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24 NOVEMBRE 2006 I comitati: «Il ministro ci ha detto che vuole aspettare il referendum» di G. M. Mancassola «Parisi non ha fretta, vuole un segnale dalla città, intende assistere a come finirà la procedura del referendum». Manca una manciata di minuti alle 21 quando l’ingegner Eugenio Vivian esce da palazzo Baracchini, la sede del ministero della Difesa in via XX Settembre a Roma. L’incontro con i rappresentanti dei comitati e dell’assemblea permanente contro la nuova base americana al Dal Molin era stato fissato appena 24 ore prima dalla segreteria del ministro Arturo Parisi. Un tentativo, riuscito, di barattare la temuta protesta a base di pentole e coperchi sotto le finestre del ministero con il faccia a faccia con una delegazione di cittadini. Fissato l’incontro, è saltato il treno speciale che avrebbe dovuto portare nella capitale oltre un centinaio di rumorosi manifestanti, che inevitabilmente avrebbero attirato l'attenzione di mass media e politici. Così, ieri alle 13 si sono messi in viaggio da Vicenza i sei componenti della delegazione dei comitati: oltre a Vivian, c’erano Olol Jackson, Francesco Pavin, Germano Raniero, Cinzia Bottene e Patrizia Balbo. L’incontro è durato 1 ora e 55 minuti, molto più dei precedenti faccia a faccia che il ministro aveva avuto con il sindaco di Vicenza Enrico Hüllweck e con il sindaco di Caldogno Marcello Vezzaro. Durante la riunione sono state sviscerate molte delle problematiche connesse con il progetto degli americani, sia sotto il profilo tecnico che sotto il profilo politico. «Parisi si è rivelato una persona molto concreta e ha dimostrato di conoscere molto bene la questione - riferisce Vivian -. Devo dire che nessuno a Vicenza ci ha trattato come lui». L’attenzione è stata focalizzata sull’attuale progetto, senza dilungarsi sulle ipotesi alternative: «Il ministro ha ribadito che la partita è totalmente aperta. Il Governo non ha assunto alcuna decisione, non ha firmato alcun accordo. Le azioni degli americani, come la pubblicazione del bando, non interessano al momento il nostro Paese». Uno dei tasti ripetutamente suonati durante la riunione è stato quello delle decisioni: «Quando si esprimerà, il Governo lo farà collegialmente, con un atto espressione di tutte le forze politiche che lo compongono - racconta ancora Vivian -. Parisi non ha posti limiti temporali, anche se ha fatto capire che prima o poi una risposta la deve dare. Non ha nascosto che un eventuale Sì creerebbe forti problemi nella sua maggioranza, dove sono presenti molte voci contrarie al progetto di ampliamento della Ederle, ma dove c’è anche chi è favorevole all’operazione». E proprio perché Parisi non sembra avere molta fretta, nel borsino del Dal Molin salgono le quotazioni del referendum popolare: «Si aspetta un segnale dalla città - spiega il consulente del coordinamento dei comitati del No - vorrebbe che venissero sentiti i cittadini e per questa ragione si dice intenzionato ad attendere di vedere come finirà la procedura avviata per indire un referendum consultivo. Il ministro ha osservato come finora la città si sia mostrata agguerrita: quando scendono in piazza le mamme, vuole dire che il problema è davvero sentito». Sull’incontro, in serata il ministero ha emesso un comunicato sull’incontro: «I membri del comitato - vi si legge - hanno espresso, a nome dei cittadini rappresentati, preoccupazioni circa l’inquinamento acustico ed ambientale, la sicurezza, la mobilità, le infrastrutture e i servizi, e quindi contrarietà alla realizzazione del progetto». Il ministro Parisi, prosegue il comunicato, «di fronte alle istanze rappresentate, ha ribadito che l’istruttoria non è conclusa, confermando la linea di condotta del Governo». Il ministro ha quindi «ripetuto che, a causa del significativo accrescimento della dimensione del nuovo insediamento militare Usa, ed in considerazione delle possibili conseguenze derivanti dall’impatto sul territorio coinvolto, il Governo assumerà la decisione a partire dagli orientamenti espressi dalla comunità locale nelle sedi e attraverso gli strumenti istituzionali previsti dall’autonomia comunale». A questo proposito, conclude la nota della Difesa, «la delegazione ha illustrato al ministro l’iniziativa proposta a livello locale, diretta a promuovere un referendum consultivo che consenta ai cittadini di Vicenza di esprimere la loro opinione in ordine al progetto di ampliamento della base».
Minacce alla Sbrollini (g. m. m.) Minacce, offese e tentativi di intimidazione contro Daniela Sbrollini, segretaria provinciale dei Democratici di sinistra. Quella di ieri è stata una brutta pagina del romanzo Dal Molin, scritta a base di insulti e minacce nei confronti di un nome di spicco della politica vicentina, la leader provinciale della Quercia, rea di aver ufficializzato la decisione di non prendere parte al corteo no global del 2 dicembre. L’episodio più duro è avvenuto in corso Palladio, ieri mattina, dove la Sbrollini, impegnata in un gazebo ulivista, è stata verbalmente aggredita da un gruppo di sei ragazzi. Qualcuno, poi, ha pensato bene di distribuire il numero di cellulare della segretaria, che per tutto il giorno ha ricevuto messaggi e telefonate a carattere intimidatorio. La colpa è soltanto quella di aver ribadito la sua posizione contraria alla nuova caserma americana, precisando l’intenzione di non partecipare a un corteo organizzato con modalità non condivise. La Sbrollini ha preferito non parlare della sua lunga giornata, evitando - dice - di gettare altra benzina sul fuoco, per non scaldare ulteriormente animi già a cottura avanzata. Prima di lei, minacce erano state indirizzate a Franca Porto, segretaria provinciale della Cisl. In difesa del coraggio delle idee si sono schierati la segreteria provinciale dei Repubblicani europei, la segreteria provinciale e cittadina dello Sdi e il coordinamento provinciale e cittadino della Margherita. «Per quanto dura e severa possa essere la discussione politica - si legge in una nota - nulla può giustificare le minacce e i tentativi di intimidazione subiti dalla segreteria provinciale dei Ds Daniela Sbrollini, alla quale va la nostra piena e convinta solidarietà. Non solo è necessario condannare con fermezza questi episodi, ma dobbiamo anche agire con urgenza per fare in modo che intimidazioni e aggressioni personali non diventino un modo per intervenire nel confronto politico». «Rispetto alla militarizzazione dell’aeroporto Dal Molin - prosegue il comunicato - ribadiamo la nostra contrarietà al progetto attualmente in discussione ma, al contempo, non condividiamo gli strumenti attraverso i quali si è deciso di manifestare questo dissenso: forme che troppo spesso sfociano un episodi censurabili, che poco o nulla hanno a che vedere con l’oggetto della manifestazione. Restiamo fermamente convinti che il dissenso si debba esprimere prima di tutto attraverso forme costruttive. E non con una manifestazione che finirà per attirare in città elementi estranei, con il rischio che Vicenza e il caso Dal Molin vengano strumentalizzati per altri fini. È la città che vivrà le conseguenze di questa decisione e deve essere in grado di esprimere con la sua voce la propria volontà».
Vertici provinciali e cittadini in contrasto (g. m. m.) Anche la Quercia rischia di finire nella centrifuga del Dal Molin. A una settimana dal corteo anti-Dal Molin, i Ds appaiono divisi fra gli intendimenti della segreteria provinciale e quelli della direzione cittadina. A livello provinciale il partito ha detto che non prenderà parte alla manifestazione. Ma a livello cittadino, il segretario Luca Balzi ha preso atto di un dibattito di ben altro tenore, dal quale è emerso un ordine del giorno che suona come uno schiaffo alla leader provinciale Daniela Sbrollini. Il documento, approvato a maggioranza dei soli 18 presenti con un astenuto, lancia un messaggio chiaro: «Si ritiene opportuno in collegamento con il livello provinciale e nazionale, rivalutare attentamente scopi, obiettivi, forme e modi della manifestazione del 2 dicembre, valutando cioè le condizioni politiche e le modalità di svolgimento». Di qui la richiesta di un’immediata convocazione della segreteria provinciale. Una frangia di Ds, in particolare, propende per seguire le orme della Cgil. C’è chi, però, prende le distanze dal documento, come il capogruppo in consiglio comunale Luigi Poletto, assente alla riunione: «Da parte mia c’è una netta contrarietà alla partecipazione al corteo. L’iniziativa è legittima, ma è legittima anche la non adesione, nonostante la posizione dei Ds sia inequivocabilmente contraria al progetto Usa. Per come è stata organizzata, per chi l’ha organizzata ci sono ragionevoli preoccupazioni. La posizione della segreteria provinciale è quindi condivisibile. Non ci dobbiamo ritenere suggestionabili dalle strategie dei comitati, della sinistra radicale e della Cgil».
Convegno del No, Fabris non c’è Al convegno promosso dal fronte del No che si terrà domani dalle 15 in Fiera non sarà presente l’on. Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur. Il nome di Fabris compare nei volantini di invito, ma il deputato precisa che non ha mai dato la propria adesione: «A seguito della diffusione di un volantino-invito all’assemblea, con l’adesione della Cgil, dal titolo “No!! Alla militarizzazione di Vicenza”, si precisa che l’on. Mauro Fabris non ha mai aderito alla manifestazione né, tanto meno, ha concordato il testo dell’invito. L’on. Fabris non parteciperà dunque a tale assemblea essendo peraltro impegnato già da tempo in altra iniziativa fuori Regione. La contrarietà dell’on. Fabris all’attuale progetto di utilizzo del Dal Molin per la realizzazione del nuovo insediamento delle Forze armate Usa è comunque nota». Il convegno sarà coordinato da Gianni Slaviero, prevede le relazioni di Oscar Mancini, Andrea Licata e Eugenio Vivian, e la presenza dei politici Elettra Deiana, Laura Fincato, Severino Galante, Gino Sperandio, Federico Testa, Lalla Trupia, Tiziana Valpiana, Luana Zanella e Achille Variati. Le conclusioni saranno affidate a Giancarlo Albera. Durante l’incontro saranno resi i noti il messaggio video di Moni Ovadia e il messaggio in bottiglia di Mario Rigoni Stern.
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