«Vi dico com’è andata in Iraq»
Ora ha fondato la Sunrise Hill, che si occupa di formazione
e di fornitura di servizi completi di sicurezza
di Marino Smiderle
Le hanno tirato addosso una considerevole quantità di infamia. Lei, quella che ha reclutato Fabrizio Quattrocchi, giustiziato in Iraq dai terroristi delle Falangi verdi di Maometto, tuttora indagata, assieme al compagno e socio d’affari Paolo Simeone, per «arruolamento non autorizzato al servizio di uno Stato estero» dalla procura di Genova. L’hanno fatta passare per un’arruolatrice di mercenari, per una signora della guerra al servizio dell’esercito americano, per un’agente segreta al soldo della Cia. Molto più semplicemente, Valeria Castellani, vicentina, 32 anni appena compiuti, è una professionista della sicurezza. Vende sicurezza dove ce n’è bisogno e a chi la chiede. Punto.
Già, punto. Magari fosse così facile liquidare due anni e mezzo vissuti più che pericolosamente. C’è stato un periodo, quello legato al rapimento dei quattro body guard italiani chiamati in Iraq da Simeone e dalla Castellani, in cui Valeria era diventata l’imputato numero uno, in qualità di responsabile amministrativo della Dts security, una società fondata in Nevada, escamotage necessario per ottenere incarichi dagli americani.
«Un brutto momento, davvero - ricorda l’interessata -. Mi sono sentita stritolata da una macchina mediatica infernale. Ci hanno rovesciato addosso delle accuse assurde. Mi rendo conto che organizzare servizi di sicurezza in Iraq, a Baghdad, non è il mestiere più semplice. Ma è pur sempre un mestiere: noi pensavamo che fosse redditizio e, con le particolari conoscenze che abbiamo maturato nelle zone più calde del globo, avevamo deciso di farlo. Poi è successo che hanno ammazzato Fabrizio, e noi siamo stati accusati di ogni nefandezza. Spero di poter chiarire al più presto con la magistratura quello che ritengo un equivoco gigantesco».
Valeria Castellani ora è di nuovo a Vicenza, per la gioia della mamma e del nonno, contentissimo che questa nipote scapestrata abbia deciso (per il momento) di mettersi a lavorare da queste parti. Sì, perché dopo il periodo di guerra e dintorni in quel di Baghdad, ha fondato una società, Sunrise Hill risk management, che si occupa proprio di insegnare e fornire sicurezza. «La sede legale di questa società è in via Allegri a Vicenza - spiega Valeria Castellani - mentre l’ufficio operativo è a Mentone, in Francia. In effetti in questo ultimo periodo ho fatto un po’ la spola tra Francia e Italia, ma l’intenzione è di concentrare il business da queste parti. Stiamo per avviare un seminario di particolare interesse, legato a un corso di difesa abitativa: dopo la serie di rapine in villa che si sono verificate nel nord Italia, molti professionisti e imprenditori hanno richiesto una formazione specifica sull’aspetto legato alla sicurezza familiare».
«L’obiettivo - si legge nel pieghevole illustrativo - è fornire notizie e indicare comportamenti idonei a prevenire situazioni di pericolo e, nell’eventualità di una crisi, ad affrontare con prontezza la circostanza limitando l’effetto traumatico». Il corso prevede, tra le tematiche trattate, l’analisi dell’aspetto legale sulla legittima difesa, le contromisure preventive, le tecniche di ritenzione dell’arma e altro ancora. Il corso dura 12 ore e si svolge nell’arco di due giorni.
Certo, per fare corsi di questa portata, una deve avere una competenza professionale mica da poco. La professoressa in questione non ci tiene molto a parlare di sé, delle sue avventure e disavventure irachene. Ma è chiaro che è lì, in quelle notti passate col mitra accanto al letto, pronti a saltar giù dal letto al minimo rumore, che si prendi la laurea in quella disciplina dai contorni non ben delineati che si chiama sicurezza.
Perché Valeria Castellani non nasce imparata, come si dice. Lei parte come operatrice di varie organizzazioni non governative e poi, strada facendo, un po’ per amore e un po’ per la delusione provata nel vedere dal di dentro il sistema operativo di queste ong, cambia obiettivo. Siamo a Bassora, sud dell’Iraq, estate 2003: il suo compagno smina ettari di terreno rischiando la pelle e beccando pochi quattrini. Lei, per la stessa ong, i quattrini li vede e non li vede. «Ho visto come funziona questo mondo - dice Valeria - e non ne ho una grande opinione. Ci sono operatori bravissimi, che danno l’anima, ma alla loro testa ci sono organizzazioni che dovrebbero essere valutate meglio. Ma quando si dicono queste cose la gente non ti crede, ti dà della fascista. Comunque, io e Paolo abbiamo accettato l’offerta di andare a lavorare a Baghdad».
Si tratta di garantire un servizio di protezione a tecnici americani, sia mentre se ne stanno in albergo, sia durante i loro spostamenti. Parliamo di Baghdad, dove muoversi per strada è come andare su un campo minato. Il lavoro è rischioso ma si possono guadagnare discrete sommette. Così la ditta Castellani & Simeone cerca di seguire le vie obbligate e legali per poter esercitare il mestiere. E siccome gli americani danno incarichi del genere a ditte americane, ecco che i due hanno la pensata di fondare una ditta, la Dts appunto, in Nevada. Pensando di fare la cosa giusta, si infileranno in un ginepraio giuridico che la magistratura italiana non ha ancora sciolto.
«Io non ho proprio nulla da nascondere - ribadisce la Castellani -. Abbiamo fatto tutto il possibile per fare questa attività alla luce del sole. Gli Usa ci hanno dato il tesserino del Dod (Department of defence), segno che i nostri servizi erano apprezzati e considerati di ottimo livello. Mi sono fatta arrivare dall’America dei documenti che con la normale rogatoria i giudici non avrebbero mai ottenuto. Li esibirò e, spero di poter chiudere l’aspetto giuridico al più presto».
Ma che è successo in Iraq dopo la tragedia di Quattrocchi e dopo la liberazione degli altri tre ostaggi? «A parte il dolore per la perdita di un uomo di valore come Fabrizio - risponde Valeria Castellani - è successo che noi abbiamo perso il lavoro e i contratti che avevamo sottoscritto. Un amico inglese, conoscendo la nostra professionalità, ci ha offerto un lavoro di pochi giorni, che poi sono diventati mesi, relativo all’organizzazione di un servizio di protezione. Ci pagava bene, 600 dollari al giorno, ma a me hanno sparato razzi per cinque volte, nel centro di Baghdad. Una situazione poco simpatica, posso garantire».
Ha gli occhi di ghiaccio e vista così, in borghese, dà l’idea di una ragazza "normale", sempre che abbia ancora senso parlare di normalità al giorno d’oggi. «Recentemente ho fatto un corso antiterrorismo di 40 giorni negli Stati Uniti, al Government Training Institute, a Boisie, nell’Idaho - rivela la vicentina -. Un corso duro, che però si è rivelato prezioso. Volevano rimanessi là come istruttrice».
E invece ha deciso di venire a fare l’istruttrice a Vicenza. Che non è ancora l’Iraq, ma che è diventato un mercato in espansione per i venditori di sicurezza.
La città punta ai 130 mila abitanti
L’obiettivo: recupero delle aree dismesse per governare la crescita fino al 2020
di G. M. Mancassola
«Chiamatemi quando vi siete decisi a votare». Dopo una mattinata di fulmini e saette, il sindaco Enrico Hüllweck non è andato molto per il sottile: il Documento preliminare al Pat è questo, inutile attendere oltre. E quindi si è votato, in mezzo a tanti mugugni, soprattutto di marca leghista, con un assessore, Linda Favretto, che minaccia di ripresentarsi la prossima settimana da dimissionaria.
Quota 130 mila. Dai vortici della politica comunale, però, ieri mattina è uscito il testo intorno a cui si avviterà il dibattito cittadino dei prossimi dodici mesi. È il Documento preliminare, elaborato con la collaborazione del consulente prof. Giovanni Crocioni, che detta le linee guida per la redazione del Pat, il piano di assetto territoriale, vale a dire il nuovo Piano regolatore della città. Dal quale emerge una prospettiva che l’Amministrazione si propone di governare: nel giro di una dozzina d’anni, il capoluogo crescerà fino a raggiungere quota 130 mila abitanti, dagli attuali 114 mila. Il calcolo è presto fatto ed è enunciato nel Documento: la città cresce al ritmo di oltre 600 nuove famiglie all’anno, il che si traduce in 6 mila famiglie ogni dieci anni. Moltiplicando per la composizione media, che è di 2,2 persone per nucleo, entro il 2020 ci si avvicinerà alla meta dei 130 mila abitanti.
È questo dato demografico il perno intorno a cui ruota il documento presentato ieri e sul quale si aprirà il confronto fra Comune e società civile che impegnerà il prossimo anno amministrativo. Come dare una risposta a questa pressione abitativa? Non grazie al vecchio Prg - assicura Crocioni - «perché sta esaurendo la sua efficacia», perché ha consumato la sua capacità di espansione, perché non prevede il sistema dell’urbanistica perequativa e perché non contempla le novità infrastrutturali.
La prima e più importante delle quali è la recente decisione del Cipe, di collocare a Vicenza un nodo dell’Alta velocità. Una grande opportunità, come la definisce il consulente, che contribuisce a mettere Vicenza in concorrenza con gli altri centri gravitazionali veneti, a partire da Padova e Verona. Ed è grazie alle grandi infrastrutture, dalla Pedemontana alla Valdastico sud, che si annodano intorno al capoluogo berico, che Vicenza può aspirare al ruolo di «centro urbano di rango regionale, relativamente autonomo e ben caratterizzato».
Lo sviluppo abitativo. Secondo le indicazioni inscritte nel documento, Vicenza risolverà la fame di nuove abitazioni oscillando fra due poli: da un lato il recupero del patrimonio edilizio esistente, dall’altro il recupero delle aree dismesse.
Quest’ultima è una formula che sostituisce il concetto di Piruea, che lessicalmente non appare mai nelle 45 pagine di Documento, ma che ritornano sotto altra veste. D’altra parte, l’assessore all’Urbanistica Marco Zocca è tranchant: «Puntiamo a portare all’esame del consiglio comunale i sette Piruea entro giugno. Ai piani che non verranno approvati, si cercherà di dare una soluzione nel Pat. Il nostro obiettivo è quello di consumare meno territorio possibile. La via principale per farlo, è il recupero delle aree dismesse».
Il prof. Crocioni gira al largo dalle roventi polemiche che agitano la scena politica vicentina e soppesa parole da urbanista, predicando cautela. La cautela necessaria per affrontare la transizione fra il vecchio Piano regolatore e il nuovo. Una transizione che finora è stata compiuta con successo grazie al recupero di ex aree industriali in cui hanno trovato posto funzioni eccellenti come il teatro, l’università e il nuovo tribunale.
Nell’elenco delle aree da recuperare, compare ora un nome che fino a ieri non è mai stato inserito nella programmazione comunale: il grande comparto dell’Arsenale, di proprietà delle Ferrovie, che come conferma Zocca hanno chiesto di poter ripensare e valorizzare urbanisticamente. Il recupero dei vasti contenitori abbandonati non potrà che avvenire con il coinvolgimento del privato, ribadiscono Zocca e Crocioni, che contano di lanciare nel Pat anche il Bid, il bando degli interessi diffusi che finora non ha avuto seguito, ma che viene definito pietra angolare per la futura programmazione.
Stadio e strade. Ci sono poi argomenti sfiorati da colpi di pennello. Il futuro dello stadio, annota l’assessore, è immaginato nelle mani di imprenditori privati, ma non si dice dove. Si continua a puntare sui parchi fluviali di Bacchiglione e Astichello, aggiungendo anche il “parco campagna” dei Colli Berici.
Infine, c’è la viabilità: la priorità è la chiusura del raccordo anulare di Cicero, con la circonvallazione Nord. C’è poi un generico “attraversamento della città” da promuovere in project financing, che dovrebbe essere il tunnel viabilistico di Cicero. E c’è, da ultimo, l’estensione verso est e ovest della tangenziale sud.
Tensioni e minacce di dimissioni per un «blitz carbonaro» con una convocazione senza informazioni
Ma i presidenti di zona sono infuriati «Prima ci sfruttano, poi ci escludono»
(g. m. m.) Una «riunione carbonara» è la definizione più blanda che si ascolta nella turbolenta mattinata amministrativa vicentine. Ad agitare le fiaccole della polemica sono i presidenti delle sette circoscrizioni, che sulla carta hanno diritto di presenziare alle riunioni di Giunta, ma che ieri sono rimasti “esclusi”, traditi da una convocazione anomala quanto anonima.
L’esecutivo comunale, infatti, tradizionalmente si riunisce di mercoledì. Al venerdì mattina non sono rare le convocazioni, ma spesso riguardano urgenze di piccolo cabotaggio o resti del mercoledì. Il testo inviato ad assessori e presidenti, inoltre, non riportava alcun oggetto all’ordine del giorno. Infine, c’era il precedente del vertice sul Pat convocato un paio di settimane fa in trattoria sui colli con la massima ufficialità e poi saltata a causa delle polemiche generate intorno agli esclusi.
Nulla faceva quindi immaginare a una riunione tanto importante, per dirla con le parole di Matteo Tosetto, presidente della zona 6, una delle voci più inferocite.
«La verità è che non contiamo nulla agli occhi dell’Amministrazione, meno dell’ultimo usciere, con tutto il rispetto - sbotta Maurizio Finizio, della zona 1 -. Sono amareggiato per il trattamento che ci è stato riservato. Questi signori si dimenticano che siamo stati eletti direttamente dai cittadini, proprio come il sindaco».
Marco Bonafede, della 5, ha una doppia dose di rabbia: per non essere stato avvertito dell’esame del Documento preliminare e per aver “bucato” anche l’esame del Pp10, il maxipiano destinato a raddoppiare Laghetto, il cuore della sua circoscrizione, il “soggiorno” di casa sua.
Appena venuto a conoscenza di quanto stava accadendo a palazzo Trissino, Bonafede è andato su tutte le furie, contestando con parole vibranti il metodo e minacciando le dimissioni da presidente.
«Prima ci chiedono gli straordinari per convocare durante le festività pasquali i nostri consigli circoscrizionali per dare un parere sulla variante del commercio - rincara Tosetto - poi ci snobbano in questo modo. Purtroppo è l’ennesima prova che per questa Amministrazione i presidenti di zona non contano niente. Mi domando cosa ci stiamo a fare: noi lavoriamo per la comunità, ma il governo centrale non ci considera, nemmeno per un documento per il quale la concertazione è un obbligo di legge».
L’episodio di ieri non fa altro che rigirare il coltello nella piaga già profonda dei rapporti fra municipio e parlamentini. Già a settembre i presidenti avevano “sfiduciato” il loro assessore di riferimento, ottenendo in cambio le assicurazioni che entro aprile si sarebbe fatta la riforma: «e lo aveva assicurato il sindaco - conclude Tosetto - e invece ora ci ripaga con questa moneta».
Edilizia. L’indagine della Fiaip sui prezzi del primo semestre 2005 evidenzia alcuni cambi di tendenza
Aumenta il numero di case in vendita E diminuiscono gli immobili in affitto
Crollano invece i prezzi degli uffici nelle zone industriali e nella via del Mercato Nuovo
di Federico Ballardin
Aumenta l’offerta di case, la domanda è invariata rispetto allo scorso anno e di conseguenza i prezzi sono più trattabili mentre gli affitti, di fronte ad una offerta sempre maggiore (+20%) e ad una domanda in contrazione, sono destinati a ridursi. Crollano i prezzi degli uffici soprattutto nelle zone industriali e del Mercato Nuovo mentre aumentano leggermente lungo le strade a maggiore scorrimento.
La fotografia del mercato scattata dall’osservatorio immobiliare Fiaip (Federazione italiana agenti immobiliari professionali) e basato sulla rilevazione dei prezzi del primo semestre 2005, evidenzia alcuni cambi di tendenza rispetto agli scorsi anni.
Il campione. «Si tratta di uno strumento molto utile ed attendibile - spiega il neo presidente provinciale, Luca Maggiolo - ma va letto con attenzione, come tutte le statistiche. Il borsino è realizzato grazie alla collaborazione degli associati Fiaip che compilano un modulo preparato dall’associazione. I nostri associati in tutta la provincia sono circa 180. I dati si riferiscono al venduto, ma trattandosi di immobili, sono molti i fattori che possono variare i prezzi, ecco perché si indicano sempre valori minimi e massimi. Per fare degli esempi la costruzione della tangenziale sud, ad esempio, ha reso più appetibile la zona della Riviera Berica, così come il prolungamento di via Aldo Moro porterebbe dei benefici alle zone di via Quadri e via Ragazzi del ’99. I vicentini sono infatti molto sensibili al problema traffico e dello smog, e in generale alla qualità della vita quando decidono l’acquisto di una abitazione».
La casa. In considerazione di un aumento dell’offerta di circa il 10%, soprattutto di case nuove, i prezzi non hanno subito dei sensibili aumenti, se si eccettuano alcuni appartamenti ristrutturati del centro storico, che hanno subito un sensibile aumento del costo al metro quadro. In calo la richiesta di miniappartamenti, stabile quella di bicamere, mentre per i tricamere la domanda è in aumento.
I prezzi sono leggermente in crescita rispetto al 2004 nelle zone dell’ospedale, S. Bortolo, S. Andrea e Laghetto. In calo invece i prezzi nelle zone di S.Pio X, Stanga, S. Agostino, Ferrovieri Ca’ Balbi.
Locazioni. L’osservatorio prezzi Fiaip rileva un aumento del 20% dell’offerta nella provincia di Vicenza, ma la domanda è sostanzialmente ferma. Di conseguenza i prezzi sono calati nell’ultimo anno del 7,5%, ma secondo le previsioni (non ancora suffragate dalle rilevazioni) la diminuzione dovrebbe essersi assestata in questi ultimi mesi al 10%. La conferma arriva dallo stesso presidente provinciale della Fiaip che ha notato un calo della domanda di locazioni negli ultimi quattro-cinque mesi.
Uffici. La domanda rimane sostanzialmente ferma, ed infatti le compravendite sono calate del 20%. In calo del 10% anche le locazioni e sono previste ulteriori riduzioni. Le richieste ci sono soltanto per edifici su strade a grande traffico e con disponibilità di parcheggio (S. Felice, viale della Pace). Il centro storico rimane la zona più appetibile di Vicenza, e infatti i prezzi sono aumentati notevolmente rispetto al 2004. Ma ciò che sorprende di più è la sensibile diminuzione dei prezzi nelle zone industriali est ed ovest, nella zona di S. Lazzaro e Ponte Alto e anche in quella del Mercato nuovo, dove i nuovi palazzi non sono ancora al completo. Luca Maggiolo prova a spiegare: «Non bisogna fidarsi troppo di questa differenza - prova a spiegare - perchè i dati del 2004 sono influenzati dalla legge Tremonti che ha spinto la domanda con sgravi di tipo fiscale. Ora il mercato è tornato alla normalità e riflette la crisi economica del periodo. Non va dimenticato poi che le zone industriali, in particolare quella ovest, risentono dell’incertezza dovuta alla variante urbanistica per tutta l’area industriale che non ha ancora dato certezze sulle destinazioni d’uso direzionale e commerciale. La zona est, poi, in cinque anni si è moltiplicata e ora ha più difficoltà di assorbimento della domanda».
Fatto sta che, rubando una battuta al noto avvocato Ivone Cacciavillani, la persona più ricca del Veneto sembra essere il signor... Vendesi, a giudicare dal numero di cartelli affissi per la città.
Negozi. Vale lo stesso discorso degli uffici: i prezzi e le richieste sono aumentate solo lungo le vie a grande traffico (viale Dal Verme, via Quadri lungo le statali delle frazioni) ma sono in diminuzione in zona S. Felice (che comprende anche via Napoli e viale Milano...) e viale della Pace. Stabili i prezzi in centro. Il numero di compravendite è però diminuito del 10% anche se i prezzi non sono calati. Diverso il discorso per le locazioni: a fronte di una domanda invariata, il prezzo dei canoni è sceso del 12,5% rispetto al primo semestre del 2004