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28 LUGLIO 2006
Hüllweck: «Non c’è chiarezza» di Gian Marco Mancassola Né sì, né no. Il sindaco Enrico Hüllweck replica al premier Romano Prodi, che aveva aperto la porta al coinvolgimento degli enti locali per la ridefinizione del progetto per la nuova base Usa all’aeroporto “Dal Molin”. E lo fa passando all’attacco: «Da un mese e mezzo non risponde alle mie lettere. Ci dica cosa prevede esattamente il progetto e ci dica cosa vuole il Governo: poi ci esprimeremo. In questa situazione di assoluta incertezza, non ha senso nemmeno fare un referendum, perché non sapremmo a cosa dire sì o no». La battaglia del “Dal Molin”, che vede il Governo di centrosinistra e il Comune di centrodestra in rotta di collisione da settimane, diventa una lotta di nervi, una gara in surplace dove chi fa la prima mossa rischia di restare con il cerino in mano e bruciarsi. Le responsabilità. «Ho l’impressione - argomenta il capo dell’amministrazione comunale - che il Governo Prodi intenda accontentare in fretta gli Americani sul progetto Dal Molin, cercando però di scaricare su Provincia e Comune ogni responsabilità, per non inimicarsi la parte antiamericana della sua coalizione. In subordine, credo che a Prodi andrebbe perfino bene che il progetto fallisse, purché si potesse addossare a un sindaco “antiamericano” le cause del fallimento». Lo stato dell’arte. In attesa di risposte dalla capitale, Hüllweck riepiloga quanto trapelato finora: «Il progetto prevede l'arrivo di 1.600 nuovi soldati americani; la pista dell’aeroporto non verrebbe utilizzata per azioni di guerra e voli militari, continuando gli Usa a servirsi di Aviano; il mantenimento (magari in altra sede) di un campo da rugby; il mantenimento in funzione dell'aeroporto civile; l'assunzione di numerosi impiegati civili fra la popolazione locale; l'affido a ditte locali dei lavori di sistemazione degli edifici, per circa 500 milioni di euro, l'assunzione insieme al Governo italiano, degli oneri per la ristrutturazione viaria locale e circostante, nonché per le infrastrutture». «D'altro canto - prosegue l’analisi di Hüllweck - lo scenario opposto, in caso di fallimento dell'operazione, prevedrebbe che, in contropartita, anziché portar qui dalla Germania altri 1.600 soldati Usa, andrebbero in Germania le migliaia di soldati Usa della Ederle, con il conseguente licenziamento immediato dei circa mille civili vicentini che proprio alla Ederle oggi lavorano. Se questi fossero veramente i termini dell'intesa credo bisognerebbe fare un'analisi complessiva del problema prima di dire di no. Ma se, invece, i futuri accordi non fossero veramente così e se, per esempio, ci fosse invece il sorvolo delle nostre teste da parte di aerei militari, allora sarei il primo a dire di no, associandomi ai tanti cittadini che oggi dicono no proprio non conoscendo i contenuti del progetto». Il referendum. A scatola chiusa, dunque, Hüllweck non dà risposte al Governo e ritiene insensato anche un referendum: «A queste condizioni, non si sa su cosa si vota, dal momento che nemmeno il sindaco è informato del progetto», spiega, accennando poi alla mozione passata in commissione e diretta in Consiglio: «Il referendum può essere indetto solo su iniziativa popolare, raccogliendo le firme, non lo può fare il Consiglio, che abdicherebbe così alla sua funzione. Ricordo che io sono stato fra i primi ad avanzare questa proposta, ma dico no al referendum in un clima di anti-americanismo. Senza contare che sarebbe soltanto un parere politico, perché giuridicamente la legge assegna al Governo al responsabilità della decisione finale». «Quello che mi fa davvero paura - afferma ancora il sindaco - è la fretta. I problemi di finanziamenti degli americani non ci devono creare urgenze. Se vogliono c’è tempo anche l’anno prossimo». Infine, Hüllweck segnala come esista un fronte ben chiaro del no, con la costituzione di comitati, ma nessuno ancora ha costituito un comitato per il sì. «Provocatoriamente, ho la tentazione di scendere in strada con il cartello “No agli americani” e vedere cosa succederebbe e cosa farebbe il Governo». Parisi conferma. In risposta a una richiesta di chiarimenti contenuta in una lettera inviatagli da dieci senatori, anche il ministro della Difesa Arturo Parisi è intervenuto sulla vicenda del “Dal Molin”, ribadendo quanto già espresso in aula dal premier Prodi. «Il Governo - ha scritto il ministro nella sua risposta - intende riconsiderare con gli Stati Uniti il progetto nel suo complesso, riaprendo nei tempi più brevi possibili un confronto, coinvolgendo le amministrazioni locali». Parisi ha comunque ricordato che «alla richiesta degli Stati Uniti di disporre della suddetta area, il precedente Governo ha espresso la propria disponibilità e che, seppur non accompagnata da alcun accordo sottoscritto bilateralmente in modo definitivo, tale disponibilità ha certamente alimentato e dato fondamento ad aspettative nella controparte statunitense in relazione alla fattibilità dell'operazione». Carta canta. Così come Hüllweck chiede documenti ufficiali, anche l’on. Giorgio Conte di Alleanza nazionale torna a rimarcare l’importanza dei documenti: «Il precedente Governo non ha autorizzato alcunché, né ha formalizzato accordi - spiega - contrariamente da quanto sostenuto dai vari Trupia, Fincato e Jackson. Per me contano le carte: sfido a trovare un documento che riguarda la base Usa con la firma dell’ex ministro della Difesa Antonio Martino».
Politica. Lettera del segretario cittadino di An ai partiti della Cdl «Basta con le brutte figure Il Consiglio non è “Zelig”» Sorrentino: «Verifichiamo su quanti consiglieri possiamo contare» di G. M. Mancassola «Non ci possiamo permettere di collezionare altre pessime figure. Il Consiglio comunale non è Zelig». La maggioranza di centrodestra non si era lasciata bene nell’ultima seduta prima della pausa estiva: il numero legale che salta a tarda ora, il bilancio consuntivo che slitta a settembre, veleno fra partiti e fra consiglieri, provocazioni e reazioni. Ora, a distanza di una settimana dall’ultimo tonfo, Alleanza nazionale prova a rinserrare le fila e a lanciare un messaggio agli alleati. E lo fa con una lettera firmata da Valerio Sorrentino, vicesindaco e segretario cittadino del partito, che invita i colleghi della Casa delle libertà a verificare la tenuta dei propri gruppi consiliari: «guardiamoci in faccia - ammonisce Sorrentino - e verifichiamo su quanti voti certi e fedeli possiamo contare». «Purtroppo - scrive il leader cittadino di An - la seduta del Consiglio del 20 luglio si è conclusa con l’ennesima brutta figura, chiudendo una stagione politica da dimenticare. È sotto gli occhi di tutti l’atteggiamento provocatorio della minoranza, che di fatto riesce a condizionare, a proprio piacimento, lo svolgersi dei lavori consiliari, a dettarne i tempi, a paralizzare l’azione». «An è la prima a fare mea culpa», spiega il segretario, che conferma l’assunzione di provvedimenti disciplinari per richiamare all’ordine Giuseppe Tapparello, il consigliere reo di aver fatto mancare il numero legale nell’ultima riunione per ragioni di «etica politica». Secondo Sorrentino, al di là di giustificazioni e recriminazioni, «appare improcrastinabile verificare se il collegamento tra i consiglieri di maggioranza e i rispettivi partiti funziona, o invece è, se pur parzialmente, minato. È evidente, infatti, che il singolo consigliere che per autonoma decisione di non partecipare al voto, o colui che acconsente a un inutile ed estenuante dibattito, sapientemente richiesto dalla sinistra più radicale, forse guadagna in notorietà, ma espone a pessima figura il partito che rappresenta». Il riferimento, oltre che all’episodio che ha visto protagonista Tapparello contro i presunti accordi sottobanco imbastiti da una parte di Forza Italia, è diretto al dibattito sulla nuova base Usa all’aeroporto “Dal Molin” richiesto dal centrosinistra e avviato a sorpresa con il determinante voto di alcuni esponenti del centrodestra. La conseguenza è stata che il dibattito ha assorbito cinque ore filate di interventi al microfono concludendosi con un nulla di fatto e relegando all’ultima seduta disponibile calendario alla mano l’esame del rendiconto. Serve più disciplina, quindi, e più rispetto per gli ordini di scuderia. L’alternativa è la crisi strisciante che mette a repentaglio ogni seduta di Consiglio e l’anarchia al momento clou delle votazioni. «Ecco perché - prosegue il vicesindaco - è auspicabile che ognuno di noi possa impegnarsi al fine di scoraggiare all’interno del proprio partito iniziative consiliari non coordinate con il proprio capogruppo. Credo infatti che sia evidente che, piuttosto di continuare con uno stillicidio di brutte figure, sia preferibile mettere ognuno davanti alle proprie responsabilità». «Da parte mia - dichiara ancora il segretario aennista - non ho alcuna difficoltà nell’assicurare sin d’ora la linea coesa del gruppo consiliare di Alleanza nazionale. Confido vivamente in un analogo riscontro degli altri segretari di partito, certo che converranno che nei prossimi mesi nessuno di noi possa permettersi passi falsi». L’ultimo spunto è dedicato al presidente del consiglio comunale Sante Sarracco, di An come Sorrentino: «Allo stesso modo auspico una direzione dei lavori meno tollerante nei confronti di chi assume atteggiamenti prevaricatori in Consiglio, spesso con interventi che il regolamento non prevede».
Circa 100 persone sono intervenute alla manifestazione promossa dall’associazione Salaam Un’ora di silenzio per urlare la pace Ieri un presidio in piazza Castello contro la guerra in Medio Oriente (m. e. b.) Un’ora di silenzio per gridare un forte “no” alla guerra in Medio Oriente. Ieri sera sono state un centinaio le persone che hanno partecipato al presidio organizzato dall’associazione Salaam ragazzi dell’olivo, tra cui diversi rappresentanti della sinistra cittadina. Una manifestazione che si è svolta contemporaneamente a quella più ampia di Roma, promossa dal Forum per la Palestina. «No all’aggressione israeliana di Libano e Palestina», «tacciano le armi», «Israele e Palestina una terra, due popoli in una pace giusta e in sicurezza», «fuori la guerra dalla storia» alcuni degli slogan che campeggiavano sugli striscioni esposti dai manifestanti che, al posto di proclami e cori hanno scelto un’ora di silenzio per «dire un no decisissimo alla guerra e dimostrare la nostra vicinanza a chi da decenni sta soffrendo e ha perso o sta perdendo tutto, anche la vita». «Siamo molto contenti del risultato - sottolinea Miriam Gagliardi, dell’associazione Salaam - siamo in pochi, ma in tre giorni siamo riusciti a mobilitare un centinaio di persone sensibili a questo dolore. Non abbiamo infatti voluto bandiere e sigle che non fossero la bandiera della pace, perché in un periodo di divisioni non volevamo crearne di ulteriori e il nostro scopo era di mettere insieme il nostro sgomento contro qualcosa di terribile, tanto che mi spaventa pensare a quello che lasceremo a quelli che verranno dopo di noi, perché un mondo basato sull’odio non può andare da nessuna parte».
Raffica di infortuni sul lavoro fra città e hinterland. Un operaio scivolato da un’impalcatura Cade da una palazzina della Ederle Grave artigiano volato per 5 metri (d. n.) Una raffica di infortuni sul lavoro. Sono quelli avvenuti nelle ultime ore fra la città e l’hinterland, che hanno visto finire in ospedale quattro fra artigiani e dipendenti. È una delle conseguenze del caldo, che rende più difficile lavorare all’aperto sotto un sole africano e con temperature molto elevate. L’incidente più grave è avvenuto ieri mattina verso le 9 all’interno della caserma Ederle. Un artigiano, che aveva ricevuto dopo vari subappalti l’incarico dalla Siemens Italia di compiere dei lavori sul tetto della palazzina adibita a mensa della caserma Ederle di viale della Pace, è caduto da un’altezza di cinque metri. È stato soccorso e trasportato al pronto soccorso del S. Bortolo, dove è stato ricoverato. Ha subito varie lesioni e i medici hanno per il momento sciolto la prognosi, anche se non sarebbe in pericolo di vita. Gli accertamenti, seguiti dai carabinieri della Setaf e dallo Spisal, hanno messo in luce che l’uomo si sarebbe sporto oltre il parapetto che circondava la cima della torretta su cui lavorava. I tecnici dello Spisal verificheranno l’effettiva possibilità dell’artigiano di ricevere il subappalto e di lavorare di conseguenza in sicurezza. Inoltre dovranno valutare se la caduta è stata provocata da un errore del ferito (e quindi dovrà essere analizzata la sua formazione alla sicurezza), o se vi siano state omissioni da parte di altri, committenti o altre aziende impegnate nelle opere all’interno della base americana. Un altro infortunio era avvenuto poco prima in un cantiere edile di viale Trissino, a due passi dalla sede cittadina dell’Arpav, seguito dall’impresa edile “De Facci” di Vicenza. In base ad una prima ricostruzione, il muratore era salito su una scala portatile quando ha messo un piede in fallo, ha perso l’equilibrio ed è caduto da circa due metri restando intontito al suolo. Inizialmente le sue condizioni parevano molto serie, poi fortunatamente si è in parte ripreso. È stato soccorso dai colleghi di lavoro che hanno avvisato il Suem; un’ambulanza del 118 inviata dalla centrale operativa lo ha portato in ospedale con un codice di media gravità. «Le nuove normative permettono l’uso di scale portatili solo quando il datore di lavoro valuti che non è possibile usare attrezzature più sicure - spiega la dottoressa Emanuela Bellotto dello Spisal - ma quelle scale comportano rischi consistenti, e serve formazione per chi le utilizza». Sempre ieri Maria Rosa Cervato, 37 anni, residente in città, mentre lavorava in una ditta di Isola è entrata in contatto con dell’ossicloruro di rame, restando lievemente ferita. È stata medicata all’ospedale S. Bortolo, se la caverà in pochi giorni. Infine, l’altra mattina era rimasto ferito Giovanni Villanova, 62 anni, residente a Zugliano. Per cause da accertare, mentre lavorava con un muletto a Camisano in via dell’Industria, è rimasto schiacciato con la gamba sinistra. Trasportato in ospedale, è stato ricoverato in chirurgia e ne avrà per alcune settimane.
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