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30 OTTOBRE 2006
Il referendum autogestito l’ultima idea dell’Unione di Antonio Trentin Se non sarà referendum ufficiale, gestito dal Comune per accompagnare con il parere dei cittadini il voto pro-caserma Usa al Dal Molin dato dal centrodestra in sala Bernarda, sarà "democrazia dei gazebo". A centrosinistra si preparano a decidere così, pur in presenza di una fiduciosa attesa di che cosa diranno - quando saranno interpellati - i cinque "saggi" del Comitato di Esperti che deve ammettere o bocciare la richiesta di consultazione popolare. «Siamo pronti a rinnovare in città, aprendola alla partecipazione di tutti e cercando la collaborazione dei Comitati del Sì e del No, l’operazione-primarie che aveva avuto successo nell’ottobre dell’anno scorso» anticipa la deputata della Margherita Laura Fincato. Stagionata ormai da mesi dopo che i primi a parlarne erano stati i diessini Oscar Campagnaro e Giovanni Rolando, l’idea del referendum resiste - nell’opposizione cittadina che tenta di far arrivare un nuovo e diverso segnale al ministro Arturo Parisi - nonostante il "niet" votato dalla maggioranza comunale e nonostante il pre-parere negativo formulato dal sindaco Enrico Hüllweck sulla base del testo statutario vigente a Palazzo Trissino. «Uno spiacevole tentativo di indirizzo preventivo fornito al Comitato degli Esperti» dice sulla posizione del sindaco il giudizio dei Comitati del No alla base americana, espresso tramite Giancarlo Albera. Ma il capo dell’Amministrazione può giovarsi, a conferma della sua linea, dell’interpretazione corrente tra i tecnici del diritto degli enti locali a proposito di consultazioni su materie non attinenti alla sfera decisionale del Comune. Che poi il giudizio di ammissibilità possa andare anche verso un "via libera" - stante la riconducibilità del caso-aeroporto alle prossime attività deliberative dell’Amministrazione, come evidenziato dal docente di diritto costituzionale comparato Lucio Pegoraro - è un’eventualità escludibile solo in considerazione di un dato politico. Cioè la presumibile fedeltà della maggioranza dei cinque "saggi" ai partiti di riferimento che li hanno eletti. Insomma: appare difficile che nel Comitato degli Esperti sbuchi un conteggio con cui venga bocciata la decisione presa dal centrodestra in consiglio comunale. Per questo il fronte del No alla base si attrezza per una "campagna dei gazebo" che riscalderà l’autunno-inverno cittadino. «In ogni caso il referendum, quello approvato in Comune o quello che proporremo noi ai cittadini, richiederà tempo: noi siamo pronti a reggere la sfida» aggiunge la Fincato, che - dopo aver fatto tandem sull’argomento anche con la diessina Lalla Trupia - trova l’appoggio del collega dell’Udeur Mauro Fabris. «Sono d’accordo sulla consultazione auto-gestita, se non ci sarà quella del Comune. Peraltro - commenta il capo della segreteria nazionale dell’Udeur - trovo strano il diniego di Hüllweck. Il suo parere l’ha dato, ha messo le garanzie che ha voluto mettere, le ha mandate al ministro Parisi onorando il rapporto stretto a Roma e proseguendo il consenso alla base Usa che aveva concesso al governo Berlusconi: ora potrebbe andare a cercare il Sì della città, dove la sua coalizione ha una larga maggioranza politica, verificata anche nelle ultime elezioni parlamentari stravinte. Se il voto deve essere politico e di schieramento, dovrebbe stare tranquillo. Se invece si trattasse di tornare ai problemi specifici della base, dell’aeroporto e dell’urbanistica in città, l’approfondimento del dibattito e la consultazione dei cittadini sarebbe solo un fatto positivo».
Il centrodestra non ci sta
«Una grande sciocchezza» (a. t.) Referendum autogestito? Alla deputata, la margheritina Laura Fincato che lo fa intravvedere possibile, il deputato risponde, l’aennista Giorgio Conte: «È una sciocchezza». Punto e basta, e si potrebbe chiudere. Ma l’onorevole Conte amplia il giudizio negativo all’idea stessa di referendum, anche se lo si ipotizza gestito direttamente dal Comune. «Fin dal primo momento - commenta il deputato e presidente provinciale di An, avallando in pieno la linea del suo partito e di Forza Italia, Lega Nord e Udc - ho sempre definito il referendum sull’arrivo della base statunitense al Dal Molin un’idea sbagliata e scorretta. Anche quando a immaginarne la possibilità era stato il sindaco Hüllweck». È una convinzione politica basata sul concetto di rappresentatività del consiglio comunale a guidare il parere di Conte: «Come l’organo finale deputato a decidere è solo il governo nazionale, così a Vicenza l’organo che può legittimanente esprimersi con un parere, e l’ha fatto, è il consiglio comunale. Il rapporto è tra istituzioni e quella vicentina il suo voto l’ha espresso: i consiglieri sono la legittima rappresentanza della comunità locale». Adeguato e sufficiente, secondo l’onorevole Conte, è quindi il Sì che il centrodestra ha votato e spedito al ministero della Difesa e che sarà sulla scrivania di Arturo Parisi. Risicato il risultato? La democrazia si esprime con i numeri e quelli del consiglio comunale sono stati chiari. «Vicenza - completa Conte - si è già espressa con la sua maggioranza politico-amministrativa, quella che, a suo tempo, ha ottenuto la legittimazione popolare». E la pratica referendaria, allora? «Tenere aperto il problema, serve soltanto ad agitare la polemica» risponde il leader vicentino di An: «È un’idea che non troverà spazio, se non quello della propaganda di parte». Immaginarla autogestita, poi, significa confinarla definitivamente in una collocazione di schieramento, senza legittimità di alcun genere. «La Fincato e gli altri parlamentari vicentini del centrosinistra sono già stati smentiti dal loro ministro. Dicevano che Parisi e il governo sarebbero stati contrari all’arrivo della nuova caserma americana, e si è visto come è andata a finire. Suggerirei a tutti loro di fermarsi, per evitare altre brutte figure» osserva Conte. Ma quale deve essere, adesso, la fase nuova del dibattito sulla base in viale Sant’Antonino? Risposta dell’onorevole aennista, in sintonia con chi già ritiene acquisito il Sì al raddoppio della presenza militare Usa in città: «È il momento di spegnere i riflettori e cercare effetti concreti e positivi per la comunità vicentina, in termini di infrastrutture e servizi da ottenere in occasione dell’insediamento della caserma al Dal Molin. Se invece si continua la polemica, si perdono occasioni di approfondimento su questa realtà importante e decisiva per i prossimi anni».
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