Topi nell’ufficio immigrazione
Il Siulp minaccia: «Se non si interviene lo facciamo chiudere»
di Federico Ballardin
Minaccia di far chiudere l’ufficio stranieri se non si prenderanno presto dei provvedimenti. Il segretario provinciale del Siulp, Roberto Meridio, ha perso la pazienza dopo che il problema dei topi nell’ufficio accanto alla questura di viale Mazzini è diventato quotidiano.
Gli agenti ormai ogni mattina sono costretti a pulire i “regalini” lasciati da alcuni topi che sono diventati ospiti fissi della struttura. L’impresa di pulizie infatti lavora al pomeriggio, dopo la chiusura degli uffici, alle 18 circa, mentre i topi escono allo scoperto di notte, quando non c’è più nessuno che possa disturbarli.
Così gli agenti in servizio prima di mettersi al lavoro devono controllare i cassetti e pulire gli uffici dai “bisogni” dei topi prima di aprire i battenti.
Quotidianamente si recano nell’ufficio circa duecento stranieri che devono presentare le varie pratiche di regolarizzazione. Invece i topolini il permesso di soggiorno se lo sono preso senza chiedere, e senza fare la fila.
Il problema è che la questura non può chiedere l’intervento diretto dell’Ulss in quanto - spiega il segretario del Siulp Roberto Meridio - la burocrazia impone di passare per vie interne seguendo altre procedure rispetto a quelle che verrebbero attivate se un caso del genere si verificasse, ad esempio, in un ufficio comunale o in una scuola. In pratica la richiesta di intervento dev’essere inoltrata alla Prefettura, che poi ha la facoltà di sbloccare i fondi destinati anche a questi inconvenienti.
Ecco perché il Siulp, a tutela dei circa 30 dipendenti dell’ufficio ma anche di chi lo frequenta, non intende aspettare troppo a lungo visto che il problema era noto da mesi. Sono passati dieci giorni dalla segnalazione ufficiale del Siulp ed ancora non si vedono i risultati. In passato era stata segnalata anche la presenza di pantegane ma questo accadeva quando la sala d’aspetto per gli stranieri si trovava all’esterno. Le briciole o i rimasugli che le persone lasciavano dopo la lunga attesa attiravano i grossi ratti dal fiume Bacchiglione. Comunque gli animali restavano soltanto all’esterno della struttura mentre questi nuovi ospiti s’intrufolano dappertutto e, viste le modeste dimensioni, sono anche difficili da stanare senza l’intervento di professionisti. Va detto che nella vicina questura non si erano mai registrate infestazioni di topi. Il Siulp ha dunque lanciato l’ultimatum: senza un intervento tempestivo farà chiudere gli uffici per tutelare la salute di agenti e stranieri.
Il questore Dario Rotondi dice invece che l’intervento per tamponare il problema è stato pronto e che gli addetti alla derattizzazione sono stati avvisati. Il problema è che l’intervento richiede del tempo e che un ufficio importante come quello riservato agli stranieri è impossibile da trasferire altrove in pochi giorni.
Inoltre sottolinea che sono state predisposte pulizie straordinarie degli uffici e incrementate quelle ordinarie. Rotondi si dice dispiaciuto dell’episodio ma ribadisce che «non c’è pericolo sanitario per le persone e che si deve portare pazienza in attesa che si concluda l’intervento di derattizzazione».
«Non assumete più badanti»
Troppi gli arrivi in provincia
Secondo il volontariato ce ne sono il doppio di quelle che servono
di Eugenio Marzotto
«Non assumete più badanti e se dovete farlo presentatevi agli uffici di collocamento».
È un vero e proprio allarme quello che arriva da alcune associazioni e gruppi spontanei che operano sul territorio, nel tentativo di mediare domanda e offerta di badanti. Anche perchè i dati pur parziali, messi in campo da questura e amministrazioni locali, spiegano che oggi in provincia rischiano di esserci più badanti che anziani da seguire. In Veneto esisterebbero dalle 25 alle 30 mila famiglie che necessitano di assistenza e le donne inserite nel mercato fatto da colf e badanti si assesterebbero attorno alle 30 mila unità, irregolari comprese.
Quello che sta avvenendo, secondo molti, è che il mercato delle donne che arrivano da est stia di fatto raddoppiando a causa delle nuove regolarizzazioni con conseguenze dirette per famiglie che hanno bisogno di assistere gli anziani.
Accade cioè che le centinaia di badanti uscite dalla clandestinità in questi mesi, grazie alla nuova sanatoria partono alla volta del paese d’origine, vale a dire nella maggior parte dei casi Moldavia, Romania e stati dell’ex Jugoslavia. Se ne stanno lì per qualche mese, ritrovano famiglia e parenti ma soprattutto cercano di ottenere il visto per l’Italia che gli consentirà di uscire così di entrare e uscire dai confini con più libertà.
E alle famiglie che rimangono senza badanti viene promessa subito una sostituta irregolare. «Si tratta quasi sempre di sorelle o amiche», spiegano i volontari di alcune associazioni che danno assistenza alle badanti vicentine.
«Le nuove arrivate così trovano subito un lavoro lasciato vacante da chi è tornato a casa per qualche mese. Ma il problema torna subito a galla».
Sì, perchè quando ritornano le donne partite qualche mese prima, le famiglie si ritrovano con due badanti per anziano ed è difficile trovare un compromesso. «Così - racconta un volontario dell’Alto Vicentino - prolifera il mercato nero e le condizioni delle badanti peggiorano, senza contare che molte famiglie preferiscono comunque assumere donne senza permesso di soggiorno, più ricattabili e spesso pagate meno delle colleghe regolari».
Si tratta di una vera e propria emergenza, soprattutto in alcune aree della provincia, Schio e Vicenza su tutte.
Una situazione secondo alcuni «fuori controllo», dove capita addirittura di vedere alcune badanti anziane (quelle che spesso procurano lavoro alle nuove arrivate) aspettare fuori dagli ospedali l’uscita di anziani reduci dalla lungo degenza e proporsi nei parcheggi.
Il consiglio che viene dato è chiaro: «Non assumere badanti consigliate da altre badanti e rivolgersi direttamente agli uffici del lavoro».
Intanto gli arrivi sui pullman della disperazione non si fermano. Il mercato gestito da bande organizzate che superano i controlli delle dogane per trasferire in Italia con passaporti falsi decine e decine di donne provenienti da est, continua a proliferare con il solito inganno: «In Italia troverai lavoro».