21 LUGLIO 2006

Caserma Usa, il progetto va avanti
Case popolari, in 900 nella lista d’attesa «Lo stop ai Piruea allungherà i tempi»
Nuova lite in Consiglio Salta il voto sul bilancio

Mentre a Vicenza si attendono notizie e si discute sul nulla, a Roma i tecnici ministeriali analizzano l’iter e si studia l’accordo
Caserma Usa, il progetto va avanti
Il sen. Zanone, ex ministro: «È già avanzato il piano di transizione»

di G. M. Mancassola

Il progetto della nuova caserma Usa va avanti: i tecnici ministeriali stanno analizzando il piano, mentre è in fase di elaborazione l’accordo tecnico indispensabile per concedere l’utilizzo dell’area ai militari americani. Mentre a Vicenza si attendono notizie e si discute a parole, a Roma si lavora sulle mappe e sui fatti: e la pratica avanza inesorabilmente. Un passo alla volta, parola per parola, dalla capitale si sta ricomponendo il quadro di un’operazione che resta ancora velata di mistero. L’ultimo contributo ad accendere un po’ di luce sulla vicenda viene dall’ala liberale dell’Ulivo, capitanata in città da Matteo Quero, leader dei Repubblicani europei, e al livello nazionale da Valerio Zanone, senatore ulivista. Interpellato da Quero, Zanone si è attivato acquisendo nuovi elementi al ministero della Difesa. Il senatore ulivista è voce autorevole in Parlamento: a lungo, nelle precedenti legislature, è stato ministro della Difesa e oggi è vicepresidente della commissione Difesa al Senato. Nella relazione tecnica inviata a Vicenza, si apprende che “la direzione generale dei lavori e del demanio, su incarico dello Stato Maggiore della Difesa, sta conducendo le attività per l’elaborazione del piano di transizione”. Si tratta del progetto la cui elaborazione è stata richiesta agli Usa quando due anni fa hanno avanzato la richiesta di poter disporre di una porzione dell’aeroporto “Dal Molin” per la costruzione di una nuova caserma utile a riunire la 173a brigata aviotrasportata, oggi divisa fra Italia e Germania. “A seguito della trasformazione della Nato che ha comportato la soppressione della terza Ataf – si legge ancora nella relazione inviata da Zanone – la Difesa italiana ha ritenuto non più razionale continuare a mantenere una presenza militare all’aeroporto”. “Recentemente – prosegue – gli Usa per dare attuazione allo schieramento ipotizzato con la “Global Defense Posture Review”, hanno rappresentato l’intenzione di incrementare la loro presenza all’aeroporto”. Anche il sen. Zanone conferma che “finora non sono stati sottoscritti accordi formali necessari perché gli Usa possano utilizzare l’aeroporto come richiesto. È stata espressa invece la disponibilità a cedere l’uso di un’area, previa l’elaborazione di un piano di transizione e la formalizzazione di uno specifico accordo tecnico, al momento in elaborazione”. In sintesi, quindi, da un lato lo Stato Maggiore ha incaricato un team di tecnici di esaminare il progetto a stelle e strisce, dall’altro è in fase di elaborazione l’accordo tecnico in base al quale verrebbe ceduta l’area del “Dal Molin” per la costruzione della caserma che ospiterà non meno di 2 mila soldati. Secondo indiscrezioni, a Roma si sta considerando anche il pacchetto di opere viabilistiche e infrastrutturali richieste da Comune e Provincia per attutire l’impatto del nuovo insediamento. Zanone lunedì incontrerà il ministro della Difesa Arturo Parisi, per cercare di scrutare le intenzioni del Governo lungo una strada che appare in gran parte già tracciata. Il senatore, infine, con una nota a margine, riesuma un pezzo di carta che sembrava definitivamente smarrito nei meandri romani: la lettera inviata dal sindaco Enrico Hullweck al premier Romano Prodi per saperne qualcosa di più su tutta l’operazione. “Mi è stato detto - annota Zanone - che il sindaco ha inviato una lettera alla presidenza del consiglio per chiedere ulteriori ragguagli sulla questione”. La lettera, quindi, è arrivata: si attende la risposta.


L’assessore Piazza: «Con i Pat nuove aree ma ci vorranno due anni». Dalla Pozza: «Manca un piano»
Case popolari, in 900 nella lista d’attesa «Lo stop ai Piruea allungherà i tempi»

di Eugenio Marzotto

È una delle tante conseguenze, sembra, provocata dall’affossamento dei Piruea. Se poi ci mettiamo la situazione di attesa per quanto riguarda invece il Pp10, il danno è doppio. Così quelle 889 domande di alloggi popolari resteranno lì ferme, senza nessuna assegnazione, per tanto, tanto tempo. In tutto almeno 250 appartamenti che non verranno costruiti per almeno due anni. A confermarlo è lo stesso assessore ai servizi sociali Davide Piazza che quasi sconsolato ammette: «Abbiamo dovuto fermare tutto, peccato. Era stata prevista una volumetria del 10% sul totale edificabile dei Piruea, invece...». Così gli uffici dell’assessore dovranno riscrivere la programmazione e affidarsi ora ai Pat, assegnando le stesse aree con strumenti urbanistici diversi e considerando aree di edilizia economica popolare. Peccato, che per realizzare lo stesso numero di appartamenti attraverso i Pat ci vorranno almeno due anni, mentre 889 famiglie stanno aspettando un alloggio. Subito. Eppure c’è una novità rispetto agli anni passati; il numero delle famiglie in difficoltà si è ridotto di quasi settanta richieste. Nel 2004-2005 erano state 960, un anno prima ben 985. Un record. Ma due anni dopo le cose non sono cambiate in modo sostanziale se si considera che di fronte a una domanda di quasi 900 case, l’offerta si ferma a 130 appartamenti, considerando che gli altri 120 alloggi sono tutti programmati nella zona di Laghetto. «Speriamo almeno che il Comune non perda il rifinanziamento regionale di 8 milioni di euro - interviene il consigliere Ds Antonio Dalla Pozza -. Spero che l’assessore si faccia sentire in Regione. C’è tempo fino al 30 agosto per la richiesta, se un Comune capoluogo come Vicenza fallisse sarebbe scandaloso». Spulciando sulle cifre poi, emerge che delle 889 famiglie che hanno avuto accesso alla graduatoria per l’assegnazione degli alloggi, un terzo sembra essere composto da nuclei familiari stranieri, un altro terzo da anziani e il rimanente numero da famiglie numerose. Si tratta di nuclei che hanno redditi minimi, famiglie in cui vivono portatori d’handicap o che devono convivere con altri disagi. Senza contare chi proprio non ce la fa più a pagare l’affitto e deve fare i conti con lo sfratto. «Sia chiaro - precisa l’assessore Davide Piazza - non vivono sotto i ponti, magari sono costretti a fare i conti con condizioni igienico sanitarie difficili, ma almeno una casa ce l’hanno». E sempre l’assessore annuncia che la Regione ha stanziato un fondo da 900 mila euro per aiutare le famiglie che faticano a pagare il canone mensile. Anche qui però bisognerà mettersi in fila, all’interno di una graduatoria ben precisa e lunga parecchie pagine. «Il dato che però emerge è che le richieste di alloggi popolari sono diminuite - commenta Piazza -. Forse il fenomeno si spiega perchè il prezzo degli affitti privati sono in calo, ma conta anche la consapevolezza di molti di non poter accedere alle case popolari. E in ogni caso 120 alloggi sono stati costruiti». Il problema casa adesso passa per il tavolo della giunta. Il passaggio lo conosce bene l’assessore ai servizi sociali che annuncia: «Dovremo impostare tutto con logiche nuove, al collega Zocca l’ho già detto. Attraverso il Pat dovremo tenere conto di aree Peep per arrivare a quota 250 alloggi». «Il problema è un altro - attacca invece Dalla Pozza - in otto anni questa amministrazione non ha mai portato in commissione un piano organico di edilizia popolare e gli stessi Piruea dedicavano agli alloggi scarse cubature. Piazza mente, sapendo di mentire».


Nuova lite in Consiglio Salta il voto sul bilancio
Scontro Forza Italia e An: niente numero legale

(g. m. m.) Scoppia la bufera nel centrodestra e il voto sul bilancio consuntivo salta, slittando con tutta probabilità a settembre, ben oltre il termine ordinatorio del 30 giugno. Ai tempi supplementari, dunque, proprio come il gol di quel Fabio Grosso di cui l'assessore al Bilancio - neanche fosse un presagio - ostentava sulla propria seggiola la maglietta azzurra di campione del mondo. Il crack del consiglio è andato in scena al momento delle votazioni sugli ordini del giorno; il malanno, ancora una volta, si chiama numero legale, che la maggioranza non è riuscita a garantire. La bagarre è stata originata a causa del presunto accordo concluso fra Forza Italia e l'ex leghista Franca Equizi, la voce più acida contro l'amministrazione comunale. Quando quelli di Alleanza nazionale si sono resi conto che alcuni ordini del giorno della consigliera venivano approvati con il contributo forzista, hanno chiesto l'intervento del sindaco Enrico Hullweck, i cui inviti alla scuderia azzurra sono rimasti inascoltati. La reazione più dura è stata allora quella di Giuseppe Tapparello, che non ha partecipato alla votazione, facendo mancare il quorum. E dire che l'opposizione si era impegnata a garantire almeno una presenza in sostituzione di Francesco Rucco, assente per motivi personali. Al secondo appello, eseguito in fretta e furia dal presidente Sante Sarracco, Tapparello è rientrato, ma è mancata la Equizi, alla faccia di ogni presunto accordo. A quel punto si è scatenato un vivace battibecco fra Sarracco e Tapparello, con il primo ad accusare il secondo di irresponsabilità, urlando: «O te ne vai tu o me ne vado io. Vergogna». Lo stesso capogruppo aennista Luca Milani, a bocce ferme, prende le distanze da Tapparello: «Condanno chi è andato a fare accordi con la consigliera, ma stigmatizzo anche il comportamento di Tapparello: non era quello il momento per colpi di testa». Parole simili a quelle dell'on. Giorgio Conte: «Se è indecente e deprecabile l'atteggiamento di Forza Italia, censuro anche il comportamento di Tapparello». Tapparello si difende: «La dignità politica per me è votare senza i condizionamenti di accordi sotto banco, altrimenti è anarchia. È una questione di morale politica. Ho solo voluto mettere in risalto il compromesso di FI». «Io non faccio politica contro qualcuno - replica il capogruppo forzista Andrea Pellizzari -. Alcuni ordini del giorno erano condivisibili. Si chiedeva in cambio un atteggiamento non ostruzionistico. È molto più assurdo chi decide che non si vota a priori». Ma il bilancio, a questo punto, che fine farà? «Non ci sono problemi, si voterà a settembre», afferma l'assessore Zocca.