«Il business dei permessi
nelle mani delle agenzie»
Le associazioni immigrati: «Chi non paga aspetta sette mesi»
di Eugenio Marzotto
I ritardi per ottenere il permesso di soggiorno, varrebbero per molti ma non per tutti. In questura per alcuni ci sarebbero delle corsie preferenziali che evitano i sei, sette mesi per ottenere il documento.
L’accusa arriva dal Coordinamento delle associazioni immigrate e dagli Rdb-Cub vicentini che denunciano come in città, «stanno proliferando agenzie che promettono il permesso in tempi brevi, pagando fino a mille euro per il servizio. Si tratta di un vero e proprio business dei permessi di soggiorno».
Della questione è stato chiamato in causa anche il ministro dell’Interno Giuliano Amato, a cui il Coordinamento degli immigrati ha scritto una lettera dove si denunciano i ritardi e le presunte irregolarità.
Una ventina di firme, in rappresentanza delle tante nazionalità presenti a Vicenza, sottoscrivono il testo spedito a Roma: «La questura è intasata ogni giorno da centinaia di immigrati di tutte le età, ma i mediatori delle agenzie di pratiche godono di una corsia privilegiata. Non solo questi personaggi ottengono rapidamente il disbrigo delle pratiche dei loro clienti - si legge nella lettera indirizzata ad Amato - , ma si aggirano in questura facendo pubblicità delle loro attività, spingendo tutta una massa di disperati e di sprovveduti a pagare ciò che sarebbe loro diritto ottenere gratuitamente».
È solo l’ultima in ordine di tempo, delle rivendicazioni delle varie associazioni immigrati sparse sul territorio che da mesi puntano il dito sui ritardi per ottenere il permesso di soggiorno.
«Non è possibile attendere fino a sette, otto mesi per vedere rinnovato un documento che ha una validità limitata nel tempo. L’attesa del rinnovo - spiega Nirou Morteza - non ci permette di stipulare un contratto di lavoro o casa, senza contare che le banche in queste situazioni non accendono mutui o fanno prestiti».
Questi, insieme ad altre rivendicazioni, i motivi della manifestazione indetta dal Coordinamento e sportello immigrati Rdb Cub Vicenza, che si terrà domani alle 15,30 davanti alla questura. Il corteo attraverserà viale Mazzini, viale Milano per poi tornare nell’area verde della questura.
Tra gli immigrati che sfileranno, molti denunceranno i casi limite presenti in giro per la provincia. Come quello di un lavoratore marocchino che lavora a Vicenza dal 2004 e che da due anni attende il permesso di soggiorno definitivo. «Finora solo proroghe - spiega Morteza - appuntamenti a sette mesi e poi ancora appuntamenti. Così ci si deve accontentare del documento sostitutivo rilasciato dalla questura, ma che in realtà non risolve lo stato di precarietà dell’immigrato».
E poi il problema della brevissima durata dei permessi di soggiorno: «Molto spesso lavoratori a tempo determinato attivi da oltre 10 anni si vedono rilasciare permessi di soggiorno di pochi mesi. Così, un immigrato con un contratto di lavoro di quattro mesi che si presenterà domani all’ufficio appuntamenti del Comune, avendo il permesso di soggiorno in scadenza tra un mese, si vedrà assegnare un appuntamento ad aprile».
La conseguenza immediata è il proliferare del lavoro nero, secondo il Coordinamento dell’associazione immigrati che avverte: «Finchè non si risolveranno questi problemi non smetteremo di protestare».
Una soluzione ci sarebbe, secondo i Cub e gli immigrati, ossia potenziare i Poli degli stranieri, i sette sportelli sparsi per la provincia che hanno la funzione di raccogliere le domande degli stranieri, prima di avviare la pratica.
«Basterebbe - attacca Morteza - che i Poli avessero la stessa funzione della questura, con un addetto in grado di fornire il permesso di soggiorno, anzichè raccogliere le domande e trasferirle a Vicenza. Di questo problema interesseremo anche i Comuni».
Il gesto dell’ormai ex assessore facilita le cose al sindaco
«Ha lavorato molto. La Lega? Non mi ha certo ricattato»
(a. t.) Davide Piazza da ieri a mezzodì non è più assessore, neanche dal punto di vista formale.
Lunedì era stato liquidato politicamente dal suo ormai ex partito, la Lega Nord.
Martedì lui stesso l’aveva raccontato, annunciando una rottura andata avanti per crepe silenziose e culminata nella condanna da parte della segreteria leghista della sua ultima linea sull’assegnazione delle case popolari e sulle graduatorie premiali per far avanzare i vicentini con venticinquennali radici nostrane (“inutile e controproducente ricorrere contro il no sentenziato dal Tar veneto"). Mercoledì era stato il giorno del consenso alla defenestrazione garantito dal sindaco al partito: "Do atto a Piazza di aver lavorato moltissimo, è un'energia che si perde - ha spiegato ieri in consiglio comunale Enrico Hùllweck, accettando la sostituzione voluta dal Carroccio -. Ma una compagine politica è fatta di più forze e ciascuna sottolinea le sue caratteristiche...". Quelle della Lega non coincidevano più con la prassi amministrativa di Piazza.
E così il titolare degli Interventi sociali, dopo essere passato in studio da Hùllweck, ha provveduto a firmare davanti al segretario generale del Comune Angelo Macchia le poche righe necessarie per ufficializzare la rinuncia alla poltrona assessorile. Una scelta che è stata molto apprezzata dal sindaco, che si è così trovato alleggerito dal dovere di provvedere lui d'imperio alla staffetta voluta dagli alleati nordisti: "Non ci sono situazioni di ricatto della Lega Nord nei miei confronti" ha detto.
Aveva provato a discutere di tutta la questione il diessino Luigi Poletto, che dieci giorni fa - proprio in occasione del "no" del Tar al bando vicentino per le case popolari - aveva chiesto le dimissioni di Piazza. Difendere l'ex-assessore? Più di tanto il capogruppo Ds certo non poteva. Gli interessava infilare qualche cuneo nelle difficoltà del centrodestra, ma la maggioranza gli ha opposto un diniego: bocciata con numeri larghi la possibilità di discutere ai microfoni.
In sala Bernarda la prossima volta ci sarà la sostituta, Patrizia Barbieri, dirigente della Provincia. Il sindaco, che non ne ha fatto il nome, oggi provvede a nominarla.