25 LUGLIO 2006

Base Usa, via libera del centrodestra
Volevano far saltare le gallerie in A4
Tra immigrati e questura prime prove di dialogo

Il caso “Dal Molin”. Le reazioni vicentine alle dichiarazioni del sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri
Base Usa, via libera del centrodestra
Favorevoli gli onorevoli Zanettin (FI), Conte (An) e D’Agrò (Udc)

di G. M. Mancassola

Sarà un caso, ma nel giro di una mezza giornata si registrano tre sì al progetto di costruire una nuova caserma americana all’aeroporto “Dal Molin” tutti targati centrodestra: Forza Italia, Alleanza nazionale e Udc, con i rispettivi parlamentari vicentini di riferimento, hanno fatto outing, aggiungendosi a chi, come la Lega Nord, aveva rotto gli indugi settimane fa, attraverso le parole della presidente della Provincia Manuela Dal Lago e del segretario cittadino Giuliano Tricarico. Messi insieme, fanno un fronte compatto, quello della casa delle libertà, che è al governo sia del Comune capoluogo che della Provincia. La banale somma degli elementi indurrebbe a pensare che difficilmente da questi enti verrà quella «netta contrarietà» che secondo quanto dichiarato al nostro giornale dal sottosegretario alla Difesa, il diessino Lorenzo Forcieri, potrebbe convincere il Governo Prodi a esaminare «soluzioni alternative» per localizzare la nuova base. Oltre a definire con più chiarezza i contorni di una vicenda fino a pochi giorni fa molto più misteriosa, le parole del sottosegretario Forcieri sembrano aver “stanato” i referenti politici delle amministrazioni locali di centrodestra, chiamate in causa a chiare lettere. «Finora sono stato cauto in attesa di conoscere la posizione del nuovo Governo - argomenta l’on. Giorgio Conte, presidente provinciale di Alleanza nazionale - ma ora è chiaro che non c’è più tempo, che il parere non arriverà, anche se l’impressione è che l’attuale Governo si sia già espresso in via riservata, dicendo sì agli americani». «Per quanto riguarda An - prosegue Conte - il parere è positivo, perché è coerente con le scelte di natura strategica operate a livello internazionale dal Governo Berlusconi e perché rileviamo grandi opportunità per Vicenza». Conte nei giorni scorsi si è confrontato con l’ex ministro degli Esteri e vicepremier Gianfranco Fini, oltre a fare ulteriori verifiche negli ambienti vicini all’ex ministro della Difesa Antonio Martino: «La Farnesina non era informata - assicura Conte - e posso dire che erano stati avviati con la Difesa contatti di natura tecnica, ma non mi risulta che siano mai stati dati nulla osta, autorizzazioni o approvazioni di alcun genere. È curioso rilevare come il sottosegretario Forcieri si lanci in considerazioni importanti sulle responsabilità del Governo precedente e non faccia alcun cenno alle responsabilità del Governo in carica. Ci dica cosa pensa questo Governo». In serata si è poi registrata la posizione favorevole di Luigi D’Agrò, parlamentare dell’Udc per la continuità con la politica estera del Governo Berlusconi, accennando agli impegni internazionali che vincolano anche il Governo Prodi. Scioglie le riserve anche Forza Italia, attraverso il senatore Pierantonio Zanettin: «È un’occasione economica e un’opportunità per la città. In questi anni gli americani hanno sempre dimostrato la disponibilità al dialogo, instaurando un rapporto di cooperazione e integrazione: ritengo che qualche piccolo problema potrà essere compensato da grandi vantaggi. Per questo non mi sento di criticare il sindaco Enrico Hüllweck se c’è stato un assenso di massima». «Il potenziamento della struttura ritengo sia un brillante risultato della politica di alleanza strategica con gli Usa perseguita dal Governo Berlusconi. È il Governo Prodi, invece, ad essere imbarazzato, per quelle componenti massimaliste e ideologiche che tendono a sabotare il rapporto privilegiato dell’Italia con gli Usa. Non possiamo piegarci alle logiche dei comitati: non vedo impatti devastanti, né situazioni così negative. Non dobbiamo aver paura».

Il centrosinistra resta contrario
E domani nel question time alla Camera risponde il Governo

«È necessario che il Governo faccia chiarezza sull’edificazione di una nuova base militare Usa. Ad oggi nessuno, neppure il governo stesso, ha infatti ammesso di aver sottoscritto un accordo formale». L’osservazione è del deputato Severino Galante del Pdci che sulla questione chiederà una pronuncia del Governo nel question time di domani. «È di oggi la notizia - ha proseguito Galante - che il sottosegretario Forcieri ha escluso la possibilità che nei piani della Setaf ci siano voli militari che utilizzino la pista della base militare. Bene. Ma questo non basta, urge un segnale inequivocabile di chiarezza. Nell’eventualità, infatti, che esistano vincoli segreti che obbligano il Governo italiano ad assecondare la volontà statunitense, la popolazione di Vicenza vuole sapere gli scopi e i rischi connessi alla decisione». Sull’argomento è intervenuto oggi anche il capogruppo dei Popolari-Udeur alla Camera il vicentino Mauro Fabris: «Il ministero della Difesa italiano sta semplicemente definendo la pratica istruttoria avviata dal Governo Berlusconi e avallata, anzi caldeggiata, dal sindaco di Vicenza e dall’assessore Cicero. Speriamo che ora i problemi evidenziati consentano di bloccare un’opera che certamente non può essere realizzata». Dopo le dichiarazioni del sottosegretario Forcieri, esponente di spicco dei Democratici di sinistra, anche la Quercia berica interviene con due contributi. Ubaldo Alifuoco, vicepresidente della commissione comunale “Territorio”, chiede che la commissione possa visitare l’aeroporto congiuntamente con la commissione della Provincia. «Per quanto mi riguarda - sostiene Alifuoco - confermo la mia opinione: non si tratta di modificare le funzioni strategiche, e quindi le conseguenze in termini di sicurezza, che restano quelle, già elevate, conseguenti alle funzioni della Ederle. Invece, continuo a pensare che l’intervento non sia compatibile con l’assetto urbanistico della città e, in particolare, del sito in questione. Anche negli Usa le basi militari sono sempre decentrate rispetto ai centri cittadini e i collegamenti con essi sono tali da non creare problemi per la viabilità». Il capogruppo diessino Luigi Poletto, invece, invita a guadagnare tempo per la riflessione. Secondo Poletto bisogna astenersi da ogni giudizio sulla valutazione di politica internazionale che attiene ai rapporti di cooperazione militare fra Italia e Usa. «Pensare che l'Italia governata da Prodi possa recedere dai rapporti di collaborazione con gli Usa significa coltivare una visione fanciullesca delle relazioni internazionali». Esiste, invece, una valutazione amministrativa che attiene all'impatto del nuovo insediamento americano sulla città sotto il profilo territoriale: «Sotto questo profilo i Ds in sala Bernarda hanno sempre sostenuto l'insostenibilità urbanistica dell'operazione. Ma nel breve termine, che fare? Avendo il sindaco dato un sostanziale “via libera”, non è pensabile che adesso le responsabilità dell'insediamento siano strumentalmente fatte risalire al Governo. Il sindaco prenda tempo e non si faccia dettare la tempistica dai militari americani al fine di valutare, approfondire, commisurare anche attraverso un referendum. Questo è uno di quei casi in cui la fretta è cattiva consigliera. Fino a questo momento il Comune ha pronunciato dei “ni” e dei “so”. Solo dopo un periodo di ulteriore approfondimento e di decantazione il discorso potrà spostarsi sul piano della “riduzione del danno”: contrattare con gli americani quelle compensazioni in opere infrastrutturali possibili per mitigare l'impatto dell'insediamento sulla città e inserirlo nel modo più armonico possibile nel tessuto urbano».


Dagli interrogatori in carcere a Venezia dei due algerini arrestati venerdì per terrorismo emerge un retroscena investigativo
Volevano far saltare le gallerie in A4
Ma gli indagati si difendono: «Innocenti, nessun progetto di attentati»

di Ivano Tolettini

Volevano fare saltare le gallerie dei Berici. Il retroscena è datato 2002, ma per gli inquirenti è significativo di quale fossero le intenzioni della cellula fondamentalista appartenente al “gruppo salafita per la predicazione e il combattimento” con base operativa in città: un attentato dinamitardo sotto le gallerie Colli Berici della A4 tra i caselli Vicenza Ovest ed Est. L’obiettivo era ripiegato su un camion carico di esplosivo da lanciare a folle corsa contro la Ederle, ma alla fine non se ne fece più nulla perché Yasmine Bourama, 33 anni, fu arrestato dai carabinieri del Ros di Napoli e si trova in carcere dal novembre 2005. Anche di questo si è parlato in carcere a Venezia dove l’algerino Khaled As, 31 anni, è stato interrogato dal gip Gallo alla presenza del pm Luca Marini e dell’avvocato Paolo Mele sr. As, come nel pomeriggio il connazionale Alì Touati, di 31 anni, ha negato di essere un terrorista e di avere promosso un’associazione che aveva finalità di eversione. «Sono innocente», ha detto. Il gip gli ha contestato il contenuto delle intercettazioni telefoniche e ambientali, così come il materiale informatico scaricato da internet e che si rifaceva a documenti di Al Qaeda, come la decapitazione di soldati americani. Il giudice si è soffermato a lungo, come nell’interrogatorio di Touati, anche su che cosa bisognasse intendere quando parlavano di “profumo”. Stavano alludendo a un ordigno chimico? «Assolutamente no», ha risposto As, il quale ha rivendicato l’appartenenza alla propria religione musulmana, ma ha escluso di muoversi per un progetto di jihiad globale. La procura di Venezia contesta ai quattro arrestati - gli altri due sono i fratelli Farid e Nabil Gaad di 31 e 24 anni, e saranno interrogati quest’oggi sempre nel carcere di Venezia - di avere costituito anche un’associazione per delinquere volta alla falsificazione e vendita di documenti per finanziare la cellula salafita. «Il rischio in queste vicende - spiega l’avv. Mele senior - è quello di fare dell’allarmismo oltre misura. Un conto è il piano morale di certe dichiarazioni, sulle quali possiamo non essere d’accordo, un altro sono le effettive condotte giurdiche che il nostro Stato censura. Non mi pare che dall’ordinanza di custodia emergano responsabilità in ordine alla costituzione di una cellula islamica con finalità terroristiche». Di parere opposto è il pm Marini per il quale, in base agli indizi raccolti dai Ros, il gruppo di algerini di cui faceva parte anche Bouhrama, processato a Napoli, aveva un progetto terroristico. Come scaturirebbe dalle dichiarazioni e dal linguaggio a volte criptico delle intercettazioni. Nel corso dell’interrogatorio è stato contestato ai due algerini di avere utilizzato una password per entrare nel sito internet arabo vicino ad Al Qaeda per scaricare materiale propagandistico che inneggiava alla guerra contro gli infedeli. «Non è vero che ci vuole la password», hanno risposto. La difesa sta valutando l’ipotesi di chiedere il trasferimento dell’inchiesta a Napoli per competenza, giacché l’inchiesta che venerdì ha portato alla cattura dei quattro magrebini ha avuto origine dall’attività investigativa della procura partenopea nell’aprile 2005. Inoltre, il gip del tribunale di Reggio Emila ha convalidato il fermo dell’algerino Allal Mandi ammanettato venerdì nel corso della stessa indagine ed ha mandato gli atti al tribunale di Napoli. Intanto, il sindacato di polizia Siulp ha posto l’attenzione sulla sicurezza e sulle risposte da dare a livello locale vista la carenza di organici ed equipaggiamenti. Da parte sua il presidente della Regione Galan si è augurato che in Veneto non accada quando è accaduto a Milano «dove sono stati assolti tre islamici che arruolavano kamikaze da mandare in Iraq».


Dopo la protesta degli extracomunitari, al via verifiche e controlli
Tra immigrati e questura prime prove di dialogo
Ieri summit in prefettura, delegazione di stranieri ha chiesto tutele

di Eugenio Marzotto

Fanno sul serio, pronti a dare battaglia con manifestazioni e proteste eclatanti. Si dicono stanchi di una burocrazia che li avvinghia e che costa molto, troppo. Puntano il dito verso la questura di Vicenza denunciando che «solo in questa provincia la situazione è così difficile». Per questo ieri se ne sono andati in prefettura a chiedere maggiori tutele, ricevendo delle parziali risposte che sono servite a fermare l’ondata di proteste delle ultime settimane che hanno coinvolto la comunità straniera della provincia. Sei stranieri capi di associazioni e gruppo spontanei, in rappresentanza degli immigrati provenienti da Pakistan, Senegal, Algeria, Marocco e Bangladesh hanno chiesto al Capo di Gabinetto della prefettura Luigi Scipioni di intervenire per bloccare “l’anomalia Vicenza”. E all’incontro, cosa di non poco conto era presente anche il dott. Cuozzo della questura. «Ci siamo impegnati a verificare le anomalie - ha spiegato al termine dell’incontro Scipioni - e a capire se esiste un fenomeno o alcuni casi sporadici. Ma abbiamo anche constatato che alcune problematiche sono di facile soluzione e che gli immigrati spesso non conoscono la strada da seguire». La tensione che si respirava sabato per adesso è sfumata. Anche se per gli immigrati poco è cambiato dallo sciopero dei migranti di tre anni fa che fece scalpore a livello nazionale. Si trattava della prima volta di stranieri in piazza in una manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil contro la Bossi-Fini. Tre anni dopo emerge però che non c’è solo la legge sull’immigrazione a scatenare le proteste dei migranti vicentini. Ed emerge anche che le associazioni immigrati hanno deciso di fare da sè. La manifestazione di sabato scorso del resto ne è stata la prova evidente. Erano quasi duecento gli immigrati che hanno sfilato davanti alla questura e coordinati dall’associazione “Moitri” di Marano, fatta di stranieri e lontana da partiti e sindacati. Gli stessi ieri si sono recati in prefettura per chiedere prima di tutto di velocizzare l’arrivo del permesso di soggiorno: «Non è possibile che in tutta Italia in 30 giorni si abbiano i documenti e qui ci vogliono sette oppure otto mesi. Senza quel documento non contiamo niente, è una situazione già precaria per chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma chi lavora nelle cooperative o tempo parziale come deve comportarsi? Vivere con questa precarietà è impossibile». Saqib Nazir è pakistano, da dieci anni in Italia e da tre a Vicenza. «Situazione come quelle che ho visto qui non si trovano da altre parti. Perchè ad esempio - insiste Nazir - per l’idoneità di alloggio dobbiamo pagare 78 euro, mentre altrove è gratuita o si paga solo la marca da bollo?». Ma gli stranieri ne hanno anche per lo sportello immigrati del Comune che ha sede sotto lo stadio Menti: «In attesa che arrivi il permesso di soggiorno viene rilasciato un documento in carta semplice che non ha nessun valore e poi ci costa 5 euro». Sono alcune delle presunte vessazioni che gli stranieri lamentano, stranieri che hanno deciso di organizzarsi un forum di immigrati, che coordina la presenza di 12 nazionalià, sul territorio vicentino. «È un vantaggio per tutti se i disagi troveranno soluzione - conclude Scipioni - ma dobbiamo verificare la consistenza del problema. Dalla questura le indagini sui tempi di attesa e le documentazioni che gli stranieri devono presentare ci saranno»