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23 NOVEMBRE 2006
Corteo no global, i Ds non ci stanno
Verso il 2 dicembre. I promotori rinunciano al passaggio in Corso. La Lega chiede fidejussioni contro eventuali danni di G. M. Mancassola Una locomotiva lanciata contro la base americana all’aeroporto Dal Molin. Ripescata dalle antologie gucciniane, la romantica immagine del treno popolare torna buona per raccontare la calata su Roma che il fronte del No si prepara a lanciare a partire da questa sera. L’appuntamento per un centinaio di volenterosi manifestanti è in stazione intorno alle 23. Armati di fischietti, pentole e tamburi, per far salire più in alto possibile l’urlo dei contrari al progetto statunitense, i manifestanti puntano verso la capitale, dove domani metteranno in scena una rumorosa protesta sotto le finestre del ministero della Difesa: «La periferia si muove verso il centro - si legge in una nota dell’assemblea permanente contro il Dal Molin - il potere dal basso va a ribadire al potere forte che vuole considerazione e rispetto. Il popolo delle pentole continua il suo colorato e rumoroso viaggio per una battaglia di civiltà». Dai Comunisti italiani, con l’on. Severino Galante, e dai Verdi, con i senatori Mauro Bulgarelli e Anna Donati, viene l’appello affinché il ministro Arturo Parisi riceva una delegazione di manifestanti per «dimostrare una disponibilità reale a recepire le ragioni dei cittadini». La marcia su Roma anticipa di un giorno il convegno che si terrà sabato alle 15 in fiera e di una settimana la manifestazione nazionale che attraverserà Vicenza nel pomeriggio del 2 dicembre. Dopo le polemiche sulla richiesta di speciali protezioni per la zona monumentale avanzata dal Comune, gli organizzatori sembrano aver spontaneamente abbandonato l’idea di percorrere un tratto di corso Palladio. Questo il programma della manifestazione pubblicato sul sito www.altravicenza.it: «Ritrovo corteo ore 13; percorso: villa Tacchi, viale della Pace, corso Padova, contrà Porta Padova; ponte degli Angeli; contrà Vittorio Veneto; ponte Pusterla; contrà S. Marco; contrà dei Forti di S. Francesco; piazza Marconi; via Paglierino; viale Lamarmora; via S. Antonino; aeroporto Dal Molin. Davanti alla Ederle ci sarà un presidio del comitato di Vicenza Est». Si registra, nel frattempo, una presa di posizione netta e precisa da parte della segreteria provinciale dei Democratici di sinistra, che ufficializzano la loro non adesione all’iniziativa: «La segreteria provinciale dei Ds - si legge in un comunicato stampa - pur ribadendo la posizione contraria sull’aeroporto Dal Molin, nella riunione di lunedì 20 novembre ha unitariamente e unanimemente espresso la volontà di non aderire alla manifestazione organizzata il 2 dicembre convocata dal “tavolo permanente sulle servitù militari”». Chi di sicuro non ci sarà è la Lega Nord, che con il segretario cittadino Alessio Sandoli lancia una provocazione: «Ciò che ci preoccupa - afferma - non sono tanto i vicentini che parteciperanno ma le frange più estreme, amici di certi partiti di centrosinistra, che giungeranno da tutta Italia e anche da fuori. Conosciamo molto bene il modo di manifestare di certi “personaggi” e per questo chiediamo che il Comune si adoperi per tutelare la città e i propri cittadini. Chiediamo che il Comune richieda alle varie sigle organizzatrici una fidejussione a garanzia di eventuali danni che potranno essere arrecati alla città (imbrattamenti di muri, danni a edifici e negozi). In questo modo gi organizzatori della manifestazione saranno ancora più responsabilizzati nel predisporre un servizio d’ordine interno più efficiente visto che, altrimenti, i soldi ce li rimetteranno loro stessi. Lo stesso metodo è stato utilizzato nel 1999 dall’allora sindaco di Roma Francesco Rutelli quando la Lega Nord decise di sfilare per le vie della capitale». Dalla sigla sindacale Ugl-Autoferrotranvieri, infine, si registra una presa di posizione sulla richiesta dei manifestanti di poter usufruire di bus gratuiti dalla stazione ai luoghi attraversati dal corteo: «Nel caso in cui non sia assicurata una presenza delle forze dell’ordine in ogni bus, questa organizzazione intende sospendere la disponibilità degli autisti a effettuare il servizio dalla stazione alla Ederle».
La richiesta ufficiale per la disinfestazione è stata inviata dal sindacato 10 giorni fa, ma l’iter burocratico è molto lento Topi nell’ufficio immigrazione Il Siulp minaccia: «Se non si interviene lo facciamo chiudere» di Federico Ballardin Minaccia di far chiudere l’ufficio stranieri se non si prenderanno presto dei provvedimenti. Il segretario provinciale del Siulp, Roberto Meridio, ha perso la pazienza dopo che il problema dei topi nell’ufficio accanto alla questura di viale Mazzini è diventato quotidiano. Gli agenti ormai ogni mattina sono costretti a pulire i “regalini” lasciati da alcuni topi che sono diventati ospiti fissi della struttura. L’impresa di pulizie infatti lavora al pomeriggio, dopo la chiusura degli uffici, alle 18 circa, mentre i topi escono allo scoperto di notte, quando non c’è più nessuno che possa disturbarli. Così gli agenti in servizio prima di mettersi al lavoro devono controllare i cassetti e pulire gli uffici dai “bisogni” dei topi prima di aprire i battenti. Quotidianamente si recano nell’ufficio circa duecento stranieri che devono presentare le varie pratiche di regolarizzazione. Invece i topolini il permesso di soggiorno se lo sono preso senza chiedere, e senza fare la fila. Il problema è che la questura non può chiedere l’intervento diretto dell’Ulss in quanto - spiega il segretario del Siulp Roberto Meridio - la burocrazia impone di passare per vie interne seguendo altre procedure rispetto a quelle che verrebbero attivate se un caso del genere si verificasse, ad esempio, in un ufficio comunale o in una scuola. In pratica la richiesta di intervento dev’essere inoltrata alla Prefettura, che poi ha la facoltà di sbloccare i fondi destinati anche a questi inconvenienti. Ecco perché il Siulp, a tutela dei circa 30 dipendenti dell’ufficio ma anche di chi lo frequenta, non intende aspettare troppo a lungo visto che il problema era noto da mesi. Sono passati dieci giorni dalla segnalazione ufficiale del Siulp ed ancora non si vedono i risultati. In passato era stata segnalata anche la presenza di pantegane ma questo accadeva quando la sala d’aspetto per gli stranieri si trovava all’esterno. Le briciole o i rimasugli che le persone lasciavano dopo la lunga attesa attiravano i grossi ratti dal fiume Bacchiglione. Comunque gli animali restavano soltanto all’esterno della struttura mentre questi nuovi ospiti s’intrufolano dappertutto e, viste le modeste dimensioni, sono anche difficili da stanare senza l’intervento di professionisti. Va detto che nella vicina questura non si erano mai registrate infestazioni di topi. Il Siulp ha dunque lanciato l’ultimatum: senza un intervento tempestivo farà chiudere gli uffici per tutelare la salute di agenti e stranieri. Il questore Dario Rotondi dice invece che l’intervento per tamponare il problema è stato pronto e che gli addetti alla derattizzazione sono stati avvisati. Il problema è che l’intervento richiede del tempo e che un ufficio importante come quello riservato agli stranieri è impossibile da trasferire altrove in pochi giorni. Inoltre sottolinea che sono state predisposte pulizie straordinarie degli uffici e incrementate quelle ordinarie. Rotondi si dice dispiaciuto dell’episodio ma ribadisce che «non c’è pericolo sanitario per le persone e che si deve portare pazienza in attesa che si concluda l’intervento di derattizzazione».
Il mercato è saturo, aumentano le irregolari impiegate dalle famiglie «Non assumete più badanti» Troppi gli arrivi in provincia Secondo il volontariato ce ne sono il doppio di quelle che servono di Eugenio Marzotto «Non assumete più badanti e se dovete farlo presentatevi agli uffici di collocamento». È un vero e proprio allarme quello che arriva da alcune associazioni e gruppi spontanei che operano sul territorio, nel tentativo di mediare domanda e offerta di badanti. Anche perchè i dati pur parziali, messi in campo da questura e amministrazioni locali, spiegano che oggi in provincia rischiano di esserci più badanti che anziani da seguire. In Veneto esisterebbero dalle 25 alle 30 mila famiglie che necessitano di assistenza e le donne inserite nel mercato fatto da colf e badanti si assesterebbero attorno alle 30 mila unità, irregolari comprese. Quello che sta avvenendo, secondo molti, è che il mercato delle donne che arrivano da est stia di fatto raddoppiando a causa delle nuove regolarizzazioni con conseguenze dirette per famiglie che hanno bisogno di assistere gli anziani. Accade cioè che le centinaia di badanti uscite dalla clandestinità in questi mesi, grazie alla nuova sanatoria partono alla volta del paese d’origine, vale a dire nella maggior parte dei casi Moldavia, Romania e stati dell’ex Jugoslavia. Se ne stanno lì per qualche mese, ritrovano famiglia e parenti ma soprattutto cercano di ottenere il visto per l’Italia che gli consentirà di uscire così di entrare e uscire dai confini con più libertà. E alle famiglie che rimangono senza badanti viene promessa subito una sostituta irregolare. «Si tratta quasi sempre di sorelle o amiche», spiegano i volontari di alcune associazioni che danno assistenza alle badanti vicentine. «Le nuove arrivate così trovano subito un lavoro lasciato vacante da chi è tornato a casa per qualche mese. Ma il problema torna subito a galla». Sì, perchè quando ritornano le donne partite qualche mese prima, le famiglie si ritrovano con due badanti per anziano ed è difficile trovare un compromesso. «Così - racconta un volontario dell’Alto Vicentino - prolifera il mercato nero e le condizioni delle badanti peggiorano, senza contare che molte famiglie preferiscono comunque assumere donne senza permesso di soggiorno, più ricattabili e spesso pagate meno delle colleghe regolari». Si tratta di una vera e propria emergenza, soprattutto in alcune aree della provincia, Schio e Vicenza su tutte. Una situazione secondo alcuni «fuori controllo», dove capita addirittura di vedere alcune badanti anziane (quelle che spesso procurano lavoro alle nuove arrivate) aspettare fuori dagli ospedali l’uscita di anziani reduci dalla lungo degenza e proporsi nei parcheggi. Il consiglio che viene dato è chiaro: «Non assumere badanti consigliate da altre badanti e rivolgersi direttamente agli uffici del lavoro». Intanto gli arrivi sui pullman della disperazione non si fermano. Il mercato gestito da bande organizzate che superano i controlli delle dogane per trasferire in Italia con passaporti falsi decine e decine di donne provenienti da est, continua a proliferare con il solito inganno: «In Italia troverai lavoro».
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