28 SETTEMBRE 2004
dal Giornale di Vicenza
Aim, cambierà tutto «Trasferimenti stop»
Grumolo, il Tar riboccia la discarica
Aim, cambierà tutto «Trasferimenti stop»
«Le nomine nelle 5 società di settore? Va garantita la competenza»
«I canoni per il Comune si ridurranno a un terzo da gennaio»
(p.e.) L’hanno già dipinto come il presidente più longevo della storia dell’Aim, dopo Enrico Vettori (anni ’70-’80). E come il più giovane ’capo’ di una ex municipalizzata italiana. Giuseppe Rossi (An), riconfermato presidente per il prossimo triennio dal sindaco Enrico Hüllweck, è a capo dell’Aim da tre anni e mezzo, periodo in cui l’azienda ha praticamente raddoppiato il fatturato allargando il servizio a molti Comuni berici e conquistando fette di mercato in gas, elettricità, acqua e rifiuti. Ma la sfida per passare alla storia se la gioca tutta adesso.
Nel 2007, quando scadrà il suo mandato, l’Aim dovrà infatti essere lontana anni luce dalla realtà di oggi: una “spa” con una nuova sede, riorganizzata in una holding di diverse aziende, con molti più azionisti di oggi (c’è solo il Comune), con altri partner-soci di livello almeno regionale e interregionale, con un bilancio che non paga più pesanti dazi al Comune come oggi...
E il timone lo deve reggere lui.
- Presidente, ripartiamo da un problema vecchio: il piano per la nuova sede Aim che raggruppa le diverse sedi attuali. Ce la farete in tre anni?
«Guardi, i terreni necessari di via Quadri li abbiamo acquisiti (dall’area dell’azienda dei bus fino a ridosso a Parco città, comprese aree oltre la ferrovia). Stiamo organizzandoci per gestire tutta l’operazione: come dislocare uffici, sportelli, magazzini, stazione elettrica. Poi partiremo con l’operazione. Devo riuscire a realizzare questo compito, anche se ci sono problemi oggettivi di tempi dovuti a bandi europei e così via. Ma l’Aim ha bisogno di portare via dal centro storico i camion che ancora oggi escono da S. Biagio quotidianamente; riunire in un’unica sede tutti i suoi mezzi; offrire agli utenti sportelli commerciali, per le bollette e altro, facilmente accessibili anche in termini di traffico e parcheggi».
- Avete di fronte investimenti ingenti, ma continuate a trattare intese con il Comune per i fondi da trasferire al municipio: siamo a una svolta? Quanti soldi darete al Comune per il 2005?
«La cifra è già calata con il 2004, ma di sicuro verrà ridotta a meno della metà di quella attuale, forse a un terzo. Poi il Comune potrà incassare altri soldi, come avviene dappertutto, dai dividendi della spa, una volta quantificati gli utili e pagate le tasse. L’azienda ha bisogno di risorse da investire, come ha fatto finora, perché siamo sempre più nel mercato aperto, e il Comune non ha alcun interesse a legarle le mani».
- Lei è stato confermato alla guida dell’Aim spa, ma è già depositato il piano per riorganizzare l’azienda. Quando verrà battezzata la holding di cinque diverse società?
«Dovrebbe essere fatto anche prima, ma diciamo che per esigenze di gestione dei bilanci la holding sarà operativa dal 1° gennaio».
- Spetta a lei nominare gli amministratori unici delle spa controllate dalla holding (energia, gas, acqua, trasporti e telecomunicazioni): il Consiglio comunale l’ha impegnata a indicare consiglieri di amministrazione della stessa Aim, e senza compensi ulteriori: lo farà?
«La proposta venne dalla Lega per ridurre i costi, e sono d’accordo, anche perché questo garantisce un collegamento diretto tra le spa e la holding. A titolo personale però vorrei proprorre di nominare nei cda delle società di scopo anche dirigenti dell’Aim stessa, che hanno già il loro stipendio. Garantirebbero una gestione manageriale diretta. Vedremo».
- Potrebbe anche arrivare ad auto-nominarsi in una delle società?
«Teoricamente è possibile, ma non lo farei se non mi venisse esplicitamente chiesto. Anche nel mio caso, naturalmente, senza compensi ulteriori» (il gettone del presidente Aim è di 60mila euro l’anno) .
- Ma con chi tratterà le nomine? Coi partiti?
«Bisognerà discutere, ma qui si entra nel campo delle competenze: alla guida delle società di scopo devono esserci persone competenti, se no si rischia il flop. È una questione delicata».
- A proposito di competenze, i sindacati denunciano da tempo che avete perso dirigenti tecnici e non sono stati sostituiti: l’azienda è a corto di tecnici-manager?
«Gli ingegneri li abbiamo. E posso assicurarle che abbiamo già fatto passi per individuare 1-2 persone per i vertici di acqua-gas-elettricità. Certo, non aveva senso prendere decisioni con il cda vicino alla scadenza. Adesso agiremo, ma prima di tutto analizzeremo la situazione interna, anche con un confronto con i sindacati».
- Dopo il black-out in Fiera, che ha fatto seguito alle lamentele anche degli industriali, i sindacati hanno denunciato ’mancate manutenzioni’. Avevate problemi di fondi, visti i maxi-prelievi del Comune?
«Assolutamente no. I fondi per la manutenzione ci sono, i dirigenti e i quadri hanno il loro budget e la manutenzione è stata fatta e si fa. In Fiera è accaduto un guaio che poteva succedere ovunque. Di certo occorre al più presto realizzare la seconda linea elettrica per la zona industriale, che era già prevista ma non ancora attuata: ho dato mandato all’azienda di accelerare questo intervento».
- Però mettete condizionatori e ventilatori nelle cabine elettriche...
«Questo lo hanno fatto tutte le aziende italiane. Il caldo è aumentato, soprattutto d’estate, e il consumo di energia pure».
- Per il gas avete Eni e altri concorrenti che, con pubblicità e altro, chiedono a noi utenti vicentini di affidarci a loro. Perché non dovremmo farlo?
«L’ho detto: è il mercato. Ma noi siamo concorrenziali sulle tariffe, e per questo stiamo acquisendo forniture di gas sul mercato con ottimi risparmi. Ai vicentini possiamo assicurare che l’azienda li tratterà sempre meglio degli altri concorrenti: ha mai provato a chiamare per chiedere spiegazioni di una bolletta di qualche azienda nazionale, per sentirsi magari rispondere da un call-center di Roma dove di certo non sanno nulla dei problemi degli utenti vicentini?».
- Per l’energia elettrica il ’sistema Italia’ dimostra di essere sempre più in debito. Al di là della vostra partecipazione alla centrale del Mincio, l’Aim non sente di dover entrare in qualche progetto di impianto per la produzione di energia?
«Siamo interessatissimi, certo. Ma sono investimenti enormi da affrontare: la questione è nazionale, non possiamo trattarla come se fosse da risolvere al nostro livello».
- Acqua: avete davvero ’preso in mano’ la gestione dei 31 Comuni che vi sono stati affidati dall’Autorità dell’Ato Bacchiglione?
«La situazione è sotto controllo, ma anche qui la fine della fase di nomina del nuovo cda ci permetterà di ridedicarci pienamente a qusta gestione».
- In che settori investirete principalmente?
«La lista è lunghissima: il ciclo dell’acqua nei Comuni a noi affidati, per esempio. L’energia elettrica.E poi le telecomunicazioni: la città va cablata ed è ora di trovare un partner operativo».
- E i trasporti? La gara per il servizio è rinviata, ma resta la questione di come affrontarla: da soli o con alleanze?
«Il servizio è in perdita, e in una città dove si arriva quasi ovunque a parcheggiare le auto è naturale. Almeno per questo settore, mentre per gli altri la situazione è ben diversa, io vedo bene il ricorso alla gestione ’in house’, per cercare poi un’aggregazione con le Ftv in dialogo con la Provincia, in modo da eliminare doppioni di linee».
- Quanto alle alleanze, i giornali parlano di tutto (Acegas-Aps, AscoPiave, Nes-Nordest) ma è letteralmente sparito l’annunciato patto tra Aim e Agsm-Verona...
«Non abbiamo perso di vista nemmeno un attimo l’obiettivo: alleanza con Verona, per metterci assieme anche a Padova, Trieste, Treviso. L’unica prospettiva persa è l’allenza di Verona con le aziende emiliane, ma il patto tra aziende venete è un obiettivo su cui adesso mi impegnerò decisamente. E le assicuro che ancora oggi tutti ci cercano».
- Dunque l’obiettivo resta il dialogo con Verona per sedersi poi allo stesso tavolo con Trieste-Padova. Ma il proprietario, il Comune, ha dato il via libera all’alleanza con l’Agsm?
«Non mi è ancora arrivata la risposta».
Rifiuti. Per i giudici veneziani la Regione ha sbagliato a cercare di rimettere in piedi con una semplice ’ratifica’ la delibera già annullata dal Consiglio di Stato
Grumolo, il Tar riboccia la discarica
È uscita ieri la sentenza che dà nuovamente ragione al comitato dei residenti
di Piero Erle
Il Tar ha bocciato di nuovo la discarica di Grumolo delle Abbadesse. La notizia, che crea l’ennesimo terremoto per lo smaltimento dei rifiuti del Vicentino, è trapelata solo ieri sera, ma era nei fatti attesa, come è emerso chiaramento anche sabato nel dibattito tra i 45 sindaci del consorzio Ciat che erano chiamati a rinnovare i vertici dell’organismo, autorità di bacino per lo smaltimento delle immondizie di Vicenza e altri 44 Comuni berici.
Come noto, la vicenda dell’impianto - che è aperta da cinque anni - è quanto di più intricato ci possa essere. Il Tar infatti aveva bocciato la prima delibera del 1993 con cui la Regione aveva detto “sì” alla discarica, accogliendo il ricorso dei residenti di Sarmego. La Regione aveva riapprovato il progetto dell’impianto nel ’95, con una delibera della giunta veneta che era stata però approvata in regime di ’proroga’ della vecchia Amministrazione, visto che in quei giorni era già stato eletto a Venezia il neo-presidente Giancarlo Galan.
Nuovo ricorso al Tar, ma in questo caso i giudici amministrativi veneziani (nel ’96) stabilirono che a loro giudizio l’iter seguito da Ciat e Regione era regolare. I residenti però non si arresero.
Il nuovo colpo di scena è arrivato quindi un anno fa, nell’aprile 2003: il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dal comitato, e ha annullato la delibera di otto anni prima con cui la Regione aveva ridetto ’sì’ all’impianto, che nel frattempo è diventato una comproprietà tra la ditta Sir e l’Aim di Vicenza, riunite sotto la sigla della società “Valore ambiente”. Motivo? La Regione non poteva in regime di ’prorogatio’ - sentenziarono i giudici romani - approvare una discarica che non risultava nemmeno prevista nel Piano regionale dei rifiuti in vigore già da sette anni.
Al terremoto, peraltro, gli enti competenti (la legge adesso affida la competenza per le dicariche alla Provincia) risposero in due modi. Prima di tutto sfruttando un errore materiale scritto nella sentenza del Consiglio di Stato (era sbagliata la citazione della delibera annullata), e in seguito ricorrendo a una nuova delibera della Regione che operò una «conferma riappropriativa» del provvedimento.
Nuovo ricorso quindi al Tar, presentato dai cittadini di Sarmego, con in testa Francesco Girardello (uno dei residenti con l’abitazione molto vicina alla discarica: negli anni scorsi la famiglia Girardello ha lamentato molte volte l’insopportabile problema delle puzze prodotte dalla discarica, con esposti anche alle autorità).
E ieri è arrivata la sentenza: il Tar accoglie il ricorso e annulla la delibera della Regione.
Perché? La questione è strettamente giuridica, ma in sostanza i giudici riconoscono che la Regione, per affrontare il guaio creato dalla sentenza del Consiglio di Stato (la discarica si è trovata ad essere di fatto fuorilegge), ha deciso di ricorrere al sistema della “ratifica” della delibera a suo tempo approvata in un momento in cui (appunto si era alla scadenza elettorale) la Regione stessa non aveva poteri se non di ordinaria amministrazione.
Per i giudici del Tar però la procedura di “ratifica” non poteva più essere adottata, proprio perché il Consiglio di Stato si era già espresso annullando l’atto da ratificare.
Chiude la discarica? La risposta potrà venire solo dai legali del Ciat, della Provincia e della Regione. Ma a leggere tra le righe della sentenza del Tar potrebbe anche non essere così. I giudici infatti non contestano la posizione presa dalle Amministrazioni competenti, secondo cui la discarica è comunque legale in virtù della nuova approvazione del progetto (variato) fatta dalla Provincia nel 2002. Ma gli stessi giudici sottolineano che i residenti, che hanno subito i danni dell’attività della discarica dal ’99 e fino al 2002 (anno della sua legale approvazione), hanno sicuramente diritto a chiedere risarcimenti danni per la procedura non regolare che è stata seguita dagli enti pubblici.
La richiesta di risarcimento ci sarà di sicuro.
L’avv. Matteo Ceruti, il legale dei ricorrenti, sostiene che i giudici «non si pongono il problema della validità della delibera della Provincia. Secondo noi la sentenza del Tar annulla tutto. In ogni caso avevamo ragione, anche questa volta: l’Amministrazione ha agito con notevole arroganza ed è stata per questo censurata».