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23 GIUGNO 2006
«No gli Usa al Dal Molin»
Iniziativa dei residenti e dell’Osservatorio contro le servitù militari (n. s.) In piazza per dire no all’insediamento Usa al Dal Molin. È così che residenti e aderenti all’Osservatorio contro le servitù militari nei giorni scorsi hanno fatto quadrato e mercoledì 5 luglio, data in cui si esprimerà a Roma la commissione tecnica composta dal Ministero della Difesa, Enac, Comune di Vicenza, Provincia e ambasciata americana, scedereanno in strada alle 18 davanti all’aeroporto di Viale S. Antonino per manifestare compatti il proprio dissenso al progetto di ampliamento della base Usa. Sul tavolo una serie di iniziative che da martedì prossimo a mercoledì 5 luglio dovrebbe consegnare al Senato, in una conferenza stampa organizzata dall’Osservatorio vicentino, il quadro di una «città - sottolinea la portavoce Martina Vultaggio -, che si rifiuta di accettare l’insediamento di una base militare permanente e con un cospicuo impatto urbanistico». La fitte rete di iniziative contro l’aeroporto prenderà il via già martedì 27 giugno, con una delegazione dei "Beati costruttori di pace" di don Albino Bizzotto che a Roma inconterà il presidente della Camera dei deputati Fausto Bertinotti per discutere sul tema Dal Molin. A seguire la campagna di raccolta firme organizzata dal coordinamento dei 4 comitati di quartiere (S. Bortolo, Laghetto, S. Paolo e Caldogno) che nelle scorse settimane si erano sollevati contro il progetto e che il 3 luglio prossimo in piazza Castello, dalle 18 in poi, illustreranno ai cittadini il perchè del loro no all’insediamento americano al Dal Molin e al relativo impatto urbanistico sulla zona. «L’intento - spiega Olol Jackson, dell’Osservatorio -, è quello di arrivare a Roma il 5 luglio prossimo con una lunga lista di firme a sostegno del nostro rifiuto di una iniziativa che riteniamo totalmente fuori luogo. Il tempo delle discussioni infatti è finito. Ora è il momento delle scelte politiche, ed è ciò che noi chiederemo a parlamentari e senatori che un tempo si erano espressi contro la guerra e gli armamenti e che ancora non hanno fatto sentire la propria voce». «Quale portavoce dei Verdi - aggiunge poi -, chiederò un’incontro martedì prossimo a tutta l’Unione a livello provinciale per dare una risposta univoca ad una situaizione che deve essere dipanata».
Hüllweck affossa i Piruea: «Non c’è tempo» An chiedeva di scegliere quale votare per primo ma il sindaco decide di bloccarli tutti di Gian Marco Mancassola Hüllweck seppellisce i Piruea. «Non c´è più tempo, non ha più senso parlare di Piruea». Le parole del sindaco piovono nella cornice più strana, la meno istituzionale. Accade all’inizio della maratona sulle nuove norme che regoleranno la zona industriale di Vicenza ovest. Il gruppo di Alleanza nazionale si apparta, convocando i cronisti per delineare la strategia in vista del dibattito sui sette Piruea, i piani urbanistici di iniziativa privata che tanto hanno fatto discutere dal febbraio 2005 ad oggi. Il capogruppo Luca Milani va subito al nocciolo del problema: la scaletta dei lavori imposta dal sindaco. Peccato, però, che inusualmente proprio Hüllweck si infili al tavolo della conferenza stampa, chiedendo di essere ammesso da “ex giornalista”. Milani poi parlerà di “invasione di campo”, ma in prima battuta fa buon viso a cattivo gioco e contesta la scelta di aver dato precedenza al piano dell’ex Lanerossi. «Purtroppo c’è un problema di tempi e probabilmente si riuscirà a discutere soltanto un Piruea - precisa - quindi chiediamo una riunione di maggioranza per stabilire quale debba essere il primo Piruea. O ci si mette d’accordo, o c’è il rischio di fare piaceri a questo o a quel privato. E questo non ci va, poiché ci sono in ballo forti interessi economici». La colpa dei ritardi - aggiunge Giuseppe Tapparello - non è dei consiglieri né della commissione Territorio, che ha ricevuto i documenti a fine maggio. Implicitamente, quindi, sarebbe della Giunta. In ogni caso, non si parta dall’ex Lanerossi - avverte Milani - l’unico piano che non troverà il sostegno da parte di An, mentre sugli altri verranno proposte modifiche e migliorie via emendamento - aggiunge Francesco Rucco. Quello dell’ordine di discussione è un perno intorno a cui si è avvitata buona parte del dibattito interno al centrodestra negli ultimi giorni. Anche da ambienti leghisti veniva la richiesta di modificare la scaletta, ma il sindaco aveva tenuto duro. Nell’aria c’era la prospettiva di una votazione sull’inversione dell’ordine del giorno del consiglio comunale. E tuttavia, lo stesso Hüllweck decreta l’affossamento dei Piruea. Prima spiega le ragioni dell’impostazione del menu: «È stato fatto due settimane fa, quando si pensava di avere più tempo a disposizione, cercando di privilegiare i due piani che hanno più interesse pubblico, e cioè l’ex Lanerossi e il Ferrotramvie. Oggi, però, ci troviamo con due sedute a disposizione: sarà un miracolo concludere la variante alla zona industriale. È evidente che ci sono molti interessi in gioco e per questo è antipatica la bagarre per cercare di favorire questo o quel Piruea ponendolo in pole position. E in più mettiamoci pure tutte le operazioni fatte di proposito per far saltare il numero legale. Non ha più senso parlare di Piruea». O tutti o nessuno, dunque. E allora nessuno. «È l’astuzia della ragione di hegeliana memoria - commenta il capogruppo diessino Luigi Poletto - dall’errore degli uomini deriva un fatto positivo, ovvero il rinvio al Pat. L’azzeramento della discussione attesta il fallimento pacchiano della maggioranza di centrodestra». Nei corridoi, intanto, il sindaco è atteso dalla notizia che le sedute la prossima settimana saranno tre, ma che le votazioni necessarie per smaltire la partita di Vicenza ovest sono una settantina: un’enormità. Non resta che appellarsi al Pat, tanto che c’è già chi sta studiando un ordine del giorno per trasferire i Piruea nel nuovo piano regolatore. Ma Hüllweck non sembra crederci molto: «Ci vorranno due anni, non lo faremo certo noi il Pat». Poi, Hüllweck, costretto a scusarsi con gli alleati di An ammutinatisi fuori da sala Bernarda per l’incidente della conferenza stampa, trova anche la forza di ironizzare, quando gli viene chiesto a chi vada attribuita la colpa del fallimento sui tempi per la presentazione dei Piruea: «Sarà dello Spirito santo», chiosa per non svelare i nomi e i cognomi che ha in testa.
Piruea a rischio risarcimento danni di G. M. Mancassola Sulla ruota dei Piruea esce il 90, la paura. Paura dei ricorsi e dei risarcimenti multimilionari. Appena quattro giorni fa, scrutando rassegnato il calendario di questo giugno sempre più bollente, il sindaco Enrico Hüllweck intonava un mesto requiem ai sette controversi piani urbanistici rimasti in pista: «Non c’è più tempo», aveva detto. Trascorso il fine settimana in mezzo a mille riflessioni e consulti, ieri a palazzo ci sono state le prime avvisaglie di quella che potrebbe trasformarsi in una battaglia legale senza esclusione di colpi. Alla porta del difensore civico Massimo Pecori, infatti, ha bussato il progettista di uno dei Piruea. L’identità del professionista e la localizzazione del Piruea restano ignoti, ma conta la sostanza riferita da Pecori: «Dopo aver letto le dichiarazioni del sindaco, mi è stato chiesto se ci sono margini perché almeno uno dei piani possa essere votato e se in caso contrario ci sia la possibilità di presentare una richiesta di risarcimento danni». In effetti, sul tappeto c’è una sostanza ibrida: «I Piruea sono piani di riqualificazione con un interesse pubblico, ma promossi da privati, che investono soldi in progettazioni e burocrazia - argomenta il difensore civico -. La sinergia fra pubblico e privato, naturalmente, non implica alcun obbligo di arrivare all’approvazione finale del progetto. Il consiglio comunale resta sovrano e può prendere qualunque tipo di decisione e nessuno può garantire in anticipo». E però c’è un però: chi ha investito soldi e risorse, ha diritto che l’inter venga portato a conclusione, con un sì o con un no. «Formalmente io almeno inizierei la discussione per mettermi al riparo da ogni ipotetica azione dei privati», suggerisce Pecori. E allora torna buono il calendario. Da oggi, infatti, sono programmate tre sedute prima del 30 giugno, la scadenza imposta dalla Regione per l’approvazione di varianti urbanistiche. Le prime due saranno con tutta probabilità assorbite dalla maratona per smaltire la montagna di votazioni richieste per la variante alla zona industriale di Vicenza ovest. Resta la riunione di giovedì, fra mille interrogativi. Le delibere, infatti, vanno consegnate entro venerdì mattina a Venezia e quindi non ci sarebbe il tempo materiale per riscrivere i testi alla luce di ordini del giorni ed emendamenti. C’è poi un problema di ordine politico: se anche ci fosse il tempo per discutere di almeno un Piruea, quale verrebbe scelto? Di qui un orientamento che sta attecchendo fra i consiglieri, per non avviare la discussione su alcun piano: troppi gli interessi in ballo - è il ragionamento - si rischierebbe di privilegiare questo o quell’imprenditore, provocando vantaggi e svantaggi. Per la cronaca, sfogliando il programma dei lavori di sala Bernarda, il primo Piruea sarebbe l’ex Lanerossi, il più contestato, che ad oggi non appare in grado di raccogliere una maggioranza di consensi in aula. Da giorni, inoltre, si vocifera di una possibile richiesta per invertire la scaletta o comunque per modificarla, portando avanti il piano o i piani che generano meno tensioni. E allora il difensore civico fa la sua proposta: «Credo che sia importante almeno iniziare. Si scelga qualsiasi metodo, anche l’estrazione a sorte di quell’unico Piruea destinato a essere discusso. In questo modo, almeno, si attenuerebbe l'impressione di immobilismo che trasmette il consiglio comunale. Inoltre, verrebbero rispettati i privati e l’iter previsto dalle norme di legge. E più importante di tutto, si eviterebbero contestazioni e recriminazioni, compresa la richiesta di risarcimento danni che potrebbe essere molto alta».
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