19 OTTOBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Zocca dice "sì" a Hullweck.
"Trattato da italiano di serie B"

Il neo-assessore ricevuto dal sindaco per chiarire competenze e ruolo futuro. Dopo due giorni di silenzi (...e messaggi in segreteria telefonica) l’okay all’incarico «non richiesto» e alla staffetta con Carla Ancora. D’accordo anche “Forza Italia 2” che aspetta sempre un assessorato in più
Zocca dice «sì» a Hüllweck
Ma il prossimo sarà un bilancio «incerottato» senza grandi novità

di Antonio Trentin

Il caso-Ancora è definitivamente chiuso anche dentro Forza Italia e la giunta-Hüllweck riparte. Con una novità politica grossa: cambiando assessore, potranno cambiare anche gli indirizzi operativi nel settore finanziario. A quarantott’ore dalla staffetta decisa per sostituire l’assessore al Bilancio - dopo la lunga polemica a proposito dei conti saltati tra Comune e Aim e del "buco" finanziario sanato in extremis - il sindaco si è incontrato ieri a mezzodì con Marco Zocca, capo dell’area forzista che spartisce quasi a metà il gruppo "azzurro" in sala Bernarda.
Un incontro indispensabile, visto che del proprio trasloco Zocca non aveva ancora parlato con Enrico Hüllweck e che della scelta del sindaco l’assessore staffettista era stato informato sabato da una telefonata (...con messaggio in segreteria) fattagli dal collega Maurizio Franzina, presente - lui sì - a palazzo Trissino al momento della formalizzazione dello scambio di deleghe. Arrivato sulla nuova poltrona suo malgrado, il neo-titolare del "tesoro" municipale si è fatto garantire dal sindaco piena fiducia e libertà operativa, fermi restando l’ovvio ruolo di guida e d’indirizzo del capo dell’Amministrazione e la collegialità con la quale deve procedere una giunta quadripartita. In cambio ha portato l’assenso anche del suo sotto-gruppo forzista - riunitosi a discutere la situazione domenica mattina - all’esito dell’operazione-staffetta: da "Forza Italia 2" non verrà alzato nessun ostacolo in sala Bernarda, mentre permangono invece le richieste di una gestione più coinvolgente e aperta delle politiche comunali nel loro complesso; e di una rapida risistemazione dei posti e dei pesi in giunta (leggasi: assessorato per Roberto D’Amore). Che cosa significa il mandato pieno e senza vincoli garantito da Hüllweck a Zocca? In pratica due cose: che non è preordinata nessuna preventiva tutela sul suo giovane successore da parte dell’uscente Carla Ancora, mantenuta in squadra dal sindaco e destinata ai Lavori pubblici; e che è in vista un riesame delle strategie di bilancio, a partire dall’ipotesi-cartolarizzazioni. Perché - ecco appunto la novità politica - Zocca si è sempre dichiarato dubbioso su queste cessioni di terreni pubblici urbanisticamente rivalutati, immaginate per incassare euro freschi con cui abbattere i costi dei mutui che gravano sul Comune; e non ha risparmiato critiche a questa soluzione "creativa" cara all’Ancora, fermata l’anno scorso dalla Lega Nord e dai contrasti correntizi di Forza Italia, accennata di nuovo quest’anno nei propositi del centrodestra, ma già finita fuori tempo massimo quanto a realizzabilità nel 2005.
«Arrivo in un assessorato che non ho chiesto io, a quaranta giorni dalla scadenza per la presentazione del bilancio preventivo per l’anno prossimo. È evidente che i tempi sono stretti e che non si potranno delineare grandi strategie nuove. La situazione attuale non la conosco - avverte Zocca mettendo le mani avanti rispetto a probabili difficoltà e possibili sorprese - e a questo punto si tratterà di incerottare un bilancio e di presentarlo non discostandosi molto dall’impostazione che ha avuto finora» .

Scettico sulle cartolarizzazioni da 100 milioni»
Colloquio col capo «Volevo capire...»

«Volevo capire...» : per questo Marco Zocca ieri all’ora dell’aperitivo era a colloquio con Enrico Hüllweck, due giorni dopo il trasferimento dai Lavori pubblici al Bilancio.
- E il sindaco che cosa le ha fatto capire?
«Intanto sono state importanti le sue scuse sulla metodologia di questo scambio di incarichi».
- Comunicato per telefono e neanche dall’interessato, ma da un altro assessore che non c’entrava, si racconta.
«Il sindaco aveva dichiarato che ci doveva essere l’assenso degli interessati: e invece non mi aveva sentito. Adesso si è chiarito definitivamente che questa del Bilancio è una delega che non avevo mai chiesto».
- E che affronta come?
«Dopo aver chiesto al sindaco con quale tipo di rapporto fiduciario intende caratterizzarla. Mi ha risposto che è un atto di stima e fiducia, e mi riconosce la libertà di affrontare questo e i prossimi bilanci con piena responsabilità».
- In pratica, se occorre, cambiando gli orientamenti della sua predecessora...
«In passato più volte avevo manifestato dissensi, ma è chiaro che l’obiettivo di tutti è ed è sempre stato la miglior gestione del Comune».
- Per esempio, sulle cartolarizzazioni di beni da vendere previa rivalutazione immobiliare resta contrario?
«Sono sempre stato scettico su queste cartolarizzazioni da 100 milioni di euro di cui si parla. Mettere in vendita terreni e immobili del Comune in questa misura significa drogare il mercato. E non so se il beneficio per il Comune sarebbe adeguato».
- La strategia da neo-assessore?
«Procedere per step meno marcati. Ci sono altre riduzioni di spesa certamente possibili nella macchina comunale».
- E poi c’è sempre la leva tributaria... adesso che lo Stato promette detassazioni sue e lascia ai Comuni l’eventualità degli aumenti. Cresceranno le deprecate tasse?
«In ogni caso l’Ici e l’addizionale Irpef sarebbero materie da discutere prima di tutto con la collega delle Finanze, Linda Favretto , e da concordare in giunta. Ma bisogna capire come sarà scritta la Finanziaria del governo, se gli eventuali aumenti tributari sarebbero destinati solo a investimenti o anche per coprire le spese correnti. In questa fase è un problema di tutte le Amministrazioni, di destra o di sinistra» .

Poletto (Ds): «E adesso più tasse o meno servizi?»
Dalla Quercia critiche alla staffetta. «Il caso mette in luce la dipendenza del Comune da Aim»

Caso chiuso? Nel centrosinistra dicono di no: «Ci troviamo di fronte all'ennesima puntata di una telenovela che non è destinata a concludersi tanto presto» è il commento del diessino Luigi Poletto allo scambio di deleghe in giunta tra i forzisti Carla Ancora e Marco Zocca. Una soluzione che depotenzia la conflittualità del dibattito sulla sorte dell’Ancora chiesto dalle opposizioni per la prossima settimana in sala Bernarda. Battaglia vinta. «Il centrosinistra ha vinto la sua battaglia: la sostituzione dell'Ancora significa inequivocabilmente il riconoscimento di un errore grave e inescusabile che l'assessore ha compiuto nella gestione delle finanze comunali. Ma - aggiunge il capogruppo comunale dei Ds - data la collegialità delle scelte la valutazione negativa sull'errata conduzione del bilancio deve estendersi all'intera giunta e soprattutto a chi la guida». Valzer in giunta. Secondo Poletto «lo scambio Zocca-Ancora prescinde totalmente da ogni verifica dei requisiti tecnico-amministrativi delle persone: l’Ancora era stata chiamata a gestire il Bilancio per la sua professionalità in materia contabile, ora trasloca ai Lavori pubblici: in virtù di quale background professionale? Una "donna per tutte le stagioni"?» . Comune e Aim. «L'intera vicenda ha messo a nudo una verità: l'eccessiva dipendenza del bilancio comunale dai trasferimenti Aim. Negli anni passati - conclude Poletto - il bilancio comunale è stato sostanzialmente drogato da questa variabile esterna e dall'anticipazione sui canoni futuri fatta dalle Aziende al Comune. Cosa avremo in futuro? Un bilancio in cui il centrodestra abiurerà alla solenne promessa di non elevare la pressione fiscale oppure un preventivo in cui saranno decurtati i servizi ai cittadini? La via delle cartolarizzazioni è una falsa soluzione in quanto non concretizzabile in tempi brevi».


Il nonno era emigrato a Buenos Aires dal Vicentino, il nipote fa la strada inversa 80 anni dopo
«Trattato da italiano di serie B»
Fernando Frende cerca da 3 anni il lavoro che gli avevano promesso

di Marino Smiderle

C’è il destino che si diverte ad intrecciare i destini delle persone, collegandoli attraverso corde invisibili che paiono tenere uniti, in una magica dimensione spazio-temporale, due continenti. Di qua e di là dall’Oceano, Europa e Sud America, Italia e Argentina, Valdagno e Buenos Aires, 1924 e 2004. Sono i destini di Giuseppe Antonio Asnicar, 92 anni, residente a Cordoba (Argentina), e di Fernando Eugenio Frende, 36 anni, residente in via Monte Verdi, a Vicenza. Il primo è italiano ma vive in Argentina, il secondo è argentino ma vive in Italia; il primo è il nipote del secondo.
«Mi avevano detto che nella terra di mio nonno avrei trovato lavoro - racconta, tra l’arrabbiato e il disperato, Fernando Frende -, che sarei stato il benvenuto perché ci sono un sacco di opportunità. Sono qui da tre anni, mi sono adattato a fare l’operaio pur essendo un commercialista e adesso, dopo aver distribuito il mio curriculum a decine di ditte, sono rimasto senza lavoro, con una moglie e un figlio da mantenere. Io non voglio privilegi, ma se avete fatto tanto per convincere noi argentini di origine italiana a tornare, non capisco perché mi trovo davanti così tanti ostacoli. Io amo il Veneto, mi sento veneto, eppure vengo trattato, mi dispiace dirlo, con un certo razzismo. Pensavo che il programma dell’assessore Raffaele Zanon fosse diverso...». Grazie alle origini italiane del nonno paterno, Giuseppe Antonio Asnicar, Fernando Frende, che dall’88 è in possesso della doppia cittadinanza, può aderire all’offerta propagandata da Zanon e dalle associazioni di italiani a Buenos Aires: "Operacion retorno". Questo è lo slogan che compare anche sul Clarin, quotidiano della capitale sudamericana. Accanto, una descrizione idilliaca del mercato del lavoro: «Cercano 20 mila persone da inserire nelle aziende ma non le trovano e perciò vorrebbero che fossero i discendenti degli emigranti di un tempo a raccogliere l’invito». Fernando, sposato con Maria Eugenia, in quel periodo è nel direttivo dell’Aveco (Associazione veneti Cordoba); si è da poco licenziato da una ditta chimica con sede a Buenos Aires perché deve assistere il padre Carlos, gravemente malato. Dopo pochi mesi, il padre muore e Frende si trova di fronte il nulla. Logico che la prospettiva di un avvenire migliore, di un Paese che ti chiama e sembra voglia aprirti le porte del paradiso, venga considerata una scorciatoia per la felicità. Ne parla col nonno Giuseppe Antonio, che lasciò Valdagno a 12 anni, prendendo il vapore Nazario Sauro nel 1924, insieme a mamma, papà e fratello. Oggi ha 92 anni, abita con la figlia (la mamma di Fernando) a Cordoba e parla ancora in dialetto vicentino. Si ricorda del suo paese d’origine, al punto che in casa ha appeso un quadro che raffigura il centro di Valdagno, o almeno di com’era nel ’24. Ha conservato tutti i documenti della sua avventura, dal biglietto di traversata atlantica, un viaggio durato 22 giorni, pagando un prezzo complessivo di 6175 lire. Tenuto conto che Gilberto Mazzi canterà "Se potessi avere mille lire al mese" nel 1939, si capisce come quei soldi non fossero bruscolini. La storia di Giuseppe Antonio Asnicar meriterebbe un capitolo a parte: lui si è costruito la sua vita facendo il barbiere a Buenos Aires, crescendo argentino ma con l’Italia e Valdagno sempre nel cuore. Al nipote Fernando ha parlato così tanto di Valdagno, del Veneto, che quest’ultimo, a quasi 80 anni di distanza, non gli par vero di riallacciare, per interposta persona, un legame interrotto dalla povertà e ora riallacciato dalla stessa povertà.
«Voglio regalare a mio figlio Nicolas un futuro migliore», spiega Fernando Frende. Che, accogliendo l’invito di Zanon e del responsabile dello "Sportello rientro emigrati" in Argentina, Claudio Pitton, decide così di partire per il Veneto. Parte da solo, con i risparmi che gli sono rimasti, e si presenta allo sportello di Padova. «Qui mi hanno dato un’indicazione preziosa - afferma -: arrangiarsi. Non mi sono perso d’animo. Ho girovagato per alcuni alberghetti di Vicenza, finché ho trovato un lavoretto in una cooperativa. Poi altri impieghi da operaio. Io sono commercialista ma qui mi hanno riconosciuto, tra mille fatiche, solo il diploma di ragioneria. Per equiparare la mia laurea ci vogliono troppi soldi; e poi non sono sicuro che serva a molto. Ogni volta che mi presento per un colloquio mi dicono che il mio accento spagnolo costituisce un problema, che non sono adatto al lavoro e così via. Perché, allora, ci hanno chiesto di venire qui?». È a Vicenza da tre anni, tanti quanti ne ha il figlio Nicolas, che frequenta l’asilo e che, come tutti i bambini, si è ambientato benissimo. Praticamente è lui l’insegnante d’italiano in famiglia. «Non ho intenzione di arrendermi - chiude Frende - né di tornare in Argentina. Non chiedo neanche favori particolari, solo quello di essere considerato, in tutto e per tutto, un cittadino italiano. Possibilmente non di serie B».