Stranieri, la ricetta della questura
«Il “cedolino” sostituisce il permesso di soggiorno»
di Eugenio Marzotto
Hanno scelto la via istituzionale, quella politica, per affrontare lo stesso problema. Quello dei ritardi nei rinnovi dei permessi di soggiorno.
Cgil, Cisl e Uil dopo alcuni incontri con il questore di Vicenza arrivano ad una sintesi, necessario, dicono, per spiegare le cause dei ritardi e gli effetti sulla mancata ricezione dei documenti.
In realtà, il primo a mettere i puntini sulle “i” è il questore Dario Rotondi. «I modi per risolvere il problema dei ritardi ci sono, la direttiva Amato se recepita può aiutare la vita degli immigrati in attesa del permesso di soggiorno».
Emanata nell’agosto di quest’anno la direttiva prevede che al momento della richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno, l’immigrato riceve dalla questura un cedolino che vale come permesso per il tutto il tempo d’attesa. Quando l’immigrato otterrà il documento vero e proprio, il cedolino non servirà più.
«Va rimarcata questa possibilità - spiega Rotondi - perchè finora non abbiamo ricevuto rischieste di spiegazioni, nonostante la questura abbia informato istituzioni e privati che solitamente hanno rapporti con gli extracomunitari. Segno forse, che questa opportunità non è stata ben intesa. Insisto, la direttiva Amato conferisce la stessa validità del permesso di soggiorno, bisogna farlo sapere alle imprese e ai lavoratori immigrati stessi».
Ma sulla questione dei ritardi il questore insiste anche su altro punto. Dal 2002 al 2005 c’è stato un incremento gli immigrati che hanno ottenuto il permesso di soggiorno del 44% «è inutile dire - ironizza il questore - che l’organico non è aumentato del 44%».
Ed è questo uno dei nodi del problema, la sofferenza d’organico di viale Mazzini, che cerca di fare quel che può di fronte ad un aumento costante di presenze straniere in città e provincia.
«Le code di sei mesi senza la presenza dei poli, diventerebbero di otto. Non voglio addentrarmi nell’ambito politico - continua Rotondi - ma è indubbio che i poli siano strumenti utili per sostenere la questura nelle pratiche di rinnovo».
Entro il 31 dicembre scadrà la convenzione tra questura e i sette sportelli sparsi per la provincia che servono a raccogliere le pratiche degli immigrati. Senza contare che la Regione non finanzierà il servizio iniziato cinque anni fa. Tre mesi che serviranno a decidere cosa fare dei poli, dopo che gli stessi rappresentanti dei comuni che sostengono di fatto il servizio, hanno dichiarato che non ci sono più le condizioni per andare avanti: i tempi d’attesa non sono diminuiti e agli sportelli decentrati giaciono da mesi come in un imbuto, le pratiche degli stranieri.
E mentre il neo assessore al sociale di Vicenza dichiara: «Da Vicenza, nessun soldo per il polo della città», i sindacati ribadiscono l’importanza del servizio. «Gli enti locali vanno sostenuti - spiega Danilo Andriolo della segreteria Cgil - per mantenere un servizio fondamentale. È lo stesso programma dell’attuale governo a dare maggiore poteri ai comuni in tema di immigrazione». Dello stesso avviso Carlo Biasin della Uil che ribadisce come la direttiva Amato aiuterà a risolvere i tempi di attesa. Ma è Renato Riva della Cisl ad essere ancora più esplicito: «Se verranno chiusi siamo pronti ad azioni di forza. La gestione dei poli non si può liquidare così, difronte ad un aumento costante degli stranieri a Vicenza, chiudere questi centri di servizio significa aggravare la situazione. L’accordo con la Regione, questura e comuni deve essere prorogato, chiudere gli occhi è un atto politico grave. Tutte le istituzioni, dalla Prefettura alla Provincia devono trovare un coordinamento e le risorse per mantenere i poli a Vicenza».
La nomina
«Niente più soldi al polo cittadino»
Lo sportello convenzionato con la questura è ormai destinato a chiudere il 31 dicembre
(e. mar.) Una giornata vissuta intensamente. Il suo “primo giorno di scuola” Patrizia Barbieri, ex responsabile dei Centri per l’impiego della Provincia, ed ora assessore ai servizi sociali, l’ha passato a rimettere apposto le vecchie carte dell’ufficio di via Torino e a prendere coscienza pratica del suo nuovo ruolo.
Il primo giorno da assessore l’ha trascorso all’Ulss 5, dove ha partecipato ad una conferenza dei sindaci, dedicata ai fabbisogni territoriali degli anziani. Ha ascoltato, ricevuto le congratulazioni, sapendo però che domani è un altro giorno.
È’ stato un venerdì quasi senza respiro. La firma alle 11 con cui accettava il referato ai Servizi sociali e poi i primi incontri istituzionali. «Mi considero un assessore tecnico - spiega la Barbieri - ma nello stesso tempo so di rappresentare la Lega e le sue istanze oltre che l’amministrazione di Vicenza».
Parole nette che guardano al primo obiettivo: «Sono convinta che sia necessario ricorrere al Consiglio di Stato. L’Amministrazione di Vicenza farà il ricorso contro la sentenza del Tar che ha stralciato i punti-premio ai vicentini nel bando per l’assegnazione delle case popolari».
È il punto su cui è saltato qualche giorno fa il suo predecessore Davide Piazza, ma lei tira dritto: «Nessuno mi ha imposto di fare il ricorso, sono abituata a ragionare con la mia testa. Sono convinta che sia la strada da intraprendere e tra breve prenderò in mano il fascicolo della sentenza Tar». E ieri il Sunia, in un comunicato mette subito i paletti all’iniziativa, diffidando il Comune a non presentare ricorso al Consiglio di Stato.
Tra impegni e cellulare bollente, Patrizia Barbieri chiarisce anche le sue posizioni sui poli, istituiti dalla questura per le pratiche di rinnovo dei permessi di soggiorno: «Per noi, con la fine di dicembre l’esperienza è chiusa. Il Comune di Vicenza non ha più intenzione di tirar fuori un euro per questo servizio». «A meno che - continua il neo assessore - non emergano fatti nuovi».
Qualche ora prima in questura, i sindacati insistevano sulla necessità dei poli, ma la Barbieri puntualizza: «Con la mancanza di fondi regionali, questo progetto è destinato a morire. Solo se Venezia rifinanzierà il servizio potremo riparlarne».
I suoi primi cento giorni al lavoro, il nuovo assessore li vede così. «Da cittadina e da ex direttrice dei Centri per l’impiego, dico che la priorità di intervento devono riguardare le nuove povertà. Ci sono emergenze, nascoste nel silenzio, preoccupanti anche a Vicenza. Problemi che non sono di “moda”, ma estremamente attuali».
Troppi bimbi stranieri a scuola
a completo digiuno d’italiano
di Veronica Molinari
«È emergenza alfabetizzazione: bisogna abbattere il muro della comunicazione, poiché molti bimbi ed adolescenti immigrati arrivano a scuola senza nemmeno conoscere una parola di italiano». L’allarme viene lanciato da Giorgio Trivelli, reggente della Direzione didattica di Valdagno, che conferma il superamento della media nazionale relativo alla presenza di stranieri nella popolazione scolastica. Se, infatti, «a livello nazionale si arriva circa all’8%, in città si supera il 21% nelle scuole per l’infanzia, il 17% alle elementari ed il 13% per cento alle medie».
Numeri questi che impegnano su più fronti sia le scuole che il Comune. E per rendere il più possibile agevole l’integrazione tra alunni, i responsabili degli istituti sono scesi in campo con alcuni pool di insegnanti e tutor, mentre l’Amministrazione comunale ha giocato la carta dei finanziamenti prevedendo 15 mila euro per sostenere i progetti.
Nuove voci in bilancio nonché veri e propri corsi di lingua fuori dal normale orario scolastico, dunque, sono i provvedimenti decisi per affrontare nel giusto modo la situazione.
L’obiettivo da raggiungere, secondo il dirigente Trivelli, è « riuscire a mettere in campo tutte le risorse possibili per fronteggiare il problema. La scuola è diventata una stazione con arrivi e partenze durante tutto l’anno. Due sono le vie da intraprendere: l’alfabetizzazione e l’integrazione».
La barriera linguistica impedisce spesso l’inserimento degli stranieri in una società che nulla ha in comune con le loro tradizioni ed abitudini.
«I numeri che si riferiscono, per quanto riguarda i tre ordini di scuole, d’infanzia, elementari e medie inferiori, ad un totale di 1.900 studenti sono in crescita costante negli anni - aggiunge Trivelli -. Il dato più consistente si ha nelle tre scuole d’infanzia: su 209 bambini, 45 sono stranieri. Vale a dire che uno su cinque è figlio di immigrati. Cifre che interessaranno in un futuro molto prossimo di conseguenza gli altri ordini di scuole».
Dalle statistiche fornite dalla Direzione didattica, inoltre, risulta che agli istituti primari dei 952 iscritti, 164 sono stranieri.
È stato messo a punto un protocollo d’accoglienza con interventi non solo semplicemente burocratici, ma anche sociali.
Tra i punti da sviluppare ci saranno corsi di aggiornamento per «attrezzare culturalmente gli insegnanti - conclude il dirigente -. Ma è in atto anche un tentativo per mettere in rete le scuole di tutta la vallata. Per questo attendiamo, però, la notizia di finanziamenti adeguati».
Il primo passo in questa direzione sembra essere stato compiuto dalla Giunta comunale: 15 mila euro, prelevati dal fondo di riserva, saranno destinati a migliorare l’inserimento degli studenti immigrati. I nuovi capitoli di spesa potranno, dunque, fornire risposte ad un mondo che vuole soddisfare le esigenze dei giovani stranieri, a scuola e nella vita così da migliorare il loro grado di relazione sia in famiglia che con compagni di classe ed insegnanti.