Dopo i cavi dell’elettrodotto a S. Felicita e gli impianti di Rubbio gli ecoterroristi imperversano e mettono a fuoco un altro obiettivo
Questa volta è stata presa di mira l’antenna Telecom a Camposolagna
(ca. b.) Un altro ripetitore dato alle fiamme. Nel breve volgere di una settimana, torna lo spettro dell’incendiario che agisce preferibilmente con il buio in zone montane, lontane dai centri abitati. Così siamo al terzo rogo e la matrice resta ancora un enigma.
Prima le bobine di cavo elettrico per la linea Enel divorato dalle fiamme in valle Santa Felicita, poi il ripetitore della Rai preso di mira dagli incendiari in località Forcella a Rubbio con il contemporaneo danneggiamento del quadro elettrico della centrale dell’acqua nella stessa località. Ora è toccato al ripetitore della Tim posto in via Campo e ad una vicina cabina elettrica dell’Enel, poco a sud di Col del Campo a Camposolagna, nel territorio del Comune di Pove. Vicino, un’auto con le gomme tagliate. Il fatto è stato scoperto ieri mattina intorno alle 6,45 da una persona che casualmente si è trovata a transitare nella zona e che ha notato il rogo alla base dell’impianto telefonico. L’allarme è scattato subito al 112 dei carabinieri di Bassano.
Sul posto si sono recati i militari del capitano Danilo Lacerenza per un primo sopralluogo insieme ai tecnici della Telecom chiamati a verificare l’efficienza dell’impianto, pare comunque funzionante. La tecnica usata per dare fuoco all’installazione appare quella già constatata a Rubbio, ovvero l’utilizzo di pezzi di bancale in legno. Ne sono convinti i carabinieri i quali, molto probabilmente, hanno in mano ulteriori elementi per giungere a questa conclusione. L’autore, o gli autori dell’ennesimo rogo, devono conoscere molto bene la montagna, questo è certo. Sanno come e dove muoversi per agire senza correre il rischio di essere individuati ma, soprattutto, conoscono la dislocazione degli impianti, ponti radio o ripetitori telefonici non fa differenza, come il fondo delle loro tasche. La zona del Grappa presa di mira ieri mattina, alle prime luci del giorno, è costellata di impianti del genere, distribuiti però in vasta area e non sempre individuabili da chi sale lungo la strada asfaltata.
A questo punto, la vicenda dei roghi in montagna sta diventando un rompicapo per carabinieri e polizia, alle prese in pianura con un ripetersi di episodi criminosi che tengono sotto pressione le forze dell’ordine. Quale disegno si cela dietro questi fatti, se di disegno si può parlare, scartando quindi l’ipotesi di più autori in preda al bisogno di emulare atti vandalici che richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica. Non solo, e qui sta la domanda più interessante. Le bobine dell’Enel date alle fiamme in valle Santa Felicita, i ponti radio della Rai e l’acquedotto incendiati a Rubbio, il ripetitore di telefonia mobile della Tim di Camposolagna sul Grappa danneggiato dal fuoco sono in qualche modo legati ai fatti vandalici che dal 30 ottobre imperversano nel Bassanese, quindi in pianura e dunque in tutt’altro contesto. Quasi centoquaranta auto con le gomme bucate e una coltivazione di olivi distrutta? Gli investigatori hanno ingaggiato una partita e sono intenzionati a chiuderla solo in un modo.