25 GIUGNO 2005

dal Giornale di Vicenza

SCHIO.I Ds: «Il governo fermi il corteo dei repubblichini»
MONTECCHIO.La Fiamm non va in Cina
Nasce il Movimento veneto Ppe
«Violentata da un parà della Ederle» Lui è in carcere militare da 16 mesi
Querelati i “punk” mentre il ragazzo morso ha la febbre

Previsto per il 10 luglio
I Ds: «Il governo fermi il corteo dei repubblichini»
Raccolte migliaia di firme

(m. sar.) Si sta muovendo anche il capogruppo parlamentare diessino Luciano Violante per scongiurare il corteo degli ex repubblichini fissato per il 10 luglio. È notizia di ieri: Violante, sollecitato dall’on. Lalla Trupia, avrebbe chiesto un incontro al ministro degli Interni Giuseppe Pisanu per valutare se sia opportuno o meno concedere l’autorizzazione per la manifestazione dei nostalgici di Salò, presenti a Schio da tre anni, prevista per la seconda domenica di luglio, con il motivo ufficiale di commemorare le vittime dell’eccidio del 7 luglio 1945. «Ho parlato con prefetto e vicequestore di Vicenza - spiega l’on. Trupia, già in passato firmataria di interrogazioni parlamentari sul corteo scledense. - È evidente che decideranno secondo le loro funzioni se autorizzare o meno la manifestazione. Ribadisco che quest’anno, ancor più degli altri anni, c’è il motivo per porre fine all’iniziativa. C’è stato infatti l’atto di riappacificazione siglato in Comune fra Anpi e Comitato parenti delle vittime. È una vergogna per una città medaglia d’argento per la Resistenza che si consentano raduni simili. Ora è in atto una raccolta di firme con migliaia di adesioni». La deputata diessina segnala tuttavia che il Comitato onore dei caduti, dipendente dal ministero della Difesa, ha concesso il nulla osta a Continuità ideale, l’associazione in cui confluiscono ex repubblichini, nostalgici e neofascisti, promotrice del corteo. «Dispiace che sia il governo, di fatto, il primo ad autorizzare la manifestazione - commenta l’on. Trupia. - Invece ci sarebbero tutti i presupposti per lasciar perdere. È inammissibile che quello di Schio diventi un anniversario da calendario. Prima del 10 luglio ricontatterò prefetto e questore per capire le loro intenzioni».


Montecchio/1. Illustrato l’accordo storico che mantiene l’azienda nel Vicentino
La Fiamm non va in Cina
Ad Almisano si produrrà tecnologia per l’Europa

di Eugenio Marzotto

Alle tre di notte di venerdì arriva la firma destinata a fare storia. La Fiamm non delocalizza in Cina e Cechia, rinuncia ad un mancato guadagno subito per puntare tutto sullo stabilimento di Almisano che servirà il mercato europeo dove verranno prodotti anche batterie di fascia alta. Tutto questo però ha un costo: 130 esuberi che si consumeranno però entro un paio d'anni, attraverso vari step concordati tra sindacato e azienda. "Non sono licenziamenti", chiariscono subito Fim, Fiom e Uilm, "da oggi al marzo dell'anno prossimo tutto proseguirà normalmente. Verranno mantenuti i 420 posti di lavori che si concentreranno però nei primi mesi del 2006 nello stabilimento di Almisano dove verranno prodotte batterie e trombe auto.
-I punti dell'accordo. Dal marzo del 2006, inizierà una riorganizzazione che durerà almeno un paio d'anni. La quarta in sei anni. Ai 130 lavoratori verranno proposte una serie di soluzioni. Scatterà la cassa integrazione straordinaria, verrà applicata la mobilità e le dimissioni con forti incentivi. Chi potrà andrà in prepensionamento. Quaranta lavoratori passeranno allo stabilimento Fiamm di Veronella. A tutti gli operai e impiegati verrà da subito e per due anni (fino al 2008), tolto il premio feriale, una sorta di quattordicesima, ciò permetterà di alleggerire le spese. Il sindacato in questi due anni, 2006-2008, si impegnerà a ricollocare il personale rimasto in esubero e saranno avviati corsi di formazione professionale, finanziati da Provincia e Regione. A dicembre 2006 la prima verifica sindacati e azienda per rileggere i conti alla luce della ristrutturazione. La Fiamm inizierà a produrre a marzo nella fabbrica di Almisano 350mila batterie e 8 milioni avvisatori acustici, numeri che però dovranno aumentare rapidamente. Partirà inoltre una nuova produzione di batterie per la fascia alta a cui è legato un centro di ricerca. In Cina verranno prodotte solo una parte di batterie, quelle a minor valore aggiunto.
-Le garanzie dell'azienda. Il nodo dell'accordo è cosa si produce e per chi. Secondo il sindacato la garanzia che l'azienda ha scelto di rimanere nel vicentino sta nel fatto che da qui si servirà il mercato europeo, specializzando lo stabilimento di Almisano su prodotti qualificati che difficilmente si potrebbero realizzare all'estero. «Ma l'azienda - spiega il sindacato - scommette soprattutto sul sistema Italia, spera cioè che nei prossimi mesi ci siano interventi strutturali per risollevare l'azienda». Di fatto la Fiamm rinuncia ai guadagni cinesi e punta su un mercato come quello europeo, dove piazzare prodotti a tecnologia avanzata.
-I commenti. Stanchi, nervosi ma soddisfatti. Si presentano così in conferenza stampa gli artefici di un accordo che sembrava impossibile un mese fa. Antonio Sirimarco per la Fim, Giampaolo Zanni e Maurizio Ferron della Fiom e Carlo Biasin della Uilm sono unanimi nel definire la bozza di accordo: «Fondamentale per tutto il vicentino. Non solo un'azienda che aveva deciso di andarsene fa marcia indietro, ma scommette ancora sul territorio. 130 esuberi sono pochi rispetto ai 420 iniziali - continuano i sindacalisti - soprattutto se si considera che ci sarà un'estensione degli ammortizzatori sociali dal 2006. Il nostro obiettivo rimane quello di ricollocare gli esuberi in 2 anni».


Nasce il Movimento veneto Ppe
Carollo l’ha ufficializzato ieri sera: un cuore a V con stelline europee

di Antonio Trentin

Un “cuore veneto” con stelline europee per simbolo. Un nome che punta sulla specificità regionale ma allarga l’orizzonte a chissà cosa avverrà in politica tra non molto: Movimento Veneto per il Ppe. Un’abbondanza di primi aderenti, per lo più di ben schierata collocazione dentro Forza Italia. È nata così - la notte scorsa ai tavoli di un incontro fondativo alle Padovanelle - la nuova creatura dell’europarlamentare Giorgio Carollo, a un mese e mezzo dalla sua defenestrazione da coordinatore politico dei forzisti e dopo altrettanto tempo di pour-parler dentro e fuori l’area berlusconiana. E oggi la creatura sarà tenuta a battesimo pubblicamente di nuovo all’ippodromo padovano. Luogo perfetto per giocare subito la scommessa sul successo o il flop di una "cosa veneta" che non è un partito («non esiste nessuna intenzione di presentarci alle elezioni politiche, non è questo il nostro fine, lo abbiamo chiamato movimento proprio perchè non è un partito» ha anticipato ieri il consigliere regionale carollianissimo Raffaele Grazia, uno degli autosospesi della Regione che sono stati subito il nerbo della sfida), ma che non è neanche una semplice articolazione cultural-politica interna a Forza Italia. Perché Carollo è stato chiaro, dettando la linea del "nuovo che avanza": veneti per il Ppe possono diventare tutti quelli che al Partito popolare europeo fanno riferimento, e quindi sì i forzisti, ma anche i democristiani dell’Udc, i demoeuropei che stavano con Sergio D’Antoni e non si sono trasferiti a centrosinistra, i centrosinistristi poco di sinistra a disagio nell’Unione prodiana (udeurrini di Mastella o post-popolari della Margherita). Le iscrizioni sono aperte al doppio tesseramento di chi è in FI, Udc, Udeur e De, partiti ufficialmente affiliati al Ppe internazionale. Per eventuali fans in arrivo dalla Margherita, o da chissà dove altro, servirà, invece, il ripudio della tessera vecchia. E su questo correre a scavalco del confine partitico di Forza Italia si giocheranno prevedibilmente le prossime polemiche: Niccolò Ghedini, successore di Carollo per nomina del presidente Silvio Berlusconi, pochi giorni fa aveva fissato i paletti («tutto bene se il movimento di Carollo resta dentro Forza Italia») e da oggi si ritrova con un qualcosa che prefigura nettamente il superamento della dimensione "azzurra". Diventerà una situazione da provvedimenti disciplinari contro Carollo, che nel frattempo è stato cooptato nel comitato elettorale di Forza Italia dove saranno scelti i (pochi) nuovi candidati nelle elezioni del 2006? Ah... saperlo! Ma che cosa ha raccontato, ieri sera, Carollo ai suoi arrivati in molti, a cominciare dagli ex-autosospesi (per fedeltà carolliana) del consiglio regionale e del consiglio provinciale vicentino? Che c’è un mondo di moderati veneti in cerca di risposte che i partiti non sanno dare. Che c’è una marea di ex-tesserati forzisti da andare a cercare: «Ma lo sapete che ogni anno un terzo degli iscritti non rinnova la tessera? - ha raccontato da super-esperto che il tesseramento lo teneva in mano -. Nel Veneto questo è un esercito di 30-40 mila persone che ci hanno lasciato perché non trovavano nel partito sufficiente coinvolgimento». Che per dare risposte a disagi del genere servono democrazia interna nei partiti e regole certe, altro che «bombardamenti di interviste contro chi reclamava un partito vero, accusato di essere un inguaribile nostalgico del peggio della Prima Repubblica» (riferimento all’annosa disputa in Forza Italia veneta tra i sostenitori del partito "leggero" e quelli del partito strutturato, buona per la spartizione in due degli umori e delle collocazioni correntizie). E che il Movimento per il Ppe nasce proprio a partire dalla volontà di darsi e applicare queste regole. Per andare dove? La direzione è chiara, la meta ancora no, a quel che si intuisce. «Non si vuole creare un nuovo partito - ha ribadito Carollo - e il Movimento per il Ppe non è contro nessuno. Non intendiamo creare terzi poli né rifondare la Democrazia cristiana. La collocazione è quella tradizionale dei veneti moderati: nel centrodestra. Ma abbiamo l’ambizione di sfondare i confini del centro e mobilitare gli astensionisti delle ultime tornate elettorali». Movimento culturale e formativo: l’autoidentikit dei carolliani è questo. Per il momento. Poi si vedrà. In giro per l’Italia stanno nascendo esperienze analoghe, tutte costruite sul superamento dell’attuale Casa delle libertà e sulla prospettiva di un dopo-Berlusconi tutto da inventare. A Milano uno degli interlocutori di Carollo, il presidente della Regione Roberto Formigoni, ha appena annunciato il concepimento di un clone dell’operazione veneta: «Un movimento dei movimenti che federi centinaia di associazioni». Dal Nord alla Sicilia il centrodestra è alle prese con autonomismi che assomigliano in tutto e per tutto al "cuore veneto" dei carolliani. Che ieri sera, a un passo dagli sportelli delle puntate sulle corse, garantivano che la loro non è una scommessa al buio. «Abbiamo un cavallo che può correre molto - parole ancora di Grazia, uno dei sette consiglieri regionali carolliani - un purosangue che già raccoglie il tifo e l’incitamento della gente veneta, quella che non ha mai fatto politica attiva e che ha bisogno di una politica che garantisca capacità di confronto e di discussione». Cavallo Carollo? L’immagine potrà anche suggerire ironie, ma la realtà è che la corsa è lanciata, per «una politica che non parta da scelte di pochi e calata dall’alto», per un’unità del moderatismo di centrodestra fatta dal basso («i giornali ci riportano ogni settimana la costituzione di federazioni, alleanze, partiti unici, ma tra i militanti del centrodestra io trovo tanto disorientamento per questo affannoso gioco di vertice» ha detto l’europarlamentare), per una prima risposta veneta in attesa dei «miracoli di Roma città santa».

Ed ecco chi c’era

L’hanno invitato e lui non si è tirato indietro: Niccolò Ghedini ieri sera alle Padovanelle c’era, e ha anche parlato nella soirée inaugurale del Movimento Veneto per il Ppe. In toni morbidi, senza affondare la lama contro un Carollo apparentemente già proiettato più fuori che dentro Forza Italia, ligio nel riproporre la suadente ma non persuadente chiamata Roma già tentata da Silvio Berlusconi: «Giorgio, queste stesse cose le potresti fare con noi a livello nazionale...». Chi c’era al debutto del Movimento? Soprattutto forzisti di osservanza post-democristiana, poi qualche esponente dell’Udc a partire dall’ex-assessore regionale Sante Bressan autore di una delle relazioni-clou, poi qualche osservatore di area An. Tra gli esterni ai partiti, i vicentini Gianni Zen e Francesco Giuliari del Club Liberal. I carolliani erano schierati naturalmente alla grande. Parlamentari di Camera e Senato: Pasinato e Orsini dal Vicentino; Favaro, Dalle Fratte, Zuin, Fratta Pasini e Zorzato dal resto del Veneto. Consiglieri e assessori regionali: dalla coppia Grazia-Degani alla Fontanella, da Tesserin a Conta e Marangon. Qualcuno tra gli ex-autosospesi della Provincia di Vicenza: primi ad arrivare Zanchetta, Battilotti, Leonardi e Peruz. Dal consiglio comunale di Vicenza: solo Chiara Garbin. Dalla dirigenza di FI berica: Antonio Tonellotto e Bruno Carta con Silvano Spiller.


«Violentata da un parà della Ederle» Lui è in carcere militare da 16 mesi
Storica richiesta della giovane vittima: «Sia chiamato a rispondere il governo Usa» L’istanza è stata rigettata dal collegio in tribunale. Il soldato è custodito in Germania

(d. n.) «Per lo stupro di una giovane ad opera di un paracadutista della Ederle sia chiamato a rispondere come responsabile civile il governo americano. Quel soldato era appena tornato dalla guerra in Iraq ed era ancora turbato da quello a cui assistette quando commise la violenza». Lo ha chiesto ieri mattina durante la prima udienza in tribunale l’avv. Pietro Adami, che assiste la nigeriana di 27 anni che si è costituita parte civile. Una richiesta storica quella avanzata dal legale, che ha citato anche i trattati Nato fra Italia e Usa: il governo americano sarebbe stato costretto a risarcire la vittima di un terribile stupro che sarebbe stato commesso dal militare. Il collegio (presidente Perillo, giudici Biondo e Bianchi) ha però rigettato dopo quasi tre quarti d’ora di camera di consiglio la richiesta. Il processo vede imputato per violenza sessuale il paracadutista James Michael Brown, 26 anni, che all’epoca abitava a Torri di Quartesolo e che il 22 febbraio 2004 era stato arrestato dalla Squadra mobile della questura in collaborazione con i carabinieri della Setaf. Il giovane, che è assistito dall’avv. Antonio Marchesini, è ancora richiuso in un carcere militare americano in Germania, a disposizione dell’autorità vicentina, ed ha voluto presenziare all’udienza. Anche la vittima era presente. La vicenda risale al febbraio di un anno fa. Dopo un giorno di indagini la polizia aveva arrestato il presunto responsabile dello stupro ripetuto e del sequestro dell’immigrata che una domenica mattina è stata trovata nuda e ammanettata in via Fermi. Gli investigatori dei commissari Marco Calì e Michele Marchese erano partiti da una denuncia angosciata e strappalacrime per le brutalità subite. Il soldato statunitense era accusato di aver selvaggiamente violentato la nigeriana, che è riuscita a scappare dopo due ore e mezza di angherie. Da quanto aveva raccontato agli agenti, l’africana era stata fatta salire in auto per un passaggio verso casa, e poi condotta in una stradina laterale di via Fermi, dove era stata ammanettata e costretta a subire ogni genere di violenze. Oltre a pratiche sadomaso, era stata anche picchiata più volte con pugni in testa. Ieri mattina in aula è stato sentito l’ispettore Minervini, che ha descritto il profondo stato di prostazione in cui era stata trovata la giovane. Ha poi riferito delle indagini: la vittima ricordava un tatuaggio, un accento statunitense e una Fiat Uno bianca. Con quei tre elementi si arrivò a Brown, e l’auto che aveva preso a nolo fu trovata sporca di sangue. Brown era tornato da due giorni dall’Iraq, dove aveva combattuto dieci mesi. L’avv. Marchesini farà leva probabilmente sullo stato emotivo del soldato, e non è escluso che chieda una perizia psichiatrica per capire se il giorno della violenza era in grado di intendere e volere dopo tanti mesi di guerra combattuta da paracadutista. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 7 ottobre, quando verranno sentiti i carabinieri della Ederle.


Querelati i “punk” mentre il ragazzo morso ha la febbre

(s. m. d.) È stata formalizzata ieri la querela verso i due punkabestia G. D. C., 28 anni, di Torri di Quartesolo e N. E. V., 28 anni di Vicenza. A presentarla è stato Giancarlo C., 53 anni di Vicenza, che mercoledì pomeriggio, mentre cercava di uscire dal cancello di casa con la sua auto, era stato aggredito da C. che, successivamente, aveva ordinato al suo Rottweiler di morsicare il figlio. Quest’ultimo, intanto, non sta affatto bene, ha trascorso ore al pronto soccorso anche giovedì sera in seguito ad una febbre molto alta che potrebbe essere collegata alla ferita provocata dal morso del cane, verso il quale l’Ulss di Vicenza sta effettuando degli accertamenti, soprattutto in fatto di vaccinazioni. Nel frattempo, le istituzioni cittadine sono in fermento riguardo all’accaduto: il consiliere leghista Alessio Sandoli ha presentato un’interrogazione in merito all’aggressione e chiede, nel particolare, quali misure di sicurezza intenda prendere l’amministrazione. «Dopo i proclami dell’assessore Sorrentino che qualche mese fa diceva di voler far applicare la tolleranza zero nei confronti dei punkabestia - spiega Sandoli -, visti i risultati, è giunto il momento di applicare la tolleranza “sotto zero”, prima che succeda qualche fatto di cronaca più grave».