29 AGOSTO 2004
dal Giornale di Vicenza
Svanita la nube, restano i timori.
Gay party, le tessere ci sono.
Telecamere, più nascoste di così non si può.
Open source su Corazza e la Marazzi si emoziona.
Svanita la nube, restano i timori
La Vimet domani ricomincerà regolarmente l’attività.
Subito erano scattate le misure antiterrorismo
di Federico Ballardin
La Vimet riaprirà regolarmente i cancelli domani. Ieri mattina sono continuati i sopralluoghi, soprattutto dei tecnici dell’Arpav e dei vigili del fuoco per monitorare la situazione che, ad ogni modo, era già rientrata nella normalità venerdì sera. In un primo momento, però, era scattato l’allarme terrorismo. Quella nuvola giallastra che si sprigionava dalla Vimet, proprio al confine con il muro della caserma Ederle, aveva indotto a pensare al peggio.
La situazione internazionale di questi ultimi giorni del resto era preoccupante.Per fortuna, l’imponente schieramento di forze dell’ordine giunto alla Vimet pochi minuti dopo le 16 di venerdì non è stato necessario ed è stata evacuata solo un’abitazione a scopo precauzionale.
I vigili del fuoco intervenuti quasi subito con alcuni mezzi, compreso quello della squadra nbcr specializzata in allarmi di carattere chimico, nucleare o batteriologico, hanno chiamato per sicurezza anche i colleghi di Mestre.
Proprio di recente, infatti, in conseguenza dei pericoli dovuti al terrorismo internazionale è stato acquistato un mezzo modernissimo in grado di effettuare rilevazioni ma anche di determinare il grado di diffusione di nubi tossiche o irritanti come quella di biossido di azoto.
Subito, però, ci si è resi conto che l’incidente della Vimet era stato causato da un errore umano e l’allarme terrorismo è rientrato. Come ormai assodato, il versamento per errore di acido cloridrico in una cisterna di acido nitrico ha formato una sostanza chiamata acqua regia, altamente corrosiva che, reagendo con il ferro contenuto nella lega di acciaio di cui è costituita la cisterna, ha creato una nuvola di biossido di azoto. Al momento dell’incidente 18 ragazzi americani, che stavano giocando a football, hanno respirato la sostanza e per precauzione sono stati ricoverati nella clinica interna. Sedici vengono dimessi subito, mentre due restano più a lungo e verranno dimessi qualche ora dopo. Dalle informazioni fornite dalla Prefettura all’assessore alla protezione civile, Marco Zocca, non ci sono state conseguenze per la loro salute.
«L’Arpav, a quanto mi risulta, ha effettuato delle rilevazioni sull’aria intorno alle 20,45 - dice l’assessore - ed era tutto a posto tanto che è stato dato l’ok anche per la ripresa dell’attività dell’azienda orafa. Solo l’Arpav e i Vigili del fuoco sono competenti a comminare sanzioni per l’accaduto, sempre che ve ne siano gli estremi. Solo domani mattina arriveranno i documenti dei sopralluoghi nell’ufficio ecologia del Comune anche se è chiaro che si è trattato di un incidente imprevedibile e dovuto ad un errore umano, ad una distrazione, come chi lascia aperto il gas in casa, per fare un esempio. L’emergenza è terminata ufficialmente all’1,30 dell’altra notte quando la miscela acida, resa più inerte dall’innaffiamento con acqua è stata completamente aspirata in tre contenitori. Le persone che avevamo fatto evacuare, tra queste la famiglia di Gianni Chemello, sono rientrate in casa ben prima, intorno alle 22,30, quando il mezzo dei Vigili del fuoco ha effettuato un controllo più preciso dello stato dell’aria, senza rilevare problemi di sorta».
Zocca apre il dialogo sullo spostamento «Parleremo con i titolari dell’azienda»
«Avvieremo una trattativa per capire se si può trovare entro qualche anno una sede esterna ad una zona con alta densità abitativa»
(fe. ba.) «Penso che non ci saranno provvedimenti contro la Vimet anche se dovremo fare un ragionamento con i titolari per vedere se si possa spostare l’azienda altrove».
Marco Zocca, che proprio l’altro ieri, durante l’emergenza in via Corbetta, ha avuto il "battesimo" nel ruolo di assessore alla Protezione Civile, non responsabilizza l’azienda berica per quanto accaduto anche se intende aprire un dialogo con i titolari per cercare la via di mezzo, quella tra il legittimo diritto all’impresa e le preoccupazioni dei residenti.
E anche in questo caso non è una novità, perché anche nel ’92 l’allora assessore all’ecologia Adriano Altissimo aveva intavolato una trattativa in questo senso.
«Ma non si era trovato alcun posto dove potessimo andare - sottolinea Emilio Mamprin ( nella foto ) - non c’era terreno sufficiente. Ad ogni modo questo è un errore che può accadere ovunque, non si è trattato di un difetto del sistema di sicurezza ma di un errore umano. Vorrei ricordare che abbiamo rifornito noi di acqua i vigili del fuoco dal nostro sistema antincendio e che quattro nostri operai hanno lavorato per mettere in sicurezza la cisterna che da venerdì sera è costantemente raffreddata da getti come quelli per annaffiare i giardini. Le stesse maschere antigas usate dai vigili del fuoco erano le nostre. A me dispiace moltissimo per gli abitanti del quartiere che si sono preoccupati nel vedere l’imponente spiegamento di mezzi».
Un intervento comunque necessario e tempestivo da parte delle forze dell’ordine che non potevano sapere quale sostanza costituisse quella nube giallastra e si sono preparati per una eventuale evacuazione massiccia, che poi non si è resa necessaria.
Domani, intanto, la Vimet riaprirà i battenti anche se con una cisterna in meno, quella “fusa” dagli acidi e che ora dovrà essere completamente rifatta.
«Per sicurezza rifaremo anche il basamento come ci ha consigliato il tecnico dell’Arpav che ha fatto anche i complimenti ai miei operai per come hanno operato durante l’emergenza. Aprire un dialogo con il Comune? Io sono aperto al dialogo con tutti, ma un incidente come questo poteva accadere anche se ci fossimo trovati in zona industriale».
I residenti del quartiere si lamentavano per qualche strano odore proveniente dalla zona dove si trova la Vimet ma anche altre aziende.
«Ieri un residente è venuto in ditta proprio per chiedermi spiegazioni di uno strano odore che sentiva. Ma i miei impianti erano tutti fermi. In questa zona non c’è solo la Vimet...».
E nel quartiere di S. Pio X sta rinascendo il comitato
Nel ’92 un gruppo si mobilitò contro l’azienda ma non ci furono condanne e neanche sanzioni.
(fe. ba.) Le polemiche contro la Vimet sono vecchie almeno di vent’anni. Da una decina, però, il comitato di quartiere non aveva più motivo di esistere. Com’era immaginabile, tuttavia, dopo l’incidente accaduto l’altro ieri nell’azienda di via Corbetta sono tornate a galla le vecchie questioni e preoccupazioni.
Mariano Trevisan, che era uno degli esponenti di quel comitato, ha dichiarato ieri di voler ritentare la strada della raccolta di firme, nonostante l’incidente sia stato causato da un errore umano. Trevisan ha anche affermato di aver visto circa due mesi fa una nube di colore simile levarsi dall’azienda.
«Ho chiamato la Vimet e mi hanno detto che stavano provvedendo alla pulitura del camino. Ma per sicurezza ho chiamato anche i vigili urbani i quali sono arrivati quando ormai le operazioni erano concluse e dunque non hanno potuto rendersi conto bene della situazione. Anche nel ’92 ci furono emissioni di colore giallastro da un camino che noi fotografammo - spiega Trevisan -. Le piante del circondario apparivano come bruciate. Partirono ovviamente le segnalazioni all’ufficio ecologia del Comune, organizzammo assemblee e cortei di quartiere. Il 1° novembre 1992, in sole tre ore, raccogliemmo 333 firme presentate poi all’assessore all’ecologia (che allora era Adriano Altissimo) il 5 dello stesso mese».
A quel documento l’assessore altissimo rispose il 7 dicembre ’92 evidenziando come «La ditta Vimet ha provveduto ad installare una stazione di rilevamento per le emissioni del camino computerizzata, secondo le indicazioni dell’Ulss e del Comune».
Da allora l’azienda vicentina fece un cospicuo investimento sulla sicurezza, lo stesso camino al centro del contendere oggi non c’è più.
«Abbiamo subito cinque procedimenti penali - ricorda il titolare della Vimet, Emilio Mamprin - ma tutti si conclusero con la sentenza di assoluzione. Il Comune emise anche un’ordinanza di sospensione dell’attività che però il T.a.r. bocciò, anche se proprio il giorno prima il consiglio aveva annullato il provvedimento. Infine la vicenda si concluse con una riunione in cui il Comune mise fine ad ogni polemica».
Tuttavia Mariano Trevisan ha intenzione di proseguire per la sua strada, ricostituendo il comitato di quartiere per richiedere, come prima cosa, un impianto di rilevazione fissa delle emissioni e il trasferimento in altro loco dell’impresa.
Ci siamo: stasera ci sarà il tanto contestato evento che vedrà festeggiare gli omosessuali locali e di tante altre parti d’Italia. Accanto alla festa, però, continuano a salire le polemiche: ora, mentre sembra risolta la faccenda delle iscrizioni Asi, nascono nuove diatribe sulla questione beneficenza
Gay party, le tessere ci sono
L’Asi di Vicenza smentisce le accuse con numeri e... ricevute
di Silvia Maria Dubois
«Le tessere ci sono: il locale ne aveva già una buona scorta e ne ha ordinate altre mille alla nostra sezione vicentina cinque giorni fa. Ci sono le ricevute che lo testimoniano». A parlare è Davide Massignan, responsabile dell’Asi (Alleanza sportiva italiana) provinciale che precisa anche di non essere mai stato contattato da Alberto Vecchi, il responsabile regionale che ieri aveva rilasciato alla stampa alcune dichiarazioni sulla festa lesbo-gay di Santorso: sostanzialmente Vecchi prendeva le distanze dall’evento e dalle modalità con cui si strumentalizzava l’iscrizione al club, ai soli fini di entrare alla festa bypassando le difficoltà con l’Amministrazione locale.
«Non c’è mai stato alcun problema di questo genere - rassicura Massignan - il Dirty Mary ha già fatto altre numerose serate di musica e beneficenza e all’attivo ha già ben 14mila nostri tesserati Asi»
E sul fatto dell’inopportuna gratuità o della strumentalizzazione delle suddette tessere, a fare le dovute precisazioni, ora, sono i gestori del Dirty Mary. « Sia chiaro che noi non regaliamo iscrizioni a nessuno - raccontano i gestori - noi acquistiamo le tessere Asi regolarmente dal circolo e poi, in base agli eventi, decidiamo se far comprendere o meno il loro prezzo nell’intero costo d’ingresso alla serata.
Una libertà che sta a noi decidere e che in particolari periodi dell’anno, come può essere l’estate, può rivelarsi un buon incentivo per incrementare il numero di soci e di nuovi clienti. Insomma, una procedura regolarissima e assolutamente alla luce del sole».
E per quanto riguarda la "particolarità" della festa in questione, i gestori sono chiari: « È lo stesso statuto dell’Asi che raccomanda di non discriminare le ideologie degli altri. D’altra parte, noi abbiamo sempre fatto molte feste a base di spettacoli artistici e musicali e riteniamo tale anche l’evento di domani».
Dal locale di Santorso, inoltre, si forniscono ulteriori dettagli, al fine di tranquilizzare chi teme che il discusso party crei qualche problema di ordine pubblico: «La capienza dei nostri ambienti, certificata con regolare permesso dei vigili del fuoco è di ben mille e 640 posti. Non solo: per stasera è stato organizzato un servizio di sicurezza con un team di professionisti della Gk Service di Padova, addetti anche all’intervento medico e ad ogni tipo di urgenza». Un’organizzazione all’insegna della massima correttezza, come conferma anche l’avvocato Daniele Parrella, dello studio legale di Paolo Mele, a cui si sono appoggiati gli organizzatori.
Questi, intanto, confermano il crescendo continuo di prenotazioni e di contatti da ogni parte d’Italia: ora due tavoli sarebbero stati addirittura prenotati a nome di noti attori italiani e di qualche misterioso vip in arrivo direttamente dal Billionaire.
«La fondazione Zanella non può accettare fondi da questa festa»
(s. m. d.) «Non vogliamo soldi dai gay e non siamo mai stati contattati da questi signori. Come si sono permessi di tirarci in ballo addirittura nel corso di una conferenza stampa?»
Nel polverone di accuse e polemiche che precede la festa lesbo-gay di stasera, ora viene travolta anche la beneficenza.
A lanciare la sua categorica smentita è Cesare Bellame, responsabile del comitato locale della fondazione Tiziano Zanella e intestatario del conto corrente in Kenia dove pervengono i fondi dell’ente, impegnato ad aiutare i bambini poveri del Paese.
«Non sono mai stato contattato dagli organizzatori di questa festa che hanno pure detto in pubblico che verseranno un contributo alla nostra fondazione - spiega Bellame - io non conosco nessuno di loro e mi dissocio da tutto quello che è stato detto e scritto su questo argomento».
«Il nostro ente non può accettare questi soldi - prosegue Bellame - non ne condividiamo la provenienza: meglio mezzo euro da persone oneste che da altre fonti di cui non condidiviamo il comportamento. La nostra è una questione morale, accettando denaro dalla festa gay si perde tutto il senso della nostra attività. Non possiamo accettarlo anche in rispetto della Chiesa vicentina di cui facciamo parte e di cui fanno parte i nostri sostenitori».
Anche qui, però, gli organizzatori del lesbo-gay party hanno pronta la loro ribattuta. Mauro Chimetto in persona (al centro nella foto a sinistra ) , ieri, ha inoltrato alla stampa un’email, in cui suo zio, Tiziano Zanella in persona, rispondeva dal Kenia scrivendo: «Sono molto contento dell’iniziativa che stai portando avanti, quindi vai tranquillo sperando che la Madonna ci dia la possibilità di fare un buon raccolto!».
Mentre nella vicina Verona il sistema di controllo entrerà in funzione il prossimo gennaio, in città da tre anni sono posizionate ma non sono ancora state attivate.
Telecamere, più nascoste di così non si può...
I diessini della 1 incalzano, l’assessore risponde: «Mancava l’omologazione, siamo a buon punto»
di Maria Elena Bonacini
Telecamere a Vicenza, «a quando l’omologazione»?
È quanto chiesto dai Ds della Circoscrizione 1 in un’interrogazione presentata nei giorni scorsi alla “Centro storico” a firma del capogruppo Maurizio Cucchiara e del consigliere Mattia Pilan.
Tutto parte dalla notizia di alcuni giorni fa.
«A Verona - spiegano - nel prossimo mese di gennaio entrerà in funzione un sistema di controllo della zona a traffico limitato analogo a quello installato nella nostra città ormai da tre anni e che al momento non è ancora funzionante perché, come affermato in novembre dall’assessore alla mobiltà Claudio Cicero durante un consiglio di Circoscrizione, stiamo aspettando che siano omologate».
«Le 8 che veglieranno sulla ztl scaligera- aggiungono -, collegate con un sistema a fibre ottiche dai costi minori rispetto a quello vicentino basato su linee telefoniche, sono invece state acquistate dal Comune di Verona già omologate con una spesa di 600mila euro».
Questo problemi pare però aver causato un "effetto collaterale".
«Da un po’di tempo - riprende Pilan - sono sparite le telecamere poste all’inizio di contrà Montagna e Porti, mentre i supporti e le apparecchiature di trasmissione sono rimasti al loro posto. Non vorremmo che qualche furbo se le fosse portate a casa».
I consiglieri chiedono quindi lumi a Cicero sui «motivi esatti per cui le telecamere non sono ancora state omologate» e sul «perché non sia stato scelto un sistema a fibre ottiche anziché il costoso sistema telefonico».
Immediata la replica dell’assessore.
«Il sistema installato a Vicenza - spiega - è innovativo e proprio perché era da omologare abbiamo ottenuto dalla regione un finanziamento del 50% sui 300 milioni di lire di spesa, pagandone quindi 150.
Purtroppo ci sono stati problemi di software e il sistema è stato mandato all’istituto Galileo Ferraris di Torino dove sono stati risolti. La particolarità sta in un modo nuovo e più sicuro di leggere le targhe, cosa che sta molto a cuore al ministero, dove dovrebbe essere approdato, dopo gli errori verificatisi negli scorsi anni in diverse città. Saprò comunque cose più certe nei prossimi giorni. Per quanto riguarda le telecamere mancanti invece non mancherò di verificare anche se potrebbero essere quelle utilizzate per realizzare le modifiche».
E le fibre ottiche?
«È vero che sono meno costose alla lunga ma il prezzo iniziale è molto più alto anche perché bisogna effettuare scavi per interrare le fibre ottiche, con conseguenti costi e disagi alla popolazione. Inoltre con le moderne tecnologie, penso al gsm, è possibile collegarsi alla rete telefonica solo nel momento di effettivo utilizzo, cosa che abbasserebbe sensibilmente i costi. La questione è quindi da spostare su questo piano. Non è poi impossibile passare alle fibre ottiche in un secondo momento quando queste venissero collegate anche per altri utilizzi».
In scena il romanzo di Wu Ming 2 modificato dagli internauti
Open source su Corazza E la Marazzi emoziona
di Angela Salviato
Corpi che fuggono dal mondo per salvarsi, e corpi che vengono scandagliati col laser poetico. Corpi lontani, scomparsi prematuramente e corpi fagocitati dalla produzione industriale. Venerdì al festival di Malo si sono susseguiti performance assai diverse tra loro. Ad inaugurare il week-end conclusivo sono stati due scrittori appartenenti al collettivo Wu Ming, ampiamente conosciuto grazie a tre opere di successo, tra cui "Q", "54" e "Havana Glam".
Nonostante la notorietà raggiunta dai giovani autori bolognesi, sembra che le questioni affrontate rimangano sempre le stesse. Dopo due romanzi storici e un tentativo di scrittura individuale a sfondo fantascientifico, questa volta è stato Wu Ming 2, Giovanni Cattabriga, a cimentarsi con un romanzo ecologico, dal tono "verosimilmente surreale", come lo definisce l’autore stesso. La matrice spiccatamente politica del collettivo non si è smarrita in “Guerra agli umani”, che narra le vicende di un eroe dei nostri giorni che decide di mollare tutto per rifugiarsi su una collina. Questo Henry David Thoreau contemporaneo scoprirà che, in un mondo globalizzato, non è possibile fuggire dalle contraddizioni, dalle ingiustizie, dai problemi. Allora che cosa resta da fare a chi percepisce questa esistenza come stretta e inconcludente, si chiede il "supereroe troglodita".
Wu Ming 2, davanti ad una folta platea, ha sottolineato l’importanza delle scelte individuali a cui tutti siamo chiamati a rispondere. Da soli si lotta male, tuttavia si può e si deve scegliere, dato che il valore di una volontà singola viene amplificato se a decidere allo stesso modo è la collettività.
Chi invece non ha avuto libertà di scelta è il povero protagonista della “Ballata del Corazza”, lo spettacolo teatrale che è seguito. Scritto da Wu Ming 2 il racconto ha conosciuto una genesi originale. Pubblicato sul sito del laboratorio bolognese di scrittura creativa, il testo è stato poi modificato dagli utenti di internet che hanno dato vita, in una open source, alla versione definitiva della performance di Malo. Musicata dai quattro componenti di Quadrivium, associazione per la musica contemporanea di Riva del Garda, la piéce è stata recitata dalla compagnia teatrale trentina, Finisterrae Teatri.
Inquietante, grottesco e divertente, il racconto delle vicende di Elio Corazza ha trasferito in scena la storia di una lotta etica tra il mondo della produzione e la gente comune calpestata in nome del profitto. In un paesino di campagna prende forma la rivolta della Brigata Corazza che vuole vendicare le angherie perpetrate da anni nei confronti dei dipendenti, (mansioni pesanti in condizioni malnsane), e degli abitanti del luogo, assuefatti alla puzza delle scrofe. In questa realtà surreale, ma neanche troppo, Corazza diviene un simbolo dell’ingiustizia, pretesto utile per affrontare i temi delle condizioni di lavoro, della dignità di ogni essere umano e di certe forme di capitalismo sfrenato.
A luci basse, la giovane poetessa Elisa Biagini ha presentato nell’angolo del reading alcuni testi appartenenti alla raccolta “L’ospite”, pubblicata di recente nella Collana Bianca di Einaudi. A tratti quasi metalliche, fredde come il ghiaccio, le brevi poesie presentate dalla Biagini trattano il corpo, analizzandone le diverse parti con un dovizia scientifica di particolari. Ripercorrendo strade personali e intime, come il rapporto con la nonna, l’amore per un uomo, le righe della poetessa che ha esordito nel 1993 con la raccolta “Questi nodi” raccontano le ossa, il fegato, i polmoni, parti del corpo solitamente poco indagate dall’arte poetica di significato.
Ad alleggerire l’intensità di certi scorci, ci ha pensato l’autrice con una buona dose di ironia e con un allegro accento fiorentino. E se la poetessa toscana ha rivelato di sentirsi assai distante dall’esperienza di quelle scrittrici che sviluppano i temi del sentimento, l’ultima testimonianza della serata, il video di Alina Marazzi ha toccato le corde più emotive. Realizzato dalla regista emergente, il lungometraggio di 55 minuti, premiato al Festival di Locarno e al Torino Film Festival, ha presentato la vita della madre che si è tolta la vita, dopo una logorante depressione. “Un’ora sola ti vorrei” ha il pregio di essere commovente, senza divenire mai straziante e di trasportare lo spettatore in un’altra epoca. I filmati in 16 mm girati dal nonno dell’autrice, dal 1920 agli anni Ottanta, incollati e rimaneggiati dalla Marazzi narrano le vicende della madre come se fosse lei stessa ad accompagnarci in un viaggio a ritroso. Tra gite nelle Alpi Svizzere e pomeriggi scanzonati al mare, l’adolescenza di Luisa Hoepli in Marazzi sembra svolgersi senza ombre. Ma, dietro al sorriso, Liseli fin dalla giovinezza custodisce un male di vivere che la porterà all’autodistruzione. E non saranno né un felice matrimonio, né la nascita di due bellissimi bimbi a distrarla dal male interiore