In aula solo 40 posti disponibili: 20 biglietti al comitato del Sì e 20 a quello del No
di G. M. Mancassola
Si profila un braccio di ferro fra il consiglio comunale e la prefettura sull'organizzazione del dibattito del secolo, quello che sala Bernarda ospiterà giovedì prossimo sul progetto della nuova caserma Usa al Dal Molin. La conferenza dei capigruppo, vale a dire l’organismo incaricato di decidere la scaletta dei lavori consiliari e le modalità di dibattito, si è riunita ieri per quasi due ore, approvando all’unanimità la proposta dell’opposizione di installare un maxischermo in piazza dei Signori. Come aveva dichiarato il sindaco Enrico Hüllweck e come ribadito durante il vertice in municipio dal presidente del consiglio comunale Sante Sarracco, c’è però da fare i conti con le indicazioni venute dalla prefettura, che vorrebbe evitare di moltiplicare i focolai di tensione.
«Se non verrà installato il maxischermo si creerà un problema di ordine pubblico, perché si acuirà la tensione fra coloro che giovedì vorranno manifestare in piazza», incalza il Verde Ciro Asproso. «Speriamo non vi siano indicazioni contrarie dalla prefettura, perché l’assenza del maxischermo sarà elemento di tensione aggiuntiva», fa eco il diessino Luigi Poletto. «Ne parlerò con il prefetto al più presto», assicura Sarracco.
La richiesta del maxischermo appare determinante per consentire al maggior numero di persone possibile di seguire l’atteso dibattito in sala Bernarda, dove potranno entrare soltanto 40 persone. Come spiega il presidente, gli ingressi saranno contingentati e autorizzati solo esibendo uno speciale pass: «Venti ingressi saranno assegnati al comitato del Sì, venti al comitato del No». Gli ammessi non saranno “schedati”, ma verranno indicati dai referenti dei comitati, con possibilità di turn-over durante la discussione.
Questa è la decisione, che mira a corresponsabilizzare i due comitati, che sceglieranno i pochi privilegiati ammessi in aula. Niente privilegi o inviti speciali, dunque: né ai segretari di partito, né ai sindacati, nonostante da alcuni giorni i consiglieri, veri protagonisti della storica seduta, siano sottoposti a un pressing da parte di chi cerca di assicurarsi biglietti, prenotazioni di posti o “prevendite”, neanche si trattasse di un concerto rock.
Per questa ragione, una prima forma di equilibrio, ieri pomeriggio, è stata raggiunta proprio intorno all’installazione del maxischermo: da una parte, soprattutto a destra, c’era chi premeva per blindare il palazzo e riunirsi a porte chiuse, dall’altra chi chiedeva di aprire al massimo il dibattito. L’equilibrio prevede ingressi contingentati, maxischermo e diretta televisiva. Il sindaco al mattino aveva aperto l’invito a tutte le emittenti televisive. Nel pomeriggio, anche i capigruppo hanno stabilito di proporre l’invito alle principali emittenti televisive e radiofoniche venete.
Al momento, l’unica candidatura avanzata è quella di TvA Vicenza, che ha presentato un pacchetto che richiederebbe la modulazione degli interventi in aula assecondando le esigenze televisive. Ovvero, inizio alle 17.30 con novanta minuti di riprese in diretta così suddivisi: venti minuti per le comunicazioni del sindaco e sette minuti a testa per i dieci capigruppo. Poi la diretta verrebbe interrotta nella fascia dei telegiornali serali, per essere ripresa al momento del voto sugli ordini del giorno. Nel frattempo, in aula verrebbe dato spazio a tutti i consiglieri, con dieci minuti a testa di interventi. Così impostato, contando anche le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno, il dibattito rischia di dilungarsi per sei, sette ore: una maratona al microfono.
Luca Milani, di Alleanza nazionale, ha suggerito anche di contattare un operatore per la trasmissione via internet dell’intero evento, senza interruzioni pubblicitarie, a costi minimi.
Chi rischia di restare escluso, ad esempio, è il sindaco di Caldogno Marcello Vezzaro, che aveva avanzato la richiesta di partecipare. «La decisione sul Dal Molin avrà forti ricadute sul nostro territorio: vogliamo conoscere come stanno le cose - afferma -. Negli scorsi mesi non siamo mai stati coinvolti in un processo decisionale di cui avremmo invece dovuto essere parte in causa. Eppure la zona interessata dal progetto è situata ai confini del nostro comune e l'impatto ambientale e viabilistico avrà ricadute dirette su Caldogno e i suoi cittadini. Ma non si tratta solo della nostra città: sono stati proposti siti alternativi e subito sono stati bocciati in quella che rischia di diventare una decisione che ci viene imposta dall'alto e da lontano, senza consultazione e possibilità di intervento da parte di chi vivrà nella propria vita quotidiana le conseguenze di questa scelta. Non possiamo accettare una decisione unilaterale».
I consiglieri Rolando e Guaiti lanciano la proposta di fare visita al ministro della Difesa
Nel centrosinistra si progetta la calata su Roma
«Parisi consideri la necessità del referendum»
(g. m. m.) L’idea è già a cottura avanzata e sta per trasformarsi in una prenotazione dei biglietti per il viaggio in treno: la calata su Roma, destinazione il ministero della Difesa. Chiamarla “marcia” sarebbe di dubbio gusto, trattandosi di un’iniziativa a cui stanno lavorando alcuni esponenti ulivisti del consiglio comunale.
Meglio chiamarlo sit-in, allora, che potrebbe prendere forma fra lunedì e martedì, al ritorno del ministro Arturo Parisi dall’Egitto, dove è in missione. Fermamente intenzionati a mettersi in viaggio sono il diessino Giovanni Rolando e Sandro Guaiti della Margherita, che si stanno guardando intorno per capire chi e quanti si unirebbero alla delegazione vicentina che vorrebbe cercare di presidiare palazzo Baracchini, armati di striscioni, bandiere e manifesti, in attesa di scambiare due parole con il ministro Parisi.
L’iniziativa, a quanto pare, non è ben vista a Roma, dove temono una risonanza esagerata al sit-in di due esponenti del centrosinistra davanti a un ministero del Governo Prodi.
«È importante che questo Governo abbia riaperto la questione “se” realizzare la nuova caserma - spiega Rolando - dopo che già il Governo Berlusconi aveva dato per scontata la sua costruzione. Aver subordinato il proprio assenso governativo al parere di accettabilità di Vicenza è stata ed è scelta apprezzabilissima. È pur vero, però, che una questione enorme come la base Usa che attiene al futuro della città e per le future generazioni non possa essere deliberata da un paio di consiglieri comunali, con una maggioranza e un’opposizione determinatesi al di fuori della questione. Occorre quindi ricorrere alla vera sovranità popolare: il popolo, con lo strumento del referendum».
«Amichevolmente, friendly, dico che anche gli Usa dovrebbe convenire avere un’espressione più larga, più democratica. Perché insediarsi in una comunità che decide per il Sì o per il No con un paio di voti di scarto? Così penso che potrebbe essere utile che una delegazione di consiglieri di centrosinistra chiedessero un incontro a Parisi e andassero al ministero a Roma. Per ottenere che venga considerato il voto del referendum. Anche dal ministro».
Comincia alle 10 la manifestazione contro la Finanziaria del governo Prodi
di Marino Smiderle
I moderati vanno in piazza. Già questo sembrerebbe un ossimoro. Di più: i moderati scendono in piazza nella città più moderata d’Italia, già sacrestia d’Italia, ora bastione insuperabile del centrodestra, e di Forza Italia in particolare. Macché ossimoro, macché contraddizione: «Andare nelle piazze per protestare contro il governo è un diritto costituzionale - tuona Silvio Berlusconi, che ha accolto con entusiasmo fin da subito l’invito del vero organizzatore dell’evento, vale a dire il governatore Galan -. E non è un diritto solo quando i signori della sinistra ne profittano».
Qualcuno dice che sono le prove generali per la nuova, e innovativa per i moderati, strategia della piazza. Ma, nello stesso tempo, è anche una vetrina che mette in mostra le crepe che si stanno allargando nello schieramento dell’opposizione.
L’Udc, per esempio, che sarà presente solo con i quadri regionali e che non condivide questo modo di fare. «Io non ci sarò - tiene a far sapere il segretario Lorenzo Cesa -.Il ruolo dell’Udc è un altro». In compenso ci saranno Luigi D’Agrò, poco convinto, e l’ex ministro Carlo Giovanardi, molto più convinto.
«I Nomadi cantavano: ’Noi non ci saremo’ - chiosa Roberto Maroni, capogruppo della Lega Nord alla Camera -. Chiedo scusa ai Nomadi per il paragone irriverente, ma il fatto che l’Udc non sarà a Vicenza è l’ulteriore conferma che la Cdl come l’abbiamo conosciuta non ci sarà più».
In compenso alle 10 saliranno sul palco Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi, i tre leader di riferimento di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega Nord. Proprio nel giorno in cui Fini aveva dichiarato (rettificando il tiro più tardi) che la leadership della Cdl di Berlusconi non era per niente scontata. Schermaglie che verranno dimenticate oggi, davanti al "popolo del polo", cinquemila o forse settemila persone attese in piazza dei Signori per protestare contro la finanziaria del governo Prodi.
«Questa manifestazione non la capisco proprio - osserva Cesare De Piccoli, viceministro Ds dei Trasporti -. Per carità, pieno diritto di scendere in piazza per manifestare, ma forse dovrebbero ricordare che se siamo stati costretti a varare questa finanziaria è a causa della voragine nei conti pubblici che abbiamo ereditato dal precedente governo. E comunque abbiamo dimostrato che siamo pronti a cambiare qualcosa se ci presentano ricette migliori».
Una tesi, questa, che molto probabilmente verrebbe sommersa dai fischi di una piazza arrabbiata come quella vicentina, veneta, stufa di pagare tasse sempre più alte. Ma non abbastanza da convincere Confindustria (anche se qualche industriale vicentino, a titolo personale, in piazza ci sarà) ad aderire alla protesta del centrodestra. Un po’ perché Massimo Calearo, presidente degli industriali vicentini, non vuole rimanere intruppato in logiche di partito e molto perché a palazzo Bonin Longare preferiscono mettere in campo qualche proposta alternativa e concreta (per poi magari portare a casa qualcosa, vedi il tetto dei 50 dipendenti per il trasferimento del Tfr all’Inps).
Questione di punti di vista. «Noi saremo in piazza a Vicenza per rappresentare la voce di tutto il popolo veneto - afferma Roberto Ciambetti, segretario provinciale della Lega Nord - di tutti quei cittadini che sono indignati davanti a un governo che ha lavorato, sta lavorando e lavorerà contro chi lavora, dall’operaio al piccolo imprenditore, dal commerciante all’artigiano».
Saranno, per una volta, sulla stessa lunghezza d’onda Alessandra Mussolini e Azione Sociale, col coordinatore regionale Alex Cioni. «Gli italiani onesti, chi lavora e chi combatte l'ingiustizia sociale, come Azione Sociale - afferma l’europarlamentare - hanno il dovere morale di partecipare e di essere al fianco del leader dell’opposizione Berlusconi e degli italiani che vogliono il Governo Prodi a casa, subito». I "cugini" di Forza Nuova manifesteranno contro la finanziaria ma ricorderanno al centrodestra che non vogliono «né finanziaria prodiana, né base americana», mettendo l’accento sul caso Dal Molin.
Tornando alle divisioni, o meglio, alle puntualizzazioni, non si può non registrare quella di Rocco Buttiglione (Udc): «Noi non crediamo che le spallate della piazza possano far cadere Prodi. Semmai altre spallate, come quelle di Standard & Poor’s, possono dare fastidio al governo». E, per soprammercato, aggiunge: «Berlusconi ’cane pastore’ delle pecore del centrodestra non è stato un buon pastore, ed è meglio cambiare strada».
In piazza, invece, ci sarà Gianfranco Rotondi, segretario della Democrazia cristiana per le autonomie, deciso a manifestare «contro una finanziaria dai mille volti che porterà l’Italia verso il baratro, bocciata da tutte le categorie e anche a livello internazionale dalle agenzie di rating».
Ci sarà, ovviamente, anche tutto l’establishment di centrodestra del Vicentino, a cominciare dal padrone di casa, il sindaco Enrico Hüllweck, la presidente della Provincia, Manuela Dal Lago, e i parlamentari Pierantonio Zanettin (FI), Giorgio Conte (An), Stefano Stefani (Lega Nord), Alberto Filippi (Lega Nord).
Parte da Vicenza la nuova strategia dell’opposizione, decisa di prendere a spallate il governo Prodi, cercando di provocare le crepe necessarie a farlo cadere. Oggi in piazza dei Signori i signori del centrodestra si conteranno. Sanno già in anticipo che da queste parti c’è il grosso del proprio elettorato e vorranno assicurarlo sulle intenzioni bellicose per i prossimi mesi. Come ha finemente ricordato l’on. Roberto Calderoli, segretario nazionale della Lega Nord citando l’Alberto Sordi del Borgorosso football club, «chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di...». Pare che Cesa e Casini non l’abbiano presa benissimo.
Polizia e Cc nel servizio d’ordine. La manifestazione è definita ad altissimo rischio
Il centro blindato per i tanti “big”
più di 200 agenti presidiano la città
Previsti bus navetta gratuiti dallo stadio per evitare di intasare il traffico e i parcheggi
di Diego Neri
Una giornata difficile per il traffico e per girare in centro. Polizia e carabinieri controlleranno in massa tutte le zone di accesso al salotto buono della città, mentre i vigili urbani avranno il loro daffare per evitare intasamenti clamorosi alla circolazione.
Il piano di sicurezza per affrontare l’arrivo dei big della politica e i manifestanti che invaderanno Vicenza per protestare contro la finanziaria è stato studiato a lungo ieri mattina in prefettura. Questore, comandante provinciale dei carabinieri e della finanza e rappresentanti del Comune si sono incontrati per studiare la linea d’urto ad una giornata che, per i nomi annunciati all’incontro in piazza dei Signori, viene definita «ad altissimo rischio».
Nonostante i disobbedienti o altri gruppi della sinistra antagonista abbiano annunciato contromanifestazioni, l’imperativo è quello di evitare scontri e pertanto il questore ha chiesto rinforzi a Roma. Agenti e militari saranno più di un centinaio, ai quali se ne aggiungeranno almeno altrettanti delle scorte dei politici. Fin dalle 8.30, le pattuglie saranno in centro per un servizio d’ordine che in città non si vedeva da tempo per una manifestazione politica. Le contromisure assomigliano, tanto per dire, a quelle prese per Vicenza-Napoli della scorsa settimana.
La prefettura attende alcune migliaia di persone. Fare stime è prematuro, spiega il capo di gabinetto della questura David De Leo, perché gli stessi organizzatori non si sono sbilanciati. Secondo le previsioni, comunque, in piazza si raduneranno almeno 7-8 mila persone, che giungeranno in città da tutte le regioni del Nord.
Le decine di pullman previsti - molti dei quali messi a disposizione gratuitamente dalle segreterie di partito o dalle organizzazioni di categoria - saranno fatti parcheggiare in zona stadio, nel park di via Bassano. Da lì partiranno i bus navetta in direzione centro città. Chi arriva in macchina potrà invece lasciarla anche in via Cricoli.
I vigili hanno deciso di non chiudere alcuna strada della cintura urbana. Ci sarà, questo sì, parecchia confusione in centro: corso Palladio sarà aperto - evento rarissimo - con contrà Cavour per le scorte dei politici, che ieri hanno comunicato in massa la loro presenza. Berlusconi sarà seguito da parecchi uomini: oltre ai gorilla privati, sarà scortato anche dalla polizia in quanto gode ancora del controllo dovuto ad un presidente del Consiglio (che decade un anno dopo la fine del mandato). Non ci saranno blocchi se non al momento del passaggio delle auto blu.
La conclusione della manifestazione è prevista per le 13. Poi, il servizio d’ordine proseguirà fino a quando i partecipanti non lasceranno il centro. Nel frattempo le forze dell’ordine si augurano che non vi siano particolari forme di protesta. Pena, per i vicentini che il sabato amano lo shopping in centro, un caos ancora peggiore.
Un campo unico per i nomadi
Sorrentino preoccupato per il rischio sovraffollamento
di Eugenio Marzotto
Un campo nomadi unico per la città? Forse. Valerio Sorrentino, assessore alla sicurezza apre all’ipotesi di uno spazio comunale per le comunità rom e sinti sparse per Vicenza e nello stesso tempo si prepara allo sgombero di via Nicolosi di mercoledì prossimo, giorno in cui scade l’ordinanza firmata dal sindaco all’indirizzo del nomade Ibraim Halilovic proprietario del tanto contestato terreno su cui un’intera famiglia e dei minori vivrebbero in condizioni igienico sanitarie pessime.
Potrebbe essere il giorno della verità, visto che Halilovic non sembra avere intenzione di fare ricorso al Tar, provvedimento che gli garantirebbe almeno tre settimane per sparigliare le carte e andare all’ennesima mediazione con il Comune.
«Noi siamo pronti - spiega Sorrentino - del resto la situazione in quel campo è insostenibile».
Condizioni igienico sanitarie precarie, sei minori a rischio, camper e roulotte che arrivano e sostano nella notte. Tanto basta per prendere provvedimenti. «Ai bambini ci penseranno i servizi sociali - aveva dichiarato Sorrentino - il Comune non lascia per strada nessuno».
Ma era stata la Provincia, nei giorni scorsi ad attaccare il Comune. L’ennesima disfida Dal Lago-Hüllweck. Il dipartimento territorio e ambiente di palazzo Nievo ha spedito qualche giorno fa una lettera al Comune in cui chiede chi siano i proprietari dei terreni e la destinazione urbanistica della zona. Ma soprattutto se sia stata deliberata un’apposita variante allo strumento urbanistico come indicato dalle legge regionale.
Tutte questioni che Sorrentino liquida così: «Se l’intenzione della Provincia è quella di mettere ordine sulla questione nomadi, io sono assolutamente d’accordo, anche perchè i campi di viale Diaz e via Cricoli rischiano di diventare aree esplosive, con un problema di sovraffollamento che cresce ogni giorno che passa. Non sono mai stato d’accordo sul pagamento di una tariffa da parte delle famiglie nomadi stanziali, perchè in questo modo si legittima la loro presenza, ma nello stesso tempo trovo che si debba trovare uno spazio unico dove far convivere tutti i nomadi. È un’ipotesi su cui stava lavorando lo stesso ex assessore Piazza e che prima o poi dovremo affrontare».
Non manca poi la stoccata polemica alla Provincia e quindi alla sua presidente che aveva ricordato come roulotte e simili divengono automaticamente abuso edilizio. «Scopre l’acqua calda - attacca l’assessore - l’ordinanza di demolizione è stata fatta più volte senza sortire effetti, ecco perchè è arrivata quella con riferimento alle pessime condizioni igienico sanitarie, era l’unico modo per far chiudere quel campo».
Insomma, l’idea di fondo è quella che sui campi nomadi andrebbe rivisto tutto, scontrandosi però sul solito dilemma politico-amministrativo. «I nomadi non li vuole nessuno. Dove troviamo lo spazio adatto?». Così un Sorrentino più realista del re.
E ora l’attenzione è tutta spostata su mercoledì, il giorno del possibile sgombero con l’incognita bambini e la domanda che assilla le associazioni di volontariato. Che fine faranno i minori? «Siamo pronti - spiega l’assessore agli interventi sociali Patrizia Barbieri - il Comune ha a disposizione residenze protette e può offrire alloggi per casi come questo. In ogni caso i bambini non sono abbandonati, ci sono un padre e dei fratelli maggiori che finora hanno pensato a loro».