24 FEBBRAIO 2005

dal Giornale di Vicenza

E la Ederle si svuota Parà in Afghanistan.
La dipedente gli chiede danni.
"La bretella va costruita.E di corsa."

La missione
E la Ederle si svuota Parà in Afghanistan

di Marino Smiderle

Partono di nuovo, i parà della Ederle. Alla faccia di chi, fino a qualche anno fa, diceva che il servizio militare a Vicenza era poco più di una vacanza. Altro che vacanza, dopo la Bosnia, il Kosovo, l’Iraq, la Liberia, ora tocca all’Afghanistan. Con i duemila soldati della truppa partirà anche il loro comandante in capo, il generale Jason Kamiya, che ieri ha tenuto una cerimonia di saluto. «Sarà un vero piacere per noi tornare qui tra un anno». Così, in italiano, Kamiya si è rivolto alla città che lo ospita, al termine del suo intervento effettuato in un’aula gremita di autorità, civili e militari, oltre che dei diretti interessati, i parà della 173ª, con la divisa di ordinanza. Si parte, signori, ma stavolta non per una guerra, quella, da Kabul a Kandahar, è già stata fatta: Bin Laden non è stato preso ma i talebani sono stati sconfitti e le elezioni presidenziali già tenute. Inni nazionali, d’Italia e degli Stati Uniti, eseguiti sempre dalla fanfara della Julia. Poi il rito della bandiera: il vessillo della Setaf viene inserito dai soldati in una specie di astuccio che sarà riaperto solo in Afghanistan, dove, con un’altra cerimonia, tornerà a sventolare. Un anno è lungo da passare. Lo sanno bene i familiari dei reduci d’Iraq. Ma questa è un’altra storia, meno rischiosa, se si vuole, ma ugualmente impegnativa. Perché l’Afghanistan è diviso in tante bande, difficili da far stare sotto l’ombrello della democrazia. «Noi andiamo lì per costruire», dice Kamiya. E per essere più chiaro tira in ballo gli antichi romani, «noti per i loro successi in materia di costruzioni architettoniche». «Come si può ammirare girando per l’Italia - esemplifica il generale - ci sono molti archi fatti dai romani e che resistono ancora dopo migliaia di anni. Quando terminavano di costruire un arco, l’ingegnere responsabile restava sotto la sua opera fin che toglievano le impalcature. Se l’arco non avesse resistito, l’ingegnere sarebbe stato il primo ad accorgersene. Questa è la nostra missione in Afghanistan, aiutarli a costruire un arco di prosperità e un ambiente di sicurezza per la gente, in modo che un giorno, anche i figli dei loro figli possano passare sotto quell’arco con fiducia e orgoglio». Per adesso, tocca alla 173ª stare sotto quell’arco, cioè agli "ingegneri" che, sulle ceneri di una teocrazia assassina, hanno costruito una democrazia ancora fragile e non si sa bene se e quanto duratura. I parà della Ederle, nell’intento della missione, andranno a rafforzare le fondamenta su cui poggia. E, nel loro anno di responsabilità, dovranno essere tenute le elezioni parlamentari, altro passo fondamentale dopo le presidenziali dei mesi scorsi. La Setaf prende il posto della 25ª Divisione, rimasta in Afghanistan per un anno, ed entrerà a far parte della Combined Joint Task Force 76 (CJTF-76). «È la prima volta - rivela Kamiya - che l’Esercito Usa ha incaricato un corpo non inquadrabile in una Divisione, come la Setaf, ad organizzare e a schierarsi su un territorio già di guerra». E alla Ederle cosa resta? Intanto un generale a due stelle, come David Zabecki, un veterano del Vietnam, coordinerà le operazioni di quello che diventerà un reparto di retrovie (Rear detachment), insieme al 22° Gruppo di supporto per aiutare i tanti familiari dei soldati che rimarranno a Vicenza. L’operazione è già cominciata. I parà della Ederle, nel giro di pochi giorni, arriveranno a Bagram e inizieranno la loro missione. Collaboreranno col corpo di reazione rapida della Nato, con base a Solbiate Olona. Finisce la cerimonia, le facce dei soldati sono un pochino tese. Il tenente colonnello McGuire, comandante del 508° Battaglione, si dice orgoglioso di poter contribuire alla prosperità di un popolo bisognoso come quello afgano. Lo pagano per questo, del resto. Ma star via un anno, nel paese in cui presumibilmente si nasconde bin Laden, non è simpatico per nessuno.

Gli ufficiali Usa cercano lumi sull’aeroporto Incontro informale in caserma: «È tutto ok»

(ma. sm.) Il generale Kamiya lavora per due. Deve pensare, prima di tutto, alla missione in Afghanistan, che inizia tra pochi giorni ma la cui preparazione lo tiene impegnato da mesi. Ma non può dimenticare l’aeroporto "Tomaso Dal Molin". Ci tiene maledettamente, il generale, e non riesce a capire perché in Italia ci voglia tanto tempo per mettere in pratica delle intese che le autorità coinvolte hanno raggiunto da tempo. Si sa che gli americani vogliono le ex strutture della V Ataf, che sarebbero l’ideale per dare accoglienza logistica a parte delle nuove forze (sono attesi duemila soldati, con relative famiglie) che dovrebbero arrivare a Vicenza per rimpolpare i ranghi della 173ª Brigata. Dall’altra parte anche i vicentini sono interessati all’arrivo degli americani, perché potrebbero dare una grossa mano (soprattutto dal punto di vista finanziario) per sistemare l'annosa vicenda legata allo scalo aeroportuale. La cerimonia svoltasi ieri alla Ederle è stata l’occasione per ritornare sull’argomento. Sì, perché, oltre a Kamiya, c’era anche Giuseppe Sbalchiero, presidente di Aeroporti Vicentini, Dino Menarin, presidente della Camera di commercio che è il socio di maggioranza di Aeroporti, Manuela Dal Lago, presidente della Provincia, altro socio importante. Più Claudio Cicero, con fascia tricolore d’ordinanza e degno sostituto del sindaco Enrico Hüllweck. «Stia tranquillo - pare abbia detto Cicero a Kamiya - consideri la pratica Dal Molin già risolta».


Molestie in Comune? Iniziato davanti al gup Gerace il processo contro l’ex assessore al personale
La dipendente gli chiede i danni
Baldinato è ammesso al “rito abbreviato” Tra i testimoni l’avv. Ellero, Loro e Balsamo

(i. t.) Molestie a sfondo sessuale in Comune? Una delle presunte vittime di palazzo Trissino vuole i soldi da Baldinato per le offese morali patite e si è costituita parte civile. Il processo, dunque, è iniziato. Ma è anche stato subito rinviato al 13 maggio quando l’ex assessore al personale Gilberto Baldinato sarà giudicato con quello che in gergo è chiamato il “rito abbreviato”. Ciò significa che l’ex braccio destro del sindaco Hüllweck, il quale nell’ambito di questa vicenda è finito pure lui sotto processo per omesso rapporto - perché non avrebbe informato tempestivamente fin dal 2000 il magistrato aspettando gennaio 2003 quando il caso era diventato di dominio pubblico -, sarà giudicato in camera di consiglio allo stato degli atti. Gilberto Baldinato, 65 anni, residente in città in via Paganini, assistito dal proprio avvocato Enrico Ambrosetti, è comparso davanti al giudice per l’udienza preliminare Massimo Gerace. Il pubblico ministero Paolo Pecori ha definito il capo d’imputazione che indica il periodo compreso tra il 1998 e tutto il 2002 entro il quale sarebbero avvenuti gli approcci molesti nei confronti di due dipendenti pubbliche di alto rango. L’accusa sostiene che l’uomo pubblico, costretto alle dimissioni dopo la sua iscrizione sul registro degli indagati per violenza sessuale a fine gennaio 2003, «nell’esercizio delle proprie funzioni e abusando delle condizioni di inferiorità psicologica delle parti offese, abusando della sua autorità, avrebbe costretto le due dipendenti a subire atti sessuali consistiti in palpeggiamenti al seno e ai glutei, accompagnati da allusioni verbali alle attività erotiche delle stesse, oltre a rivolgere frasi e inviti allusivamente erotici ad altre donne». Baldinato ha sempre respinto queste circostanze, sostenendo di non avere mai allungato le mani ma, tutt’al più, di essersi limitato a qualche battuta. Non così la pensano le presunte vittime, una delle quali, appunto, si è costituita parte civile con l’avvocato Francesco Delaini di Verona per chiedere di essere risarcita degli ipotetici ripetuti affronti subiti. «Si voleva colpire il sindaco e pertanto si è attaccato il sottoscritto con chiari intenti politici», ha più volte osservato l’ex assessore, respingendo con forza le imputazioni e il sospetto di essere un uomo rozzo. Nel corso delle indagini svolte dai carabinieri della procura sono stati ascoltati alcuni ex amici del sindaco, i quali a distanza di tempo hanno rotto le relazioni diplomatiche con il primo cittadino e hanno riferito circostanze che sono state ritenute importanti dalla magistratura. Non è un caso se nella lista dei testimoni, a fianco delle dipendenti comunali (sono cinque), compaiono anche i nomi dell’ex segretario e direttore generale del comune di Vicenza Letterio Balsamo, l’avvocato Renato Ellero, ex consulente legale di Hüllweck e l’arch. Carlo Loro, a sua volta ex consulente urbanistico della Giunta. Con l’ammissione di Baldinato al rito abbreviato i verbali riempiti dai testimoni, oltre a quelli delle parti offese, diventeranno indizi sui quali il giudice si formerà il convincimento della colpevolezza o meno dell’ex assessore. In caso di condanna, per effetto del rito, la pena sarà ridotta di un terzo.


Strada Pasubio. Confronto all’assemblea del raggruppamento Nord Ovest degli Industriali. Presenti anche Provincia, Costabissara e Autostrada
«La bretella va costruita. E di corsa»
Gli imprenditori: «Siamo favorevoli al tracciato di più rapida realizzazione»

di Maria Elena Bonacini

«La realizzazione della bretella è improrogabile e appoggiamo il tracciato che potrà essere realizzato nel miglior tempo possibile». Con queste parole, pronunciate da Egidio Scorzato, ex presidente del raggruppamento Vicenza Nord Ovest dell’Associazione Industriali al quale è succeduto ieri sera Alberto Zamperla, anche a nome del presidente Massimo Calearo, Assindustria ha reso nota la propria posizione sulla bretella tra Vicenza e Isola Vicentina, progetto sul tavolo da tempo sul quale non si trova convergenza tra la Provincia e il Comune di Costabissara, che ne verrebbe attraversato. L’argomento è stato affrontato, appunto, ieri pomeriggio durante l’assemblea del raggruppamento a villa Michelangelo, alla quale hanno partecipato l’assessore provinciale Roberto Ciambetti, il coordinatore della commissione infrastrutture di Assindustria Rodolfo Mariotto, l’ingegner Mario Bellesia, in rappresentanza della società Autostrada Brescia Padova, il presidente del comitato piccola industria Giordano Malfermo e i sindaci di Costabissara, Giovanni Maria Forte, Arcugnano, Vittorio Zolla e Altavilla Vicentina, Giannira Petucco, questi ultimi interessati all’altra opera illustrata da Bellesia, la bretella che dovrebbe congiungere i due paesi. «Non siamo per questo o quel tracciato - afferma Scorzato - ma per quello di più rapida realizzazione. Se ce n’è uno già avviato e che ha possibilità di essere messo in cantiere il prima possibile, a noi va bene. Invito quindi Provincia e Comune di Costabissara a incontrarsi e trovare un accordo perché quest’opera deve essere fatta nell’interesse di tutta la collettività». Una concertazione invocata anche da Mariotto che ha condannato le «docce scozzesi fatte di ottimistici annunci e altrettante smentite» che si sono susseguite sull’opera. L’annuncio è arrivato al termine di un incontro affatto tranquillo durante il quale sul “banco degli imputati” si è trovato proprio il sindaco Forte, che si oppone al progetto della Provincia «che - attacca - “castrerebbe” Costabissara portando i tir a 200 metri di distanza dal Municipio. Vorrei che si potesse ragionare su quello da noi realizzato e spostato più a est. Io sono disponibilissimo a trattare ma ad un tavolo con pari dignità al quale sedere con ingegneri per arrivare ad un progetto condiviso. Quello che non vedo è però un’apertura da parte della Provincia, che parte da un progetto che stravolge Costabissara. Del resto chi ne trarrebbe maggior giovamento non siamo noi ma Vicenza che risolverebbe il problema dell’Albera». «Abbiamo cercato di trovare una soluzione condivisa - spiega Ciambetti - ma quando nel luglio scorso non abbiamo avuto risposta siamo partiti col nostro tracciato, che è il più veloce da realizzare essendo urbanisticamente compatibile. Ora abbiamo il progetto preliminare ed è in corso lo studio di compatibilità ambientale, mentre Autostrada sta realizzando il progetto definitivo. Entrambe dovrebbero essere pronti in estate e allora potremo indicare delle date. Quando sarà il momento delle osservazioni si potranno fare delle modifiche, ma certamente non stravolgere il progetto». Il problema principale è comunque l’interramento. Forte vorrebbe infatti che «partisse già dalla zona Fornaci». E se pare che un ulteriore interramento non sia impossibile è difficile dire quanto la Provincia sarà disposta a concedere.

Assindustria, Assoartigiani e Api: «Non si risolve il problema»
Le categorie economiche contrarie all’ordinanza anti-tir

I vertici della categoria trasporti di Assindustria, Rodolfo Mariotto, di Apindustria, Luca Dall'Osto, e di Assoartigiani, Maria Teresa Faresin, intervengono congiuntamente in merito all'annunciata ordinanza del sindaco di Vicenza che intende vietare il transito notturno del traffico pesante su strada Pasubio. «Alla precedente ordinanza dell'estate 2003, tutte e tre le associazioni si erano opposte con un ricorso al Tar e sono pronte a farlo anche oggi - commenta la presidente della categoria trasporti di Assoartigiani, Maria Teresa Faresin -. Spero che il dialogo fra le parti porti ad una soluzione comune che non sia dimenticata ogni qualvolta ci siano eventi politici rilevanti. Come abbiamo fatto con altre amministrazioni, la soluzione si trova sulla base di dati certi e significativi. È successo a Bolzano Vicentino, dove assieme all'amministrazione comunale locale, a quella di Bressanvido e alla Provincia abbiamo effettuato un monitoraggio del traffico, con l'uso di rilevatori, per ben tre settimane. Anche a Lonigo, dove la chiusura del centro è stata proposta per ben due volte, la prima volta abbiamo opposto ricorso, mentre per la seconda ordinanza è prevalso il dialogo e la collaborazione. Anche allora abbiamo spiegato ai cittadini che capivamo perfettamente le loro ragioni, ma nel contempo abbiamo cercato di spiegare le nostre. Alla fine tutte le parti si sono adoperate per far partire quanto prima i lavori della circonvallazione». «Per strada Pasubio proponiamo un monitoraggio serio sul flusso del traffico generale e pesante - conclude Faresin -. Nel frattempo stiamo pensando di organizzare una simulazione circa gli effetti che la chiusura di strada Pasubio provocherebbe sulle vie dove il traffico pesante finirebbe col riversarsi». «L'ordinanza del Comune di Vicenza non fa che spostare il traffico su strade molto più problematiche rispetto a strada Pasubio - commenta il presidente della categoria trasporti di Apindustria, Luca Dall'Osto -. Pensiamo all'attraversamento del centro di Novoledo soprattutto all'altezza della strettoia con la Chiesa, all'attraversamento della zona residenziale di Dueville, o al transito lungo via Capiterlina a partire dal semaforo di Isola Vicentina: in queste zone attualmente il passaggio dei mezzi pesanti è abbastanza limitato, in quanto siamo direttamente noi trasportatori ad evitare di percorrere queste strade, altamente inadatte a sostenere il traffico pesante. La chiusura di strada Pasubio porterà un incremento del traffico pesante su queste vie di almeno il 100% di quello attuale: un disastro anche sotto il profilo ambientale. Cosa ne sarà della tutela della salute di questi cittadini, nessuno ne assumerà la difesa? Forse ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B?». C'è poi la questione dell'aggravio dei costi dell'autotrasporto, rilevano le categorie. «Oltre a percorrere strade alternative inadeguate, l'eventuale chiusura ai mezzi pesanti di strada Pasubio e la contestuale deviazione degli stessi sulla A31 comporterebbero un significativo aggravio di costi per la aziende di autotrasporto che già si trovano a sopravvivere in un periodo congiunturale negativo - dice Dall'Osto -. Ad esempio, per la mia azienda che ha sede a Malo raggiungere oggi Vicenza Ovest significa impiegare circa 15 minuti percorrendo circa 20 Km. Con l'eventuale chiusura di strada Pasubio dalla sede dell'azienda al casello di Vicenza Ovest impiegheremmo circa un'ora di tempo percorrendo circa 50 Km. I conti sono presto fatti: 45 minuti e 35 Km in più. Questo, oltre ad un aggravio di costi per l’allungarsi dei tempi di consegna, per il maggior consumo di carburante, e il possibile non rispetto dei tempi di guida e di riposo imposti dal regolamento comunitario in vigore dal 1985, una minor sicurezza nella conduzione dei mezzi dovuta a maggior percorrenza e all'attraversamento di centri abitati molto più impegnativi. Tutto questo - conclude Dall'Osto - non crea disagi e problemi ai soli autotrasportatori, ma anche alle aziende per cui effettuiamo il servizio». «In una fase di forte difficoltà generale delle economie come quella attuale, i margini aziendali sono così ristretti che le aziende di autotrasporto fanno fatica a sobbarcarsi i costi aziendali aggiuntivi derivanti da questa ordinanza - osserva Rodolfo Mariotto, presidente della sezione trasporto merci e persone e spedizionieri dell'Associazione Industriali -. Il problema del transito su strada Pasubio va affrontato con soluzioni strutturali, ovvero con la realizzazione della bretella da Vicenza a Isola Vicentina, un progetto che ci auspichiamo possa sbloccarsi al più presto, una volta trovato il tracciato ideale per i lavori».