Niente maxischermi per evitare focolai di tensioni. Oggi vertice in Prefettura
di G. M. Mancassola
Diretta televisiva del dibattito in consiglio comunale sul Dal Molin, aula blindata con ingressi contingentati su invito e niente maxischermi per non moltiplicare i focolai di tensioni. Sono queste le proposte su cui si lavorerà oggi nel doppio vertice sulla gestione della sicurezza e dell'ordine pubblico che si terrà in mattinata in prefettura e nel pomeriggio in municipio nella conferenza dei capigruppo.
«Mi ha chiamato il prefetto - spiega il sindaco Enrico Hüllweck, ieri a Verona per la visita di papa Benedetto XVI - per il problema dell’ordine pubblico che si presenta in occasione del voto in Consiglio fissato per giovedì 26 ottobre». Oggi, afferma il sindaco, è stata convocata in prefettura una riunione di emergenza per la manifestazione anti-Finanziaria in piazza dei Signori e per il caso Dal Molin, argomento che sarà ripreso in un secondo vertice martedì.
«L’intenzione è di ammettere un numero limitato di persone in sala Bernarda, che ne può ospitare non più di 40 - afferma Hüllweck - quindi, la proposta è di far entrare uno o due rappresentanti per ogni partito, sindacato e comitato. Stiamo inoltre lavorando per organizzare una diretta televisiva, in modo che tutti i cittadini possano seguire il dibattito da casa propria. Non è mai accaduto in passato. Il prefetto ritiene che non siano utili maxischermi o proiezioni in alcune sale cinematografiche. L’obiettivo di ogni nostra iniziativa è evitare il caos e consentire a tutti di assistere al dibattito».
Per la diretta televisiva c’è la candidatura di TvaVicenza. Allo studio c’è una rimodulazione dei tempi di intervento, per esigenze di palinsesto: dopo le comunicazioni del sindaco, la parola dovrebbe passare ai capigruppo, che avranno a disposizione sette minuti a testa; quindi gli altri consiglieri e poi la presentazione degli ordini del giorno. Oggi le modalità di discussione in aula verranno ulteriormente esaminate e definite.
Contro la blindatura di sala Bernarda si schierano i Verdi vicentini: «Impedire ai cittadini di partecipare al consiglio comunale sul progetto Usa al Dal Molin sarebbe un atto grave e lesivo dei diritti riconosciuti. Hüllweck continua con il suo giochino da novello carbonaro e dopo aver taciuto e nascosto per due anni all’intera città il progetto Usa ora pretende, insieme alla sua maggioranza, di mettere il bavaglio alla prevedibile, giusta e democratica contestazione che tanti cittadini di Vicenza stanno preparando».
Nel frattempo, si registra un muro contro muro fra centrodestra e centrosinistra nell’organizzazione dell’evento del 26 ottobre. Nella riunione dei capigruppo di ieri pomeriggio l’opposizione ha avanzato la richiesta di rinviare la data del dibattito al 9 novembre, perché è annunciata almeno un’assenza, quella di Emilio Franzina di Rifondazione comunista.
Mentre nei corridoi il Dal Molin diventava protagonista ai microfoni della troupe del programma di Michele Santoro “Anno zero”, il centrodestra sceglieva di andare avanti per la propria strada, insistendo sulla data indicata dal presidente Sante Sarracco: il 26 è stato messo ai voti, ottenendo la maggioranza. «Una assenza non mi sembra un problema così grave. La blindatura della seduta? Fosse per me blinderei tutto il palazzo per la serenità dei consiglieri», sostiene l’aennista Luca Milani, che si dice preoccupato "anche per l’incolumità fisica. «Hanno rotto le scatole per tutti questi mesi per dibattere in aula - taglia corto il leghista Alessio Sandoli - e adesso vogliono rinviare».
«Hanno sempre lasciato alla maggioranza l’onere di mantenere il numero legale, così ci arrangeremo», incalza il forzista Andrea Pellizzari: «Il dibattito è urgente, siamo arrivati al punto in cui la città si aspetta decisioni. Non si può aspettare oltre, votiamo senza avere paura».
Non ci stanno, invece, i capigruppo dell’opposizione, che vanno all’attacco: «Abbiamo delle assenze, ogni voto può essere determinante: la data andava condivisa, non imposta, perché così si acuiscono le lacerazioni», sostiene il diessino Luigi Poletto, a cui fa eco Marino Quaresimin della Margherita. «Chiediamo almeno il maxischermo in piazza - afferma il Verde Asproso - la tensione sta salendo anche per questa volontà di blindare la discussione. Il rischio è molto alto».
Le convocazioni ufficiali partiranno questa mattina: «Lavoriamo in serenità, senza turbolenze», è l'invito del presidente Saracco.
La risposta dei comitati per il No di Vicenza e Caldogno
«Niente azioni violente»
«I comitati hanno sempre agito a salvaguardia e nell'interesse della città, senza posizioni ideologiche e tanto meno con azioni “violente” e su questa strada intendono proseguire. È la risposta che viene dai comitati cittadini di via S. Antonino, S. Paolo-Quartiere Italia e Caldogno, tutti impegnati per il No alla caserma americana, alle preoccupazioni per l'ordine pubblico manifestate da molti protagonisti della scena politica cittadina e in particolare dai Democratici di sinistra.
«Dopo aver assistito per mesi a un vergognoso rimpallo di responsabilità tra comune di Vicenza e ministero della Difesa - spiegano - i comitati esprimono ora il loro totale dissenso per la piega assunta dagli eventi negli ultimi giorni e per l'atteggiamento tenuto dal sindaco e dal ministro della Difesa».
I comitati del No auspicano «che gli interessi di parte, qualunque essa sia, non prevalgano su quelli, ben più ampi, dell'intera collettività. Lo stesso sindaco, in vari momenti, ha affermato di essere consapevole che la maggioranza dei suoi cittadini è contraria alla costruzione della nuova base. Allo stesso tempo, invitiamo il ministro Parisi ad assumere una posizione coerente con quanto definito nel programma dell'Unione e ad avere il coraggio politico di effettuare scelte che competono a lui e che devono essere prese nel rispetto della volontà della popolazione locale».
«La realtà - concludono - è una e una sola, e cioè che la gente comune, lontana dai balletti della politica, è stanca di essere presa in giro da tutti, come sta accadendo ormai da mesi».
Parla Fabris, capogruppo all’Udeur alla Camera
«Ancora troppi dubbi»
(g. m. m.) «Il generale Frank Helmick ribadisce con forza l’ipotesi di utilizzare l’aeroporto Dal Molin per la nuova base americana. È un’insistenza sospetta di cui, sinceramente, vorremmo capire le ragioni». La prima reazione all’intervista al comandante americano della Ederle arriva dal vicentino Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur alla Camera. Helmick aveva ribadito un concetto già esplicitato in altre occasioni: «Il Dal Molin è l’area di proprietà del demanio militare più vicina alla Ederle». Questa è la ragione per cui i vertici a stelle e strisce puntano sul Dal Molin.
«È lo stesso generale a dire che non ci sono ragioni specifiche per preferire l’aeroporto, visto che non hanno intenzione di utilizzare la pista di volo - continua Fabris - allora perché fissarsi su questa struttura, quando Vicenza potrebbe offrire altre valide alternative, a partire dall’area di via Moro individuata dalla Provincia? Questo eviterebbe di creare insormontabili problemi di natura urbanistica e ambientale alla città».
«Fuori luogo l’ottimismo del generale Helmick» sostiene invece il senatore dei Verdi Mauro Bulgarelli, che dice: «A decidere devono essere i cittadini, che hanno manifestato in tutti i modi la contrarietà al progetto, ma mi sentirei di estendere lo stesso invito allo stesso consiglio comunale: una questione così delicata non può essere dibattuta esclusivamente tra le forze politiche e decisa magari per un voto o due», conclude Bulgarelli, invitando a recedere «dall’estenuante commedia delle parti a cui siamo costretti ad assistere da mesi».