Comunicato
del Tavolo migranti dei Social Forum vicentini
sugli arresti di via Napoli
I gravi fatti di via Napoli, culminati nell'arresto di quattro migranti,
meritano una riflessione attenta e un commento puntuale.
* La decisione del Comune di Vicenza di imporre la chiusura festiva dei call
center si era presentata da subito strumentale. Realizzata in un assoluto
vuoto legislativo, già respinta dal TAR della Lombardia, quando si era
tentato un provvedimento analogo a Brescia, l'ordinanza mirava apertamente a
'bonificare' alcune zone della città e segnatamente quella tra il centro e
la stazione ferroviaria dalla presenza dei lavoratori stranieri che dei
centri di telefonia pubblica sono da sempre i maggiori utenti e proprio
nelle giornate che per ragione degli orari di lavoro lunghi, degli
spostamenti e delle differenze dei fusi orari, sono quelle da loro
maggiormente frequentate.
* L'ordinanza comunale ha creato scompiglio e tensione. Ha colpito gli
'utenti'rendendo ai lavoratori migranti più gravosa una condizione per molti
aspetti già difficile, andando a ledere aspettative, pratiche comunicative,
legami affettivi importanti come quelli con familiari nei paesi di origine o
in altri paesi d'immigrazione e ponendo con forza una questione di dignità.
Ha colpito i 'gestori' più deboli, quelli a conduzione individuali o
familiare, che non si avvalgono della forza delle grandi imprese
telefoniche. Ha creato un clima torbido, di prevaricazione immotivata e di
frustrazione. Le multe ripetute con la stessa motivazione, pur in presenza
di un ricorso al TAR del Veneto, le irruzioni continue, la continua
richiesta dei documenti a persone identificate molte volte in precedenza,
vedendo in ogni immigrato un clandestino da cacciare, hanno immotivatamente
trasformato una situazione che era di sostanziale normalità.
Più volte il movimento dei migranti ha fatto presente il deteriorarsi della
situazione con presidi, delegazioni e incontri in Prefettura, segnalando che
proprio l'ordinanza del Comune era un fattore perturbante e costituiva
motivo di pubblica preoccupazione in un contesto già gravato dai devastanti
costi umani della Bossi Fini.
* L'ordinanza tuttavia aveva fini diversi da quelli 'merceologici'. Il suo
scopo era ed è quello di ripulire una zona della città da 'assembramenti'
sgraditi: i lavoratori migranti vanno benissimo se restano invisibili, se il
loro spazio è quello della produzione e delle case dormitorio, ma non devono
invadere la città. Le loro voci e i loro suoni sono sgraditi perché
stranieri e vanno quindi fatti tacere e deportati all'esterno, in zone
extraurbane come è avvenuto per il cosiddetto 'mercato degli stranieri'.
L'amministrazione di Vicenza fa la stessa politica di quella di Treviso
senza avere il coraggio di assumerne a viso aperte le retoriche razziste e
xenofobe. Via Napoli non è casuale. Sul call center di via Napoli da anni la
pressione dell'amministrazione comunale è fortissima, alimentando il
'disagio' dei residenti, puntando ad alzare la tensione per arrivare a una
prova di forza. La 'prova di forza' si è avuta e Sorrentino e i suoi amici
possono brindare alla missione compiuta: ciò che non era stato possibile
quando la presenza dei migranti e dei militanti antirazzisti in via Napoli
si era fatta sentire, è avvenuto, alla fine di una giornata tesissima, in un
momento senza testimoni 'forti', in una 'rissa' frutto di una situazione
portata volutamente all'esasperazione, dove a pagare è chi era 'scritto'
dovesse pagare. Paradossalmente l'interrogazione leghista in consiglio
comunale spiega bene la ragione di ciò che è avvenuto. Più incomprensibile
chi dai banchi dell'opposizione, come il diessino Alifuoco, nella più
assoluta incomprensione di quanto avvenuto e nella più totale insensibilità
culturale e politica, blatera sgranando il rosario dell'ossessione
securitaria.
Quanto è avvenuto in via Napoli apre sicuramente una ferita nel rapporto tra
città e migranti. Potrà sanarla solo la ripresa di una lotta condivisa
* contro la Bossi Fini,
* contro il clima di esclusione e di xenofobia che ha comportato,
* per il rispetto e la dignità di tutti, innanzitutto dei lavoratori e delle
lavoratrici migranti.
Tavolo migranti dei Social Forum vicentini
Articolo del Gazzettino del 7 giugno
NOI, IMMIGRATI, IN CERCA DI DIALOGO.
Caso via Napoli, la Bossi-Fini, manifestazione regionale... Le mosse del coordinamento stranieri
Una situazione esplosiva che mette in luce tutta la precarietà su cui si è fondato a Vicenza il principio di convivenza civile tra italiani e stranieri. A discutere delle problematiche dei migranti, ieri a Villa Lattes, sono stati gli stessi rappresentanti delle associazioni e delle comunità di stranieri: senegalesi, nord africani, ganesi e magrebini.
Al centro dei discorsi dell'assemblea, promossa dal Coordinamento stranieri di Vicenza, l'ultimo episodio che ha avuto come protagonista un call center della chiacchieratissima Via Napoli, che ha contribuito ad infiammare, in questi giorni, gli umori dei migranti, come conferma Morteza Nirou, presidente del Coordinamento: «Si utilizzano episodi come questo, spesso ingigantendoli. Si tratta di un modo non pulito per dire che gli immigrati sono solo delinquenti. I nostri figli crescono qui e un giorno ci chiederanno cosa abbiamo fatto per loro. Dobbiamo organizzarci e far valere i nostri diritti». A commentare i gravi fatti di quel mercoledì pomeriggio c'era anche la nigeriana Beatrice Ijeoma, in attesa del processo fissato per il 1° luglio: «L'ordinanza di chiusura dei call center è stata emessa per motivi di sicurezza, come se con noi in circolazione non ci fosse sicurezza. La realtà è che non c'è dialogo con l'amministrazione».
E del clima di tensione parla anche Mario Piccinini, del Tavolo migranti dei social forum vicentini: «Si tratta di un clima costruito ad arte: Via Napoli non è certo il salotto della città, ma nemmeno la bolgia infernale che tutti descrivono. Si tratta di un'allucinazione sociologica che porta ad un accanimento persecutorio contro gli stranieri, considerandoli tutti indistintamente soggetti pericolosi. Prendiamo la stazione: Vicenza non vive una situazione peggiore di tante altre città dove è diffuso il fenomeno del pendolarismo, e dove vi sono assembramenti di migranti. La stazione non è mai stato un luogo appetibile dopo le dieci di sera, ma dire che esiste un problema di ordine pubblico e di degrado aggiuntivo mi sembra un'operazione fantasiosa».
Ma non sono solo i problemi di ordine locale ad attanagliare le comunità di migranti: la legge Bossi Fini sembra il peggior nemico da combattere. «Quello che di fatto è il contratto di soggiorno - continua Piccinini - fa dello straniero una merce non libera. Bisogna sganciare il contratto di lavoro dal permesso di soggiorno e puntare al riconoscimento di un permesso della durata di un anno».
E un'imminente mobilitazione si annuncia senza mezzi termini: a partire dall'assemblea regionale delle associazioni di migranti nel Veneto prevista per il 13 giugno nei chiostri di Santa Corona. Più tardi con la manifestazione nazionale del 19 giugno, a cui hanno già aderito numerose città in tutta Italia. Ma se alcuni recenti studi descrivono Vicenza come una delle città con maggiore tasso di integrazione dei cittadini extracomunitari nel territorio, l'immagine dipinta dall'assemblea sembra essere quella di una ferita aperta tra due mondi paralleli e non comunicanti, come spiega Piccinini: «Nella frattura pesa la responsabilità dell'amministrazione. Tutto questo potrà essere sanato soltanto attraverso il riconoscimento reciproco della dignità civile, prima di tutto andando contro la Bossi Fini».
Anche la bocciatura della proposta della Consulta immigrati da parte del comune di Vicenza ha contribuito ad accendere gli animi: «Non c'è per ora un organo al servizio della popolazione dei migranti. Non esiste più, ad esempio, un centro di accoglienza, dove si risponda a necessità come la ricerca dell'alloggio. Non ci sono spazi per gli stranieri, e questo vuoto crea grosse tensioni».
Laura Pilastro