30 MAGGIO 2006

«Telefonia, ok all’antenna» La protesta del comitato
Aeroporto agli Usa Il capogruppo di An non ne sapeva nulla
Stroncato da una baldoria fatale Parà muore davanti alla Ederle
«Modificate la legge 53 sulla scuola» Gli insegnanti scrivono a Napolitano

In viale Trento. A breve sarà installato un nuovo traliccio
«Telefonia, ok all’antenna» La protesta del comitato
Braccio di ferro con il Comune, che va avanti per la sua strada

di Nicla Signorelli

L’antenna in viale Trento si farà. Comitato o non comitato. È quanto ha dichiarato, seppur a malincuore, il tecnico comunale del settore edilizia privata Alessandro Ceola a proposito dell’eventualità di installare un nuovo traliccio per la telefonia mobile proprio nel mezzo della rototaria di piazzale Tiro a Segno. Sui tempi e suoi metodi di quando questo avverrà, infatti, non è dato sapere. Ma una cosa è comunque certa. Se il piano di sviluppo 2006 per la locazione degli impianti di telefonia ha stabilito che in quella zona deve sorgere un’antenna, è lì che l’antenna sorgerà. «Si può cambiare una virgola - aggiunge Ceola -. Magari si può raggiungere un’intesa con il gestore, proponendo soluzioni attigue come nel caso di via Falcone Borsellino, in zona Bertesinella, dove il Comune ha proposto di spostare la nuova antenna a cento metri di distanza all’interno di un’area verde più lontana dal centro abitato. Ma una volta deciso, è deciso». Tanto più, spiega l’architetto, in una zona « come viale Trento, dove non c’è alcun posto libero se non il tetto di un condominio o di una casa privata». Insomma nessuna possibilità di appello per il comitato di quartiere, denominato “Amici di viale Trento”, che fin dai primi giorni si è detto contrario all’installazione di un traliccio alto trentacinque metri nel cuore di un quartiere già inquinato e a pochi metri da una scuola elementare. Promettendo battaglia, il rappresentate del comitato Luciano Parolin ha infatti già fatto richiesta di avviare in quartiere una serie di incontri aperti per informare la cittadinaza sul problema salute ed elettrosmog. Appoggiando in tal modo l’iniziativa del consiglio di circoscrizione 6 che con un ordine del giorno approvato ad unanimità ha chiesto all’amministrazione comunale di effettuare uno studio approfondito sull’area, valutandone i pro e i contro per la salute pubblica e auspicando dei monitoraggi periodici sui dispositivi già presenti in zona. «Qui il problema è che la mano destra non sa cosa sta facendo la mano sinistra - incalza Parolin -. Da un lato infatti l’assessore alla mobilità Cicero parla di progetto salutistico sull’area, con una nuova rotatoria e un prolungamento della pista ciclabile. Dall’altro l’assessorato all’edilizia piazza nel cuore del quartiere, a poche centinaia di metri da un altro impianto di ripetizione vicino al consorzio agrario, un secondo traliccio, insalutistico al massimo e a pochi metri da condomini e parchi giochi. Spero sappia cosa sta facendo». Sono sei in tutto le antenne per la telefonia mobile che il piano di sviluppo, nato da un protocollo di intesa tra Comune di Vicenza e gestori, prevede per il 2006 in città. La prima e la più attuale in ordine di tempo, quella di via Falcone Borsellino in circoscrizione 3, sulla quale si attende a giorni l’autorizzazione finale. A seguire, il traliccio sul campo da calcio in zona Stanga, in prossimità del cavalcavia per il quale è già stato predisposto un progetto di massima. Poi gli altri quattro ripetitori, tra i quali quello di viale Trento, per i quali le intenzioni esistono ma si è ancora in fase di trattazione. Si tratta del campo sportivo di via Gagliardotti in circoscrizione 4, del campo sportivo di via Lago in circoscrizione 5 e l’impianto di via Rossini in zona S. Lazzaro.


Milani: «Ho avuto le carte dalla sinistra»
Aeroporto agli Usa Il capogruppo di An non ne sapeva nulla

(g. m. m.) «Non è possibile che il capogruppo del secondo partito di maggioranza debba ricevere il dossier sulla caserma americana al “Dal Molin” sottobanco da un consigliere di opposizione». Il capogruppo di cui sopra è Luca Milani, rosso malpelo di Alleanza nazionale, additato per tutto il fine settimana come l’untore che ha aperto crepe sulle pareti della Casa delle libertà. Tanto da aver fatto infuriare il sindaco Enrico Hüllweck. Ma i panni dell’untore stanno davvero scomodi a Milani, che rigetta le accuse, tornando a precisare i contorni della propria posizione. «Non ho mai detto di essere contrario all'ipotesi di una nuova base americana al “Dal Molin”, né da un punto di vista politico-ideologico né tanto meno sul piano tecnico, visto che fino a giovedì scorso nessuno mi aveva mai parlato del progetto. Ho semplicemente chiesto al sindaco di metterci nelle condizioni di valutare la proposta americana dicendoci chiaramente quali sono i termini dell'accordo. Per quanto mi riguarda - aggiunge Milani - le zone d'ombra non stanno nel progetto in quanto tale, ma nel metodo con il quale il sindaco ha gestito questa vicenda sul piano politico e amministrativo. È inaccettabile che il capogruppo del secondo partito della coalizione non venga informato su questioni rilevanti come questa e sia costretto a farsi passare le carte sottobanco da un consigliere dell'opposizione. Ed è ancor più grave che il dossier con tutti i dettagli del progetto sia arrivato in Comune due mesi fa e che da allora nessuno ne abbia saputo nulla fino al momento in cui si è saputo del parere contrario dato dal dirigente dell'edilizia privata». «Non voglio dubitare della buona fede di nessuno, ma se è vero che si tratta di un'occasione storica per Vicenza, che ci sono di mezzo grossi investimenti per le aziende vicentine e che sono previsti aiuti economici per completare le opere viabilistiche di cui Vicenza ha bisogno, perché non spiegarlo chiaramente? No, figuriamoci, sarebbe inutile e dannoso, proprio come il dibattito in Consiglio che il sindaco non voleva, salvo poi proporre addirittura un referendum il giorno dopo», incalza Milani, per poi concludere: «Di tempo ne abbiamo già perso abbastanza, adesso è il momento di sedersi intorno ad un tavolo e valutare il progetto nell'interesse della città. Sono certo che se la proposta è vantaggiosa e si lavora tutti insieme fin da subito per la soluzione di eventuali problemi, la città sarà disposta ad accogliere i nuovi amici americani».


La disgrazia è avvenuta all’alba quando è scattato l’allarme per recuperare i due soldati Usa
Stroncato da una baldoria fatale Parà muore davanti alla Ederle
La vittima deceduta su un’auto di servizio. Un commilitone se l’è cavata

(i. t.) Morire a causa di una sbornia nel “Giorno del Ricordo”, il Memorial Day, una delle grandi feste che accomuna il popolo statunitense. Il soldato Michael Leonard di 25 anni, originario del New Jersey, ha esalato il suo ultimo respiro davanti alla porta carraia della Ederle, poco prima dell’alba. Un’ambulanza lo stava trasportando nell’ospedale della base per essere sottoposto alle cure necessarie, quando un sospetto rigurgito, unito a uno stato di quasi coma etilico, l’avrebbe ucciso. Il dubbio sulle cause è legato alle scarne notizie che sono pervenute dalla caserma. Un altro commilitone, Robert Pearson di 21 anni, invece, nonostante si trovasse nelle stesse condizioni psicofisiche, è stato salvato ed ora sta decisamente meglio. È stato ascoltato dai superiori e nel pomeriggio ha fornito una ricostruzione del dramma. Dovrebbe essere un’inchiesta del sostituto procuratore Alessandro Severi, visto che la morte è avvenuta all’esterno della base, ad accertare i motivi dell’assurdo decesso. Questa mattina i carabinieri della Setaf del tenente colonnello Fortunato Spolaore potrebbero trasmettere un primo rapporto alla magistratura. Anche in questa circostanza l’uso del condizionale dipende dal fatto che se dovesse essere pacifico che Leonard ha fatto tutto da solo, nel senso che non ci sono sospetti di coinvolgimenti esterni, sarebbero le autorità americane ad eseguire l’esame autoptico. La salma del soldato adesso si trova all’obitorio del San Bortolo in attesa delle decisioni delle autorità. Quanto alla ricostruzione della tragedia essa sarà più chiara non appena Pearson sarà in grado di spiegare per filo e per segno la notte di bisboccia che si è conclusa in maniera drammatica. Visto la giornata festiva i parà della Ederle potevano rientrare più tardi e, pertanto, Leonard e l’amico se la sono presa comoda, accompagnando le ore piccole da un locale all’altro, fino a quando non ce l’hanno fatta più a forza di ingurgitare alcool, e si sono accasciati in stradella della Racchetta in centro storico, tra le contrà della Fascina e Mure Pallamaio. Avevano bevuto davvero tanto, anche se sarebbe stato Pearson a riuscire a dare l’allarme alla Ederle, prima che qualcuno riuscisse ad allertare il 118. Ecco spiegato perché prima dell’ambulanza del Suem è giunto un monovolume della Ederle con i soccorsi per i due ubriachi. Le condizioni del ragazzo sono apparse subito serie, ma non pareva così drammatiche com’è poi risultato, perchè altrimenti sarebbe stato accompagnato direttamente al San Bortolo, invece che trasferirlo in caserma. Del resto, questi recuperi notturni di paracadutisti che alzano il gomito sono molto frequenti. L’irreparabile è accaduto vicino alla base, quando la fatale miscela composta dall’alcol e da un sospetto rigurgito hanno stroncato il pur atletico ragazzo americano. Aveva bevuto davvero troppo, arrivando al limite, senza rendersi conto che lo stava oltrepassando. I sanitari hanno provato a ventilarlo, ma non c’è stato verso. A ucciderlo sarebbe stata la baldoria fatale.


Il comitato “per una buona scuola” chiede anche a governo e ministro dell’istruzione di intervenire sulla riforma
«Modificate la legge 53 sulla scuola» Gli insegnanti scrivono a Napolitano

di Anna Madron

Una lettera al presidente della Repubblica e al neoministro dell’istruzione per chiedere il ritiro di tutti i decreti attuativi della legge “53” sulla scuola dell’infanzia, elementare, media e superiore, nell’ottica di un’integrale abrogazione della legge stessa. A scrivere sono gli insegnanti che aderiscono ai comitati promotori della legge di iniziativa popolare “per una buona scuola” sorti un po’ ovunque, compreso a Vicenza. Obiettivo di questi movimenti, che si definiscono né partiti né sindacati ma formati da semplici cittadini: lottare per difendere la scuola della Costituzione, “pubblica, laica e pluralista”, come ricorda questa lunga lettera in cui si esprime preoccupazione per il clima di incertezza e si chiede un’istruzione “che sappia mettere in relazione il sapere ed il saper fare con lo sviluppo della personalità in senso cooperativo e solidale, non competitivo”. «Concetti che, indipendentemente da appartenenze ideologiche o politiche, sono condivisi da tutti gli insegnanti - spiega Francesco Casale, componente del Comitato vicentino - e ribaditi a questo nuovo esecutivo dal quale però, finora, non sono giunti particolari segnali di inversione di rotta, almeno per quanto riguarda il primo ciclo». Non a caso la Cisl, giusto ieri, ha sottolineato come nell’agenda dei primi cento giorni di governo non esista traccia del decreto “59”, quello con il quale si dà attuazione alla legge “53” con l’introduzione, per citare solo alcune delle novità, del docente tutor e del portfolio dell’alunno. «Il primo ciclo è in una sorta di limbo - prosegue Casale - da Nord a Sud le scuole si sono organizzate ognuna a modo proprio, con il risultato che vige una sorta di anarchia. Per questo servono segnali forti, atti di carattere amministrativo se non per abrogare, almeno per rimodulare la legge, anche se ci rendiamo conto che la vittoria risicata del centrosinistra probabilmente peserà nelle scelte dell’attuale ministro». I tempi, comunque, sono strettissimi, visto che l’anno è agli sgoccioli e settembre non è poi così lontano. Anche per questo la lettera spedita a Napolitano e Fioroni ha i toni dell’emergenza. «Chiediamo provvedimenti urgenti e mirati - si legge - che possano consentire un normale avvio delle attività scolastiche fin dal prossimo settembre. Chiediamo anche di dotare le scuole delle necessarie risorse economiche e del personale adeguato, voci che in questi ultimi anni sono stati drasticamente tagliati, inducendo un evidente ed insostenibile stato di sofferenza nelle scuole, impossibilitate a garantire non solo il regolare funzionamento quotidiano, ma anche la sicurezza e l’igiene dei locali». Tra le richieste anche l’immediata copertura di tutte le cattedre di sostegno degli alunni diversamente abili che in pochi anni «si sono più che dimezzate»; il ripristino dei mediatori linguistico-culturali; la cancellazione delle “indicazioni nazionali” allegate al decreto 59 «per porre riparo alla revisione unilaterale, discriminatoria, istituzionalmente scorretta, effettuata sui programmi e sui libri di testo, costringendo tutte le case editrici a produrre libri di testo “riformati”, condizionando irrimediabilmente l’intera attività didattica e limitando pesantemente la libertà di insegnamento». Pioggia di critiche anche sul sistema di valutazione che «impone una visione del sapere ridotta a puro nozionismo da quiz, nell’ottica di una certificazione di competenze di bassissimo profilo, con cui compilare i cervellotici “portfolii” degli studenti in vista dell’annunciata scomparsa dei diplomi nazionali» e sul portfolio che «lede la riservatezza dei dati personali, anche in relazione alla libertà religiosa, contrastando pesantemente con il dettato costituzionale». Infine un auspicio. Che «si ricominci a parlare con il linguaggio della pedagogia, invece che con quello del mondo economico e aziendale, restituendo alla scuola stessa la sua piena, autonoma, funzione educativa».