Bush "ipoteca" il Dal Molin
In arrivo 2 mila soldati Usa. Operazione da 300 milioni di euro
di G. Marco Mancassola
I vertici a stelle e strisce premono per trovare un accordo con il Comune e far decollare la maxi-operazione che dovrebbe portare a Vicenza oltre 2 mila soldati americani, oggi dislocati in altre basi del Nord Italia e del continente. Lo sbarco avverrà a scaglioni, ma gli americani hanno molta fretta di concludere al più presto una serie di accordi, in primo luogo con il Comune.
E palazzo Trissino da alcuni giorni si sta muovendo a tutti i livelli, vicentino e romano, per tentare di ritagliarsi finalmente un ruolo di primo piano in una vicenda che finora ha visto l’Amministrazione comunale su posizioni caute.
Lunedì pomeriggio, in municipio, sono stati visti emissari con le stellette in visita al sindaco Enrico Hüllweck. E ieri mattina una delegazione americana si è presentata negli uffici dell’assessorato all’urbanistica.
Il quadro si completa se si considera che giovedì scorso il sindaco Hüllweck ha compiuto un primo viaggio a Roma per incontrare personalmente il premier Silvio Berlusconi. Nel faccia a faccia, i due hanno ragionato su tre super-temi che potrebbero cambiare il futuro della città: l’Alta velocità, la Gendarmeria europea alla caserma Chinotto e l’aeroporto, intorno al cui settore militare è stata trovata alcuni mesi fa un’intesa fra il ministero della Difesa e i vertici militari statunitensi, interessati a sfruttare l’area a nord della città per creare spazi a favore dei nuovi arrivi.
Da anni l’Alto comando dell’esercito americano in Europa, di stanza in Germania, aveva indetto un bando per trovare un’area capace di ospitare 500 alloggi, vale a dire più della stessa "Housing area" di Vicenza est. Ora lo sbarco si sta decisamente incanalando verso Vicenza, tanto più dopo l’accordo con il ministero. E il Comune tenta di muoversi per evitare di farsi risucchiare in un vortice di decisioni piovute dall’alto, cercando di incamerare un tornaconto che potrebbe addirittura sbloccare opere infrastrutturali di cui si era persa traccia negli archivi comunali.
Secondo indiscrezioni, la bozza di accordo di cui si è discusso ieri e lunedì in municipio dovrebbe ruotare intorno alla necessità di recuperare alloggi dove ospitare i nuovi arrivi. Si parla quindi di una sorta di secondo villaggio da localizzare, concentrato o suddiviso, in città. Operazione in primo luogo urbanistica, per la quale sarebbe necessario approntare una variante ad hoc . In cambio, cosa verrebbe al Comune? La disponibilità, sia di uomini che di risorse economiche, da parte degli americani sarebbe di ampia portata. Innanzitutto, quindi, sarebbero state date alcune assicurazioni sul funzionamento dell’aeroporto, della torre di controllo e della pista, con riflessi naturalmente anche sull’avventura imprenditoriale dei voli civili. Ma non finisce qui. Vicenza potrebbe infatti ottenere risorse preziose per realizzare una nuova viabilità a nord, proprio nella zona dell’aeroporto. Non una strada di accesso allo scalo, ma una grande arteria che avrebbe la fisionomia di un pezzo della "grande O", completando il disegno tracciato dalla tangenziale a sud, dal prolungamento di via Aldo Moro a est e dalla bretella Ponte Alto-Isola a ovest. Si parla di un assegno da 10 milioni di dollari, all’interno di un’operazione per la quale si stima un giro di affari da almeno 300 milioni di euro, incluso il prezioso indotto per ristoranti, centri commerciali e divertimento notturno. Gli americani hanno fretta: di mezzo, però, ci sono i tempi della politica e dell’urbanistica.
«L’espulsione senza la traduzione non è valida»
«Lo straniero non ha potuto esercitare il suo diritto alla difesa»
(i. t.) L’espulsione non è valida se non è comunicata nella lingua dello straniero. Il decreto se non è compilato nel suo idioma, a meno che non si provi che è impossibile tradurlo, non è efficace anche se è stata utilizzata una delle tre lingue europee: francese, inglese o spagnola.
«Il ricorso ad una lingua diversa da quella dello straniero risulterà legittimo - scrive il giudice di pace Corain - solo in quanto venga adeguatamente provata l’impossibilità della traduzione nella lingua dello straniero».
Poiché nel caso in questione il decreto d’espulsione ai danni del romeno Laurentiu Cojocaru, 23 anni, era stato scritto in italiano e inglese, il giudice l’ha annullato poiché la prefettura (o per lei il ministero competente) avrebbe dovuto predisporre adeguati stampati in romeno visto che questa comunità è una delle più nutrite nel nostro Paese.
Accogliendo il ricorso dell’avvocato Michele Grigenti, il giudice Corain ha aperto un’autostrada di apparenti illegittimità per tutti quei decreti d’espulsione che fossero stati di recente compilati soltanto in lingua inglese e che a questo punto sono soggetti a potenziale macroscopica nullità.
«Era ora che si intervenisse con coraggio e puntualità su tutta questa materia come ha fatto il giudice Corain - spiega l’avv. Grigenti - poiché non si può certo accampare la scusa da parte degli uffici pubblici di non potere tradurre i moduli riguardanti l’espulsione. È soltanto una questione organizzativa che non è poi così difficile da superare».
Corain ha anche indicato la traiettoria da seguire. «Non si tratta - scrive -, nell’ipotesi di notifica di un provvedimento come appunto quello di oggi impugnato, di rinvenire volta per volta un interprete della lingua in grado di rendere con precisione tecnico giuridica il contenuto dell’atto, ma di predisporre a monte una volta per tutte, eventualmente a cura dello stesso ministero competente al quale ovviamente sarebbe più facile reperire idonei traduttori, gli stampati bilingui, sostanzialmente sempre uguali, da riempire volta per volta con i riferimenti e i dati personali».
L’approccio del giudice al problema, come si legge, è di tipo pragmatico. Poiché la modulistica è sempre quella, perché non stampare dei moduli nelle lingue principali in maniera tale da superare una buona volta per tutte la questione della intellegibilità dell’atto da parte del soggetto al quale è notificato il provvedimento dell’espulsione?
Semplice come bere un bicchiere d’acqua. Talmente lineare che finora nessuno ci aveva pensato, o meglio, nessuno aveva affrontato la questione perché era sufficiente che l’atto fosse compilato anche in inglese e il problema era superato.
«Del resto il difetto della traduzione - analizza l’avv. Grigenti - è una illegittimità palese che si risolve in una lesione per il ricorrente del suo diritto di difesa».
Corain, respingendo la memoria depositata dalla Prefettura, ha altresì osservato che non può essere condivisa «la tesi secondo la quale la stessa presentazione del ricorso dimostrerebbe che l’immigrato colpito dal provvedimento ha potuto esercitare appieno il proprio diritto di difesa», poiché egli fin da subito deve conoscere il contenuto di ogni atto che lo riguarda.
Per questo motivo, accogliendo il ricorso dell’avv. Grigenti, Corain ha annullato il provvedimento d’espulsione contro Cojocaru emesso dal prefetto di Vicenza il 9 settembre.
Minoranze e comitato vogliono un Consiglio aperto sull’antenna
( m. sc. ) Un consiglio comunale "aperto" alla partecipazione di rappresentanti del "Comitato Griffani". A chiederne la convocazione è il gruppo di minoranza "Alternativa democratica", che sulla vicenda dell’antenna Umts auspica un’approfondita analisi pubblica. Il gruppo si dice "pronto a tendere una mano al sindaco" e chiede la riunione "prima del 28 ottobre prossimo", data fissata dal prefetto di Vicenza come termine entro il quale le parti - l’azienda H3g, il sindaco ed i rappresentanti del comitato - sono invitate ad incontrarsi per valutare la possibilità di collocare l’antenna in altro sito. «Chiediamo la convocazione di un consiglio comunale straordinario "aperto" come prevede il regolamento - si legge nella lettera inviata al sindaco Franco Viero da "Alternativa democratica", che fa riferimento alla possibilità di allargare i lavori - è necessario informare il paese per vedere cosa si possa fare assieme per bloccare l’installazione: questo caso potrebbe fare da "apripista" per altri futuri impianti».
A guardare avanti è anche Massimo Poncina, portavoce del comitato, che l’altra mattina ha avuto un primo incontro col sindaco e tre rappresentanti dell’H3g: «Abbiamo cercato di individuare altri siti - ha spiegato -, ma l’azienda ha tutte le intenzioni di chiudere la vicenda entro l’anno. In ogni caso è una questione di civiltà che deve farci riflettere anche sulle scelte future di questo paese».
Per la questione antenna, convocazione straordinaria anche per il consiglio dell’istituto comprensivo, giovedì alle 20,30.