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21 FEBBRAIO 2005 dal Giornale di Vicenza
Campedello e antenna selvaggia «Se irregolare la bloccheremo»
L’assessore Franzina risponde ai residenti e al Comitato della Circoscrizione 2 di Maria Elena Bonacini Campedello, «Se l’antenna è irregolare revocheremo la Dia (dichiarazione d’inizio attività)». Ma la protesta dei cittadini continua. È quanto affermato dall’assessore all’urbanistica Maurizio Franzina durante l’assemblea svoltasi giovedì sera nel teatro della parrocchia per discutere del ripetitore Tim in corso d’installazione nel quartiere. All’incontro, organizzato dalla Circoscrizione 2, hanno partecipato anche la presidente Sabrina Bastianello, il consulente del Comune per la telefonia mobile Giuseppe Petrella, e la direttrice dell’unità agenti fisici dell’Arpav Laura Belleri, oltre a un’ottantina di residenti. In platea erano inoltre presenti il capogruppo dei Verdi Ciro Asproso e il consigliere regionale della Margherita Achille Variati, che ha portato la nuova legge in materia approvata pochi giorni fa dal consiglio di palazzo Ferro Fini, secondo la quale il sindaco dovrà rilasciare una concessione edilizia per ogni nuova installazione. «Norma - afferma Franzina - che ci darà la possibilità di dire anche dei no, cosa fino ad oggi impossibile a causa del codice delle comunicazioni, lesivo nei confronti dei comuni. In ogni caso se per l’antenna di Campedello esistono delle irregolarità legate alla proprietà del tetto sarà possibile revocare la Dia una volta acquisita la documentazione». Come spiegato dai comproprietari della casa sulla quale è posizionata l’apparecchiatura, il tetto sarebbe infatti solo in parte di colui che ha concesso l’autorizzazione, il quale non sarebbe stato, di conseguenza, autorizzato a farlo. Situazione che favorisce chi sta lottando per far rimuovere l’antenna collocata, peraltro, vicino alle scuole elementare e media. «Dove - spiega Belleri - il valore del campo elettromagnetico è inferiore a 1 Volt al metro, mentre negli edifici resta al di sotto della soglia di garanzia che è 6 V/m. Dati comunque tranquillizzanti perché nella norma». Già la Circoscrizione 2 ne aveva comunque chiesto lo spostamento in altro loco, ma finora il problema è stato reperire un sito alternativo, che non si è ancora riusciti a trovare nonostante le ricerche svolte, già da dicembre, dalla Circoscrizione con l’aiuto di Petrella. «Quello che mi preoccupa - osserva infatti la presidente - non è l’antenna, che stando così la situazione sarà tolta, ma dove collocare sia questa che le altre per le quali è stata inoltrata la richiesta. Per questo bisogna trovare un sito dove poterle riunire tutte». Il comitato “Vivi il quartiere di Campedello”, nato proprio contro l’antenna, continuerà comunque la sua campagna. «Oggi - spiega il presidente Valter Bettiato Fava - i proprietari porteranno la documentazione con i millesimali a Franzina e giovedì alle 17, se non sarà già stato predisposto lo spostamento, dimostreremo sulle strisce pedonali attraversando continuativamente la Riviera Berica. Abbiamo inoltre parlato con i cittadini raccogliendo alcune idee per i siti alternativi e saremo disponibili a parlarne con l’assessore».
L’assessore al Commercio Gallo replica: «Ho le mani legate» Call-center in via Gorizia Una petizione dei residenti «Locale piccolo, gli immigrati faranno la fila e creeranno problemi» (m. e. b.) Via Gorizia, cittadini contro il call center. Al civico 6 della stradina che collega via Roma a piazza Castello sta infatti per essere aperto un centro telefonico, come quelli già presenti in viale Milano, dei quali i cittadini extracomunitari usufruiscono per chiamare i perenti nelle rispettive patrie. Prospettiva che ha allarmato i residenti della zona che hanno depositato dagli avvocati Giovanni e Paolo Bertacche una petizione indirizzata a ministero delle Comunicazioni, Prefetto, Questore e al sindaco Enrico Hüllweck. «Questi centri - si legge nell’appello - attirano e radunano gli extracomunitari che trovano occasione della telefonata all’estero per incontro, svago e per attività di scambio. Un vero punto di socializzazione per gente che vive senza spazi collettivi e per la quale radunarsi costituisce un bisogno vitale che si esprime in piena libertà, con vivacità e senza quell’autocontrollo che ci contraddistingue». A preoccupare i residenti sono poi gli orari «con prolungamenti fino a tarda notte a causa dei fusi orari dei paesi cui sono indirizzate le chiamate», in relazione anche alle dimensioni della strada «che - osservano - non supera i 100 metri di lunghezza e 3 - 4 metri di larghezza, proprio nel cuore del centro storico e raccoglie negozi, uffici e numerose abitazioni. Il locale è infimo (circa 10 metri quadri) e non può contenere che qualche persona, mentre tutti gli altri devono attendere fuori, sulla strada. Mettendo in conto il numero delle persone, la loro tipica vivacità, l’assenza di spazi e delle attrezzature più elementari (dovranno sedersi sui gradini, sul muretto o per terra) è facile immaginare quale “piazza” innaturale diventi la minuscola via Gorizia». I cittadini, che ricordano i disordini verificatisi nei mesi scorsi nelle strutture analoghe di via Firenze e via Napoli, chiedono quindi «a tutte le autorità responsabili che non si conceda o si impedisca che sia concesso il call center in via Gorizia non presentando questa i requisiti minimi per affollamenti, raduni prolungati e in ore notturne di extracomunitari». Situazione nei confronti della quale però l’assessore alle attività produttive Ernesto Gallo dichiara di «avere le mani legate». «Per aprire un call center - spiega - basta una domanda al ministero delle Comunicazioni. L’unica mia possibilità è di far rispettare gli orari commerciali a quei centri che decidono di affiancare alle chiamate anche la vendita di prodotti». Senza aver poteri, quindi, su quelli “puri”. «Sto comunque lavorando - continua Gallo - per far regolamentare a queste realtà sulle quali al momento non esiste una legislazione precisa perché si tratta di un fenomeno recente. Quello che sto chiedendo è che siano parificate ai pubblici esercizi per quanto riguarda la zonizzazione e la quantificazione, in modo da assicurare un’armonica distribuzione sul territorio e farò di tutto per ottenerlo al più presto».
Gli insegnanti della provincia si sono dati appuntamento all’istituto professionale Montagna La riforma penalizza l’educazione fisica «Salteranno il 30 per cento delle cattedre» di Daniele Fattori Sono stati un centinaio gli insegnanti di educazione fisica della provincia che si sono dati appuntamento nell’aula magna del Montagna, per un incontro-dibattito sul tema: " Quale futuro per l'Educazione Fisica nella riforma Moratti? ", organizzato dall'Avief (Associazione vicentina insegnanti educazione fisica). Il presidente provinciale, prof. Sergio Cestonaro, ha sottolineato l'impegno dell'associazione che, dalla sua nascita, organizza progetti e incontri d'aggiornamento per la categoria. Quindi, dopo l'intervento introduttivo della prof. Santi, dirigente scolastico del Montagna, il prof. Nicolai, coordinatore dell'Ufficio educazione fisica al Csa di Vicenza e presidente provinciale del Coni, ha espresso, a titolo personale, una severa critica sulla parte della riforma inerente l'educazione fisica, già operativa nei primi due cicli dell'istruzione; ha invitato a tenere alta la guardia per ciò che concerne la secondaria superiore, nella cui ipotesi di bozza l'educazione fisica viene ridotta a una sola ora settimanale obbligatoria. Il prof. Cucco, presidente Capd e Lsm (Confederazione delle Associazioni provinciali diplomati Isef e laureati in scienze motorie), ha poi percorso le tappe che hanno portato alla stesura di quella che il ministero dell'Istruzione chiama appunto ipotesi di bozza per la secondaria superiore. «Al momento attuale - ha spiegato il prof. Cucco - si parla di una sola ora obbligatoria curricolare di scienze motorie e sportive nei licei, con la possibilità che progetti di attività fisica e sportiva possano essere scelti dagli studenti all'interno dell'area opzionale-obbligatoria, nel primo biennio, e opzionale-facoltativo, nel secondo biennio; nel quinto anno la materia scompare. Tutto molto nebuloso per l'istruzione professionale: originariamente non c'era traccia dell'educazione fisica in alcun documento ufficiale, poi è stata indicata un'ora settimanale, non meglio specificata se obbligatoria, o facoltativa. Gli elementi in nostro possesso - ha proseguito il prof. Cucco - ci fanno dire che l'educazione fisica perderà almeno il 30% dei posti in organico, vale a dire 5 mila sulle 15 mila cattedre delle superiori. Non è ancora la bozza definitiva, poiché il ministero sembra voler acquisire ulteriori elementi di approfondimento, ma non condividiamo, dal punto di vista culturale, le scelte sinora operate. A nostro fianco si è schierata anche l'Eupea (Associazione europea di educazione fisica) che, con una lettera indirizzata al ministro Moratti, ha voluto sottolineare l'importanza dell'educazione fisica nel processo educativo dello studente di qualsiasi ciclo scolastico». La categoria è seriamente preoccupata ed intende mobilitarsi, sensibilizzando l'opinione pubblica sui danni che produrrebbero le proposte inserite nell'ipotesi di bozza e studiando idonee forme di protesta per salvaguardare la professionalità e le competenze acquisite dai docenti della materia . Al termine dell'incontro è stato stilato e sottoscritto un documento in cui l'Avief spiega i motivi della netta contrarietà sui punti della riforma riguardanti le prospettive dell'Educazione Fisica alle superiori; il testo redatto formula inoltre, in modo sintetico e sulla base di come sta evolvendo la disciplina in parecchie nazioni europee, alcune proposte migliorative
«Chi ha paura di Ramelli?» An e la promessa di una viabr> Tre anni fa la mozione in Consiglio di Silvia Maria Dubois «Vicenza ha ancora paura di intitolare una via a Sergio Ramelli?». Il quesito se lo pone Alleanza Nazionale, dopo quasi tre anni dalla mozione approvata dal Consiglio Comunale con la quale si deliberava l'intitolazione di una strada al giovane attivista morto con la testa fracassata dalle spranghe dell'estrema sinistra il 13 marzo 1975. «Mi auguro che alla luce delle nuove verità che stanno emergendo in seguito ad una rivisitazione più serena degli anni di piombo - spiega l'on. Giorgio Conte di An - si possa procedere più speditamente al riconoscimento di vittime come Sergio Ramelli, la cui storia è una storia tutta italiana che non va dimenticata». «L'estinzione della pena per i tre militanti di Potere Operaio, condannati per il tragico rogo di Primavalle in cui perirono Virgilio e Stefano Mattei, di 22 e 8 anni, "colpevoli" di essere figli di un dirigente locale del Movimento Sociale Italiano, riapre la discussione sugli anni di piombo e sul valore delle pene comminate, o delle condanne scontate, dopo decenni da quei fatti sanguinosi- aggiunge Alberto Rauli presidente provinciale di Azione Giovani - .Il barbaro omicidio dei fratelli Mattei, per il quale i tre condannati non hanno espiato la loro pena in carcere, è una storia di mala giustizia». «Con quale credibilità - argomenta- lo Stato combatte oggi il terrorismo, sia esso di matrice politica o religiosa, se la storia recente dimostra che basta rifugiarsi in un paese che nega l'estradizione per salvarsi anche dai crimini più efferati?». «Ci auguriamo che sia fatta giustizia per l'omicidio dei fratelli Mattei, anche alla luce dei nuovi elementi emersi da un'intervista rilasciata da Achille Lollo, uno dei tre condannati per il rogo - prosegue il responsabile vicentino del movimento giovanile di Alleanza Nazionale -.Auspichiamo che il ritorno agli onori della cronaca di questa tragica vicenda, aiuti tutti quanti a riflettere sugli anni di piombo quando l'odio politico, le aggressioni, le uccisioni, erano fenomeni tragicamente presenti sulla scena politica italiana». Il sindaco di Roma, certamente lontano politicamente dalla famiglia Mattei, ha proposto l'intitolazione di una via ai due ragazzi, mentre Vicenza è ancora ferma alla mozione approvata nell'ottobre 2002 dal Consiglio comunale di Vicenza con la quale si deliberava l'intitolazione di una strada a Sergio Ramelli. L'ipotetica via era stata individuata nel proseguio di strada Paradiso, a Settecà, un prolungamento con strada ciclabile che, però, vede allungarsi i suoi tempi di realizzazione. «E' ancora ben lungi dall'essere costruita. Considerando i lunghi tempi tecnici che sicuramente accompagneranno la realizzazione della strada in questione, e per non perdere il senso che sottese l'approvazione della mozione, invitiamo il Consiglio e la Giunta comunale ad individuare soluzioni, e strade, alternative - conclude Rauli - auspichiamo una veloce risoluzione della questione, sia per rendere omaggio ad un ragazzo simbolo di tutti gli innocenti che persero la vita durante i tragici anni settanta, sia per lanciare un monito alle generazioni presenti e future, affinché lascino fuori dal confronto politico l'odio e la violenza». «Spero che la procedura nell'individuare una via cittadina a questi protagonisti della storia italiana diventi più snella e si liberi da ogni tabù - prosegue Conte - .Se così non fosse, ogni forma di rallentamento ci farebbe fare una brutta figura, scaraventandoci all'indietro ed imprigionandoci ancora dentro le contrapposizioni politiche ed ideologiche di sempre. Quelle che per anni non ci hanno consentito di analizzare i fatti con lucidità e serenità. Oggi, invece, io mi auguro che a questa serenità si sia arrivati». |