«Non lasciamo parlare il fascista»
Diffusa via email da esponenti diessini la strategia da adottare in piazza
di Marino Smiderle
L’intervista concessa da Sante Sarracco a Radio Capital è stata "spammata" via email da alcuni autorevoli esponenti dei Ds cittadini, come Antonio Dalla Pozza e Tomaso Rebesani. Un’intervista in cui, a proposito della Repubblica sociale italiana, Sarracco usciva con un «onestamente non me la sento di dire che sia una pagina vergognosa» che autorizzava lo stato maggiore diessino a lanciare un ordine di servizio per la mattinata del 25 aprile: «Come vedete - si legge nell’eloquente email - non c’è bisogno di aspettare quanto dirà oggi...».
Un’idea, quella di scatenare una gazzarra di fischi, cori (Bella ciao) e insulti per impedire a Sarracco di leggere il saluto ufficiale dell’Amministrazione comunale, che non è piaciuta affatto alla componente riformista dei Ds e ad altre formazioni della Fed, o Unione o come si chiamerà la nuova "casa" che dovrebbe ospitare i partiti del centrosinistra. A cominciare da Ubaldo Alifuoco, consigliere comunale dei Ds, che il 25 aprile era sul palco delle autorità.
«Sarracco è presidente del consiglio comunale - dice - carica istituzionale di rilievo, frutto di una consultazione democratica. È legittimo contestare civilmente i contenuti delle sue valutazioni - dice - ma non certo condannare preventivamente la sua presenza e trarne spunto per disertare il palco, lasciando soli uomini che la Resistenza l’hanno fatta in prima persona».
Si sa com’è andata: l’on. Lalla Trupia (Ds versante Correntone) ha dichiarato la sua "diserzione" dal palco delle autorità, trovando il sostegno di Daniela Sbrollini, segretario provinciale Ds, e Claudio Rizzato, ex consigliere regionale Ds reduce da una sconfitta elettorale che ancora brucia, entrambi fassiniani; poi, insieme ai no global, la voce dell’oratore spedito sul palco in rappresentanza della città è stata coperta dalla rumorosa azione di protesta.
«Non era intenzione della segreteria provinciale impedire a Sarracco di parlare - si difende la Sbrollini -. Noi avevamo aderito all’iniziativa dell’on. Trupia di disertare il palco. Se poi qualcuno ha esagerato...».
Sì, qualcuno evidentemente ha esagerato, conviene Adriano Verlato. «Il 25 aprile, in piazza dei Signori, l’intervento di Sarracco, è stato sonoramente fischiato dalla mia parte politica - afferma l’ulivista vicentino -. Non so se hanno fatto bene o male, tuttavia io non lo avrei fatto. Il non applauso è già un mezzo per manifestare il proprio dissenso. A posteriori, se il suo intervento fosse stato non corretto o partigiano, mi si scusi per l’uso improprio del termine, mi sarei pubblicamente lamentato dell’inopportunità della scelta fatta dal sindaco».
«Comunque tra il primo cittadino che latita e Sante Sarracco - aggiunge - preferisco chi dimostra coraggio e coerenza. Che poi la scelta del presidente del consiglio comunale potesse essere considerata una provocazione ci poteva anche stare, però il clamore nel corso di tutto l’intervento non è il massimo della protesta. Sarracco era in piazza come istituzione comunale e non come Alleanza nazionale. Almeno questo è chiaro?».Mica tanto. «Qualche fischio di troppo - sostiene Luigi Poletto, capogruppo Ds in consiglio comunale - non consente di descrivere ciò che è avvenuto in piazza a Vicenza il 25 aprile come "gazzarra", termine che immeschinisce un confronto dai toni magari discutibili ma di forte densità etico-civile. Ciò al di là della decisione insensata di far celebrare il 25 aprile da chi crede nei valori del 28 ottobre del 1922».
Chiude Matteo Quero, dei Repubblicani per l’Europa: «Quando ci ritroveremo per parlare della Fed ci saranno alcune cosette da discutere. Simili atteggiamenti non possono essere condivisi. Nel caso specifico, sarebbe stato intelligente restare in silenzio, prima, durante e dopo l’intervento di Sarracco. La protesta, paradossalmente, avrebbe fatto più rumore».
Gli aennisti Donazzan e Sorrentino stigmatizzano il comportamento degli avversari politici
«E questi ci vogliono dare lezioni di libertà...»
(ma. sm.) Se i diessini sono delusi, figurarsi gli aennisti. Per non parlare di quelli di Destra sociale, la corrente di Sante Sarracco. «Sono indignata - esplode Elena Donazzan, consigliere regionale fresca di riconferma a palazzo Ferro Fini -. Anzi, di più. I comunisti nostrani si sono comportati peggio dei giacobini di un tempo, che si rifiutavano di dare diritto di cittadinanza ai Vandelli. Ma Sarracco ha pieno diritto di cittadinanza, oltre che di rappresentanza, visto che è stato eletto con i voti dei vicentini».
Ha un diavolo per capello, la Donazzan. Che però, come ogni anno, non è andata in piazza per il 25 aprile. «Chi mi conosce - afferma - se che da tanti anni, ogni 25 aprile, io vado alla Busa della Spaluga, dove c’è una foiba tristemente nota. E devo dire che, più di altre volte, ho fatto bene. La sinistra, scatenando quel finimondo contro Sarracco, ha dimostrato che l’unico collante capace di tenerli tutti insieme è l’odio antifascista. E poi vogliono dare lezioni di liberalità...».
Chi ha visto Sarracco sul palco si è fatto una domanda semplice: perché proprio lui? Perché Hüllweck non ha scelto, per esempio, il vicesindaco Valerio Sorrentino? Che pure è aennista, ma che, essendo più giovane, magari... «Il fatto è - obietta l’interessato - che il sindaco non avrebbe mai chiesto al sottoscritto di fare il discorso del 25 aprile per il semplice motivo che sapeva benissimo che io non avrei mai accettato. Non sono mai andato in piazza in quel giorno perché non la ritengo una data in grado di unire gli italiani. Purtroppo quel che è successo l’altro giorno mi ha dato ragione».
Al di là di queste considerazioni di principio, Sorrentino vuole aggiungere il suo stupore per l’atteggiamento tenuto da consiglieri comunali e parlamentari diessini. «Che i no global scatenassero in quel modo il loro dissenso era prevedibile - dice il vicesindaco -. Che aderissero a questa protesta anche esponenti delle istituzioni, beh, francamente mi ha colto di sorpresa. A onor del vero, devo dire di aver apprezzato la presa di distanza di altri esponenti, come Alifuoco, che pur dissentendo dalla scelta dell’oratore, ne hanno riconosciuto la legittimità. Per il resto, meglio trovarsi tutti in piazza il 2 giugno, festa della Repubblica».