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27 LUGLIO 2006
«Riconsidereremo il progetto» di G. M. Mancassola «Il Governo intende riconsiderare con gli Stati Uniti il progetto nel suo complesso». Sono parole del premier Romano Prodi, intervenuto ieri alla Camera in diretta televisiva per rispondere a un’interrogazione dell’on. Severino Galante del Pdci sul progetto di costruire una nuova caserma americana all’aeroporto “Dal Molin”. Sono passate da poco le 15 quando il presidente di Montecitorio, Fausto Bertinotti, apre il question time, la fase dedicata alle risposte dell’Esecutivo ai parlamentari. Il primo botta e risposta è stato dedicato proprio al caso “Dal Molin”, trasmesso per intero su RaiTre, mentre su RaiUno il ministro degli Esteri Massimo D’Alema concludeva il summit sul Libano con il segretario di Stato americano Condoleeza Rice. Prodi, dopo aver lasciato il vertice della Farnesina, si presenta alla Camera e sul progetto di una nuova base a stelle e strisce a Vicenza dice: «Presa coscienza della preoccupazione emersa in sede locale, il Governo intende riconsiderare con gli Stati Uniti il progetto nel suo complesso, riaprendo nei tempi più brevi possibili un confronto al riguardo, sulla base di un approfondimento delle problematiche relative all'impatto ambientale dell'insediamento e all'eventuale saturazione urbanistica, nonché ai possibili livelli di inquinamento e ai probabili disagi di viabilità nella località vicentina. Tutto questo ovviamente coinvolgendo le amministrazioni locali». Queste sono le parole del premier riportate testualmente. Su queste dichiarazioni si è scatenata una ridda di interpretazioni, che nei prossimi giorni troveranno conferma o smentita in base ai fatti. Quello che è chiaro è che il progetto verrà riesaminato, nonostante sia dietro l’angolo la scadenza di settembre, il periodo entro cui i vertici militari Usa devono concludere la pratica per non perdere i finanziamenti. Ed è chiaro anche che c’è la disponibilità a migliorare il progetto, aprendo la porta alle amministrazioni locali e ai loro contributi. L’analisi dell’operazione prosegue, quindi, ma c’è una svolta decisiva. Il presidente del Consiglio, tuttavia, precisa anche altri aspetti: «Gli Stati Uniti hanno avanzato al precedente Governo la richiesta di poter utilizzare l'area in questione, in previsione della rimodulazione della già presente 173ª Airborne Brigade, comprendente anche il trasferimento in loco di circa 1.600 uomini. La richiesta statunitense è finalizzata ad ottenere un'idonea sistemazione logistica di tutta la brigata, parte della quale è tuttora localizzata in un altro Paese. In tale ambito, si sottolinea che il precedente Governo ha espresso la disponibilità a tale concessione, rinviando tuttavia la definizione dell'operazione a uno specifico piano di transizione al momento in elaborazione, nel contesto dell'accordo tecnico che governa l'uso delle infrastrutture dell'area di Vicenza». «È, pertanto, in sede di definizione del predetto piano (in relazione al quale ricordo essersi già tenuta a Roma, il 6 luglio ultimo scorso, una prima riunione tra tutti i soggetti interessati) che gli aspetti connessi alla realizzazione di tale progetto potranno e dovranno essere valutati sia per quanto riguarda l'attuazione, sia per le condizioni di esecuzione, il cui approfondimento non può prescindere, a parere del Governo, dal pieno coinvolgimento delle amministrazioni locali», ribadisce Prodi, che aggiunge: «Peraltro, si rende noto che il comitato misto paritetico costituito presso la regione Veneto, nel corso della sua riunione del 15 giugno, ha approvato, con un solo astenuto, tutti i programmi infrastrutturali Usa relativi, in particolare, alla costruzione degli edifici per il comando, la logistica e l'alloggiamento del personale». Il Professore è poi entrato nel dettaglio dei presunti lavori preliminari su cui l’on. Galante chiedeva lumi: «Riguardo ai lavori di bonifica e preparazione del terreno, si conferma che si tratta di sondaggi geognostici, quelli che vengono comunemente chiamati “carotaggi”, per i quali gli Stati Uniti erano già stati autorizzati. Si tratta di atti propedeutici a verificare l'idoneità dell'area allo sviluppo del progetto preliminare». «Nessun altro intervento mirato all'eventuale provvedimento in discussione - conclude Prodi - risulta al momento avviato o ufficialmente autorizzato. Non va tuttavia sottaciuto che la disponibilità espressa dal precedente Governo ha certamente alimentato aspettative nella controparte statunitense sulla possibilità di riunificare la 173ª Airborne Brigade in Vicenza».
Le reazioni. Il centrosinistra esulta e si dice fiducioso che non si farà più nulla. Conte (An) attacca il Governo (g. m. m.) «Il Governo si smentisce clamorosamente». Chiamato direttamente in causa, il sindaco Enrico Hüllweck passa all’attacco e spara ad alzo zero contro il premier Romano Prodi. Hüllweck contrattacca. «Due giorni fa - sostiene il sindaco - il sottosegretario alla Difesa aveva detto che si era alla fase esecutiva e che solo un forte no del Comune avrebbe fermato i lavori. Oggi un Prodi imbarazzato, nella voce e nelle parole, dice che si è a un discorso di ipotesi e di attese americane in base a una precedente disponibilità del Governo. È evidente che non esistono già accordi di nessun tipo ed è assurdo parlare di coinvolgimenti di Comune e Provincia, se per coinvolgimento si intende la richiesta di pareri tecnici agli assessori competenti». «A parte bugie e demagogia - prosegue Hüllweck - è evidente che non si sa ancora quale sia il programma per il “Dal Molin”. Lo stesso Prodi, che non ha risposto alle mie lettere dice ancora che è tutto da concertare, quindi è assurdo chiedere un parere agli enti locali su un programma non ancora definito. Prodi dimentica la legge 898 del 1976 e la 616 del 1977 che avoca al Governo ogni decisione in merito. Finiamola con le bugie perché il Comune non ha mai nascosto quello che la stampa ha sempre saputo: un’ipotesi di trasferimento di 1600 uomini. Sul come stiamo ancora aspettando le risposte del Governo che non può pretendere pareri su ipotesi nebulose e poco chiare. Prodi risponda ai quesiti chiesti da qualche mese e che ho avanzato in difesa dei cittadini di Vicenza». Referendum rapido. Come il cacio sui maccheroni, un’ora dopo le parole di Romano Prodi, a palazzo Trissino si è riunita la commissione Affari istituzionali, presieduta dal diessino Gianni Cristofari, che aveva in programma l’esame della mozione per l’indizione di un referendum comunale sul progetto della base Usa. I commissari di centrosinistra hanno votato a favore, mentre i colleghi di centrodestra non hanno opposto resistenza, riservandosi il parere in aula, nel momento in cui il documento verrà trasferito all’esame del consiglio comunale. Il risultato, quindi, è che la proposta del referendum ha ottenuto il primo sì. Durante il dibattito è stata avanzata l’ipotesi, per ridurre i tempi, di organizzare una consultazione rapida, contattando via posta i capifamiglia, come avvenuto recentemente a Padova. Il diessino Giovanni Rolando ha presentato immediatamente una richiesta per la convocazione di un consiglio comunale straordinario e urgente: «Tocca ora ai consiglieri eletti e principalmente al sindaco rispondere con gli atti e con altrettanto senso di responsabilità, nonostante il periodo delle ferie: ne va del futuro della città». Un dibattito pubblico e un referendum sono stati richiesti con la presentazione di un apposito ordine del giorno anche dai consiglieri diessini in circoscrizione 1 Mattia Pilan e Susanna Pinna. Centrodestra polemico. «No alle foglie di fico», attacca l’on. Giorgio Conte, presidente provinciale di Alleanza nazionale: «Sono soddisfatto della risposta di Prodi, perché conferma la mia convinzione in merito alla mancanza di volontà politica per assumersi le dovute responsabilità. Ancora non conosciamo l’opinione del Governo nazionale, che attraverso il presidente del Consiglio si è trincerato dietro il più bieco politichese dimostrando l’incapacità di prendere posizione. Invito l’amministrazione comunale a soprassedere sulla presa di posizioni ufficiali perché servirebbero solo da foglia di fico a un Governo incapace di decidere». Centrosinistra alla carica. Un giudizio positivo alle parole del premier Prodi viene dato dai parlamentari veneti dell’Unione contrari al progetto Lalla Trupia, Laura Fincato, Mauro Fabris, Luana Zanella, Tiziana Valpiana e Severino Galante: «Viene ribadito per l'ennesima volta e di fronte al Parlamento che: il Governo Berlusconi in accordo con le Istituzioni Locali aveva dato il suo consenso all'operazione; tuttavia non esiste alcun accordo di carattere internazionale esplicito e vincolante; la responsabilità di decidere se accogliere o meno tale infrastruttura spetta in prima istanza e indiscutibilmente alle istituzioni locali e dunque sindaco e presidente della Provincia debbono finalmente assumere le proprie responsabilità di fronte alla città». «Ora la palla è totalmente nelle mani dell’amministrazione comunale e del suo sindaco Enrico Hüllweck - sostiene il capogruppo diessino Luigi Poletto - che non può più drenare altrove le sue responsabilità. Dopo avere pronunciato un chiaro assenso in sede di Comipa il Comune è chiamato a dire in forma solenne e in equivoca se tale insediamento è compatibile con l'idea di città che vogliamo». Fiducioso si dice il consigliere della Margherita Sandro Guaiti, che auspica «un rapido coinvolgimento della popolazione». «Un risultato positivo, frutto del lavoro sul territorio di alcuni partiti dell’Unione, della sensibilizzazione della cittadinanza, delle mobilitazioni che, in questi mesi, realtà come l’Osservatorio sulle servitù militari e i comitati di quartiere hanno promosso nel capoluogo berico», è il commento dei Verdi Paolo Marchi, Gianfranco Bettin, Erasmo Venosi, Olol Jackson, Rosanna Rosato e Ciro Asproso, con quest’ultimo che intravede nelle parole del premier un modo all’italiana per prendere tempo e far perdere agli americani il finanziamento in scadenza a settembre, arrivando così al nulla di fatto.
Ieri sera manifestazione davanti all’aeroporto organizzata dai movimenti politici dell’estrema destra Forza Nuova e Azione attaccano gli Usa In cento al grido di «yankee go home» (e. mar.) Negli anni ’80 era l’estrema sinistra berica a gridare Yankee go home davanti alla caserma Ederle. Oggi tocca all’estrema destra raccogliere quello strano testimone, nel nome del “fuori gli americani dal Dal Molin”. Per ora sono slogan urlati in una serata torrida, ma quelli di Forza Nuova e Azione sociale sono pronti ad azioni eclatanti per bloccare gli eventuali cantieri. Ieri sera davanti all’aeroporto Dal Molin oltre un centinaio di aderenti ai due movimenti politici e una ventina di residenti, hanno ribadito il loro no alla paventata costruzione della base americana. «Ben vengano le parole di Prodi - ha chiarito subito Paolo Caratossidis, coordinatore nazionale di Forza Nuova - ma noi saremo vigili, torneremo a protestare per evitare l’occupazione americana». La protesta della destra radicale è in formato antiamericano e per la sovranità nazionale. Ce l’hanno con Bush, con le guerre Usa e sono pronti ad immolarsi per la patria e l’intifada palestinese. Ma loro, quelli di Forza Nuova, si schierano soprattutto contro l’insediamento che «andrebbe a bissare quello della Ederle, creando degli alieni in casa nostra». A ribadire il concetto è coordinatore nazionale al megafono, davanti ai residenti che applaudono e agli sguardi delle forze dell’ordine. Parole dure arrivano anche dalla segreteria provinciale di Forza Nuova. «Sarà un’estate molto calda e faremo di tutto per evitare che sia regalata un’altra fetta di città agli americani». L’estate è quella di Forza Nuova che ieri sera ha chiamato a raccolta iscritti e simpatizzanti anche da Bassano, Padova e Verona. Magliette nere, teste rasate e tatuaggi. Ma soprattutto parole che puntano il dito contro gli Usa «invasori». «Dalla caserma Ederle - spiega Daniele Beschin della segreteria provinciale di Forza Nuova - sono già partite azioni militari per diverse operazioni offensive, dal Kosovo all’Iraq. Non permetteremo che anche l’aeroporto Dal Molin a nord della città, passi sotto controllo statunitense. L’eventuale passaggio sancirà Vicenza come città militare con tutte le conseguenze. Oltre ai problemi di viabilità e di tipo ambientale - insiste Beschin - Vicenza non potrà più considerarsi una città sicura. E l’arresto degli algerini sospettati di essere delle cellule terroristiche lo dimostrano». Ce n’è, e non poteva essere diversamente, anche per l’amministrazione Hüllweck. «Questa situazione è potuta verificarsi solo per l’assoluto disinteresse del Comune», attaccano quelli di Forza Nuova, ed è musica per le orecchie dei cittadini della zona che applaudono e ribadiscono che «nessuno ci ha ancora detto cosa accadrà in quest’area. Invece di subire le scelte il Comune faccia proposte alternative». Alex Cioni, coordinatore provinciale di “Azione sociale” sembra però pessimista: «Temo che tutto andrà avanti come promesso, se gli americani hanno intenzione di costruire la base lo faranno. Ma noi, nonostante quel che dice Prodi, saremo qui lo stesso a tenere alta l’attenzione verso questo paese». È l’ora dei fumogeni e delle bandiere dell’Italia appese accanto agli striscioni che invitano gli americani ad andarsene da Vicenza. I ragazzi di Forza Nuova vorrebbero invadere la strada e bloccare il traffico ma i “capi” dicono che così può bastare.
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