Aeroporto agli Usa: spunta un “niet”
Incidente diplomatico dopo un parere negativo degli uffici tecnici comunali
di Gian Marco Mancassola
La nuova caserma americana all’aeroporto “Dal Molin”? Niet. Al primo passo ufficiale, Vicenza sfiora già l’incidente diplomatico nell’operazione che dovrebbe portare in città quasi 2 mila nuovi soldati Usa, da far alloggiare nell’area dell’aeroporto, sul lato di strada S. Antonino. Per questo, dopo una giornata, quella di ieri, sull’orlo di una crisi di nervi, l’assessore all’Edilizia privata Michele Dalla Negra ha deciso di richiedere un dibattito speciale in una seduta ad hoc della Giunta, convocata per mercoledì prossimo.
Ma cosa è successo? In municipio, nelle scorse settimane era stata protocollata una richiesta di parere tecnico sui piani a stelle e strisce per potenziare la presenza militare nel capoluogo berico costruendo una nuova base al “Dal Molin”, non potendo più ampliare camp Ederle.
Negli ultimi tempi si è rafforzata l’ipotesi di invertire le sezioni dell’aeroporto, che oggi è diviso in due parti: a est è civile e commerciale, mentre a ovest è militare. In base ai nuovi piani, invece, la parte civile dovrebbe essere ospitata ad ovest, mentre la parte militare verrebbe alloggiata a est, su strada S. Antonino, dove ci sono anche i campi da rugby. In quel settore dovrebbe essere imbastita una nuova caserma, simile alla Ederle, con alloggi per oltre 1.800 soldati, per lo più single, pronti a intervenire nelle zone di guerra del mondo. Da tempo si parla, ad esempio, nell’intenzione di edificare alcune palazzine di grande qualità, alte fino a sei metri. Il governo americano sarebbe pronto a investire fino a 800 milioni di dollari.
Non a caso, il Comune (anche con soldi statali) sta progettando la riqualificazione complessiva di strada S. Antonino, per potenziarla, dotarla di pista ciclabile e di tutti i sottoservizi necessari.
Evidentemente, però, il piano della trattativa politico-diplomatico ha fatto un viaggio sfalsato rispetto al piano tecnico. Secondo indiscrezioni, infatti, la direzione del settore Edilizia privata avrebbe rispedito al mittente un rapporto in cui si fa notare il contrasto fra il Piano regolatore vigente e i progetti di trasformazione dell’aeroporto. Non è un no secco, ma ci assomiglia tanto.
Chi è il mittente? Si tratta di una commissione regionale incaricata dal ministero della Difesa e dal ministero dei Trasporti e Infrastrutture di tastare il polso della comunità locale su un’operazione che in realtà potrebbe essere calata dall’alto, trattandosi di accordi militari fra governi.
Il parere del Comune non è vincolante, ma rischia di avere un peso decisivo nell’esame dei progetti e nella loro validazione ai piani alti. Per questa ragione, ieri mattina si è consumato un mezzo incidente diplomatico, che ha impegnato i vertici comunali nel tentativo di rimarginare lo strappo.
Uno dei protagonisti nei rapporti fra il capoluogo, i ministeri e i rappresentanti statunitensi, è l’assessore alla Mobilità e ai Trasporti Claudio Cicero, che nell’ultimo anno, e soprattutto nelle ultime settimane, è stato visto spesso a Roma per seguire la complessa vicenda. Ebbene, a quanto pare l’assessore non era a conoscenza del fatto che in Comune fosse arrivata una pratica tanto delicata da gestire. E lo avrebbe scoperto ieri, mentre era impegnato (anche qui da protagonista) nel ruolo di principale relatore al convegno sulla logistica delle merci ospitato a Vicenza est.
A un certo punto, fra un intervento e l’altro, l’assessore sarebbe stato contattato da due emissari Usa, che gli avrebbero chiesto conto del parere dell’Edilizia privata. In altre parole: come è possibile che da un lato il Comune si dice disponibile, attraverso le parole del capo dell’amministrazione e il dinamismo di un assessore, e dall’altro dice di no? Da lì in poi la mattinata si è trasformata prima in un processo, poi in un’analisi delle vie d’uscita per rimettere a posto le cose.
«In effetti c’è una nota del dirigente Roberto Pasini - conferma l’assessore Dalla Negra - ma si tratta di un documento meramente tecnico. Non c’è quindi alcuna valutazione politica, che verrà affrontata in Giunta nel corso di una riunione già fissata per mercoledì. Il problema verrà discusso in quella sede».
Gli americani, però, hanno una gran fretta e non sembrano intenzionati ad aspettare ancora per potenziare le loro strutture. Sui giornali on-line destinati ai soldati di stanza in Europa, si fa capire a chiare lettere che se con Vicenza non si chiude entro breve, si potrebbe optare per un’altra città.
Gli americani: «Ma potremmo andare altrove»
«Due anni di trattative»
La rivista on-line “Stars and Stripes”, parlando delle lunghe trattative per trovare un accordo sull’utilizzo dell’aeroporto “Dal Molin”, ricorre a un vocabolo dal sapore di Prima Repubblica: negotiating. Da oltre due anni - scrive Kent Harris l’8 maggio per la versione europea della prestigiosa rivista - Italia e Stati Uniti stanno negoziando. Ai pragmatici americani sembra un tempo infinito: se siete d’accordo, perché ci fate penare tanto? Ma l’italian way è anche questo: mediare, trattare, negoziare appunto. Il colonnello Jerry O’Hara non si sbilancia, limitandosi a dire che «abbiamo bisogno di più spazio e il Dal Molin va benissimo». Nello stesso tempo, però, fanno capire che se non si chiude la partita, potrebbero andare altrove.
Dura critica del deputato di Alleanza nazionale a Lega Nord-Forza Italia e al sindaco sulla griglia-punti per la graduatoria Erp
Vicentinità batte italianità, Conte attacca
di Antonio Trentin
Lascia il segno e provoca strascichi pesanti il "via libera" dal centrodestra alla nuova griglia-punti che il Comune vuole usare per la graduatoria di assegnazione della case popolari. Lo scontro numerico con l’Unione c’è stato, è stato vinto dalla Casa delle libertà, nessuna sorpresa in sala Bernarda. Ma è tra Alleanza nazionale e l’asse Lega Nord-Forza Italia che scoppia - più grave che l’altra sera in consiglio - il conflitto politico.
«La discriminazione tra italiani è frutto di un ragionamento ottuso e volgare»: è questa la frase che riassume l’attacco di Giorgio Conte, deputato di An e presidente provinciale del partito (foto in alto). Nel mirino sta soprattutto il sindaco: «Hüllweck ha chiaramente e liberamente adottato un doppio peso e una doppia misura rispetto ad altre e recenti analoghe circostanze». Frase che significa in sostanza: ha preferito appoggiare la Lega e ha dato uno smacco ad An. «È utile e necessario un chiarimento politico - avverte Conte - prima che lo sgradevole episodio determini una grave incrinatura della maggioranza di governo della città».
Conte è intervenuto ieri - a freddo e ben meditando - dopo che giovedì i consiglieri di maggioranza (escluso l’unico dell’Udc e con le astensioni anche del forzista Mario Lucifora e dell’ex-forzista Sung Ae Bettenzoli) avevano votato l’ultimo provvedimento dell’assessore leghista Davide Piazza. Il nòcciolo politico della griglia-punti per l’edilizia popolare è il seguente: più vantaggio ai vicentini residenti in città o provincia da almeno 25 anni e più svantaggio ai ’foresti’ vicini (gli immigrati dal resto della Penisola) e lontani (i lavoratori extra-comunitari che sono una parte cospicua dei richiedenti casa). Alleanza nazionale chiedeva che i punti-vantaggio fossero attribuiti a tutti i vicentini-italiani e non solo a quelli residenti da una generazione. Le avevano dato ragione solo Mario Bagnara (Udc) e alcuni forzisti sparsi.
«Per la prima volta a Vicenza si è creata una vera e propria discriminazione tra italiani, frutto evidente di un ragionamento non condivisibile: un episodio dal chiaro sapore demagogico e quindi sgradevole e imbarazzante» contesta l’onorevole aennista. E aggiunge un commento che mette in chiaro anche la faticosa contraddizione vissuta dal suo partito, che tre anni fa aveva bocciato un’analoga iniziativa targata-Lega: «A mio avviso - dice - sarebbe stata addirittura giustificata la non-approvazione dell’intera delibera da parte di Alleanza nazionale».
Vicentinità batte italianità: questo era stato l’estremo riassunto cronistico sul Giornale di ieri a proposito della disputa consiliare. Inizialmente era stato commentato negativamente da An: «Eccessivo...». Ma ecco che Conte lo conferma, rilanciando la polemica: «Non è tollerabile che chi può dichiararsi vicentino-doc possa adesso rivendicare maggiori diritti di altri cittadini italiani, nelle medesime condizioni di difficoltà e trasferitisi nella nostra città per motivi di necessità o di lavoro. E anche neppur tanto di recente, visto che ci vorranno almeno venticinque anni di residenza per avere quei punti decisi dal Comune. La tutela dei cittadini italiani meno abbienti non può e non deve avere una classifica di di serie A e una di serie B».
Può assomigliare una posizione del genere a quella dell’opposizione di centrosinistra, che in Comune ha votato "no" ritrovando nella novità della Casa delle libertà un esplicito meccanismo per penalizzare gli stranieri regolari? Conte si preoccupa di chiarire che An sull’argomento è ben allineata con gli alleati. E d’altronde era stato per questo che l’Unione non aveva dato manforte al gruppo aennista, rimasto isolato in consiglio: «A una discriminazione se ne sostituisce un’altra» era stata la critica.
Cittadinanza italiana e dieci anni di residenza, chiedeva infatti Alleanza nazionale: una coppia di requisiti che taglia fuori dal premio-punti tutti gli immigrati recenti e che li rimanda all’ottenimento della cittadinanza (ottenibile da uno straniero, appunto, non prima di dieci anni). «Si respinge con forza ogni velato tentativo di vedere nella proposta di An un viatico al riconoscimento di pari diritti ai cittadini stranieri: sarebbe una vergognosa speculazione! Si ribadisce invece - specifica Conte - la profonda convinzione che non si possa fare alcuna distinzione tra cittadini italiani in merito a diritti sociali».
Stoccata finale alla Lega Nord, risultata finora nettamente vincitrice nel braccio di ferro dentro la Casa delle libertà: «Se in questa maggioranza alberga un sentimento anti-italiano, in favore di un presunto principio superiore rappresentato dalla vicentinità, Alleanza nazionale ha il dovere di trarne le ovvie conseguenze, dissociandosi da dirette responsabilità».