 a 222) nella fascia della graduatoria sopra agli otto punti, che potrebbe portare all’assegnazione di un alloggio, entrando in concorrenza con gli italiani. Questo ulteriore punteggio escluderebbe quasi tutti gli stranieri, già penalizzati dall’aver tolto il punteggio per chi fa domanda regolare di ricongiungimento familiare, che vorremmo fosse reintrodotto». I dati raccolti dal sindacato mostrano, inoltre, un peggioramento delle condizioni di chi presenta domanda per avere un alloggio pubblico. Dal 2004 al 2005 sono infatti cresciute le domande (da 892 a 925), ma anche le percentuali di coloro che si collocano in fascia “alta” (dal 42,1 al 58,5 per cento al di sopra dei 10 punti). «Vicenza - sottolinea il segretario generale - ha la più alta percentuale di sfratti a livello veneto, 6,99 per mille rispetto al numero di nuclei familiari, il 920 per cento dei quali per morosità e questo problema riguarda circa 12mila persone o direttamente coinvolte o a rischio». L’attenzione del sindacato si focalizza anche sulla necessità d’intervenire sui «1.700 alloggi con utenza domestica zero e 800 con utenza minima, imponendo un’Ici al 9 per mille sugli immobili sfitti da più di due anni ed eliminandola per gli alloggi locati a canone concordato. Sugli immobili Ater, andrebbe invece applicata l’aliquota minima». Altre richieste del sindacato sono poi «la sistemazione dei 200 alloggi sfitti del Comune a carico dello stesso e la creazione di un nuovo Peep di 400 alloggi «proposta rifiutata per motivi ideologici dall’assessore ai servizi sociali Davide Piazza nella redazione del piano casa, che prevede 580 abitazioni delle quali solo 136 saranno accessibili alle 900 persone in graduatoria».
25 aprile: cercasi oratore disperatamente Il sindaco sarà all’estero e Sarracco, dopo i fischi di un anno fa, ha rinunciato di Gian Marco Mancassola Se si potesse fare un annuncio sui giornali, probabilmente suonerebbe più o meno così: «Festa della Liberazione: cercasi oratore ufficiale disperatamente». A una settimana dalle celebrazioni del 25 aprile, il Comune non ha ancora indicato il nome della persona che rappresenterà l’Amministrazione con la fascia tricolore durante la tradizionale cerimonia che ogni anno viene organizzata in piazza dei Signori, per rendere omaggio alla Resistenza e alla liberazione dall’occupazione nazista. Da giorni a palazzo Trissino ci si interroga sul da farsi, ma ancora non è stata trovata una soluzione al delicato rebus, tanto che il capo di gabinetto Daniele Andreose avrebbe dato l’ok per spedire gli inviti senza la designazione del rappresentante del Comune. Ma per capire i contorni di quello che rischia di trasformarsi nel tormentone di primavera, bisogna fare un passo indietro e tornare alla gazzarra di un anno fa, riavvolgendo il nastro di un film fatto di fischi e insulti che rovinarono la festa per il sessantesimo anniversario della Liberazione. Causa impegni fuori Vicenza, infatti, il sindaco Enrico Hüllweck delegò a salire sul palco con la fascia tricolore il presidente del consiglio comunale Sante Sarracco. Non appena si diffuse la notizia, da sinistra si misero in preallarme no global ed estremisti che contestavano il passato missino di Sarracco, eletto in sala Bernarda sotto le insegne di Alleanza nazionale. Nonostante i venti di guerra della vigilia, Sarracco non rinunciò a essere presente in Piazza nel fatidico giorno. Non fece però in tempo ad aprire bocca, che una parte del pubblico lo ricoprì di fischi assordanti, di “Bella ciao” e di “fascista”, nel tentativo di zittirlo, in quella che ai più apparve una rappresaglia premeditata e organizzata con largo anticipo. Per la cronaca, l’officiante per tutta la durata del suo discorso si soffermò su valori comuni, senza mai pronunciare la parola “Resistenza”. Quel che ne seguì fu una lacerante spaccatura all’ombra della Quercia, con rese dei conti fra contestatori, convinti della bontà della loro strategia, e moderati, inorriditi dalla mancanza di spirito democratico e senso delle istituzioni, che avrebbe consigliato di far parlare Sarracco, ascoltare quanto aveva da dire ed eventualmente fischiarlo solo alla fine, non prima ancora di partire. Agli annali è rimasta anche la frizione fra dirigenti diessini: il segretario cittadino Luca Balzi prese le distanze dai fischiatori, con parole che qualche compagno giudicò troppo pro-Sarracco, mentre la segretaria provinciale Daniela Sbrollini si limitò a convocare Balzi per ricevere delle spiegazioni sul suo comportamento, senza prendere le parti degli uni o degli altri. L’eco della contestazione, evidentemente, si ode ancora oggi, a distanza di un anno. Anche perché si sta ripresentando il medesimo copione: il sindaco Enrico Hüllweck, infatti, non potrà salire sul palco perché da venerdì sarà all’estero per una decina di giorni. Bisogna, quindi, trovare un sostituto. In un primo momento, la fascia bianca-rossa-verde è stata offerta nuovamente a Sarracco, che però questa volta ha declinato l’invito: «Mi è sembrato inopportuno - confessa il presidente del consiglio comunale -. In ogni caso, avrei potuto dare la mia disponibilità, ma ho preferito confrontarmi con alcuni esponenti della maggioranza, concordando che sarebbe stato meglio delegare qualcun altro». Una sorsata di benzina sul fuoco ce la potrebbe mettere anche il risicato e contestato esito della tornata elettorale: «Preciso che la decisione è stata presa prima di conoscere l’esito del voto», conclude Sarracco. Chi pronuncerà, dunque, il discorso del 25 aprile in rappresentanza del Comune? Il toto-oratori è ufficialmente aperto.
Drammatico episodio nella notte di Pasqua all’interno del carcere S. Pio X. Torna il problema-suicidi Tenta di uccidersi in cella È stato salvato detenuto di 29 anni. «Sono disperato» Ha tentato di uccidersi in cella la notte di Pasqua. Fortunatamente è stato lanciato l’allarme e i poliziotti penitenziari lo hanno soccorso, allertando il 118. Il giovane vicentino è stato portato in ospedale e medicato. Aveva cercato di tagliarsi le vene ed ha perso molto sangue, ma ora, almeno dal punto di vista fisico, si sta riprendendo. Quanto accaduto verso le 2 della notte fra sabato e domenica ripropone il problema della disperazione fra le mura della casa circondariale S. Pio X. Nei mesi scorsi si erano verificati alcuni episodi drammatici, e un immigrato albanese si era tolto la vita. Più volte i volontari di alcune associazioni, “Utopie fattibili” in primis, avevano sollecitato la necessità di trovare un rimedio. «Gli episodi di autolesionismo sono abbastanza ricorrenti in un carcere - aveva spiegato in occasione del decesso del detenuto Claudio Stella, presidente dell’associazione - proprio per le condizioni di grande prostrazione in cui i detenuti sono costretti a vivere. Oltre tutto, i dati nazionali sui suicidi sono allarmanti perché indicano un aumento». Tra le cause, anche l’eterogeneità della popolazione carceraria. Le differenze sono sempre più pronunciate. Gran parte dei carcerati sono stranieri. «Anche Vicenza non sfugge a questa regola - continua Stella - e non c’è verso di invertire la tendenza in presenza di una politica edilizia carceraria che non affronta questo problema». Il giovane vicentino, finito nei guai nell’ambito di un’indagine della polizia, aveva spiegato il suo dramma a coloro che lo hanno salvato con poche parole: «Sono disperato». Non ha precisato i motivi del suo stato d’animo di prostrazione, ma non è un caso che abbia scelto la notte di Pasqua, un’occasione di serenità e speranza anche per chi non crede. Lui la speranza ha detto di averla persa. Ora, per riprendersi, ha bisogno di un sostegno morale che lo aiuti a sconfiggere il tarlo e a riprendersi, pronto a costruirsi una vita al S. Pio X e poi all’esterno.
Apre il supermarket solidale Presto sui banchi prodotti rimasti invenduti ma ancora utilizzabili di Cristina Troncia Sta per aprire i battenti a Vicenza il “Last Minute Market”. Non è una nuova catena di supermercati, anche se le innumerevoli aziende della grande distribuzione, di cui la provincia è ormai satura, avranno un ruolo primario nella realizzazione del progetto. Si tratta, infatti, di un'iniziativa di solidarietà su vasta scala, che mira a recuperare gran parte dei prodotti rimasti invenduti, ma ancora utilizzabili, nei venticinque supermercati e ipermercati di grosse dimensioni sparsi nel territorio vicentino. «L'idea di fondo è riutilizzare quelli che oggi sono veri e propri rifiuti, prodotti destinati al macero, perché non vendibili sugli scaffali, ma assolutamente commestibili e utilizzabili. Si tratta di generi alimentari che potrebbero trasformare l'esistenza di persone che, anche nella nostra provincia, vivono alle soglie della povertà». A parlare è Giuseppe Pederzolli, vice presidente del Consorzio Prisma, che riunisce una cinquantina di enti sociali che operano in provincia non a scopo di lucro, ma per tendere una mano a chi ne ha bisogno. Come vi è venuta l'idea di recuperare dai supermercati la merce ancora buona da mangiare, ma che rimane invenduta, perché in eccedenza o perché rovinata o prossima alla data di scadenza? «Abbiamo preso come spunto il “Last Minute Market”, un'iniziativa ideata da un professore di Bologna e che sta prendendo piede in diverse regioni d'Italia. Da tempo il Consorzio Prisma stava riflettendo sull'opportunità di realizzare un progetto analogo, ma abbiamo dovuto far fronte ad alcune difficoltà organizzative». Quali sono i problemi da risolvere per mettere in piedi un sistema di riciclo di questo tipo? «Innanzitutto il nostro programma avrebbe respiro provinciale, coinvolgendo molti centri della grande distribuzione, dislocati nell'alto vicentino, nel bassanese e a Vicenza. Questo implica la necessità di avere a disposizione almeno tre celle frigo molto ampie, dove stoccare giornalmente i prodotti recuperati dai negozi. Da lì partirebbero, poi, i mezzi che dovrebbero ridistribuire il cibo alle mense per i poveri, alle famiglie che ne hanno bisogno, agli enti, alle cooperative». Una sperimentazione, quindi, che partirebbe già su vasta scala... «Certo. Ed è la ragione per cui non possiamo pensare di basarci solo sul volontariato. Per questo, circa un mese fa, abbiamo presentato, affiancati dalla Caritas Diocesana Vicentina, che ci sta appoggiando nella realizzazione del “Last Minute Market”, una richiesta di finanziamento di ottantamila euro alla Fondazione Cariverona, che si è sempre dimostrata molto sensibile alle iniziative volte alla solidarietà. Siamo in attesa di una risposta». Quanti pasti giornalieri sarebbe possibile recuperare, utilizzando a pieno regime un sistema di questo genere, nell'intera provincia? «Abbiamo elaborato alcune stime, sulla base degli studi effettuati in Emilia Romagna dagli ideatori del progetto originario. I dati ipotizzati, che secondo noi non sono così lontani dalla realtà, sono impressionanti. Si parla di quattrocentonovanta tonnellate l'anno di merce recuperabile, raccolta ogni anno nei venticinque punti vendita della grande distribuzione (quarantamila metri quadri) presenti sul territorio. Anche togliendo un trenta per cento di "scarti", che non verrebbero gettati al macero, bensì destinati ai canili e ai gattili, il rimanente settanta per cento equivarrebbe a trecentoquaranta tonnellate di generi alimentari da ridistribuire a chi non ha nulla da portare in tavola. Sarebbero milleduecento pasti giornalieri: probabilmente anche più di quanto necessario. Lasciare che tanto cibo venga gettato al macero è un affronto alla miseria» Chi sarebbero, sulla base del progetto del Consorzio Prisma, i destinatari di questi alimenti? «Non solo immigrati, come purtroppo sono portati a pensare i cittadini più benestanti. Le situazioni di degrado, sia nel capoluogo che fuori città, hanno subìto un netto aumento negli ultimi cinque anni, dando a noi operatori del sociale la sensazione di essere tornati indietro di vent'anni. Penso alle donne sole con figli, che faticano a conciliare lavoro e famiglia; a chi perde il lavoro e non arriva più a pagare l'affitto a fine mese; a molti anziani, che vivono con la pensione minima e si devono accontentare di un solo scarno pasto al giorno; a chi attraversa momentanei periodi di difficoltà. Sono persone piene di dignità, che non vorrebbero dover chiedere aiuto».
Le associazioni e gli enti riceverebbero i prodotti gratis investendo così in altri servizi migliorando l’assistenza L'idea è di una semplicità lampante. Trasformare lo spreco in risorsa. Questo è l'obiettivo dichiarato dei progetti Last Minute Market, nell'intento di creare un mercato dove, per favorire gli indigenti, non bisogna sprecare neppure un minuto e neanche un prodotto. E il bello è che ci guadagnano tutti i partecipanti. Le attività commerciali, ovvero i supermercati, che donano i prodotti invenduti, riducono i costi di smaltimento dei rifiuti, traggono vantaggi fiscali, hanno bisogno di meno spazi e hanno un positivo ritorno di immagine, visto che partecipano a un'iniziativa di elevato valore etico e morale. Le associazioni e gli enti beneficiari, come le mense per i poveri o le strutture residenziali per persone disagiate, ricevono i prodotti gratuitamente, risparmiando il denaro per migliorare l'assistenza fornita. La pubblica amministrazione, nelle vesti di Comuni e Asl, e le società che smaltiscono i rifiuti diminuiscono i prodotti nelle discariche, forniscono un'assistenza migliore alle persone svantaggiate. Il tutto strutturato in maniera tale da garantire sempre la sicurezza delle merci e la finalità sociale dell'attività. Le iniziative Last Minute Market sono il risultato dello studio di giovani ricercatori dell'Università di Bologna, coordinati dal preside della Facoltà di Agraria, Andrea Sagré. Dal 1998, quando per la prima volta si pensò di recuperare a fini benefici i beni alimentari, rimasti invenduti per le ragioni più varie ma ancora perfettamente salubri, il progetto, si è materializzato, espandendosi a macchia d'olio in numerosi regioni d'Italia, e oggi si sta allargando anche al settore non alimentare. Sta prendendo piede, infatti, il "Last Minute Book", volto al recupero dei libri. Mentre sono allo studio tre nuovi programmi, denominati "Harvest", finalizzato a non sprecare la frutta e la verdura sugli alberi o nei campi; "Pharmacy" per il recupero di prodotti farmaceutici e di bellezza; "Waste" che, operando nelle isole ecologiche, ridonerà nuova vita ad oggetti e mobili. Nel veronese, invece, ha avuto un riscontro molto positivo la sperimentazione che ha coinvolto il recupero dei pasti in sovrappiù distribuiti nelle scuole. Un altro filone che potrebbe rivelare sviluppi interessanti. Maggiori informazioni su tutte queste iniziative si possono trovare visitando il sito internet www.lastminutemarket.org
L’Unione degli studenti polemizza con gli assessori alla Mobilità e all’Istruzione «I bus gratis di domenica non ci servono E la divisa a scuola? Se la tenga Abalti» «I ragazzi viaggiano tutti i giorni su mezzi inadeguati. Perché farlo anche nei festivi?» di Anna Madron Non sono piaciute agli studenti le dichiarazioni degli assessori Cicero e Abalti, in particolare sulla possibilità di usufruire gratuitamente degli autobus nei giorni festivi e sull'eventualità, contemplata dall'assessorato all’Istruzione, di adottare anche nelle scuole vicentine la divisa “antibullismo”. Così l'Uds, l'Unione degli studenti, insorge e replica ai politici partendo dalla questione, sempre bollente, dei trasporti. «L'assessore alla Mobilità Cicero - afferma il portavoce Taddeo Mauro - ha fatto sì che la giunta comunale deliberasse che dal prossimo 2 maggio al 31 marzo 2007, grazie ad un contributo regionale di 370 mila euro, di domenica e nelle giornate festive si possa viaggiare sugli autobus Aim gratuitamente. Gli studenti, come tutti i vicentini, sono ormai abituati ad essere presi in giro dall’“assessore delle rotatorie” che anche in questo caso non si smentisce. Dopo anni di proteste studentesche per un servizio di trasporto pubblico di maggior qualità ad un prezzo inferiore e dopo anni durante i quali si è sempre ribadito che mancavano le risorse, finalmente la dimostrazione che a mancare non sono i soldi ma la volontà di venire incontro agli studenti, che, ricordiamo, sono i maggiori fruitori del servizio». L'Unione degli Studenti dichiara dunque di essere "indignata" dalla delibera di giunta. «Gli studenti, oggi, viaggiano su autobus vecchi, sovraffollati, sempre in ritardo, a costi altissimi - attacca l'Uds - e l'assessore Cicero non trova di meglio che rispondere con gli autobus gratuiti nei giorni festivi. Ma non saranno certo gli studenti a godere di questa agevolazione: chi va a scuola ogni giorno viaggiando stretto come una sardina in scatola di certo non desidera farsi un giretto in bus anche la domenica». Nel mirino dell'Uds anche l'assessore Abalti che «per gli studenti non ha fatto ancora nulla, a parte un concerto gratuito (due anni e mezzo fa) e la carta giovani (strappatagli a forza). L'assessore di Alleanza Nazionale si limita a qualche sparata ogni tanto per andare sulla stampa e per mantenere il consenso dei giovani del suo partito. La brillante trovata questa volta è quella di introdurre le divise per gli alunni dall'asilo alle medie. Non c'è molto da commentare. Come di consueto, le dichiarazioni di Abalti rimarranno solo parole. L'assessore deve spiegarci come, in una scuola in cui non ci sono nemmeno due banchi uguali, in una scuola in cui si pagano sempre più tasse, in una scuola senza aule, con finanziamenti insufficienti, si possa pensare di introdurre la divisa, ulteriore spesa per le famiglie che anche nella nostra città faticano ad arrivare a fine mese». «Abalti, per una volta, dice la verità - conclude l'Uds - sostenendo che il modello di riferimento è quello delle scuole anglosassoni. Non dubitiamo che l'assessore pensi soprattutto alle scuole private, dal momento che si è uniformato al progetto politico del governo Berlusconi: la distruzione della scuola pubblica a favore della privata d'elite».
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