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29 SETTEMBRE 2005 dal Giornale di Vicenza
“Abitare”, il Comune vuole offrire 576 case
Alloggi. Consegnati intanto 5 appartamenti a S. Bortolo di Chiara Roverotto Non poteva che chiamarsi “Abitare” il piano triennale redatto dal settore Casa del Comune. All’interno cifre, dati, proiezioni, finanziamenti e speranze per quella che sarà la politica abitativa dei prossimi anni. Un problema che in città ha messo radici profonde, basta pensare che in lista d’attesa per un alloggio di edilizia popolare ci sono 965 famiglie. Le assegnazioni? 102 nel 2002, 107 in quello seguente e 101 in quello successivo. Un goccia in un mare di disperazione, anche perché nelle liste d’attesa, nel frattempo, si sono iscritte molte famiglie immigrate in regola con il permesso di soggiorno e con tutti i requisiti necessari per ottenere un alloggio di edilizia residenziale pubblica. La situazione va sbloccata. Come? Ai colleghi di giunta l’assessore Davide Piazza ha presentato un piano in cui vuole impegnare quasi 10 milioni di euro (con mutui e finanze proprie) per avere a disposizione in tre anni 576 appartamenti: all’interno della cifra sono inclusi anche quelli ipotetici dei nuovi piani urbanistici e quelli che i privati affitteranno all’Amministrazione grazie ad alcuni incentivi che verranno offerti. Un piano ambizioso che non andrebbe, comunque, a risolvere il problema casa in città, ma sicuramente ingranerebbe la quarta per soddisfare le domande che ogni anno vengono presentate e che rimangono troppo spesso inevase. Eppure si continua a costruire, mai come in questi anni la città sotto questo punto di vista è un cantiere. «Ma troppe famiglie vivono nella marginalità - ricorda l’assessore Piazza - pertanto non si possono permettere affitti esosi in condomini nuovi e in zone pseudoresidenziali». Fermo restando, e qui si apre un altro capitolo di “Abitare”, che in città pare ci siano oltre 2600 alloggi sfitti. I conti sono stati fatti in maniera “scientifica” incrociando, per esempio, le utenze di luce, gas e acqua, per cui lavorando con le Aim. La maggior parte delle case disabitate si trova in centro storico - quasi 300 - e in zona 6. Dagli alloggi sfitti agli sfratti. Nel 2003 sono stati 154: 38 per finita locazione e 116 per morosità. Sono in calo (-56%) rispetto al 2002, quando erano rispettivamente 133 e 108. Ma il fatto che siano in crescita gli sfratti per morosità mette in ulteriore evidenza i problemi economici di molte famiglie che non riescono a far fronte agli aumenti del mercato pubblico. «La politica abitativa - si legge nel piano - per rispondere alle esigenze di chi cerca casa, non può essere esclusivamente incentrata sulla costruzione di nuovi alloggi, ma deve proporre un insieme di iniziative differenziate quali, ad esempio, il recupero abitativo del patrimonio esistente con un particolare riguardo a quello sfitto - che in città è consistente - incrementando le dotazioni patrimoniali pubbliche, l’acquisto della prima casa a prezzi agevolati e, non di secondaria importanza, il sostegno del sistema degli incentivi al canale della locazione concordata e agevolata». Come rispondere a tutto questo? «Con un piano finanziario - dice l’assessore Piazza - che prevede mutui per due milioni e 415 mila euro, e poi 3 milioni e 230 mila euro di ricavi per concessioni Erp, e altri 2 milioni e mezzo di euro per cessioni di proprietà nei piani di Zona. Con altre entrate tra cui 905 mila euro di cessioni immobiliari». Il piano prevede la realizzazione di 28 alloggi nell’area Pp9- Zambon Nord, 4 alloggi rispettivamente dai piani Piruea di Monte Asolone e Rebecca, 40 all’ex Lanerossi, 33 nell’area Ftv, 10 all’ex Cotorossi e 38 nel piano di lottizzazione dell’Anconetta per un totale di 130 case. Il tutto naturalmente dovrà sottostare alle decisioni urbanistiche che verranno prese negli anni a venire . «’Abitare’ si può rivedere - dice l’assessore - se ci saranno novità diverse sulla dislocazioni dell’edilizia residenziale pubblica in città». Inoltre nel triennio 2005-2007 le Amcps metteranno a disposizione 88 alloggi, e l’Ater circa 100. Altri 180 dovrebbero essere recuperati sulla disponibilità dei proprietari con le agevolazioni che il Comune ha già previsto e che sono inatto da tempo. Infine “Abitare” contiene il piano di alienazioni dei beni dell’assessorato: nella maggior parte dei casi si tratta di negozi in contrà Porta Santa Lucia, corso S. Felice e Fortunato, S.Caterina, e di depositi e rimesse in strada Pasubio. (c.r.) Ha aspettato un alloggio del Comune per 12 anni e l’ha finalmente ottenuto in via Monte Grappa a pochi metri dalla caserma Chinotto. Cinque gli appartamenti, sistemati dalle Amcps, e consegnati martedì ad altrettante famiglie alla presenza dell’assessore Piazza, del presidente e del direttore di Amcps Grolla e Ledda, del sindaco Hüllweck e del presidente della Circoscrizione 5, Bonafede. «Questi 5 appartamenti - precisa l’assessore alla casa - fanno parte del primo gruppo di 31 alloggi già assegnati nell’ambito di un più ampio programma che riguarda il recupero di 90 alloggi per il triennio 2004-2006. L’investimento complessivo è di 3 milioni e 144 mila euro di cui 2 milioni e 424 provenienti da fondi comunali e 720 mila dal contributo dei privati assegnatari».
Ieri incontro in prefettura A Vicenza record di extracomunitari 65 mila i regolari Adesso l’8 per cento della popolazione è di stranieri L’assessore veneto De Bona conferma i contributi Il Comune invoca la deroga per ottenere più badanti di Franco Pepe Vicenza è la capitale veneta dell’immigrazione. Negli ultimi due anni è stato un autentico boom di arrivi. Sanatorie e ricongiungimenti hanno fatto schizzare in alto sia i numeri e sia un lavoro che ora vede in prima linea lo sportello unico della prefettura, in sintonia con gli uffici della questura e i sei Comuni che fanno da capofila per il segretariato sociale. Gli stranieri regolari che oggi abitano in provincia di Vicenza sono 65 mila, con un’incidenza sul totale della popolazione di quasi l’8 per cento, e un incremento rispetto allo scorso anno di 2 punti percentuale. Vicenza nel Veneto supera proprio tutti. Alle spalle ha Verona e Treviso. E se si fa il raffronto con i 9719 extracomunitari che c’erano nel 1994, il conto è presto fatto, per non parlare delle migliaia di clandestini che pure si aggirano in tutta la provincia. Il fenomeno interessa in particolare il capoluogo e i 39 Comuni dell’hinterland che rientrano nel perimetro dell’Ulss 6. Vicenza-città registra 12138 stranieri, 5340 famiglie di ben 83 etnie diverse sulle 150 presenti nel Veneto, l’11 per cento dell’intera popolazione. E il territorio dell’Ulss ne conta 25 mila. La crisi economica si fa sentire con una sensibile contrazione del fabbisogno di manodopera anche in settori produttivi come la concia che finora avevano utilizzato lavoratori stranieri. Ma i problemi sono anche altri. Solo a Vicenza e dintorni ci sono 600 badanti regolari ma ce ne sono altre mille pagate in nero, e la domanda sale. C’è una grossa difficoltà a trovare casa per gli stranieri: il 30 per cento delle domande in lista di attesa in Comune, 300 su 980, appartiene a chi è arrivato carico di speranze e di figli dai paesi terzo mondo. Aumenta all’interno delle scuole la cifra dei ragazzi di famiglie di immigrati (ne sono iscritti 8270) ma latitano i percorsi didattici specifici. Insomma si prospettano grosse difficoltà in un contesto pure molto organizzato per rispondere a esigenze e richieste pressanti. Della situazione generale e dei nodi da sciogliere si è parlato ieri mattina nel palazzo del governo di via Gazzolle in una doppia riunione che ha visto il prefetto Angelo Tranfaglia, l’assessore regionale ai flussi migratori Oscar De Bona e l’assessore comunale ai servizi sociali Davide Piazza impegnati prima con i rappresentanti dei Comuni e poi con il Consiglio territoriale per l’immigrazione. Tranfaglia ha ricordato i notevoli risultati ottenuti grazie all’azione di filtro del segretariato sociale e all’avvio dello sportello unico retto da Michele Monaco. Il gap, che prima era di 8 mesi, fra la scadenza e il rinnovo del permesso di soggiorno oggi è di 30-35 giorni, e le pratiche sono evase in tempo reale almeno al 90 per cento. De Bona, oltre ad assicurare la conferma del contributo di 155 mila euro per il segretariato vicentino, ha detto che la crisi non ferma la richiesta di immigrati in alcuni settori come i lavori domestici e le attività stagionali in agricoltura, commercio, turismo e ristorazione, ed edilizia. «Riprenderemo in mano la legge sull’immigrazione: è vecchia di 15 anni e da allora il Veneto è cambiato molto. Interverremo dove serve con priorità e progetti condivisi per ottimizzare le risorse disponibili che per il 2005 sono di 6 milioni 600 mila euro». Nel lanciare l’allarme sociale per le cose da fare Piazza ha, infine, chiesto una deroga sulla Bossi-Fini, una corsia preferenziale per dare a Vicenza una quota maggiore di badanti.
Sicurezza. E in città altri cinque impianti di videosorveglianza Telecamere dentro i taxi «Contro le aggressioni» Servono 50 mila euro per le 40 auto. Anche il Comune parteciperà di Gian Marco Mancassola
La sicurezza passa attraverso l’occhio delle telecamere. Da tempo il Comune sta investendo sul “Grande fratello” per sorvegliare le zone più a rischio di degrado e microcriminalità nel centro storico. Ora l’occhio elettronico sta per spostarsi anche nella zona di S. Felice, ma soprattutto sta per salire a bordo dei taxi.
I TAXISTI PRETENDONO PIÙ SICUREZZA. Nei giorni scorsi, l’ex consigliere comunale Luigino Bastianello, della Lega nord e taxista di professione, aveva lanciato l’allarme dopo essere stato vittima di un’aggressione da parte di un cliente straniero proveniente dall’Europa dell’Est. Si trattava della terza aggressione subita da un taxista vicentino. Un fenomeno che aveva allarmato gli operatori, tanto che Bastianello aveva lanciato una proposta provocatoria: non accettiamo più clienti extracomunitari.
Ma l’ex consigliere nei giorni scorsi è andato oltre lo sfogo e l’amarezza per le botte e i calci subiti, iniziando a bussare alle porte che contano: dell’emergenza è riuscito a interessare l’on. Stefano Stefani, ha chiesto un appuntamento alla presidente della Provincia Manuela Dal Lago e ieri ha ottenuto udienza in municipio con il presidente della cooperativa, Armando Pegoraro. I due hanno avuto la possibilità di esprimere la loro preoccupazione e il loro disagio per un fenomeno che sta diventando sempre più allarmante, chiedendo al sindaco un sostegno per realizzare un progetto cui stanno lavorando. La cooperativa, che conta su una flotta di 40 mezzi, ha l’obiettivo di dotare ogni auto di una mini-telecamera puntata sui sedili dei clienti. C’è già un preventivo: l’operazione verrebbe a costare circa 50 mila euro. Questo significa che ogni socio della cooperativa dovrebbe sborsare oltre mille euro.
Dopo il faccia a faccia, Hüllweck ha esposto problemi e progetti in Giunta, ottenendo un via libera di massima per un sostegno economico che non è ancora stato quantificato. «I taxisti stanno vivendo una situazione di estremo disagio, soprattutto nelle corse notturne - racconta Hüllweck -. Un disagio dovuto in particolare ai giri della prostituzione e dei locali di lap-dance. Mi hanno confidato che ormai hanno paura».
I sistemi di videosorveglianza che verranno installati saranno collegati a un’antenna installata a Monte Berico e permetteranno di registrare tutto ciò che avviene all’interno dell’abitacolo: «I filmati verranno poi distrutti dopo tre giorni - conclude Hüllweck -. Il Comune interverrà con un aiuto economico: serve a loro, ma serve anche a tutta la città. Un altro problema presentato dai taxisti riguarda le donne straniere che indossano il chador, apparendo così mascherate».
Un fenomeno in aumento Punkabbestia, ora anche la Regione darà una mano Da Venezia sono in arrivo contributi economici per avviare un’indagine sociologica sui giovani randagi. Hüllweck: «Problema preoccupante» I punkabbestia tornano protagonisti della vita amministrativa cittadina. Il fenomeno del randagismo giovanile nei mesi estivi ha occupato spesso le cronache locali per episodi di maltrattamenti ad animali, accattonaggio aggressivo, forme di degrado igienico e di disagio sociale. Nei mesi scorsi si sono ripetute numerose riunioni per cercare di venire a capo di un problema che a Vicenza ha fatto la sua comparsa nell’ultimo anno, allarmando più di qualche cittadino: giovani che vivono di espedienti, dormendo dove capita e accompagnandosi ad animali. Dopo l’ipotesi di ricorrere al pugno di ferro, emanando ad esempio un’ordinanza ad hoc o tartassando con multe a ripetizione, la strada oramai imboccata è quella dell’approccio sociologico al fenomeno, per comprendere le ragioni che hanno indotto tanti giovani ad abbracciare stili di vita così ai margini del resto della società. Nelle scorse settimane, il Comune aveva provveduto anche a porre sotto tutela i cani, con cui spesso si accompagnano i punkabbestia, integrando una vecchia ordinanza per vietare collari pericolosi, come quelli dotati di aculei o quelli a strappo: un provvedimento che vale per chiunque possieda un animale - è stato sottolineato dall’assessore agli interventi sociali Davide Piazza - non solo per i punkabbestia. Il percorso sociologico era stato indicato già al termine di un vertice in Prefettura. Ieri, al termine della riunione della Giunta comunale, il sindaco Enrico Hüllweck ha annunciato che sono in arrivo fondi anche dalla Regione per dare vita all’indagine sociologica: «Sembra che sia questo l’approccio più serio per analizzare e affrontare il problema - ha commentato il sindaco -. Bisogna capire cosa vogliono questi ragazzi, perché ordinanze e multe servono a poco. Si tratta di un fenomeno preoccupante, anche se non danno troppo fastidio. Ora, grazie a questo finanziamento, contiamo di capire un po’ meglio questa realtà»
In aumento gli sfratti per morosità. Stanziati 20 mila euro in più e la spesa annuale sale a 260 mila Vivere in affitto, roba da ricchi Le famiglie non ce la fanno Il Comune deve intervenire di Mauro Sartori Cala l’occupazione, aumentano gli sfratti esecutivi e il Comune deve affrontare nuove emergenze. Nel giro delle ultime due settimane i servizi sociali hanno seguito ben 5 casi di sfratto con altrettante famiglie scledensi che si sono ritrovate di fatto in strada, alla ricerca di una soluzione abitativa temporanea dignitosa ma senza la disponibilità finanziaria per farvi fronte adeguatamente. E non si tratta, nella maggioranza dei casi, di nuclei familiari di immigrati, come si potrebbe essere indotti ad ipotizzare. Solo in un’occasione gli uffici comunali sono intervenuti per consentire il rientro in patria di una famiglia di extracomunitari. Una situazione esplosiva e drammatica: l’Amministrazione comunale corre ai ripari rinforzando il budget di spesa, aggiungendo 20 mila euro a quelli sinora stanziati. A fine anno il conto dell’assistenza toccherà quota 260 mila euro. «Ma ne servirebbero altri 30 mila - precisa l’assessore al sociale Emilia Laugelli -. Abbiamo stimato in circa 3 mila euro il costo di ciascun intervento a sostegno delle famiglie in difficoltà abitative fra cauzioni, anticipi e pratiche varie. Per trovare una soluzione ci dobbiamo rivolgere al libero mercato immobiliare, non ci sono alternative». Che il fenomeno degli sfratti sia in espansione lo conferma Fulvio Rebesani, segretario provinciale del Sunia, il sindacato degli inquilini: «A Schio arriva un problema che a Vicenza esiste da almeno un paio d’anni. Le difficoltà salariali si ripercuotono sulle famiglie e causano morosità». «Anche nell’Alto Vicentino ci sono molti alloggi sfitti e per contro canoni di locazione troppo alti. L’Amministrazione comunale scledense ha adottato il patto dei canoni concordati che garantisce una riduzione sull’Ici di circa il 20%: apprezzabile ma irrilevante. Bisognerebbe azzerare l’imposta». Secondo Rebesani, in un mercato che non funziona, l’unico rimedio possibile è quello di tornare a costruire case pubbliche. L’opinione del sindacato dei proprietari si discosta in parte da quella del Sunia: «Teniamo presente che il 75% degli scledensi ha casa propria - specifica Cipriano Tessarolo, presidente di Confedilizia di Schio -. Il problema degli sfratti riguarda dunque una minima parte dei cittadini. Tuttavia è innegabile che vi sia un aumento dovuto soprattutto a casi di morosità, ma è un’azione che non conviene al proprietario. Il mercato langue, gli affitti stanno calando e chi sino a qualche anno fa si poteva considerare agiato, oggi fa fatica ad arrivare a fine mese». Un concetto ribadito da Umberto Galvan, titolare dell’omonima agenzia immobiliare: «Ci rendiamo conto che per una famiglia media è sempre più dura pagare l’affitto e le spese condominiali. Non mi pare di registrare un aumento di sfratti ma sta salendo indubbiamente il numero delle azioni legali nei confronti di chi non paga». «Noi ci stiamo muovendo sulla strada dei contratti convenzionati - spiega Monica Costaganna dello studio Dal Collo -. Gli affitti sono calmierati e, tramite accordo con le istituzioni, il proprietario ottiene agevolazioni fiscali. Non è un’impresa facile convincerlo a seguire questo metodo ma alla fine sono molti quelli che aderiscono». «Le difficoltà maggiori le riscontriamo con alcune famiglie di immigrati - afferma Anita Spagnolo dell’Immobiliare Centro -. Con uno solo che lavora riescono a pagare l’affitto ma non le spese condominiali. Oggi c’è più ampia disponibilità di appartamenti vuoti ma anche meno soldi che girano. Credo conti parecchio l’effetto euro, che ha causato l’incremento delle spese per ogni famiglia».
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