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21 NOVEMBRE 2004 dal Giornale di Vicenza
"Antenne, c'è poco da fare".
«Antenne, c’è poco da fare»
(g. m. m.) La proliferazione di antenne in città? C’è poco da fare, o quasi. Il difensore civico Massimo Pecori interviene sulla spinosa questione dei ripetitori in fase di installazione dopo le numerose sollecitazioni venute da cittadini e comitati. In particolare, Pecori si concentra sugli ultimi tre casi balzati agli onori delle cronache: quelli di contrà Burci, di via Stadio e di viale Trento. «Queste autorizzazioni, agli occhi della cittadinanza, non appaiono comprensibili, anche alla luce del recente accordo concluso dall’Amministrazione e dai gestori che sembrava dovesse sortire l’effetto pratico di ridurre la presenza in città di questi impianti - scrive Pecori in un intervento pubblicato anche sul suo sito Internet -. In base alla normativa, l’ente locale, accertata la compatibilità del progetto con i limiti di esposizione, valori di attenzione ed obiettivi di qualità stabiliti uniformemente a livello nazionale, deve rilasciare l’autorizzazione con provvedimento espresso. In caso contrario, decorso inutilmente il termine di 90 giorni dalla presentazione della relativa istanza, maturerà il silenzio-assenso».
Nessuna discrezionalità è dunque lasciata all’ente locale che, verificata l’attestazione dell’Arpav circa il rispetto dei limiti di emissione, dovrà autorizzare la nuova installazione in quanto le opere per stazioni radio base sono assimilate alle opere di urbanizzazione primaria, al pari delle strade, parcheggi, fognature, rete idrica, spazi verdi, illuminazione. In questo contesto normativo, è evidente che gli enti potranno solamente concludere accordi di massima con i gestori per fissare alcuni criteri che dovranno essere rispettati al momento della progettazione e realizzazione dei nuovi insediamenti.
Un appello della Caritas «Serve cibo per il ricovero» Pasta, scatolame con carne, tonno, piselli, pelati e fagioli Da quando è stato aperto hanno dormito oltre 900 persone
Il ricovero notturno di emergenza della Caritas diocesana è stato aperto il 2 novembre scorso ed ha finora offerto un letto ad oltre 923 persone e non tutte immigrate.
Dibattito pubblico di Bilancio partecipativo, Vicenza capoluogo e riformisti «Primarie per candidati sindaci Lo dovrà prevedere lo statuto» di Antonella Ciscato Elezioni primarie? «Un completamento della democrazia» per Angelo Foletto, rappresentante della segreteria regionale dell’Udc. «Un nuovo strumento di costruzione partecipativa» per Marco Macelloni, ex sindaco di Peccioli in provincia di Pisa, dove sono state organizzate per l’elezione dell’attuale primo cittadino. «Elemento positivo che non esaurisce però la crisi della politica» per Andrea Pelosi, presidente dell’associazione Vicenza capoluogo, senza dimenticare «il rischio che si trasformino in una brutta copia delle normali amministrative» come ha osservato Franco Candiollo dell’associazione Vicenza riformista. Considerazioni generali, rischi e ipotesi di fattibilità delle elezioni primarie sono stati presentati nell’incontro pubblico che si è svolto venerdì sera ai Chiostri di Santa Corona, organizzato dalle associazioni Gruppo bilancio partecipativo, Vicenza riformista e Vicenza capoluogo. Obiettivi della serata proprio la discussione del meccanismo politico-amministrativo delle elezioni primarie e la proposta di inserirle all’interno dello statuto del Comune di Vicenza, come manifestazione democratica di cittadinanza attiva. Analizzati in partenza gli aspetti generali e culturali delle primarie, è stato ricordato come siano di matrice culturale anglosassone e fossero nate per permettere ai cittadini di selezionare con metodo diretto i candidati alle cariche statali e municipali. Le primarie rappresentavano, perciò, la possibilità, per gli elettori e i simpatizzanti, di scegliere i candidati ai diversi livelli elettorali. Questo, da una parte per porre fine alla partitocrazia di potenza dei gruppi politici, spezzando le logiche gerarchiche che manipolavano le candidature, dall’altra parte per permettere all’elettorato di votare da se stesso i candidati ritenuti migliori e più competenti. Ma esportare il modello americano e attuarlo in Italia risulta di difficile esecuzione, non solo per la diversità della situazione storico-politica che dal dopoguerra in poi abbiamo vissuto, ma soprattutto perché il bipolarismo perfetto, data la grande quantità di partiti che, da sempre, ha caratterizzato il nostro sistema, da noi non ha mai messo piede. Da ultimo vista l’affluenza media alle urne in Italia, non proprio altissima, c’è da considerare anche la volontà di partecipazione individuale. Nonostante questo, le associazioni organizzatrici restano del parere che le primarie possono incentivare a fornire una classe dirigente politica di ottimo livello, attivando altresì una competizione più attiva e partecipata. Il fatto che ultimamente, poi, siano state avanzate proposte per introdurre le primarie sia per l’individuazione del leader della coalizione nazionale (da Romano Prodi) sia per la scelta dei governatori regionali (da Marco Follini), rende opportuno per il Gruppo bilancio partecipativo, Vicenza Riformista e Vicenza Capoluogo proporre anche «a Vicenza l’effettuazione di elezioni primarie per la scelta dei candidati sindaco». Ma restano tanti i quesiti sollevati a questo proposito: da “come si possono attivare le primarie” (raccolta di firme? introduzione nello statuto comunale?) a “chi sono i votanti” (i soli tesserati iscritti ai vari partiti? Tutti i cittadini?). Da “quanto tempo prima rispetto alle elezioni si devono tenere” (un anno prima? tre mesi soltanto?) a “quali strumenti di regolamentazione devono essere istituiti” (regole comunali? Comitato formato da diversi schieramenti?). Senza dimenticare costi e presenza concomitante, o meno, delle campagne elettorali. L’incontro ha voluto dunque fare conoscere più da vicino il meccanismo delle primarie, mettendone in luce ombre e positività, ma serviranno ancora tempo e ulteriori dibattiti per approfondirne la complessità. |