Nomadi, la fiaccolata della Lega
Solidarietà all’assessore Laugelli
di Mauro Sartori
L’assessore alle politiche sociali non si tocca. Parola di parroco. Gli attacchi concentrici all’operato di Emilia Laugelli in tema d’integrazione sociale delle famiglie nomadi, con tanto di mozione di sfiducia presentata dal centro-destra quasi compatto, hanno provocato reazioni in città non solo di carattere politico. Un cartello di personalità locali, nel quale spiccano i nomi della presidente della Caritas Dina Frigo, dello scrittore Mariano Castello, della farmacista Matilde Sella e monsignor Ludovico Furian, ha deciso di stendere un documento a difesa dell’assessore e delle politiche sociali.
Documento stilato proprio alla vigilia della fiaccolata anti - nomadi indetta per stasera alle 20 a Piovene Rocchette (ritrovo piazzale degli Alpini) dalla Lega Nord provinciale, a difesa del sindaco Maurizio Colman, denunciato per le sue ordinanze contro le carovane.
«Abbiamo lavorato assieme, su iniziativa dell’assessore Laugelli, per il progetto “Schio c’è” che si propone di contrastare situazioni di povertà e di educare ad una comunità solidale - scrivono i firmatari dell’appello. Ci sentiamo perciò in dovere di spendere qualche parola per lei, divenuta in questo momento il capro espiatorio dei problemi di Schio riguardo alla situazione del nomadismo».
“Schio c’è”, il progetto a cui viene fatto riferimento, offre un aiuto economico, tramite un prestito di solidarietà senza aggravio di interessi, a persone che si trovano in un particolare disagio finanziario temporaneo. Un progetto mutuato da analoghe esperienze maturate in Toscana, dove i prestiti sono stati erogati anche a donne di etnia rom, le quali hanno reso la somma ricevuta lavorando presso una cooperativa sociale.
«Secondo alcuni, le colpe della Laugelli consisterebbero nell’aver dato delle opportunità di inserimento ad una famiglia nomade. La difficile strada dell’integrazione di queste etnie, oltre ad essere un’occasione probabilmente irripetibile, dovrebbe essere una soluzione tranquillizzante anche per coloro che ne hanno timore e sono contrari a qualsiasi forma di recupero. Quale sarebbe la soluzione alternativa? - prosegue il documento - Spingere i nomadi ad occupare altri territori comunali, i quali poi li spingerebbero verso altri fin quando ce li troveremo di nuovo qui, a meno di non elevare muraglie? Mandarli tutti in prigione sulla base di una presunzione di colpa? Espellerli dall’Italia? Nessuna di queste soluzioni è praticabile».
I firmatari credono nelle scelte scledensi e invitano gli altri Comuni a fare altrettanto: «L’unica cosa fattibile è che altri Comuni del Vicentino seguano l’esempio di Schio, ripartendo equamente l’onere, dando ai ragazzi nomadi più cultura, unico strumento efficace per indurli a percorrere altre strade e ad abbandonare quelle, talvolta praticate, della microcriminalità».
L’ultimo messaggio contenuto sembra un esplicito invito a chi stasera si radunerà in piazza a Piovene per protestare: «Chi spinge ad una guerra contro queste etnie, non propone una soluzione ma solo l’esasperazione di un conflitto».