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26 SETTEMBRE 2006
Base Usa, il colpo di scena del Governo «Se Vicenza non dice No, per noi sarà Sì»
Dal Molin. Il capogruppo Udeur non firma l’appello dell’Unione a Prodi e avverte: «Il sindaco si decida» di Gian Marco Mancassola Non c’è due senza tre. È in arrivo da Roma la terza lettera indirizzata al sindaco Enrico Hüllweck sul progetto della nuova base americana all’aeroporto Dal Molin. Ancora una volta la missiva dovrebbe riportare il protocollo del ministero della Difesa e ancora una volta lo scopo è sollecitare un parere da parte del Comune sull’ipotesi del nuovo insediamento, con un concetto che dovrebbe essere: «Se Vicenza non dice no, siamo costretti a dire sì». Da un lato, la mossa governativa sembra confermare la volontà di interrogare gli enti locali prima di assumere decisioni definitive; dall’altro, sembra invece sconfessare l’appello inviato dal centrosinistra vicentino a Romano Prodi affinché sia il premier a rompere gli indugi, venendo in visita a Vicenza per bocciare l’operazione. La lettera dell’Unione berica ha già destato attriti interni, con alcuni esponenti dell’ala moderata già pentiti di aver assecondato i settori più a sinistra. Non a caso, l’Udeur dell’on. Mauro Fabris non ha firmato: «Ho letto e visionato il testo, ma non ho ritenuto di doverlo firmare - spiega il deputato vicentino -. Credo che di base ci sia un’interpretazione sbagliata: non è Prodi a dover venire a Vicenza. La strategia del Governo è un’altra. Nelle prossime ore, infatti, il Governo per l’ultima volta chiederà a Vicenza di esprimersi, rompendo con i giochetti del sindaco Enrico Hüllweck, che cerca in tutti i modi di far apparire il centrosinistra diviso e in imbarazzo, oltre che in attesa che il Comune gli tolga le castagne dal fuoco. Non è così: bisogna fugare ogni dubbio». La terza lettera, dunque, dovrebbe esplicitare a Hüllweck che «non ci sono problemi di natura tecnica o politica nei rapporti fra Governo italiano e Amministrazione statunitense». Un’idea, questa, che già trapelava dalla nota firmata dal generale Biagio Abrate, il capo di gabinetto del ministero della Difesa. Dunque il Governo non ha problemi: per dire no agli americani i problemi deve esplicitarli Vicenza. Il ragionamento è spiegato da Fabris: «Da due anni gli americani lavorano a questo progetto. Il precedente Governo ha dato una disponibilità di massima. Il quadro delle alleanze internazionali non è mutato, né nel frattempo sono intervenute particolari novità che possano indurre il Governo a bocciare il progetto. Il parere contrario deve quindi emergere da Vicenza, motivandolo per l’impatto urbanistico o ambientale. Qualora invece il consiglio comunale si riunisse e dicesse di sì, allora il Governo procederebbe. Questo sarà il messaggio della lettera: viene chiarito in modo inequivocabile che a Roma non ci sono problemi, è l’ente locale che deve dire se ce ci sono controindicazioni dovute alla collocazione della struttura. Ovvero: se tu mi dici sì, allora io non posso dire di no. Di più il Governo non può fare. La prossima sarà l’ultima puntata, poi scorreranno i titoli di coda». Lo stesso vicepremier Francesco Rutelli, nella sua prima visita vicentina, incontrando i comitati per il no aveva detto che a Roma non possono conoscere eventuali aspetti positivi o negativi del Comune. Quindi, «un pronunciamento negativo di Vicenza potrebbe essere decisivo». In altre parole, senza un no certificato dalla comunità vicentina rappresentata in consiglio comunale, la bocciatura rischierebbe di suonare meramente ideologica. Un rischio da evitare con cura, come fa capire Fabris, che rinnova la sua disponibilità a dare una mano alle parti in gioco per trovare una soluzione: «Se Hüllweck vuole parlare con Prodi, gli fisso io un appuntamento. Il punto è che finora non ha espresso una netta opposizione. Dica quello che vuole, perché finora non ha dato l’impressione di opporsi nettamente».
Asproso interviene nel dibattito «È ingenuo chi crede di riempirsi le tasche grazie agli americani». Il monito di Ciro Asproso, consigliere comunale dei Verdi, appare un messaggio diretto a quanti sono convinti che la presenza americana a Vicenza generi un indotto tale da rilanciare l’economia. «Stabilito - spiega Asproso - per esplicita dichiarazione del governo, che non sono in predicato gli interessi di sicurezza nazionale e che gli americani non vengono certo a Vicenza per giocare a golf o per l'Università, una volta che gli avremo ceduto quest'altra porzione di terra vicentina, mi volete spiegare chi sarà in grado di dire loro cosa è lecito e cosa è sconveniente, di qua ai prossimi 100 anni? Nessuno, naturalmente. Persino l'industria della guerra soffre per la carenza di fondi e il governo americano ha deciso di abbattere i costi sul prodotto finale. Di qui l'esigenza di unificare i reparti e di realizzare nuovi alloggi per i militari e le loro famiglie, in modo da eliminare le spese di locazione e delle sistemazioni alberghiere. Ingenuo e miope, chi crede di riempirsi le tasche con l'ampliamento della base, escluso forse qualche bar o pizzeria, non vi sarà alcuna ricaduta economica per il semplice motivo che anche la guerra è una merce, naturalmente d'esportazione, e come tale soggetta alle leggi di mercato». «Come hanno ben capito i comitati del No, che sabato scorso hanno organizzato un convegno dal titolo ambizioso ed eloquente: “Quale futuro per Vicenza?”, il dibattito sul Dal Molin non può prescindere da un serio confronto sulle strategie di trasformazione della città - spiega ancora Asproso -. Sono sinceramente convinto di una cosa, nessun ministro, ambasciatore o generale, potranno mai fornirci le informazioni che cerchiamo, se noi per primi, non avremo risposto a questa semplice e fondamentale domanda: in che città voglio vivere e cosa lascerò ai miei figli? A Trento Renzo Piano realizzerà una parte del progetto "Trento Futura", a Pordenone il giapponese Toyo Ito ha elaborato l'idea per un grande polo universitario. Noi vicentini, cosa facciamo per offrire un ambiente più favorevole agli investitori, per creare sinergie tra imprese e ricerca, per ridisegnare il volto della città? Ci affidiamo agli americani, ma non a manager e architetti, bensì a parà e generali del Pentagono». «Infine, parliamoci chiaro: se mai vinceremo questa battaglia di civiltà contro gli uomini in divisa - conclude Asproso - non sarà certo per consegnare il Dal Molin a qualche speculatore d'assalto».
Tra le priorità del neo assessore al Sociale, Patrizia Barbieri, le “nuove povertà” «Prima degli extracomunitari ci sono i disagi dei vicentini» di Eugenio Marzotto I suoi primi cento giorni da assessore li passerà ad occuparsi di nuove povertà e condizione giovanile, ma con un occhio di riguardo per i vicentini. Ci tiene a sottolinearlo Patrizia Barbieri ogni volta che può, lei, l’assessore tecnico-leghista che ha aderito al Carroccio già dagli anni ’80. Così il Barbieri style sta tutto in una frase: «Oggi parlare di immigrati significa tutto e niente, ci sono centinaia di casi in cui vicentini perdono lavoro, famiglia e reti sociali e vivono in condizioni difficili. Di queste persone non si parla mai». Si tratta di «una bomba ad orologeria - sostiene la cinquantenne ex dirigente del Centro per l’impiego - che solo se gestita non andrà in collisione con il problema immigrazione». L’assessore che ha sostituito da qualche giorno Luca Piazza, va dritta al punto, partendo proprio dalla decisione che è costata la testa del suo predecessore. Vale a dire la decisione di non ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che aveva tolto i punti-premio riservati ai vicentini per l’assegnazione di alloggi popolari. «Ho deciso di ricorrere invece per una questione di rispetto. Rispetto per i vicentini, gente che ha lavorato una vita per creare questa società e che ora andrebbe premiata, non penalizzata». Si muove tra gli uffici di San Rocco come fosse casa sua e un po’ lo è, visto che da direttrice del Centro per l’impiego, le donne che lavorano a San Rocco le conosce da tempo, tanto da definirle per certi versi delle «colleghe». «Non è detto che questo sia un vantaggio - spiega - ma non posso affermare come hanno fatto alcuni che qui dentro prima comandassero loro. Penso piuttosto che Davide (Piazza) delegasse molto perchè non aveva il tempo per essere sempre qui». Patrizia Barbieri ieri ha “timbrato il cartellino” alle 7.40, scarpe da ginnastica, jeans e golfino bianco. Spiega: «La mia presenza sarà full-time, pronta a ricevere chiunque per tentare di dare delle risposte. I miracoli non li faccio - aggiunge la Barbieri - per il resto si vedrà». Che fosse lei a sostituire Piazza era nell’aria già da tempo, così come era nell’aria che i rapporti tra l’ex responsabile del sociale e la Lega fossero ormai lesionati. «Ma ci tengo a precisare - racconta la Barbieri - che qui lavoro ne è stato fatto. Non siamo all’anno zero, sto operando in un solco già tracciato. Quello che cambia è che io ci metterò la mia personalità e la mia esperienza da dirigente al Centro per l’impiego». Una scuola, quella di via Torino che le ha insegnato anche a gestire il personale. «Se ce l’ho fatta a sopravvivere con quaranta donne che lavorano al Centro, credo di potercela fare anche a San Rocco». E allora si parte, dalla verifica dei bilanci, da nuovi progetti e una certezza. Riguarda i Poli di Segretariato sociale degli immigrati. «Se la Regione non rifinanzierà il progetto, lo sportello del Comune chiuderà». La priorità per la Barbieri rimane il fenomeno delle nuove povertà e lei che arriva da quello che un tempo si chiamava “ufficio di collocamento”, spiega come in troppi casi «i vicentini non si siano rivolti a quell’ufficio per pudore, per paura di chiedere». «In realtà - insiste l’assessore - sono queste persone che dobbiamo aiutare per prime. Famiglie monoreddito che un reddito non ce l’hanno più, cinquantenni esclusi dal mercato del lavoro. E poi loro, le donne, madri sole che hanno perso il lavoro, donne che non riescono a ricollocarsi. Ma per aiutarle c’è bisogno di offrire loro dei servizi che le aiutino. Penso ai micronidi, ad esempio, l’idea lanciata dall’assessore Abalti e dalla Provincia va perseguita, concretizzata».
La classifica nazionale. Il rapporto di Aci-Eurispes: la città del Palladio è la 36ª in graduatoria, terza nel Veneto Mobilità, Vicenza soffoca di smog ma è brava per piste ciclabili e bus di Alessandro Mognon Fuori dalle prime 30, ma sempre meglio delle vicine sorelle Treviso, Padova e Verona; forte nelle attrezzature turistiche, pessima per la qualità dell’aria; brava nelle piste ciclabili, bocciata per le isole pedonali. Si presenta così Vicenza, 36esima fra gli altri 103 capoluoghi messi sotto esame nel “Primo rapporto Aci-Eurispes sulla qualità della mobilità nelle province italiane”: una posizione che la fa apparire come una signora anche carina ma troppo trascurata. Sul gradino più alto del podio c’è Aosta, seguita da Siena e Parma. Negli ultimi posti tutte città del Sud. Un indice, quello di qualità della mobilità, ottenuto dalla media di 40 diversi indicatori (auto, bus, tempi, ecc.). Intanto si scopre che nei primi 20 posti ben dieci province sono dell’Italia centrale, sei del Nordovest e quattro del Nordest. E nessuna di queste dal Veneto. Per trovare la prima si va al 24° posto di Venezia, città per molti versi anomala. Un po’ come Belluno, 25ª. Almeno Vicenza con il suo 36° piazzamento qualche soddisfazione se la prende e mette dietro Treviso (45), Padova (62) e Verona (68). Ed è solo tre posti sotto Roma. Intanto qualche dato generale (e a volte preoccupante) ottenuto da un’indagine su 3500 persone: un cittadino su 5 in Italia nel 2005 è rimasto coinvolto in un incidente stradale, il 23 per cento ha fra i 18 e i 24 anni e un altro 22,6 è fra i 25 e i 34 anni. Insomma chi è giovane va a sbattere molto più degli altri. Avanti: il 58 per cento degli intervistati usa l’auto tutti i giorni per andare al lavoro, il 65,8 per cento ci mette meno di mezz’ora per arrivare a destinazione (si sale al 93 per cento se usa la bicicletta). Se prendi l’autobus invece ci metti oltre 30 minuti. È nel Nordest la percentuale più alta di persone (10,6 per cento) che dichiara di usare il sistema misto privato-pubblico (tipo auto fino al parcheggio scambiatore e poi bus). Come è nel Nordest il maggior numero di utenti del mezzo pubblico (11,9 per cento del campione) e di chi dice che a livello di interventi sul traffico ci sono stati dei miglioramenti (40,4): penseranno alle rotatorie? Un’altra curiosità tutta triveneta: fra chi giudica inutile il presidio degli organi di vigilanza sulle strade più della metà pensa che polizia, vigili e carabinieri non servano perché sono troppo pochi. A Nordovest invece dicono che sono inutili perché impreparati. Un vero trionfo invece per quello che riguarda i centri di aggregazione culturale (biblioteche, attività fisica, shopping, socialità): a Nordest e Nordovest si dicono soddisfatti il 68 per cento. E il Triveneto premia soprattutto i centri fitness e lo shopping. Poi le tabelle delle varie voci. Sotto la voce “parco veicolare” l’Automobil club e l’Eurispes hanno voluto analizzare fra gli altri alcuni indicatori come i veicoli per abitante, gli autobus e le ambulanze per 1000 abitanti, il trasporto handicappati, le attrezzature turistiche. Vicenza qui è 32ª, sempre ampiamente davanti a Verona (42), Padova (59) e Treviso (61). Con il record, come si diceva, della attrezzature turistiche subito dietro a Siena. Sulla qualità dell’ambiente e la sicurezza stradale Vicenza con il 79° posto precipita non solo rispetto alle città vicine ma a livello nazionale addirittura sotto Agrigento, Taranto e Bari. Colpa di quel primo terribile posto per le polveri sottili, con 54 microgrammi per metro cubo (di media). Ma anche dello scarso verde urbano e delle poche isole pedonali (55ª come Roma e più giù di Venezia ovviamente prima, Padova al 9° posto, Treviso 42ª e Verona 46ª). Per riprendersi deve aspettare la classifica del trasporto pubblico dove conquista un onorevole 25esimo posto battuta nel Veneto solo da Venezia (6ª) favorita probabilmente dal gran numero di turisti che devono usare i vaporetti. Ben lontane le altre: Treviso (33), Padova (49), Verona (86). E la buona posizione per le piste ciclabili: 20ª sotto Padova (15) e sopra Treviso (22) e Verona (40). L’ultima cosa: l’Italia è il Paese con il più alto tasso di motorizzazione del mondo. Ci mancava, come record.
Erano in una ventina con uno striscione in piazza dei Signori Forza Nuova in mini corteo «Difendiamo la cristianità» Il portavoce Beschin: «Cultura e religione minacciate dall’Islam» (e. mar.) I vicentini che sabato attorno alle 17 se ne stavano passeggiando per piazza dei Signori, non l’hanno presa bene, ma loro sono andati avanti secondo copione. È stata una manifestazione non autorizzata e silenziosa, durata una decina di minuti quella di Forza Nuova, che ha messo in mostra uno striscione con su scritto: “Contro chi insulta Cristo. Dio è con noi”. Tanto è bastato per far arrabbiare qualche vicentino che passava per di lì, davanti ad una ventina di ragazzi dell’estrema destra che sventolavano le bandiere nere con il simbolo di Fn. «Manifestiamo - ha spiegato Daniele Beschin, portavoce provinciale di Forza Nuova - per affermare che la nostra cultura e la nostra religione sono minacciate da alcune frange islamiche. Le offese al Papa e l’omicidio della suora in Somalia dimostrano il pericolo di un arrivo senza controllo degli extracomunitari». La protesta era collegata al gazebo di Azione sociale di piazza Castello, il movimento vicino ad Alessandra Mussolini.
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