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31 MAGGIO 2006
«La nuova caserma al via nel 2007» di Gian Marco Mancassola «Vicenza is the right place». Vicenza è il posto giusto, dicono gli americani, per sviluppare le loro infrastrutture militari. Così la pensa Jason Kamiya, generale a due stelle, che ieri ha fatto visita al sindaco Enrico Hüllweck, nello studio di palazzo Trissino, per fare il punto sulla trasformazione del “Dal Molin” in una caserma gemella della Ederle. Nell’aria c’era ancora l’eco delle polemiche politiche seguite alla fuga di notizie dei giorni scorsi. Il numero uno degli americani a Vicenza ha quindi voluto incontrare il capo dell’Amministrazione comunale, per provare a serrare le fila in vista della volata finale. Con il sindaco Hüllweck, ieri c’era l’assessore ai Trasporti Claudio Cicero. Con il generale Kamiya, il comandante italiano della Ederle colonnello Salvatore Bordonaro e il consigliere politico del comando Setaf Vincent Figliomeni. Una nuova Ederle. Il generale spiega che Vicenza è il luogo ideale per i loro progetti di sviluppo, «perché l’ambiente è molto favorevole». Nel suo incipit, Kamiya ricorda quanto i vicentini hanno fatto e dimostrato durante le missioni dei parà nel mondo. Poi puntualizza: «La nuova caserma non sarà nulla di diverso dalla Ederle. La struttura sarà nettamente separata dall’aeroporto civile. Dal “Dal Molin” non partiranno azioni di guerra. L’unico nostro aereo che atterrerà e decollerà è un apparecchio da sette posti. Non ci sarà quindi alcuna interferenza. Il nostro disegno è di creare edifici rispettando le distanze dalla pista». Questo significa che Aviano resta l’aeroporto per le missioni americane, mentre al “Dal Molin” verrà creata una caserma “gemella” rispetto alla Ederle, con il medesimo impatto sulla città. E a proposito di impatto, il generale conferma la «disponibilità a migliorare i progetti, soprattutto dal punto di vista della viabilità». L’accordo. La domanda che circola con maggiore insistenza in città è: a che punto è l’operazione? C’è stato un accordo fra Amministrazione Bush e Governo Berlusconi? Di questo, ad esempio, si parlerà oggi alla Camera, dove l’on. Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur, ha chiesto al Governo di conoscere se corrisponde al vero l’esistenza di un accordo, o quantomeno di un impegno formale, tra il Governo italiano e quello statunitense per la cessione dell’utilizzo dell’attuale aeroporto militare “Dal Molin”. La risposta che dà l’assessore Cicero è: «Siamo a buon punto, c’è un accordo che sta sopra a tutti noi. Ora deve essere formalizzato dal nuovo Governo Prodi». Il colonnello Bordonaro conferma che il progetto è stato giudicato fattibile dal precedente Governo. L’eventuale firma finale fra Roma e Washington avverrà in ogni caso dopo il pronunciamento del Comipar, il comitato mistoparitetico regionale, che si riunirà a metà giugno. Con tutta probabilità, la Giunta berica si riunirà prima per votare un documento con cui accoglie favorevolmente il progetto di trasformazione dell’aeroporto, in modo da superare il parere tecnico negativo già inviato dall’Edilizia privata. «Per me fa già fede il voto sugli ordini del giorno presentati in Consiglio comunale, dove la maggioranza ha respinto tutte le proposte negative», commenta Hüllweck. I lavori. Se il cerchio quadrerà secondo la tabella di marcia delineata ieri a palazzo Trissino, i progetti esecutivi saranno pronti entro la fine del 2006 e poi ci saranno le autorizzazioni per avviare i cantieri, che valgono quasi 300 milioni di dollari. «Inizieremo nel 2007 - conferma il generale - per completare tutto entro il 2011. Oggi i soldati presenti a Vicenza sono fra i 2 mila e i 2.500. Una volta completata la nuova base saranno 4 mila, più o meno il doppio. Considerando anche le famiglie, le presenze americane saranno fra le 7 e le 8 mila in tutto». L’indotto. Dopo il vertice, Hüllweck presenta un quadro decisamente diverso rispetto a quello a tinte fosche disegnato dopo il dibattito in sala Bernarda, che lo aveva indotto a pensare a un referendum popolare. «L’operazione è un’occasione importante, presenta aspetti positivi che non possiamo ignorare. Primo fra tutti quello economico. Basti pensare che soltanto alla Ederle lavorano più di 700 vicentini. C’è una prospettiva di ulteriore crescita, con un volume di investimenti notevole. Ma se l’operazione non va in porto, c’è il rischio di perdere anche la Ederle, per un fenomeno di trascinamento».
Il retroscena. Il referendum finisce già nel dimenticatoio (g. m. m.) La delegazione a stelle e strisce sbarca in corso Palladio poco prima di mezzogiorno. Tre macchinoni posteggiano davanti alle colonne di palazzo Trissino. Dalla berlina di mezzo esce il generale Jason Kamiya, con anfibi luccicanti e stellette in evidenza sulle spalline della giacca nera. Una rapida occhiata all’atrio della residenza municipale e poi a passi rapidi aggredisce le scale due scalini alla volta. Al secondo piano lo attendono il sindaco Enrico Hüllweck e l’assessore ai Trasporti Claudio Cicero. Nello studio del primo cittadino, sul tavolino del salottino, ci sono chicchere fumanti di caffè all’italiana e deliziosi cookies, biscottini al burro e al cioccolato. Ma nel vassoio c’è un intruso: una tazza di tè alla cannella con una fetta d’arancia. È per il generale di origini orientali? No, è per Mr. Cicero, come lo chiamano gli amici yankee. L’assessore, in uno slancio di affetto per i costumi anglosassoni, ha ordinato a cup of tea, nemmeno fossero le cinque del pomeriggio. Al tavolo di lavoro si parla come a Little Italy, metà in inglese e metà in italiano, grazie alle traduzioni del consigliere politico della Setaf, Vincent Figliomeni. Il sindaco è the mayor, la caserma è camp, la tangenziale nord è la north highway. E mentre la diplomazia americana si esprime con ripetuti thank you ai vicentini e con giochi di sguardi per dire e non dire, la prudenza italica avanza a colpi di if, vale a dire tanti “se” coniugati al futuro. Nel cestino dello studiolo, intanto, con le briciole dei cookies, giace anche l’ormai definitivamente appallottolata l’ipotesi di un referendum popolare, proposta da Hüllweck come operazione «sensata» nel caso in cui si fossero appalesate difficoltà politiche insormontabili. Nubi diradate ieri durante l’incontro: gli americani hanno ascoltato quello che volevano sentire, e cioè una conferma della disponibilità vicentina. E i vicentini hanno avuto in cambio assicurazioni sull’uso civile dell’aeroporto e su possibili «sostanziosi» aiuti per migliorare le infrastrutture viabilistiche del quadrante nord. Infine, un po’ di spazio alla realpolitik: cosa farà il governo Prodi? Dopo l’annunciato ritiro dall’Iraq, negherà anche il raddoppio della Ederle agli amici americani? La domanda la fa il sindaco, in un ragionamento spiccio a microfoni spenti. Quel che più conta, però, forse è sapere quanto è già stato fatto dal Governo Berlusconi. E allora tocca al colonnello Bordonaro farne cenno: «L’estate scorsa è stata formalizzata da parte delle autorità americane una proposta, che dopo un attento esame è stata giudicata dall’autorità centrale fattibile ed è stata data la disponibilità a esaminare nei dettagli il progetto. Tutto dovrà poi essere ratificato da un apposito accordo». Verrà, non verrà l’intesa finale? «Io non guardo in faccia nessuno - chiosa Cicero - anche se è cambiata la maggioranza, io a Roma continuerò ad andare per seguire il progetto passo passo».
Il nuovo sistema viario costerà oltre 40 milioni di euro, ma è strategico anche per collegare le due basi (g. m. m.)) Vicenza cerca ora la contropartita. Va bene l’ospitalità, va bene i sorrisi e le strette di mano a beneficio dei fotografi, ma a palazzo Trissino da sempre sono fautori del do ut des e per questo cercano di trascinare l’operazione americana oltre i confini della caserma. Ma proprio qui nascono i problemi, dovuti ai limiti di manovra concessi ai vertici militari statunitensi di stanza oltreoceano. L’aeroporto. Il primo inning nella partita Vicenza-Usa si è chiuso con quello che l’assessore Claudio Cicero ritiene un punto a favore del Comune: l’inversione dei settori dell’aeroporto. La caserma Usa verrà costruita dove oggi c’è il settore civile e commerciale del “Dal Molin”. In questo modo - spiega Cicero - si eviterà di abbattere edifici e hangar utilizzati dall’aeronautica e che potrebbero servire per potenziare l’aeroporto civile. «Con l’inversione dei settori, inoltre, l’aeroporto diventerebbe completamente civile, non più militare a uso civile come è oggi», aggiunge l’assessore. Il raccordo anulare. Nelle sue poche parole, il generale Jason Kamiya offre la disponibilità per migliorare il progetto della base, soprattutto dal punto di vista dei raccordi viabilistici. Oggi l’aeroporto è servito da una strada stretta e inadeguata come via S. Antonino. Da tempo, però, è noto sia il progetto di riqualificazione con pista ciclabile della strada, sia il disegno di una tangenziale nord, ramo indispensabile per il raccordo anulare immaginato da Cicero. Senza la tangenziale nord e il prolungamento di via Moro, d’altra parte, anche i collegamenti fra la Ederle e la futura caserma saranno problematici. È questa l’ottica che Cicero sta cercando di far passare per convincere i vertici Usa a contribuire alla costruzione di un sistema viabilistico che vale oltre 40 milioni di euro. Se non dovesse fare breccia, l’assessore ha il piano di riserva: convincere il Governo italiano che il sacrificio di Vicenza val bene un megafinanziamento per potenziare la viabilità, con ricadute benefiche anche per tutta la città, che si ritroverebbe il raccordo anulare pagato. In subordine, Cicero fa notare come un pezzo di tangenziale nord ricada dentro il confine dell’aeroporto e quindi della caserma. Che passi in superficie, o più probabilmente in galleria, la strada non si troverebbe più all’esterno della base e potrebbe quindi essere finanziata dagli americani. E se ancora non basta - conclude l’assessore - allora si tenga presente il vantaggio per Aim, che acquisirebbe un nuovo superutente che vale come un condominio da 1.800 persone.
Case popolari, c’è il bando In distribuzione da oggi il modulo per iscriversi Il bando della “vicentinità” entra nel vivo, passando dalle polemiche fra partiti alla presentazione delle candidature da parte delle famiglie in cerca di case popolari. Da oggi è in distribuzione il modulo del bando di concorso per l'assegnazione di alloggi di Edilizia residenziale pubblica (Erp) per il 2006. La domanda deve essere redatta sul modulo originale, bollato con marca da 14,62 euro, che va ritirato al Settore servizi abitativi, Ufficio Casa, in contrà Morette 17, terzo piano, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30 e martedì e giovedì anche dalle 16 alle 18.30; all’Ufficio relazioni con il pubblico, al piano terra di Palazzo Trissino, in corso Palladio 98, da lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 e martedì e giovedì anche dalle 15 alle 18.30; in tutte le circoscrizioni dalle 9 alle 12.30. Le domande per la partecipazione al bando vanno presentate a partire da oggi fino al 30 giugno 2006 (la scadenza slitta al 15 luglio 2006 per i residenti all'estero). I moduli, compilati e corredati dalla documentazione richiesta, vanno consegnati a mano al Settore servizi abitativi, oppure inviati per posta, tramite raccomandata a/r. Farà fede la data del timbro postale. Alla domanda va in ogni caso allegato 1 euro per le spese di istruttoria. All’Ufficio Casa è possibile usufruire di un servizio di consulenza per la compilazione, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30; martedì e giovedì anche al pomeriggio dalle 16 alle 18.30. La consulenza va prenotata ritirando l’apposito numero a partire da un’ora prima dell’apertura del servizio. Non è previsto un servizio di consulenza telefonica. Nel sito internet del Comune, www.comune.vicenza.it, seguendo il percorso: ente municipale - Servizi Abitativi, sono pubblicate le istruzioni per la compilazione della domanda e l’elenco dei documenti da presentare. Si ricorda che quest’anno sono cambiati alcuni criteri di attribuzione dei punteggi e, di conseguenza, l’elenco dei documenti richiesti. In particolare, quest’anno andranno prodotte autocertificazioni relative all’eventuale iscrizione all’anagrafe di un Comune della provincia di Vicenza o all’Aire di Vicenza e si dovranno dichiarare e documentare anche i redditi esenti (pensioni sociali, di invalidità civile, assegni di accompagnamento, sussidi, borse di studio)
Il punto sulle prospettive del territorio Comune e sindacati uniti «La Marzotto sia il perno di sviluppo e occupazione» (m. sc.) «Lo sviluppo della città non può prescindere dalla Marzotto». È questa, in sintesi, l’opinione condivisa dal sindaco Alberto Neri e dalle organizzazioni sindacali che l’altra sera si sono incontrati per discutere del futuro della storica manifattura e più in generale delle prospettive economiche ed occupazionali del territorio. L’incontro, fissato da tempo per fare il punto sullo stato della trattativa tra azienda e sindacati, ha visto la presenza di Maurizio Ferron, Mario Siviero e Antonio Visonà, rispettivamente delegati locali di settore di Cgil, Cisl e Uil; insieme a loro anche le Rsu della Marzotto. Come noto, la vertenza sull’organizzazione produttiva è tutt’ora aperta. Da un lato, l’azienda ha aperto la procedura di mobilità per circa 170 dipendenti dei reparti di filatura, tintoria e mistificio. Dall’altra, la stessa dirigenza ha manifestato la disponibilità a rivedere alcuni aspetti del piano industriale. In gioco, in questa fase, ci sono soprattutto le prospettive di ricollocazione della manodopera. «Vorremmo fosse all’interno del gruppo Marzotto», afferma Antonio Visonà, della Uil. Sta di fatto che la riduzione della pianta organica è stata finora un percorso a senso unico: nello “scatolone” Marzotto gli occupati sono scesi nei decenni dalle 6-7 mila unità alle 700 attuali. Con questa premessa era inevitabile che nella riunione dell’altra sera si focalizzasse presto l’attenzione su un livello più ampio, quello delle prospettive generali di sviluppo della zona. Il sindaco ha ribadito la «volontà di far partire al più presto il gruppo di lavoro che dovrebbe coinvolgere le parti sociali». L’obiettivo è «riuscire a utilizzare gli spazi vuoti della Marzotto», ospitando magari altre realtà produttive. «Questo - spiega Visonà - avrebbe un doppio vantaggio: liberare degi spazi che oggi pesano totalmente sulla Marzotto e dare respiro all’occupazione. «Rimane il fatto - conclude Ferron - che il perno dello sviluppo deve essere il mantenimento della Marzotto con un ruolo chiave». Oggi, intanto, in casa Marzotto proseguirà il confronto tra dirigenza e sindacati sulle prospettive dello stabilimento.
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