25 OTTOBRE 2006

Aula bunker per la base Usa Vietato lo schermo in piazza
Studenti e autisti scioperano insieme

Il caso Dal Molin. Domani lo storico voto. Il municipio sarà sbarrato dalle 14
Aula bunker per la base Usa Vietato lo schermo in piazza

di G. M. Mancassola

Sarà un consiglio comunale senza precedenti. Mai in passato sono state assunte misure di sicurezza tanto rigide. Mai in passato c’è stata una tale attenzione mediatica. Mai in passato la domanda di assistere a un’assemblea consiliare è stata tanto insistente. Mai in passato il muro contro muro è stato così duro, tra polemiche e ideologia. La gestione dell’ordine pubblico è stata pianificata ieri mattina in prefettura, durante la riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Aula bunker. Il dibattito del secolo si aprirà domani pomeriggio alle 17.30 con l’appello ordinato dal presidente Sante Sarracco. In sala Bernarda potranno entrare soltanto i 41 consiglieri tra cui il sindaco Enrico Hüllweck, i 13 assessori, il personale della segreteria generale necessario per il funzionamento della seduta e 40 spettatori. Secondo le indicazioni della conferenza dei capigruppo, gli ingressi saranno regolati da speciali pass: 20 saranno assegnati al comitato del Sì e 20 al comitato del No. «Non ci saranno elenchi, né schedature - precisa il presidente Sante Sarracco - e sarà possibile la turnazione». Municipio sbarrato. In via straordinaria, palazzo Trissino, sede principale del municipio berico, sarà chiuso al pubblico dalle 14 di giovedì. La Loggia del Capitaniato che si affaccia su piazza dei Signori ed è l’abituale accesso al consiglio, rimarrà chiusa e transennata. L’unico ingresso al consiglio comunale sarà quello di palazzo Trissino, in corso Palladio 98. Da quell’accesso, controllato dalla polizia locale, potranno entrare i consiglieri comunali e i 40 rappresentanti dei due comitati. In sala Bernarda non potranno entrare nemmeno i giornalisti, che assisteranno alla seduta dalla sala stampa. Operatori televisivi e fotografi accreditati avranno invece accesso anche alla sala consiliare, per il tempo strettamente necessario alle riprese. Dirette. All’invito dell’amministrazione comunale hanno risposto l’emittente radiofonica Radio Rva, che assicurerà la copertura integrale dell’evento (Fm 100.3 per Vicenza e provincia), fatte salve le interruzioni pubblicitarie, e inserirà l’intera registrazione nel sito www.radiorva.it, e l’emittente televisiva TvaVicenza, che garantirà una copertura dalle ore 17.30 alle ore 19 e dalle ore 20.45 alle ore 21.45, oltre che i servizi durante i telegiornali delle 19.30 e delle 22.50. In piazza. Secondo quanto riportato in una nota del Comune, «il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto, ha stabilito che non si potrà installare il maxischermo in piazza per la visione del dibattito. La decisione è stata presa per ragioni di sicurezza». In piazza dei Signori si riverseranno comunque centinaia di persone, come annunciato dal coordinamento dei comitati per il No, che hanno ottenuto l’autorizzazione a manifestare. È attesa anche una massiccia presenza di sostenitori del Sì e di dipendenti della caserma Ederle, come conferma il portavoce Roberto Cattaneo. La piazza e il municipio saranno controllati da polizia, carabinieri e polizia locale: ci sarà un vigile ogni venti metri. Il fonometro. Il vicesindaco e assessore alla pubblica sicurezza Valerio Sorrentino, che ieri ha preso parte alla riunione in prefettura, annuncia anche la richiesta all’Arpav di azionare un fonometro per misurare il livello di rumore che potrebbe salire dalla piazza. Qualora i lavori consiliari vengano disturbati oltre misura e qualora il fastidio venga certificato dal fonometro, si provvederà a far abbassare il volume. Gli interventi. Il dibattito, nella prima arte, si adatterà ai tempi della diretta televisiva. In apertura parlerà il sindaco per 18 minuti. Quindi prenderà la parola ogni gruppo per 8 minuti, alternandosi minoranza e maggioranza: in totale, 90 minuti, come una partita di calcio. Poi la discussione proseguirà: ogni capogruppo, complessivamente, avrà a disposizione 16 minuti, mentre ogni consigliere 10. Sugli ordini del giorno saranno ammesse solo dichiarazioni di voto, per tre minuti ciascuna. Il documento elaborato dal sindaco dovrebbe essere il primo in scaletta. Polemiche. Una delegazione di capigruppo dell’opposizione ieri ha fatto visita al prefetto, per capire a chi appartenesse la paternità del no al maxischermo. «C’è una responsabilità politica da parte del vicesindaco Sorrentino, che ha irriso la conferenza dei capigruppo e il presidente del consiglio comunale, finendo per esacerbare gli animi», attacca il diessino Luigi Poletto. «Un disastro, ho contestato tutto, ogni decisione - fa eco il Verde Ciro Asproso - in particolare ritengono vergognoso il comportamento di Sorrentino, che ha imposto dall’alto le sue scelte».

Manca il numero legale. Assemblea improvvisata e il presidente Bonafede insorge contro gli insulti
La Circoscrizione 5 non si pronuncia
E i consiglieri di minoranza aprono il dibattito al comitato anti-base

di Giovanni Zanolo

Al terzo buco nell’acqua consecutivo sul Dal Molin, la sede della circoscrizione 5 si trasforma in base del fronte per il no. Dopo la seduta dell’11 settembre, rinviata per costruire una futura mozione bipartisan, e la seguente bocciatura da parte del centrodestra della convocazione del consiglio richiesta dalla minoranza di centrosinistra, lunedì sera la circoscrizione 5 ha perso la terza occasione per esprimere un parere sulla nuova caserma, facendo mancare il numero legale. E la sala è stata così pacificamente “occupata” per un’assemblea pubblica dai comitati del no e dai consiglieri di centrosinistra. Della maggioranza di centrodestra solo due erano invece i presenti, il presidente Marco Bonafede e il vicepresidente Alberto Nuciari, per nulla meravigliati dell’assenza dei loro colleghi: «La conferenza dei capigruppo che aveva bocciato l’ultima richiesta di convocazione, oltre a riscontrare l’infattibilità della mozione bipartisan – spiega Bonafede – aveva già deciso che prima del consiglio comunale la circoscrizione non si sarebbe espressa. La motivazione è di non complicare, con atti formali ma anche solo emotivamente, la decisione (seppur non vincolante per il Governo) che lo stesso consiglio comunale è chiamato a maturare». Dura la reazione dei consiglieri di minoranza che per la serata (ancora una volta affollata) avevano previsto, oltre alla mozione per il no, anche un ordine del giorno per sostenere il referendum consultivo cittadino sul tema della base: «I consiglieri di centrodestra ancora una volta sono venuti meno al loro mandato istituzionale e non hanno voluto confrontarsi con i cittadini – spiega Agostino Masolo dei Verdi - Una volta uscito il presidente, i cittadini hanno così aperto un dibattito pubblico alla presenza dei soli consiglieri di minoranza, esprimendo la loro opinione ed elencando le loro preoccupazioni per il nuovo insediamento militare». Un’improvvisata assemblea pubblica fortemente criticata dallo stesso Bonafede: «Gli insulti e l’atteggiamento non certamente civile del pubblico verso i due consiglieri di maggioranza presenti, dando poi seguito ad una sorta di assemblea non autorizzata con comizio in una sala di fatto occupata, costituiscono il peggior presupposto e la più certa avvisaglia di quanto potrà accadere giovedì in consiglio comunale, con la nostra piazza dei Signori ostaggio di una situazione tesa ed imprevedibile».

Secondo il legale Buso ci sono gli estremi per una procedura d’infrazione
I comitati: «Ma il Comune viola le direttive dell’Unione europea»

(g. z.) «Il Governo non deve considerare il voto di giovedì del Consiglio comunale sul Dal Molin: se lo farà, andrà contro importanti normative europee, e richiederemo all’Ue l’avvio di una procedura di infrazione». Le provano tutte i comitati per il no alla base. Dopo la richiesta formale di un referendum, il Coordinamento dei comitati cittadini dà inizio ad una «nuova fase» della battaglia: forte della consulenza legale di una nuova recluta, l’ex difensore civico e avvocato Francesco Buso, denuncia «l’inadempienza dell’amministrazione di Vicenza» invocando l’Unione Europea, e minacciando Governo e Comune di avviare una procedura di infrazione. L’inadempienza riguarderebbe due direttive che «il Consiglio d’Europa ha prodotto nel 2005 – spiega l’avvocato - la prima relativa all’accesso del pubblico alle informazioni in materia ambientale, la seconda relativa alla partecipazione del pubblico alle procedure ambientali (quindi ad esprimere parere tecnico con propri esperti). L’art. 7 di Maastricht attribuisce inoltre al Consiglio europeo il potere di constatare l’esistenza di una violazione grave da parte di uno Stato membro». Secondo Buso entrambe le direttive non sarebbero attualmente rispettate, e la colpa andrebbe prima di tutto al Comune: «Parisi nella prima lettera ha infatti richiesto a Vicenza un parere tecnico, non politico, sulla “compatibilità del progetto sul piano urbanistico”, seguendo così i principi di decentramento amministrativo. Ma la cosa non è stata fatta, e tanto meno ascoltando i cittadini». I comitati hanno così formalmente chiesto al Governo di mettere a disposizione di tutti i materiali del progetto e di favorire la partecipazione della cittadinanza vicentina (per questo motivo la richiesta di referendum) «alla definizione del parere tecnico richiesto dal Ministero».

Dopo la pubblicazione del testo della minoranza che criticava il segretario Mancini
Un comunicato Cgil urta i nervi alla... Cgil
«Voi del giornale siete soltanto dei banditi» Velenosa telefonata di Zanni (Fiom). Ma il segretario regionale critica i “dissidenti”

(e.mar) La pubblicazione di un documento firmato dalla sinistra interna della Cgil fa saltare i nervi alla Cgil. Non è questione solo di clima teso, nervosismi e no comment per aver messo in piazza le fratture del sindacato di via Vaccari ma c’è del livore - nei confronti dello specchio (il Giornale di Vicenza) che ha mostrato un’immagine che nessuno smentisce ma evidente “sgradita” - che supera il limite di ogni confronto civile. S’inquadra in questo contesto la telefonata dal tono alterato di Giampaolo Zanni segretario provinciale della Fiom- Cgil che ha urlato: «Siete dei banditi, siete solo dei banditi. Avete costruito un dissenso che non esiste». Una fronda inesistente, secondo Zanni che ci critica pesantemente per aver messo nero su bianco quel comunicato che porta i nomi e i cognomi di una decina di esponenti e dirigenti sindacali della sinistra Cgil di tutto il Veneto i quali avevano preso le distanze dal segretario provinciale della Cgil di Vicenza, Oscar Mancini che sul Dal Molin, aveva proposto un referendum - con una lettera aperta al sindaco Hüllweck. Le offese di Zanni appaiono doppiamente stonate anche perchè nella serata di ieri il segretario generale della Cgil regionale, Emilio Viafora, ha diramato un comunicato stampa in cui contestava non tanto i contenuti dell’articolo, quanto le posizioni della sinistra Cgil del gruppo “Rete 28 aprile”. «Sono ingenerosi e proditori gli attacchi alla Cgil di Vicenza ed al suo segretario - dice Viafora - da parte di alcuni compagni, espressione di settori minoritari dell'organizzazione. La Cgil in tutti questi mesi ha portato coerentemente e autonomamente avanti la sua posizione di contrarietà al progetto di raddoppio della base Usa a Vicenza. L’appello della Cgil al sindaco e al Consiglio comunale perché sul progetto Dal Molin si indica un referendum, vuole essere un gesto responsabile per il rispetto di basilari principi democratici e perché a pronunciarsi siano chiamati tutti i cittadini di Vicenza. Il ricorso al referendum è l’unica scelta che può favorire un salutare confronto civile ed abbassare i toni di una polemica che rischia di degenerare». Sempre ieri sera anche il comitato direttivo della Funzione Pubblica Cgil di Vicenza, insieme alla segreteria della Funzione Pubblica regionale, dichiarava di «condividere e sostenere l’impegno e le posizioni espresse dalla Cgil di Vicenza, respingendo ogni tentativo di strumentalizzazione espresse da parte di singoli iscritti alla categoria». Favorevole al referendum consultivo e ovviamente esprimendo solidarietà al segretario provinciale Oscar Mancini anche un comunicato della Fiom provinciale che a sostegno della propria tesi ricorda anche la posizione dei Comitati per il No, «da sempre contrari alla nuova base militare Usa». Un ventaglio di posizioni, quello emerso dopo il nostro servizio, che illustra da un lato che il dibattito sul Dal Molin ha innescato anche in Cgil una serie di opinioni anche contrastanti, dall’altro che il nervosismo è forse un sintomo delle contraddizioni emerse nel sindacato. Inutile nascondersi dietro l’offesa «banditi».

Il servizio d’ordine. Chiesti rinforzi al ministero: previsti oltre 300 fra poliziotti e militari divisi in turni
«Più agenti che col Napoli»
Presidiato il centro per evitare scontri fra opposte fazioni

di Diego Neri

Il dibattito consiliare sul Dal Molin agli americani merita un servizio d’ordine d’eccezione. Più nutrito di quello necessario per Vicenza-Napoli di un paio di settimane fa. È quanto ha stabilito il comitato per l’ordine e la sicurezza, che ha visto impegnati ieri mattina i vertici delle forze dell’ordine vicentine e i rappresentanti del Comune per ragionare sulle misure da prendere per domani pomeriggio. Il questore Dario Rotondi ha chiesto pertanto al ministero dell’Interno l’invio di nutriti rinforzi: nei corridoi della questura si parla di circa 300 agenti che dovrebbero arrivare da Padova, Bologna e Milano. L’alto numero è giustificato dalla durata della seduta in sala Bernarda, prevista di almeno 8 ore: gli agenti di servizio hanno turni di sei ore, e per questo la questura ha dovuto predisporre almeno il doppio del personale necessario per poter garantire almeno il doppio turno. Ma, se la discussione, attesa da mesi, dovesse prolungarsi fino a notte fonda, allora i turni potrebbero diventare tre. Peraltro, poliziotti carabinieri e finanzieri stazioneranno soprattutto in piazza dei Signori, dove è prevista una nutrita affluenza dei cittadini che fanno parte dei comitati. Il timore è quello che possano venire a contatto e in questi casi prudenza insegna a non lasciare nulla al caso. Nel giugno 2002 più di un politico chiese la testa di prefetto e questore quando i giovani di Ya Basta fecero irruzione in sala Bernarda. L’allora numero uno di viale Mazzini Marcello Moraca qualche settimana dopo venne trasferito a Vercelli. «Il nostro compito è predisporre tutti i servizi necessari a garantire il normale svolgimento del consiglio comunale», si è limitato a dire Rotondi, che ieri mattina ha incontrato tutti i suoi funzionari per fare il punto sulle modalità di svolgimento del controllo. Fra l’altro, le forze dell’ordine vigileranno in particolare sulla fine della seduta, quando usciranno dal municipio tutti i consiglieri. Si vuole infatti evitare che i più facinorosi, dell’una e dell’altra fazione, pro o contro il Dal Molin agli Usa, possano andare a protestare a brutto muso contro chi ha dato il suo voto in maniera diversa dalle loro aspettative.

Convegno a Santa Corona per confermare che il rapporto Hüllweck-Parisi non chiude la partita
Base Usa, un “caso” per il governo
Rifondazione alza il tiro e invoca il referendum

di Antonio Trentin

Il "caso Dal Molin" non è più solo una questione tardivamente sbrigata tra il sindaco di Vicenza e il titolare della Difesa. È una faccenda grossa, grossissima, che sta per diventare un problema di governo e di rapporti dentro l’Unione. I parlamentari e i ministri di Rifondazione comunista porteranno l’argomento al livello massimo del dibattito politico, di nuovo alle Camere e anche a Palazzo Chigi, intorno al tavolo con Romano Prodi. Diranno che non basta a spiegare come la pensa davvero una città spaccata l’imminente pronunciamento del consiglio comunale. Dove i numeri saranno in ogni caso risicatissimi: forse un solo consigliere in più della "metà più uno", minimo indispensabile per far vincere un fronte sull’altro. «L’unico modo realmente esauriente per tastare il pensiero dei vicentini sull’arrivo della nuova grande base Usa all’aeroporto è un referendum» ha detto coralmente il tavolo dei relatori nel convegno del Prc-Rifondazione svoltosi ieri sera ai Chiostri di Santa Corona. Ci vuole tempo, per questo referendum? Bisogna addirittura inventare uno strumento apposta, visto che la regolamentazione attuale probabilmente lo esclude? Se davvero è giusto che i vicentini si pronuncino, «gli americani possono attendere» ha riassunto per tutti Ezio Lovato, segretario provinciale. Domani va in scena in sala Bernarda la seduta consiliare della resa dei conti. Enrico Hüllweck e la sua maggioranza vi arrivano confermando il "sì" alla base che l’Amministrazione aveva silentemente concesso al governo Berlusconi, ma corazzandolo con un pacchetto di richieste che richiederanno futuri impegni governativi e americani, al momento soltanto verbali. Gli avversari del raddoppio della Ederle in viale Sant’Antonino non hanno numeri favorevoli, ma insisteranno per una consultazione popolare ufficiale. Il pressing dell’opinione pubblica contraria e dei Comitati si farà sentire e vedere. E tutto questo rimbalzerà immediatamente a Roma, ha assicurato Rifondazione. Già oggi, ha spiegato l’onorevole Elettra Deiana alla platea fatta da molti del suo partito e dalle delegazioni dei Comitati del No, un primo assaggio sul tema è previsto in una riunione della commissione difesa, di cui è lei vicepresidente e nel quale si tratterà di servitù militari. Il bello dovrà venire immediatamente dopo, questione di giorni. «Negare il sostegno all’esecutivo, se dirà sì» ha sparato duro Lovato, facendo aleggiare il fantasma della caduta del governo. «Chiediamo di aprire una vertenza dentro la maggioranza» ha invocato Gino Sperandio, parlamentare e segretario veneto. «Andremo a dire a Parisi che non consideriamo che il consiglio comunale, in questa situazione in cui è Vicenza, rappresenti compiutamente le intenzioni della comunità» gli ha risposto Gennaro Migliore, capogruppo del Prc alla Camera, confermando l’insistenza sul referendum e ricordando le parole di Hüllweck - citategli al microfono dal segretario provinciale della Cgil Oscar Mancini - dette quando annusava in città un’aria più di "no" che di "sì" alla super-caserma. È possibile un pressing di Rifondazione su Parisi e Prodi fino alla minaccia di crisi di governo, dall’esito verosimilmente irreversibile perché su una Finanziaria ci si aggiusta ma su questione di ideologia e collocazione internazionale ci si spacca? Il clima in casa-Rifondazione non è ancora questo: a Roma le corde si tirano, e poi però, se appena appena si può, non si spezzano. Ma ieri sera sono state sintomatiche due cose, durante e dopo l’intervento di Cinzia Bottene venuta a parlare, insieme con Giancarlo Albera, per i Comitati del No. Compita e serena avversaria della base dall’esordio molto soft («guardatemi: non sono certo una no-global, non nutro odio viscerale per gli Usa, non sono mossa da ideologie politiche» aveva detto all’inizio), ha incalzato con scaltrezza nel finale: «Al Senato la maggioranza di centrosinistra è sul filo - ha ricordato la Bottene, chiedendo a Rifondazione di minacciare il ricatto numerico a Palazzo Madama -. Dimostrate almeno voi coerenza e dignità». Molta parte della platea approvava. Sul palco nessuno le ha detto esplicitamente "no, non si può fare".

Vicenza “capitale” della sinistra europea
L’euro-manifestazione contro le basi e le guerre si svolgerà il 2 dicembre

Tra poco più di un mese Vicenza sarà di nuovo una "capitale politica". Sabato lo è stata proclamata «dell’Italia che lavora e che protesta» dai quattromila in piazza dei Signori con il centrodestra per ascoltare la terna Berlusconi-Bossi-Fini, con relativo grande risalto nei mass-media. Il 2 dicembre lo diventerà «della pace e della lotta alle basi militari e agli armamenti» su iniziativa di un vasto fronte pacifista e no-global al quale aderisce anche la Sinistra Europea, il nuovo soggetto internazionale verso il quale sta evolvendo il Prc-Rifondazione. E per proseguire sempre con lo stesso vocabolo in questione, la manifestazione di dicembre avrà tra gli slogan un "no" a «Vicenza capitale della nuova militarizzazione». L’anticipazione era stata data qualche giorno fa dal leader degli "alternativi" veneti Luca Casarin, proprio in un intervista al Giornale di Vicenza. Adesso anche la data è fissata, appunto per sabato 2, con afflusso previsto da tutta Italia e da molti paesi europei. «Basta basi, basta guerra»: sarà questo il titolo derlla chiamata alla mobilitazione, che prenderà spunto dal caso-Dal Molin per estendersi all’intero fronte conflittuale in materia di partecipazione a missioni militari, rapporti Europa-Stati Uniti, contestazione del "nuovo ordine mondiale" perseguito dall’amministrazione Bush.

Ultimatum al ministro Parisi da tre consiglieri comunali

Ultimatum al ministro della Difesa Arturo Parisi da parte di tre consiglieri comunali di centrosinistra, che hanno inviato una richiesta urgente di incontro. La lettera è firmata da Ciro Asproso dei Verdi, Giovanni Rolando dei Democratici di sinistra e da Sandro Guaiti della Margherita. «Le chiediamo un incontro urgentissimo - si legge - per rappresentare la gravità di una decisione, quale quella di realizzare una nuova base militare Usa a Vicenza, che influenzerebbe in maniera drasticamente negativa il presente e futuro della città». I tre consiglieri chiedono al ministro che «a decidere democraticamente sia il popolo sovrano attraverso un referendum per il quale è già stato depositato in Comune il quesito. Alle ultime elezioni amministrative per il Comune del 2003, infatti, nessuna forza politica poteva avere nel programma elettorale questa questione, della quale nessuno sapeva nulla». «Qualora - concludono - non ottenessimo risposta positiva, ci vedremo costretti a mettere in atto ogni utile iniziativa per manifestare il nostro totale dissenso presso il ministero della Difesa».


Trasporto pubblico. Deludente per i rappresentanti dei dipendenti il summit di ieri in Provincia
Studenti e autisti scioperano insieme
I sindacati chiedono mezzi e uomini per far fronte al boom di abbonati Ftv

di Federico Ballardin

Si va verso lo sciopero dei trasporti. Sindacati e studenti si stanno organizzando per coordinare le iniziative a tutela di utenti e autisti sempre più inviperiti per la carenza del servizio sulle principali linee provinciali e la mancanza di mezzi e personale. Ieri alle 11 a palazzo Nievo si è tenuto un incontro tra i sindacati dei trasporti e l’assessore provinciale competente, Maria Rita Busetti, dopo le numerose proteste degli studenti che usufruiscono dei mezzi pubblici. Un faccia a faccia che i sindacati hanno giudicato molto deludente perché né dalla politica né sul fronte aziendale (era presente per Ftv il direttore Francesco Gleria) sono arrivate risposte soddisfacenti. La mancanza di programmazione e di risorse è stata scaricata sugli utenti, accusano i sindacati. Poche corse, orari mal coordinati, mezzi sovraffolati sono solo alcune delle lamentele giunte direttamente dagli abbonati cui si aggiungono le rimostranze dei sindacati per i quali sono necessari almeno 5 nuovi mezzi e almeno 10 nuove assunzioni per dare respiro ai trasporti sulle linee gestite dalla provincia. In particolare le tratte “calde” sono la Vicenza-Schio, la Thiene-Bassano la Vicenza-Chiampo e la Chiampo-Recoaro e questo per citare solo quelle ormai al collasso. «Nei giorni scorsi uno dei mezzi è stato fermato dalla polizia municipale per un controllo - è la denuncia di Massimo D’Angelo, segretario provinciale della Filt/Cgil - ed è risultato sovraccarico rispetto al numero di persone che poteva trasportare. Se i controlli fossero più frequenti ci sarebbero molte più irregolarità registrate. I mezzi nelle ore di punta e nelle tratte più frequentate sono carichi di persone. È un problema di sicurezza non da poco. Inoltre i “nastri” lavorativi si sono allungati e capita che un autista che inizia il turno alle 5 finisca alle 16». Il problema si è notevolmente aggravato quest’anno perché Ftv ha fatto registrare un autentico boom di abbonati, spiegano i sindacati. Al 18 di ottobre erano 15 mila 800 i tagliandi venduti cui si sono aggiunti circa 1500 nuovi abbonati negli ultimi giorni. Si tratta di numeri reali perché chi acquista un abbonamento è un cliente abituale. A questi vanno aggiunti i biglietti acquistati dai viaggiatori “occasionali”. «Il collasso delle linee è la dimostrazione che il tavolo aziende, amministrazioni pubbliche e scuole voluto da Cicero è stato un fallimento, perché alla fine le parti non dialogano - continua D’Angelo, che parla anche a nome di Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal, Cub trasporti e Rsu di Ftv -. A quel tavolo dovrebbero sedere anche delle delegazioni degli studenti e dei sindacati per ovviare ai disagi che sono diventati ormai giornalieri». Infine la stoccata finale dei sindacati sulla ventilata fusione tra Aim trasporti e Ftv: «In questo contesto appare più che mai urgente la fusione per eliminare sprechi e doppioni, contenendo i costi relativi alla gestione commerciale delle aziende e finalizzando i risparmi per investire in autobus e nuove assunzioni di autisti per rispondere in modo adeguato alla richiesta di mobilità».