Il “sociale” schiva la forbice dei tagli
di Antonio Trentin
- È vero che occuparsi di assistenza sociale in Comune fa cambiare, poco o tanto, ogni politico che diventa assessore in questo settore? Succede anche a lei?
«Sì. Quando finirà questo incarico non sarò più quello di prima. Ci si scontra ogni giorno con situazioni difficili che neanche ci si immagina esistano. E si capisce perché anche in una città come Vicenza c’è bisogno dell’intervento pubblico».
Davide Piazza amministra il più "ricco" assessorato di spesa in una stagione di tagli che colpiscono gli enti locali. Ma schiverà la forbice del 2006, che sta per chiudersi sui bilanci dei colleghi di giunta: la Finanziaria-Tremonti lascia fuori il "sociale", non ci saranno decurtazioni nette. «Però ci preoccupano gli effetti dei tagli che in questo settore dovrà fare la Regione» confessa.
- Per le dimensioni del suo portafoglio assessorile spesso sembra invidiatissimo dal resto della squadra. C’è che cosa di invidiabile?
«Per i 7 milioni di euro da impiegare più i 3 erogati da Stato e Regione per progetti specifici? Non credo che le nostre siano spese da invidiare. E poi stiamo per risentire anche noi di qualche forma di taglio: la Regione, come dicevo, non potrà finanziare due progetti ai quali tenevamo, quello Arca per la tutela dei minori e quello sulle dipendenze giovanili. Dovremo cercare altri finanziatori».
- Due anni fa lei è stato promosso assessore dalla Lega Nord, dopo gli anni da consigliere in Circoscrizione 6, con un mandato dichiarato: mettere ordine nei conti e agire sugli sprechi, se c’erano.
«Ma la Lega mi ha anche indicato le priorità da sostenere: la famiglia e gli anziani».
- A metà mandato, che bilancio fa?
«Direi positivo. Tutti dobbiamo cambiare opinione sugli interventi sociali: i contributi non possono essere a pioggia, ma mirati su progetti».
- Ogni tanto si è detto che a Vicenza di assistenza pubblica ce n’è anche troppa. Secondo lei?
«No. Non è troppa. Purché siano ben fissate le priorità d’intervento».
- Per restare alla politica, certi scontri terribili in sala Bernarda lei li ha proprio con i suoi. Con la consigliera Equizi è lotta continua...
«Con lei siamo lontanissimi sia nei contenuti sia nei metodi. Se abbiamo qualcosa in comune è proprio solo la tessera della Lega».
- Ma anche con la leader Manuela Dal Lago l’idillio non pare sempre perfetto. Troppo poco leghista la sua regìa dell’assessorato?
«Forse, facendo autocritica, avrò fatto alcune scelte non ragionandole troppo in Lega. Sarò anche un leghista anomalo, come qualcuno dice, ma vorrà pur dire qualcosa se sono stato chiamato quest’anno nella lista per le elezioni regionali. Posso leggere questo come un attestato di stima?».
- Torniamo in assessorato e proprio a quel paio di temi che la mettono nel mirino del leghismo "duro & puro". Gli zingari...
«Sul problema dei nomadi c’è sempre il rischio di cercare soluzioni con visione ideologica: una cosa che l’Amministrazione non può fare. Il capitolo è spinosissimo, ma ricordo a tutti che in città vivono sessanta minori dell’età dell’obbligo scolastico e che è anche al loro futuro che dobbiamo pensare. L’importante è che ci siano regole e che tutti le seguano: questo dobbiamo volere».
- E gli stranieri...
«Che sono il 12 per cento degli abitanti di Vicenza... Si parla di accoglienza e di integrazione, ma c’è una differenza sostanziale. L’accoglienza si può fare, difficile è fare integrazione».
- Un caso specifico: la moschea-centro islamico. Da rifiutare o da prevedere perché aiuta a vedere, conoscere e controllare l’immigrazione di fede musulmana?
«Premetto due cose: non è materia di mia competenza amministrativa e in generale vale il concetto di prima, sul rispetto delle regole. Poi, certamente, più si conosce una situazione, più la si controlla. Vale per questa come per tutte le situazioni critiche in città».
- La Vicenza dei nuovi poveri: come entrano nel suo assessorato quelli che chiedono qualcosa?
«Con molta umiltà, di solito. Spesso con vergogna e pudore. Qualche volta con rabbia. Qualcuno entra dicendo "dovete aiutarmi", ma è chi non conosce le regole della nostra convivenza».
- Quanti "poveri totali" ha Vicenza?
«Ne abbiamo 120 censiti come senza fissa dimora. Sono le "ombre nella città" che hanno rotto i ponti con la società, i casi di disagio estremo, spesso giovani, con problemi di alcool o di malattia mentale».
- Molto più lunga è la lista dei richiedenti casa, vero?
«Sì, 980 domande. Ma nessuno è sotto i ponti. Sono famiglie o singoli che non ce la fanno. Qualche volta il bisogno-casa è la spia di un disagio personale delle persone che va oltre il dato economico. Rispondiamo con 100-150 alloggi all’anno e il recentissimo Progetto Abitare interverrà per dare proposte di prospettiva e con il coinvolgimento di tutti gli Enti interessati».
- La casa è comunque l’indicatore più evidente dell’andamento delle "nuove povertà": è sempre alta la richiesta di sussidi?
«Siamo a 1.400 richiedenti che si rivolgono al fondo regionale sull’affitto oneroso. E sono effettivamente le situazioni di nuova povertà ormai ben note: gli anziani con problemi sanitari e di disabilità, le donne lasciate sole con figli e senza lavoro, le famiglie monoreddito in cui chi lavora ha perso il posto. Quest’ultimo è un caso perfetto per spiegare cosa dev’essere l’intervento sociale oggi: una soluzione per l’emergenza, fino a che non si trova una nuova occupazione, che deve però aiutare a superare il più rapidamente possibile l’emergenza».
Anniversari. Presenti anche leader di An come l’on. Conte e il pres. Sarracco. Consegnata una targa alla vedova Franchi
L’on. Rauti: «Appoggeremo Berlusconi»
Il leader del Movimento idea sociale è intervenuto alla cena vicentina del 28 ottobre
(m. e. b.) «Alle prossime elezioni il Movimento idea sociale appoggerà esternamente Berlusconi». Ad affermarlo deciso è il presidente del Mis-Movimento idea sociale Pino Rauti, intervenuto venerdì sera alla cena organizzata da “Camerati ed amici” al ristorante Zemin per celebrare l’83° anniversario della marcia su Roma. Durante la serata, che ha richiamato a Monteviale circa 200 persone tra le quali l’on. Giorgio Conte e il presidente del consiglio comunale Sante Sarracco, passati per un saluto, è stata ricordata Graziella Collese, moglie del defunto consigliere comunale missino, scomparsa di recente, mentre Rauti ha consegnato una targa alla vedova del parlamentare Franco Franchi, mancato un anno fa.
«Ho incontrato il presidente del Consiglio martedì - spiega l’onorevole - e abbiamo concordato l’appoggio esterno, i cui dettagli saranno definiti a breve». Riguardo ai risultati elettorali l’onorevole sembra abbastanza ottimista. «Miriamo al 2 per cento - afferma - ed in alcune città i nostri iscritti saranno candidati a vicesindaco o potremo avere assessori e consiglieri». L’onorevole afferma invece di non conoscere la situazione vicentina, ma definisce «allarmante» la contestazione di 300 manifestanti di sinistra all’inaugurazione della sede di Alternativa sociale. «Oggi - osserva - sta rinascendo non la passione politica, ma l’odio, e lo dimostrano i recenti fatti di Bologna. Se anche a Cofferati danno del “fascista”, immaginiamo agli altri. Anche per questo sosteniamo il centrodestra. Ciò che manca, invece, da entrambe le parti è una vera progettualità».
Un gestore ha chiesto alla parrocchia del S. Cuore di poter installare una stazione radiobase
Il prete vuole l’antenna sull’asilo
Il compenso sarebbe consistente ma i genitori si dicono contrari
di Mauro Sartori
Una stazione radiobase sul tetto dell’asilo infantile. Ma i genitori non approvano. La notizia potrebbe preludere ad una svolta nella spinosa gestione delle antenne per cellulari, sulla cui pericolosità tanto si discute senza conclusioni certe. A Schio, negli ultimi anni, sono sorti comitati spontanei per contrastarne il proliferare, tanto da indurre l’Amministrazione comunale a varare un regolamento edilizio apposito che inibiva la realizzazione di simili infrastrutture nel raggio di 100 metri da edifici o luoghi sensibili come scuole, chiese, palestre, centri assistenziali, parchi e via dicendo.
Un regolamento superato da una sentenza del Tar che, nel dare ragione ad un paio di ricorsi del gestore Vodafone Omnitel, ha stabilito che la legislazione vigente prevale su qualsiasi norma stabilita a livello locale. Tolto dunque il vincolo dei 100 metri, parte il via libera alle domande purchè vi sia il parere favorevole dell’Arpav.
Un gestore, di cui non si conosce ancora il nome, ha interpellato la parrocchia del Sacro Cuore per valutare la possibilità di installare, su uno dei suoi edifici, una stazione radiobase. Il parroco don Nereo Furlan ha l’altra sera informato i genitori dei 160 bimbi ospiti della scuola materna, durante un’assemblea, dell’intenzione di autorizzare l’azienda interpellante, dietro lauto compenso (si parla di qualche decina di migliaia di euro, che farebbero comodo per essere reinvestite in attività parrocchiali) e previa consultazione con i genitori stessi. Che non hanno accolto positivamente la faccenda e si riservano di ridiscuterla.
Si tratterebbe di un traliccio di dimensioni ridotte rispetto a quelli esistenti in città e che campeggiano tanto in centro storico come in periferia. L’Amministrazione comunale sta avviando la pratica per predisporre il piano di localizzazione delle stazioni radiobase. Solo in ottobre, alla direzione urbanistica, sono giunte 5 domande di autorizzazione per installazioni. Si tratta di 4 antenne di Tim Italia, in via Pista dei Veneti, via Monte Zebio e due in via Ss. Trinità. La quinta è di Alcatel per via Lago di Trasimeno in zona industriale.
La vicenda dell’asilo del S. Cuore, sulla quale il parroco non ha voluto rilasciare dichiarazioni, è perlomeno contradittoria. La prima protesta in città nacque proprio dai genitori di un asilo di Ss. Trinità. E il ricorso al Tar di Vodafone avvenne dopo il no del Comune a un’antenna troppo a ridosso dell’asilo ai Nani.
Ma c’è un retroscena che merita di essere svelato: secondo i rilievi di alcuni tecnici, l’area scledense più colpita da onde elettromagnetiche sarebbe quella della cittadella degli studi e il motivo sarebbe presto detto: durante la ricreazione centinaia di ragazzi accendono e usano il telefonino, facendo convergere sull’area degli istituti scolastichi una massa notevole di onde elettromagnetiche dalla più vicina stazione radiobase, che dista centinaia di metri. Se nei paraggi ve ne fossero altre più piccole, l’impatto dei campi sarebbe proporzionato e ridotto.